STORIE (E NUMERI) DA MADDALENA

Maddalena Robustelli ha scritto per Noi donne questo articolo, nel marzo scorso. Me lo ha inviato e lo propongo, ma prima vorrei richiamare la vostra attenzione su un tristissimo episodio raccontato da Femminismo a Sud.  Ovvero, due false pagine su Facebook, di cui una alla memoria di Stefania Noce, la ragazza uccisa dal fidanzato. Leggete.
Poi, leggete qui sotto. Si parla di adolescenti e di pillola del giorno dopo.

In questi giorni sono stati resi pubblici i dati relativi all’utilizzo della “pillola del giorno dopo” (da non confondere con la c.d.486) e si è evinto dalle statistiche che il 55% delle circa 370.000 confezioni vendute viene acquistato da ragazzi tra i 14 ed i 19 anni. Ad una lettura superficiale di tale ricerca consegue che gli adolescenti italiani ricorrono a tale farmaco perché non adottano altre soluzioni per prevenire gravidanze indesiderate. Approfondendo i dati, difatti, si rileva che il 27% non usa alcun anticoncezionale, il 22% utilizza il metodo del coito interrotto, il 27% ricorre al preservativo ed il 18% alla pillola. Risulta alquanto evidente che circa la metà dei nostri teenagers non riesce a viver consapevolmente la propria sessualità, perché sia la famiglia che la scuola, come agenzia educative, “ non hanno insegnato il senso di responsabilità nel sesso”(A. Graziottin, responsabile della Sigo, Società italiana di ginecologia ed ostetricia). Basta considerare che si rincorrono tra i giovani delle vere e proprie leggende metropolitane, quali che la lavanda alla coca –cola, al limone o all’aceto possano fungere da anticoncezionale. Senza contare il tam-tam che circola insistentemente sulla circostanza che fare l’amore in piedi riesca a non rendere incinte le ragazze.
Appare, quindi, più che necessario educare gli adolescenti italiani ad un approccio cosciente al problema, perché il “far da sé” li porta successivamente a ricorrere alla pillola del giorno dopo, come si  desume da un rapporto comparato tra i dati del suo utilizzo con quelli dei giovani che utilizzano il preservativo o la pillola. Tanto più è necessaria un’opera di educazione sessuale nella scuole quanto più si può constatare che, laddove essa si sia svolta, la vendita della  “pillola del giorno dopo” si è ridotta del  4,7%. In un paese normale si perseguirebbe siffatta strada, che andrebbe a completare o a sostituire, nella peggiore delle ipotesi, l’educazione data nell’ambito familiare. In Italia no, sono decenni che ci si imbatte in un muro di gomma contro cui rimbalza qualsivoglia tentativo di corsi di tal genere che abbiano valenza obbligatoria, perché inseriti nei programmi scolastici quale elementi necessari allo sviluppo della personalità dello studente. Basta andare indietro nel tempo e ricordare le polemiche su Lupo Alberto, quale sinonimo di preservativo, o ai giorni attuali, anzi attualissimi, e rimarcare l’attacco del Pontefice ai suddetti corsi di educazione sessuale, rei, a suo dire, di ledere la fede. Un macigno, un grosso macigno si è così abbattuto sulla scuola pubblica, perché è chiaro che i pasdaran della politica nostrana rispetteranno il comandamento dell’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche e continueranno a comportarsi di conseguenza.
L’istituzione-Chiesa sempre più dimostra di non saper leggere la realtà, perché, affermando che i giovani non devono seguire tali seminari, determina che essi si trovino di fronte ad un bivio: o non devono far l’amore, oppure devono accettare che ad un rapporto sessuale possa conseguire una gravidanza. Quanta è lontana questa posizione ideologica da quel mondo giovanile che per il 55% ricorre alla “pillola del giorno dopo”, cioè a quelle giovani donne che ingurgitano sostanze chimiche per non rimanere incinte. Dov’è il sentimento cristiano della pietas, che induce ad essere vicino a chi ha bisogno, a meno che non si deneghi il carattere di bisogno a ciò che porta due adolescenti ad avere rapporti sessuali. Sta di fatto che i giovani italiani continueranno a far l’amore e l’ istituzione ecclesiastica continuerà a perdere l’occasione di stare al passo con i tempi, determinando sempre più posizioni critiche nei suoi confronti. Forse è proprio questo il comportamento contro la fede, intesa non come l’insieme di quei valori assoluti che sono alla base della religione cattolica, ma come impegno a coniugare tali valori con le esigenze ed i bisogni degli uomini e delle donne dei nostri tempi.

100 pensieri su “STORIE (E NUMERI) DA MADDALENA

  1. Riflessione importante, questa di Maddalena Robustelli. Che mi ha fatto pensare: come dovrebbe essere una prefazione a un corso di educazione sessuale che non scontenti nessuno, in questo nostro strano Paese? Io direi all’incirca così:
    “Cari adolescenti,
    questo è un programma di educazione sessuale.
    Forse la vostra religione vi propone delle scelte forti e strutturate in questo ambito, che possono farvi da guida nel prendere tutte le decisioni più importanti: non siamo qui per sostituirci a un’autorità morale che voi riconoscete e rispettate.
    Siamo qui, invece, per fornirvi un quadro il più possibile obiettivo, basato sulla legislazione italiana ed europea in merito, sulle statistiche che fotografano la realtà odierna, sulle conoscenze biologiche e mediche in questa materia.
    Il modo di vivere la propria sessualità è una scelta molto intima, che ciascuna persona ha il diritto di compiere in base a ciò che sa e conosce, a ciò che sente e a ciò che ritiene più giusto per sé, nel rispetto delle altre persone.
    Questo programma di educazione sessuale si occupa delle conoscenze: non dei vostri sentimenti personali o delle scelte morali. Vuole informarvi, perché un’informazione il più possibile completa e corretta può essere di grande aiuto nel compiere delle scelte consapevoli.
    Fatene buon uso.”

  2. Soltanto una corretta informazione può rendere i giovani liberi nelle proprie scelte, ma non solo loro, perché la contraccezione riguarda tutti. Siamo d’accordo con Paolo S quando scrive: ” perché un’informazione il più possibile completa e corretta può essere di grande aiuto nel compiere delle scelte consapevoli”.
    Da anni ci battiamo per questo e le nostre sedi effettuano corsi di educazione sessuale, anche nelle scuole. Le istituzioni non dovrebbero giudicare e ostacolare, ma anzi essere le prime a diffondere una cultura della sessualità consapevole.

  3. Trovo l’espressione “educazione sessuale” da sempre ridicola.
    Il sesso non si educa, è un’insorgenza spontanea e si può fare anche da soli. Quello che semmai ha bisogno di essere educato (perchè è fenomeno culturale e spirituale) è l’eros, l’espressione affettiva, l’amore.
    E’ questo che rende necessarie le precauzioni intorno all’attività sessuale, perchè a nessuna piace rimanere incinta a quattordici anni di un tizio con cui si sono scambiate effusioni in piedi fuori dalla discoteca.
    Illustrare la meccanica, le conseguenze e le eventuali precauzioni contraccettive della copula non risolve affatto il problema di una sessualità irresponsabile che anzichè contribuire alla piena espressione della personalità la radica in un limbo d’infantilismo perenne.
    Senza scomodare Ratzinger, io sono di quelli che ritiene necessario un intervento puntuale nella scuola su queste materie, purchè sia mosso da intenti antropologici e umanistici, e non meramente anti-concezionali. Ho letto dei dati spaventosi su Inghilterra e Francia, paesi dove l’informazione sessuale, il ricorso alla contraccezione e l’IVG sono molto più facili che da noi, ma il risultato non è affatto la diminuzione degli aborti e la crescita di una sessualità adulta e responsabile, visto che si parla di tredici-quattordicenni che ricorrono ripetutamente a pratiche abortive, senza che nessuno si preoccupi di elevarne il livello di consapevolezza e che i genitori ne vengano minimamente informati.
    E’ questo che si pensa come a un elemento di civiltà?

  4. Da molto tempo si discute su come fare educazione alla sessualità e i modi sono molti. E molto differenti. Di un aspetto però sono sicura, dopo anni di lavoro in questo settore, nelle classi anche con i più piccoli si può anzi si deve parlare e discutere, del corpo sessuato delle sue potenzialità, delle sue espressioni, dei suoi limiti, del suo essere.
    Ricevere informazioni che aiutino a crescere é un diritto per i più giovani. Fornire loro queste informazioni dovrebbe essere parte importante dell’educazione. Ma non bastano le informazioni tecniche. Quando si parla di sessualità si parla di temi forti e vitali per tutti che non possono a mio avviso essere semplicemente passati dagli adulti agli adolescenti o ai bambini e bambine. Sopratutto bisogna confrontarsi ascoltando e rispettando le giovani e/opiccole persone che abbiamo davanti durante questi incontri o nelle nostre giornate di adulti. Inserire le informazioni più tecniche dentro una cornice dove trova spazio la relazione, il rispetto e la responsabilità consente di trattare questi temi in modo concreto e allo stesso tempo spinge ognuno ed ognuna a trovare la propria strada, a trovare la propria soluzione, a continuare a cercare in modo più critico ed autonomo.

  5. Ottima impostazione, Stefania. Anche se in questo blog, in queste settimane, l’attenzione è puntata soprattutto sulle gravidanze indesiderate, l’educazione sessuale ha a che fare con molto, molto di più: con il corpo, con l’identità personale, con l’affettività e le emozioni, con la relazione con gli altri, con i diritti, con la salute, con il modo di elaborare i propri valori. Non stiamo parlando di “genitalità”, mi sembra.

  6. @Close the door
    Tagliata con l’accetta è dire poco. E il fatto che Levi Strauss l’abbia indicata come sua erede non depone certo a suo favore: fare antropologia riducendo il tutto a dinamiche di potere sociale, senza capire NIENTE del simbolismo, è precisamente una delle tare che ci portiamo dietro dagli anni Settanta. Rileggere Mary Douglas, piuttosto.

  7. Si Paolo non é solo genitalità siamo d’accordo.
    Parliamo di un corpo sessuato e della sua complessità cercando di ridare profondità a messaggi appiattiti su stereotipi, comportamenti ed usi. La sessualità umana non si risolve nel coito o nella riproduzione. Ma non é neppure solo piacere.
    Stare in piedi davanti ai ragazzi e ragazze e discutere con loro anche dei lati oscuri e difficili della gravidanza e della maternità e paternità è educare alla sessualità. Senza censure ma neppure facili slogan. Non sono temi teorici questi e come dimostrano le storie raccontate in questo blog in queste ultime settimane sono momenti di vita-vita densi di dolore e in qualche modo anche di verità.
    Non credo sia necessaria una disputa ideologica per prevenire il ricorso all’interruzione di gravidanza. Dare modo ai giovani di scegliere consapevolmente e liberamente attraverso la conoscenza é a mio avviso il senso dell’educazione alla sessualità nella sua completezza e complessità.

  8. Sono molto d’accordo con Stefania… Poi il fatto che sia un educatore a parlare ai ragazzini del loro corpo sessuato, può essere già un modo per trasmettere l’idea che questo aspetto della vita è una cosa seria e importante, degna di interesse, di curiosità, che richiede una forma di riflessione, conoscenza e impegno; al contrario il fatto che a scuola non ci sia alcuno spazio per questi temi mi sembra quasi come confermare loro che il sesso è effettivamente una roba magari divertente ma non veramente importante, una di quelle cose tipo lo shopping e i trucchi per combattere la cellulite, da risolvere affidandosi alla ricerca su yahoo answer e alle leggende metropolitane.

  9. Bisognerebbe lavorare bene su come fornire l’educazione sessuale nelle scuole. Quando andavo a scuola io venne un signore, portò una valigetta con tutti contraccettivi, spiegò le api e i fiori, e non servì a niente, perchè la sessualità è un tema fortissimo e i ragazzi se ne difendono con l’ironia. Non attecchì niente, tutti si difesero dicendo di essere trattati come i bambini che credevano di non essere. Perchè è il vocio intorno alla sessualità che crea casini e cortocircuiti.
    Ho immaginato che bisognerebbe fare dei gruppi tematici dal basso, e far comparire il tema della prevenzione solo quando l’elaborazione del gruppo a un certo punto la richiede come necessaria, per cui arriverebbe come diciamo evoluzione naturale del discorso dal basso, portata da qualche ragazzo sveglio, non calata dall’alto, come ho vsto io da ragazzina, e come ho sentito sia capitato in altre occasioni. L’articolo comunque è molto buono i dati rilevanti ed è giusto che circoli. (Poi come si diceva in qualche post recente, non dimentichiamoci il problema delle malattie sessualmente trasmissibili).

  10. Credo che i corsi di cui parla Stefania G. siano esattamente questo, e ritrovo nelle sue parole l’esperienza che ho aiutato a organizzare nelle quinte della scuola elementare di una delle mie figlie. Fin dalle descrizione della proposta, si parlava distimolare “i ragazzi e le ragazze a confrontarsi e a esplorare aspetti legati allo sviluppo affettivo e sessuale come costruzione della propria identità e come possibilità di crescita consapevole, responsabile e serena.” Tutta la parte più “tecnica” è stata offerta in risposta alle domande degli studenti.
    Avevo accennato al modello olandese, dove, a differenza di altri paesi, l’educazione sessuale pare funzionare molto bene, anche se io credo che quasi qualunque cosa sarebbe meglio del quasi nulla che ci affligge di fronte al bombardamento mediatico di cui ha parlato qualche post fa Girolamo e ai miti terrificanti riferiti in questo post (e che combaciano con quel che è stato raccontato a me da chi ha tenuto il corso).
    Una cosa che in Olanda si fa, è parlare del corpo e del sesso come di una cosa normale e naturale, sempre.Senza dimenticarsi di legarlo alla relazione. Linko un intervento che ho trovato a questo proposito:http://www.rnw.nl/english/video/sex-education-starts-first-grade

  11. L’educazione sessuale a scuola sarebbe giusta, ma sarebbe ancora più giusto che fossero i genitori a parlare di sesso e contraccezione ai propri figli. Questo silenzio genitoriale (di alcuni sicuramente) mi ha sempre lasciato incredula. Parlo per esperienza personale: io non capirò mai perchè mia madre è capace di chiedermi dove vado quando vede che sto entrando in bagno (giuro che è vero), ma non mi ha mai parlato di sesso quando ero adolescente, che forse è più importante di sapere perchè mai io stia entrando in bagno.
    Sulla contraccezione, sarò strana io, però la pillola non mi piace come contraccettivo, neanche come concetto. Fosse per me preservativo sempre, per sempre, comunque e ovunque. Leggete qui se vi va: http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=9147

  12. Mi spiace che il link che ho postato non funzioni, non sto a riprovarci, facendo copia-incolla funziona.
    C’è un’intervista a un’insegnate, in cui tra l’altro si dice:
    “There are various reasons why schools should provide sex education: for one, many parents are not comfortable with the subject, and do not really know how and when they should bring it up. They themselves often did not receive proper sex education. Or because of negative experiences with sex.Or they think they should pay attention to the subject during puberty. But then it’s too late, because the relationship with their children has changed.Older children are not going to discuss sex with their parents.”
    Spero che ti risponda, Michelle, almeno un po’. Certo, se non si sentono a loro agio in Olanda…

  13. Michelle pure io! Voglio dire la pillola!
    Sui genitori, si dovrebbero, ma mi pare anche complicato e capisco che si creino facilmente dei cortocircuiti, perchè un figlio adolescente che ti fa sesso, ti smuove un sacco di cosette e se ci hai svariati problemi, culturali psichici o quant’altro eviti (nella migliore delle ipotesi) la scuola c’è ed è una agenzia che ha il dovere di non avere strane proiezioni sulla prole.

  14. Per me quel lavoro di Lupo Alberto fu davvero importante, intendo per me stessa proprio, erano i primissimi anni Novanta ed ero una ragazzina quando la rivista – Tutto, musica e spettacolo, se non ricordo male – uscì in edicola con allegato il preservativo, accompagnato da un opuscolo informativo sulla sessualità, che non conteneva solo asettiche informazioni tecniche. Fu un messaggio chiarissimo, cristallino, su cosa si doveva fare per vivere la propria sessualità e restare in salute. E questo non corrispose ad una corsa fuori casa per trovare qualcuno con cui usare quel preservativo in particolare, perchè il senso di un’educazione e di una corretta informazione è quello di far maturare la persona, e la maturità ti rende responsabile.

  15. Intanto permettetemi di ringraziare questo spazio di libero confronto, piccolo ma luminoso come stella polare cui orientarsi nell’oceano oscurantista che sempre più sta diventando la società italiana.
    E’ grave l’ingerenza della chiesa cattolica il cui braccio secolare penetra nella società e arriva fino alle scuole, negando quello che nella storia è stato sempre il più basilare dei diritti dell’uomo .Il diritto al preservativo . Ma ancor più grave è il silenzio delle isitituzioni, di quello Stato che vorremmo laico e refendario.
    Per questo noi come radicali non ci fermiamo.
    E non si fermano le nostre iniziative che adesso vogliono arrivare sino al palco dell’Ariston. Quest’anno dopo la bocciatura dell’autorizzazione a procedere su Cosentino, puntiamo tutto sul televoto di San Remo, dove alla selezione abbiamo presentato un pezzo dal titolo “ Un silenzio assordante” . Uno spezzato canoro della situazione italiana che canterò io stesso insieme al compagno Marco Bordin, che come un novello Califano mi accompagnerà in questo duetto di denuncia, ma anche di speranza e che vorremmo cantare insieme a tutta quella parte di società italiana stanca dei diktat delle gerarchie.
    Ne approfitto per chiedere se qualcuna delle frequentatrici o frequentatori del blog intende partecipare come corista laico, venendo a a ripetere con noi sul palco gli slogan di laicità di cui l’Italia come società ha sempre più bisogno. es.(nn essere retrivo, meno amore più preservativo) Ancora la canzone non è stata accettata ma le iniziative di sostegno si susseguono; il compagno Marco dopo lo sciopero della fame e della sete ha iniziato lo sciopero dell’udito ;durante le conferenza di presentazione della canzone si è infilato due petardi raudi nelle orecchie e li ha fatti esplodere sempre nel silenzio assordante delle istituzioni.
    I preservativi si rompono ma la battaglia non si ferma.
    ciao,k.

  16. Negli USA i Repubblicani votano un provvedimento che lascia totale libertà di coscienza al medico rispetto all’IVG anche nei casi in cui la madre si trovi in pericolo di vita. Il provvedimento si chiama HR 358, noto altrimenti come “Let women die”

  17. Già, e questo è il programma di educazione sessuale che ha ricevuto fondi federali:
    “In 1996, as a part of the Welfare Reform Act, Congress for the first time passed legislation setting national policy for sexuality education and appropriated 250 million dollars over five years to implement abstinence-until-marriage programs. A funded program must adhere strictly to the following:
    • Have, as its exclusive purpose, teaching the social, psychological and health gains to be realized by abstaining from sexual activity.
    • Teach school age children abstinence from sexual activity outside marriage as the expected standard of behavior.
    • Teach that abstinence from sexual activity is the only certain way to avoid out-of-wedlock pregnancy, STD, and other associated health problems.
    • Teach that sexual activity outside marriage is likely to have harmful psychological and physical effects.
    • Teach that bearing children out-of-wedlock may have harmful consequences for the child, the child’s parents and society.
    • Teach the importance of attaining self-sufficiency before engaging in sexual activity.42
    Abstinence-until-marriage programs do not acknowledge teen sexual behavior because proponents believe that sex outside of marriage is immoral.”
    Dunque, ben 250 milioni di dollari per incoraggiare l’astinenza. Per fortuna esistono altre indicazioni, e le decisioni variano da stato a stato:
    “In the 1990s, sexuality education in the United States took a behavioral focus with two distinctive and widely separated approaches. The first, abstinence-until-marriage, limits instruction to why young people should not have sex until they are married. The second, balanced and realistic sexuality education, encourages students to postpone sex until they are older and to practice safer sex when they become sexually active. Studies of sexuality education in the United States show that most frequently taught subjects include factual information about growth and development, reproductive systems, dating and setting limits, abstinence and refusal skills, pregnancy and parenting, and STDs, including HIV.”
    Certo, con un mormone assolutamente contrario all’aborto (nel senso che intende proibirlo, non che intende davvero fare qualcosa per farlo diminuire, come ad esempio promuovere una educazione sessuale “bilanciata e realistica”) come candidato repubblicano più probabile e meno estremista, c’è davvero da preoccuparsi. Sulla contraccezione è a dir poco contraddittorio, nel senso che parla in un modo ma ha agito in un altro.
    L’associazione “Advocates for Youth”, sul cui sito ho trovato lo studio, presenta anche alcuni modelli europei di educazione sessuale, tra cui quello tedesco e quello olandese sembrano particolarmente equilibrati e interessanti. Non lo sapevo davvero, ma in Francia l’educazione sessuale è obbligatoria, stando a questa pubblicazione, e i genitori non possono impedire ai figli adolescenti di seguirla.
    “In France, close ties exist among the efforts in schools, mass media campaigns, and community efforts. Schools and communities sponsor poster and scenario contests for adolescents whose creative work undergirds television, billboard, and poster campaigns. Teens from school drama programs sometimes help in developing radio spots, CDS, and music and lyrics for community-based sexuality education. Young people’s questions are later used as the basis for educational materials developed for youth. Leaders in sexuality professions sponsor day-long debates on issues such as HIV infected people having babies and AIDS related suicide. Press coverage from these debates sparks classroom discussions.
    Because sexuality education is nationally mandated, no French parent may withdraw a teenage student from the sexuality education program.39 While parents may remove elementary school children, by age 13, the young person’s right to information vital to personal and public health takes precedence over parental rights.”
    http://www.advocatesforyouth.org/publications/398?task=view

  18. Il mio “già” era riferito alle parole di CloseTheDoor, ma vale anche per le tue parole, Loredana. Non c’è proprio niente da ridere, concordo.

  19. A parte che una percentuale al 4,7 su 100, è praticamente irrilevante. Se lo paragoniamo ai costi, figurarsi. Fosse anche vera l’ignoranza dei teenager (qualche dubbio è lecito) e questa diminuzione irrilevante (in quali paesi? In Inghilterra per esempio gli aborti complessivi aumentano a differenza dell’Italia), l’educazione alla sessualità è prima di tutto educazione all’astinenza e alla fedeltà. Poi, si può parlare di metodi di prevenzione per chi adotta un modello di vita sessuale promiscuo, ma è ovvio che non vada promosso come modello neanche in maniera indiretta come invece si tende a fare sulla base di presupposti ideologici.
    Il realismo è quello che ha permesso all’Uganda di dimezzare l’incidenza dell’aids, mentre il muro di lattice, più che di gomma, è quello con cui gli imbecilli che mandavano navi cariche di preservativi hanno messo in ginocchio il Sudafrica.

  20. L’Inghilterra ha un grave problema, ed è quello dell’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti tra i giovanissimi, è difficile che sotto l’effetto di droghe e alcol ti ricordi di mettere il preservativo, è ovvio che ci sia un numero altissimo di gravidanze, le queli non finiscono tutte con un aborto, dato che l’Inghilterra è anche uno dei paesi con il maggior numero di adolescenti-genitori. L’Inghilterra assorbe anche i tassi di aborto dell’Irlanda.
    Paragaonare l’Italia all’Uganda è improprio. Prima erano islamici poi dalla fine dell’Ottocento cominciano ad insediarsi i cristiani. Oggi “circa l’85% della popolazione è di religione cristiana, fra questi i due gruppi più numerosi sono i cattolici (45 %) e gli anglicani (35%)” (Wikipedia), ciò significa che sono “nuovi” cristiani, i convertiti sono di solito molto più credenti e ferventi. Per cui una politica volta all’astinenza e alla fedeltà trova riscontro, perchè si tratta di un paese che ancora deve vivere tutti i passaggi che hanno portato noi a rifiutare certi meccanismi e credenze. L’ateismo tra i neri è un fatto ancora nuovo, perchè le chiese cristiane sono state una leva per l’emancipazione, in tutto il mondo.
    E’ ovvio che se non ho rapporti sessuali non corro il rischio di prendermi malattie a trasmissione sessuale. Ma poichè io i rapporti sessuali li voglio avere, ho diritto ad usufruire delle tecnologie per evitare di ammalarmi, una di queste tecnologie è il preservativo.
    Il punto è sempre lo stesso la possibilità di scegliere cosa fare.
    Se ho rapporti sessuali con 10 persone usando sempre il preservativo, resto sana (a meno che non ci sia una persona malata tra queste e il preservativo si rompa proprio in quel caso), se ho rapporti sessuali con una sola persona ammalata senza il preservativo, mi ammalo.
    Ma è probabile che uscendo di casa e attraversando la strada senza badare a niente ti investa un camion, che fai: per non rischiare non esci di casa o attraversi sulle strisce?

  21. A me mi pare invece che la Chiesa sia una delle poche istituzioni che cerca di fare educazione sessuale. Che come è già stato detto consiste principalmente nell’educare al rispetto del corpo. al rispetto dell’altro, alla castità. Che mi sembra l’unica scelta educativa razionale. Come irrazionale è invece il voler sganciare la sessualità dalla procreazione. Educare a capire e a mantenere questo legame, questa possibilità di governo sui propri desideri, mi sembra l’unica via possibile. Approcciarsi invece la solita vaghezza di intenti in ambito educativo, , credo possasolo aumentare la confusione
    E poi la famigerata “possibilità di scelta”, come se di fronte ad un problema potessero esserci sempre due semplici opzioni uguali indifferenti è falso. Credo ci vorrebbe un tantino più di coraggio.
    Una parti più interessanti del post recita “Dov’è il sentimento cristiano della pietas, che induce ad essere vicino a chi ha bisogno, a meno che non si deneghi il carattere di bisogno a ciò che porta due adolescenti ad avere rapporti sessuali”
    Dalle mie parti belle ragazze di aspetto adolescenziale appaiono abbastanza spesso in delle gigantografie appese lungo le statali accompagnate da scritte di invito negli eroscenter che le ospitano, In una di queste campeggiava l’audace scritta “Loro te la danno gratis..” e accanto a caratteri minuscoli “l’amicizia”.
    Mi chiedo quanti bisogni vengano si possano indurre attraverso un educazione di questo tipo, quanti quintali anticoncezionali di plastica servano per arginare una concezione così perversa del corpo delle donne e della sessualità in genere.
    Comunque a parte la mia opinione, il tema dell’educazione che come si vede tende a tirar fuori le contraddizioni degli schieramenti, potrebbe essere più necessario di provare a definirlo.
    ciao,k.

  22. @ k.
    Se viene impostato un discorso sull’educazione sessuale, trovo scorretto portare come esempio della stessa un cartellone pubblicitario piuttosto vogare. Questo dovrebbe essere ascritto ai guasti d’immaginario che spesso Lipperatura segnala e condanna.
    La procreazione è senza dubbio il cardine dell’istinto sessuale. Ma la sessualità per gli esseri umani tocca anche altri spazi che non le sono connessi. Un esempio semplice: gli omosessuali vivono la sessualità al di fuori della dimensione della procreazione ( e se, dove possibile, adottano un bambino, questo ha a che fare piuttosto con un più ampio desiderio di costruzione di un futuro).
    Infine, la chiesa cattolica non ha mai praticato l’educazione sessuale, piuttosto il rifiuto e il terrore di questa sfera.
    I ripetuti scandali pedofili coperti dalle autorità ecclesiastiche negli anni
    ( troppi per essere considerati devianze di singoli), dovrebbero far riflettere su quanto di patologico e repressivo ha prodotto questa rimozione.
    Paolo

  23. Serbilla c’è un calcolo statistico fondato sulle rilevazioni empiriche che rileva la possibilità di rimanere incinte con un uso “tipico” (e non perfetto) del preservativo al 15% in un anno (wik). Vuol dire che se si usasse soltanto il profilattico, in un numero relativamente breve di anni si rimarrebbe inevitabilmente incinte. Per questo si consiglia, insieme, l’uso della pillola. E’il principio del tiro dei dadi (si ottiene una coppia di 6, 1 volta su 36 tiri. quindi se ne fai 36, prima o poi ti esce).
    E’ovvio che questa cosa valga anche per le malattie trasmissibili. Ma è altrettanto ovvio che la cosa è evidente soltanto dove gran parte della popolazione è infetta.
    La realtà è che il preservativo è stato inventato proprio per quelli che assumono già comportamenti a rischio. Oggi il comportamento a rischio è stato irrazionalmente spostato dalla promiscuità all’uso o meno di strumenti, che ovviamente in una situazione di promiscuità dovrebbero essere usati!, che hanno la controindicazione di promuovere il reale comportamento a rischio che è proprio la promiscuità.
    Quindi se ci deve essere un’educazione sessuale deve essere a monte del problema. Deve partire dalle nozioni di fedeltà e castità, intesa come “gestione dei propri impulsi”. Non sono anacronismi, assurdità o leggi assolute, ma i criteri più semplici per aiutare a far crescere gli adolescenti e a ridare profondità all’immagine stereotipata, pesante e superficiale della sessualità costruita dall’ambiente che li circonda.

  24. L’anacronismo è nelle nozioni di fedeltà e castità, intese in senso educativo. Mentre impostare il discorso sulla responsabilità e la cura della propria vita, ha molto più senso, nella società contemporanea, per il semplice fatto che fedeltà e castità, essendo nozioni astratte, slegate dai reali bisogni della maggior parte delle persone, falliscono, come dimostra la storia. Si è sempre stati infedeli e non si è mai stati veramente casti, se non al costo di ammalarsi da qualche altra parte. Anche una persona che ha relazioni non caste gestisce i propri impulsi, la questione è farlo responsabilmente.

  25. *Comunque il preservativo è stato inventato per evitare di concepire non per evitare le malattie, quello è venuto dopo. Proprio perchè si è sempre cercato il modo di vivere la sessualità senza concepire ad ogni coito.
    Ed è anche ovvio che se usi più metodi contraccettivi assieme c’è meno probabilità di concepire.

  26. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in riferimento ad un campione costituito da coppie americane monitorate durante il primo anno di utilizzo, indica il 2% di gravidanze indesiderate in caso di uso perfetto (continuativo e corretto) e il 15% di gravidanze indesiderate in caso di uso tipico (si considera l’intero campione, indipendentemente dal fatto che vi sia stato un uso perfetto).” (wikipedia)
    Non è sintomatico che tra il valore del 2% e quello del 15% tu abbia scelto il secondo, riferito ad un uso non continuativo e imperfetto? Cioè l’uso continuativo e perfetto da il 2% di gravidanze indesiderate, quindi l’uso corretto e continuativo riduce a “quasi zero” il rischio, o sbaglio?

  27. A proposito di guasti d’immaginario, caro k, leggi questo post: http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/01/18/blomor-e-la-dignita-femminile/ Questo è il tipo di battaglia condotto dalle persone che chiedono un’educazione positiva alla relazione e alla sessualità. Lo ha già scritto molto bene Paolo, ma avendo appena saputo dell’ennesima campagna pubblicitaria tranquillamente esposta sui muri probabilmente di più di una città e ampiamente circolante in rete, mi domando davvero come si fa a ritenere che l’educazione sessuale sia il problema e non una delle possibili soluzioni. Non la sola, perché qui nessuno/a si illude che sia facile, e soprattutto nessuno/a intende operare un lavaggio del cervello ai giovani, semmai fornire loro strumenti per riflettere, orientarsi, scegliere, come proteggere se stessi e la propria dignità di esseri umani. Il che include anche la scelta di castità che alcuni di loro potrebbero fare, ma non sarebbe certo colpa dell’educazione sessuale e affettiva se non fossero, come non credo siano, in molti/e a farla. Nemmeno in Comunione e Liberazione mi risulta. I loro “precetti” per aggirare la castità prematrimoniale sono noti, e a quel che mi risulta non proteggono dal contrarre potenzialmente AIDS o epatite. Anzi.

  28. @ Ilaria
    Quoto. Ma non trovi anche tu che a sto paese manchi un po’ di sano pragmatismo, del buon senso anche d’accatto. Per esempio, tu ed io potremmo – in via teorica – anche concordare sul fatto non sia una buona idea avere rapporti sessuali completi a 14 anni e che magari sarebbe preferibile esplorare la dimensione sessuale in altro modo. Ma se poi i 14 lo fanno correndo il rischio di gravidanze indesiderate e di altrettanto indesiderate malattie (alcune delle quali non curabili) non sarebbe meglio dare loro 4 sane informazioni di base e poi lasciare ad altre agenzie educative la responsabilità dell’educazione emotiva e relazionale? Approvo la soluzione francese – educazione sessuale obbligatoria. In fondo anche la storia è materia d’obbligo – poi se la famiglia ha un’orientamento diverso dal docente, provvederà.

  29. Scusate se insisto: niente di male, secondo me, se chi segue una religione adotta le conseguenti disposizioni morali come propria guida personale.
    Da qui a manipolare fatti, storie, numeri e statistiche per dimostrare che queste disposizioni portano all’unica vera via possibile per tutti nell’affrontare un’aspetto della vita, ce ne passa.
    Usare poi storie e dati manipolati per imporre una politica a tutta la collettività, dove chi non crede non in questi disposizioni è una percentuale trascurabile, è un passo ulteriore in una direzione che non saprei nemeno come nominare.
    Esagero a chiamarlo totalitarismo pastorale?

  30. oooops, refusi nel penultimo paragrafo. Leggasi: Usare poi storie e dati manipolati per imporre una politica a tutta la collettività, dove chi non crede in queste disposizioni è una percentuale non trascurabile della collettività, è un passo ulteriore in una direzione che non saprei nemeno come nominare.

  31. Tratatata zum zum. Arriva la sinossi in quattro righe dell’antropologia universale: “fedeltà e castità, essendo nozioni astratte, slegate dai reali bisogni della maggior parte delle persone, falliscono, come dimostra la storia.” (ci dica qual è il suo bignamino, signora Serbilla)
    “Si è sempre stati infedeli e non si è mai stati veramente casti, se non al costo di ammalarsi da qualche altra parte” Cioè il puttanaio del terzo millennio era la norma anche nei secoli passati? Non risulta.
    Comunque, facciamo che fedeltà e castità siano parole fuori moda. E prodediamo oltre, verso la conclamata prassi educativa.
    Dunque, se l’educazione affettiva e sessuale ha un senso, dovrà educare
    1) quantomeno a un disbrigo “selettivo” dei propri impulsi sessuali
    2) ad orientare la sessualità verso la relazione personale (altrimenti abbiamo pippe e stupri)
    3) ad orientare la relazione personale verso la profondità, l’intimità che solo la stabilità garantiscono
    4) a mostrare come su questa stabilità si fonda la vita di coppia e si rende possibile l’accoglienza di una nuova vita
    Poi ci sono anche le pezze da mettere quando le cose non vanno, ma non saranno la sostanza della questione, spero. Altrimenti anzichè promuovere civiltà e benessere nelle relazioni si finisce col restare tutto il tempo ad incappucciare banane.
    Come infatti mi pare che qui gloriosamente si teorizzi.

  32. @Barbara Sì, manca, e lo proviamo al mondo intero ogni giorno, purtroppo.
    Però sulla separazione netta tra educazione sessuale e affettiva e alla relazione ho dei dubbi, nel senso che i ragazzi, in base a quel che sto apprendendo, che verifico con i miei figli, facendo counselling scolastico e parlando con amiche che insegnano, non tendono a separare gli ambiti così nettamente, e per fortuna. Anche in Francia, da quel che leggo, viene incoraggiata la discussione, gli argomenti sono inevitabilmente intrecciati. L’idea che se ne parli a diversi livelli, che se non sbaglio proponeva Valter, a me sembra corretta. In Olanda pare se ne parli apertamente con gli insegnanti di tutte le materie.
    Ora, da noi è evidente che ciò è culturalmente molto problematico, ma l’approccio sistemico che conosco tende a unire una riflessione su quando si è pronti, ad esempio. E lo fa a partire da una domanda che i ragazzi hanno fatto: quand’è che si comincia ad avere rapporti sessuali? La domanda è stata girata ai ragazzi: voi cosa vi immaginate? E quali criteri pensate che utilizzerete per capire? (In questo modo possono emergere, essere confrontati e discussi tanti valori diversi, provenienti dalle famiglie.)E loro hanno risposto: mah, a diciotto, quando sarò più grande. Da lì si parte, li si lascia confrontare, si chiariscono stereotipi, si riflette su quando ci si sente a disagio o a proprio agio, rispetto al corpo proprio e altrui, all’intimità. Si riconosce che esistono modi diversi di vedere la cosa dal punto di vista delle convinzioni morali. Si parla, inevitabilmente, di sentimenti, di cos’è l’attrazione per un altro/a. Si lavora su cosa piace e non piace di sé e degli altri. Come è importante comunicare, riconoscere come ci si sente, rispettare il limiti dell’altro, i propri. Insomma, il discorso diventa inevitabilmente complesso, io credo. Chiaramente, a 10 anni, si parla dei cambiamenti fisici che avverranno o stanno già avvenendo. E quando sono a proprio agio, fanno loro le domande. Nel caso del corso a cui mi riferisco, era stata preparata una scatola dove, durante il mese del laboratorio, che si teneva una volta alla settimana, potevano lasciare le domande in forma anonima, le risposte sono state date al gruppo l’ultimo giorno ed è stato infine creato un cartellone. E le domande denotavano una curiosità molto tecnica e specifica che era stata sollecitata (anche dai media) ben al di là delle aspettative di moltissimi genitori.
    Non so se ti ho risposto, volevo dire che sono d’accordo sul fatto che c’è una specificità, ma che comunque penso vada fatta con attenzione alla complessità. Poi capita, come mi è stato raccontato ieri, che durante una lezione di geografia, parlando di controllo delle nascite, arrivi la domanda: “ma i primi uomini come facevano a sapere come si faceva?” (terza media). La mia amica ha capito che la domanda era: “dove mi informo?”. Chiaramente la sua è una classe fortunata, perché ha lei come insegnante, ma mi domando che biologia ha studiato finora. Commentavamo a proposito dei sussidiari per le elementari che lo spazio dedicato all’apparato genitale maschile e femminile, in molti, è spropositatamente limitato – come lo è l’attenzione dedicata da molti maestri e maestre.
    @Paolo S Io non credo che esageri. Esagera chi non tiene conto del diritto a un libero confronto e ritiene la conoscenza un limite e non un valore.

  33. @Valter Citandoti, mi riferivo a un tuo precedente intervento, ma anche quest’ultimo mi trova d’accordo. Il realismo di cui parla Barbara, però, è qualcosa di cui tenere conto. Gli si parla di relazione, loro stessi cominciano a innamorarsi,vogliono parlare moltissimo di genitorialità. Ma poi le domande tecniche arrivano. E le relazioni saranno spesso più di una. Anche se saranno profonde, cosa che io auguro in primo luogo ai miei figli. Proprio per questo occorre aiutarli a far sì che quella di diventare genitori sia una scelta.

  34. Un «disbrigo “selettivo”» non mi sembra andare d’accordo con l’idea di educazione, Valter.
    Gli “impulsi sessuali” poi, sono qualcosa che si manifesta nella crescita da un certo momento in poi: che significa «disbrigo selettivo» di qualcosa di completamente nuovo per me? Chi ha scritto per me – si chiederebbe qualsiasi adolescente – il manuale di selezione cui dovrei conformarmi?
    Educare per me significa far fare o meglio ancora fare insieme all’«educando» un percorso dove ci si sofferma (niente di sbrigativo – anzi!) ad analizzare quanto succede, a metterlo in relazione con più cose possibile per cercare di inquadrare/comprendere quanto succede, per prendere poi consapevolezza delle dinamiche in atto, ad agire di conseguenza. In questo caso specifico, nella parte del “mettere in relazione” sta tutta la parte dell’apertura, della scoperta, della conquista del rispetto per sé assieme a quello per gli altri.
    Il percorso che tu proponi dice “trovatevi un partner, scopritelo, amatelo, fateci una famiglia”. Io penso che i quattordicenni stiano in un’altra fase.
    Infernale quanto vuoi a causa di questi impulsi, ma non per questo da superare disbrigandola selettivamente.

  35. Ilaria concordo con te su tutta la linea tuttavia sono anni che in questo paese si discute su come introdurre nelle scuole l’educazione sessuale e – a quanto mi consta, correggimi se sbaglio – a oggi i corsi sono affidati alla libera iniziativa delle singole scuole. E che è sufficiente l’opposizione di una sola famiglia per bloccare l’iniziativa. Ora, per tanti anni il dibattito si è incagliato sulla presunta dictomia tra educazione sessuale contrapposta a educazione affettiva. Rilevo solo che al di là di quanto possiamo pensare tu, Binaghi, Serbilla ed io – gli adolescenti lo fanno e senza le informazioni base per l’autoprotezione. Prenderne atto forse sarebbe salutare. Per noi e per loro. Credo poi tutti auspichino per i propri figli relazioni profonde e affettivamente coinvolgenti – ma non è questione si possa imporre per legge o per educazione.

  36. disbrigo selettivo = l’eccitazione non è una ragione sifficiente per dar corso all’atto
    bignami = sintesi sbrigativa ad uso di studenti pigri o di militarizzazione ideologica della materia
    @Barbara
    Io storia la insegno in un liceo, con tanto di laurea.

  37. Certo perchè nei secoli passati nessuno faceva figli fuori dal matrimonio, nessuno faceva sesso prima del matrimonio e tutti si viveva benissimo nell’intolleranza per la diversità e nella mancanza di libertà personale.
    Soprattutto il cristianesimo è sempre esistito anche prima di cristo e pure il matrimonio cattolico.
    Se si vuole conformare il mondo alla propria visione della sessualità e della storia, piuttosto che scendere nella realtà e prendere atto che esistono tante sessualità per quante sono le persone e, nella reciprocità dei partner, sono tutte giuste, lo si può fare tranquillamente, ma non si creda di essere detentori della verità, perchè si ha in mano solo presunzione e chiusura mentale.
    Una scuola che dice ai miei figli che devono rimanere casti e fedeli per evitare di beccarsi l’aids perchè i preservativi non servono, mentendo abbondantemente, e vuole calare dentro di loro un atteggiamento fobico nella relazione con il corpo e con le pulsioni, è una scuola criminale. E sono proprio questi approcci che portano a quell’immaginario orrendo che produce cartelloni pubblicitari e programmi televisivi aberranti, non di certo il normale sviluppo della sessualità che ad un certo punto comincia ad essere relazione sessuale e affettiva.
    E sarebbe veramente molto facile citare i casti preti pedofili e le caste suore delle case per ragazze “immorali” irlandesi, per non parlare delle fedeli mogli che da secoli sbattono contro i mobili e cadono da sole dalle scale …sbadatelle.

  38. Mah. Il mio giretto su Lipperatura me lo sono fatto.
    Le voci sono sempre le solite, il chiodo il medesimo, l’acume scarsino.
    Come ho scritto ieri sul mio blog, i giovani devono solo augurarsi che i reduci delle diatribe del XX secolo muoiano in fretta e magari tutti insieme, perchè con un disco rotto non si fa musica.

  39. Sono d’accordo con Paolo S, è un percorso da creare insieme ai ragazzi, ascoltandoli prima di tutto.
    Bisogna mettersi nei loro panni, capire certe dinamiche e certi sentimenti. Anche i consigli più giusti non possono essere calati dall’alto, a quell’età non ci si conosce e quindi si prova, si sperimenta (parlo della conoscenza di se stessi non solo del sesso, lo dico a scanso di equivoci) si cercano miti e modelli poi dopo un mese se ne cercano altri.
    Se tutti i ragazzi e le ragazze che a 14 anni sono pazzamente innamorati di qualcuno applicassero il percorso “trovatevi un partner ecc” allora si che avremmo le scuole piene di gravidanze, perché a quell’età spesso si è estremi, non si hanno gli strumenti per capire se stessi o chi si ha di fronte ed è solo provando, mettendo alla prova il proprio carattere, che ci si forma.
    Il sesso (vissuto in una storia o meno) è solo una delle esperienze che segnano questo percorso, certo è sicuramente quella che suscita più curiosità, per questo è necessario fornire loro gli strumenti e le conoscenze per farlo in modo responsabile, sicuro e rispettoso di se stessi e del partner.
    Non è infondendo loro le nostre convinzioni, cui siamo arrivati attraverso il nostro personale percorso, che li aiuteremo a formarsi.

  40. @Barbara. Certo, e io concordo con te. L’educazione dovrebbe offrire strumenti per scelte consapevoli e responsabili, non può né deve imporre nulla. Anch’io lavorerei per rendere un approccio il più possibile complesso alla questione obbligatorio, come in Francia. Una diffusione spontanea del 90% come in Olanda, mi sembrerebbe per ovvi motivi un’utopia. Credo che dobbiamo fare proposte, confrontarci sui modelli e sostenerle.
    Quanto alla fedeltà e alla castità nei secoli, non avevo voglia di polemiche, ma insomma, direi anch’io che a banalizzare non è stata certo Serbilla.
    Continuo a non capire come si possa fingere che tutto un bombardamento a vedere se stessi esclusivamente come oggetti e pezzi di corpi non sia già tutto intorno, in rete, in tv, al cinema, sui muri delle città, un imperativo a godere senza responsabilità e consapevolezza e rispetto di sé e degli altri, e si insista a vedere il pericolo nell’educazione sessuale. Così si finisce davvero, temo, per avere poco rispetto dei giovani e di ciò di cui hanno bisogno, e per coincidere con un’idea di educazione come un “inculcare”, espressione utilizzata da chi ben sappiamo. L’educazione per me è altro.

  41. Siete fantastiche. Uno dice che non basta incappucciare banane per educare all’affettività (di cui la sessualità è un’espressione) e voi gridate all’omposizione autoritaria. Quando racconti che la società civile è un progresso rispetto al tribalismo che fa, ragioni su uno sviluppo storico delle istituzioni i “imponi le tue convinzioni”?
    E perchè la pedagogia delle relazioni dovrebbe procedere in modo diverso?

  42. Binaghi, una laurea in storia non fa di lei uno storico. A quanto leggo. Non credo Serbilla sia priva di riconoscimenti accademici. Lei ha un modo urticante di attaccare le persone che non concordano con lei. Ogni tanto qualcuno si stufa e le risponde per le rime. Se ne faccia una ragione. Detto questo, mi scuso con Loredana ma sono settimane che Binaghi maltratta – con pesante ironia – chiunque non sia disposto a sottoscrivere le sue posizioni. E spesso usa anche dei toni pesanti – ce lo ricordiamo tutti l’ironico “Signora, si lamenta forse perché ci siamo conosciuti e non le è piaciuto”.

  43. Riscrivo senza errori.
    Siete fantastiche. Uno dice che non basta incappucciare banane per educare all’affettività (di cui la sessualità è un’espressione) e voi gridate all’imposizione autoritaria. Quando racconti che la società civile è un progresso rispetto al tribalismo che fai, ragioni su uno sviluppo storico delle istituzioni o “imponi le tue convinzioni”?
    E perchè la pedagogia delle relazioni dovrebbe procedere in modo diverso?
    Staccare il sesso dalla vita relazionale e trattarlo solo per la sua componente idraulica non è fare pedagogia, e della peggiore specie?

  44. @Valter Più che l’acume, a me pare che scarseggi, soprattutto da parte tua, l’udito. Mi pare evidente che non tutti/e qui la pensino esattamente allo stesso modo, ma riescono a confrontarsi civilmente. E’ questo che arricchisce i dibattiti. Io non vengo a farmi un giretto.

  45. Attenti al lupo!
    Fra noi, sotto le false vesti del polemista cattolico, si nasconde l’erotomane, l’attentatore della nostra virtù.
    Poi anche il burocrate che identifica la conoscenza storica con un normale corso di studi anzichè con la militanza pluridecennale nelle brigate rosa!
    Il violento, l’aguzzino, il tossico.
    All’erta donne, all’erta….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto