STRISCE

E’ andata a finire che ieri pomeriggio ho letto anche Cacciatori nelle tenebre dei fratelli Carofiglio. A proposito di fumetto (o letteratura disegnata o graphic novel o come preferite), è on line il testo (riveduto e corretto) della lezione di Wu Ming su 300.
(Poco tempo, da queste parti: siate pazienti)

30 pensieri su “STRISCE

  1. ‘Cacciatori di tenebre’ è un prodottino. Il libro di Carlotto e Igort ha un’altro respiro.
    Un libro bellissimo di cui si è parlato relativamente poco è ‘S’ di Gipi. Quando dico bellissimo intendo un libro che si è felici di avere nella libreria e che si porterebbe sicuramente con sè nella famosa isola deserta (se ancora non ci sono arrivati i famosi, altrimenti è meglio una carabina).
    Nella collana Mondadori in cui è stato pubblicato Igort, doveva uscire già da alcuni mesi un capolavoro di Chris Ware, “Jimmy Corrigan: The Smartest Kid on Earth”. Avevo visto anche la copertina in rete, ma poi non se ne è saputo più nulla (qualcuno sostiene che è stato già stampato). La cosa avrà una spiegazione, ma sicuramente non che il libro non può avere pubblico. I lettori di romanzi disegnati lo stanno aspettando da anni, cioè da quando doveva essere una produzione di Minimum Fax.

  2. Ah, un altro libro straordinario è la riedizione del ‘Che’ Alberto e Enrique Breccia (sono padre e figlio). Il volume era stato pubblicato dalla mitica casa editrice Topolin, ma da tempo era introvabile. Quindi è stato ristampato da Rizzoli (24/7). E’ stato ritradotto e migliorato nella resa grafica.
    La storia del libro è davvero rocambolesca. In rete trovate tutte le notizie su questo capolavoro. Quando dico ‘capolavoro’ non intendo gonfiarne il valore, questo lavoro è nella storia del fumetto.
    Ecco un testo che fa capire il mondo del fumetto in cui si muoveva Alberto Breccia, leggerlo dà benefici allo spirito
    http://www.nazioneindiana.com/2004/06/21/cosi-devi-fare/

  3. “Trasformare Efialte in un mostro rancoroso introduce nel film un’apologia dell’eugenetica, nemmeno tanto implicita. La morale è: se questo deforme schifoso l’avessimo buttato giù dalla rupe appena nato, Leonida non sarebbe stato tradito alle Termopili.” [dalla Lezione su 300]
    Oppure no. Si può pensare anche questo: se avessimo dato una possibilità a quel reietto, se ci fossimo ingegnati per farlo vivere accanto a noi, se avessimo fatto questo piccolo sforzo rifiutato per non macchiare la nostra forza, la nostra bellezza, non avremmo creato un nemico che ci avrebbe condotto alla rovina…
    Questa lettura, perfettamente plausibile in uno spettatore, diventa un modo per ragionare sull’integrazione.
    Capisco che le intenzioni di Miller siano altrove, non discuto sull”istruttoria’ di WM1 che ragiona su fonti e particolari. Però l’arte, quella vera, sfugge al controllo dell’autore e permette interpretazioni di segno opposto nel lettore. Ricordo sempre le immagini di Sironi che sono così smaccatamente ‘fasciste’ nelle intenzioni, eppure mettono in scena degli uomini in una luce esistenzialista.
    Il mito tecnicizzato ci sarà sicuramente in 300, Miller non spara al buio, ma non c’è solo quello. Allora è come le arti marziali. L’avversario è grosso e cattivo. Si proietta su di me, gli faccio lo sgambetto, lo butto per aria grazie alla sua stessa forza, cioè leggo 300 secondo un diverso ordine di bellezza e come Miller non vorrebbe. Ne traggo un mito giusto. Che poi è esattamente quello che fa Roberto Saviano nel suo articolo.

  4. Nonostante abbia trovato molto interessante la lezione di Wu Ming, non mi riesce di sfuggire del tutto alla sensazione che quella delle “pippe mentali” non sia solo una critica di chi non ha idee proprie, ma abbia qualche ragion d’essere.
    Via caro Wu Ming, s’è capito. I 300 son l’America di Bush ecc.ecc. Siamo convinti. Tanta geometrica potenza di fuoco per una cosa così scontata ?
    Quanto a tutta la puntigliosa critica storica sull’episodio: quante volte un film “storico” ha tenuto conto di quel che veramente era accaduto ? Se nuoceva o diluiva lo spettacolo, mai. Figurati alla ggente cosa gliene interessava dei Tespiesi.
    Via, 300 è una favola. Un discreto film ma sempre una favolaccia, son d’accordo, tanto che mi preoccupa un po’ il commento di Saviano.
    Quando l’ho visto l’ultima cosa ch’è m’è venuta in mente è che quei tizi dal look firmato difendessero la libertà.
    Anzi avevo un idea come dire, reverenziale dell’impresa delle Termopili, ci sono passato e ho rivolto un pensiero commosso al coraggio di quegli uomini, il film ha vòlto tutto in barzelletta, rovinando il mito. Disegni l’ha spiegato bene.
    A proposito della difesa della libertà, a Sparta c’erano gli iloti, ma nella democratica Atene schiavi non ce n’era ? A me par di sì.

  5. Non so se la risposta c’è già Marcello, ma mi pento e mi dolgo di quel che ho scritto: bel modo di ringraziare per una lezione che mi ha divertito e interessato, sarò stato di malumore e in vena di acidità.
    Su Saviano invece non ritiro nulla, anzi, il suo commento mi pare proprio fuori dal mondo, come spesso succede sembra che abbiamo visto film diversi.

  6. Tanto tanto fumo e arrosto niente. Provato a leggere i wuming ma troppo noiosi così 54 è rimasto a pagina 54, meglio casa vianello. La lezione su 300 è una barba, abbiamo capito che i 300 sono l’america di bush ma chissà perché i wuming ci tengono tanto a fare i dottori lagnosi sprecando tanto inchiostro. Molto sbruffoni questi wuming, io ho scaricato forse 10 volte perché si inceppava.

  7. Ancora sul concetto di “libertà” in 300.
    C’è un equivoco in cui mi pare incorra chi vede il sacrificio degli spartani come simbolo di estrema difesa di uomini “liberi” contro la tirannia.
    Ora sappiamo benissimo che gli spartani, come anche gli altri greci, erano a loro volta tirannici con i loro schiavi.
    E’ come nella casa delle libertà di Guzzanti: difendevano il diritto di fare un po’ come cazzo gli pareva.
    Alla stessa stregua, non c’è differenza con l’armata della Virginia Occidentale che si immolò eroicamente a Gettysburg per difendere il diritto del Sud a tenersi i suoi schiavi.
    Quindi Leonida e compagni non difendevano la libertà in senso universale, rappresentano piuttosto un popolo ch’è disposto a morire pur di non arrendersi e mantenere la propria indipendenza, sempre un bell’esempio di fermezza ma diverso dallo scontro di civiltà o del bene contro il male.
    Sullo stesso tema, è curioso ascoltare le canzoni di propaganda del fascismo, da Allarmi siam fascisti a Faccetta Nera a Giovinezza a Battaglioni della morte ecc. e scoprire che la parola più ricorrente non è patria o onore come uno si aspetterebbe ma “libertà”, presente a dire il vero anche in tanti inni comunisti.
    Più mancava e più la nominavano, forse anche con le Termopili è evocata a sproposito.

  8. @ nautilus
    Il punto è che “democrazia” nell’antica grecia non era il governo di tutti, ma il governo dei molti (rispetto ai pochi, cioè le famiglie dell’oligarchia). Ad Atene, 3-5000 su una popolazoine di 30.000.
    Allo stesso modo, “libertà” nel lessico pre-moderno (cioè antecedente alle rivoluzioni moderne, a cominciare da quella Olandese del XVI secolo) significa in realtà “privilegio” (lo scrive a chiare lettere Tucidide nel dialogo tra ateniesi e meli, nella Guerra del Peloponneso): e infatti l’aristocrazia feudale (britannica, francese, ecc.) difende LE proprie Libertà (al plurale, cioè dei privilegiati), non LA Libertà (al singolare, cioè di tutti). Con buona pace di Guzzanti, Pera & Co.
    Però, e su questo ha ragione Wu Ming 1, l’uso della storia (e le sue distorsioni) si incrocia con l’allegoria: per cui, anche se è essenziale non calpestare la verità storica, è altrettanto essenziale capire il dito dell’esattezza storica quale luna indica. Oserei dire che ogni ricostruzione storica non sfugge alla sua trasformazione in allegoria storica: e per questo è importante capire quali sono i meccanismi che non solo sovradeterminano UN senso, ma cercano surrettiziamente di farlo passare per IL senso, laddove la dimensione allegorica permette una pluralità di strati di senso, corrispondenti ai diversi livelli della realtà.

  9. infatti quello di wu ming1 non è un saggio su 300, è un saggio su come viene usato il mito, ha una valenza più generale, il film è l’esempio migliore per un discorso più vasto.

  10. ‘infatti quello di wu ming1 non è un saggio su 300, è un saggio su come viene usato il mito…’
    Beh, è tutte e due le cose: un piccolo agguerrito saggio sul film e sul mito. Quando lo ascoltai la prima vola mi incazzai parecchio perché non si giudica un’opera d’arte dalle intenzioni dell’autore. Mi pareva che facendo così si ‘distruggesse’ la possibilità di altre letture. Forse non è proprio così, forse si rendono un po’ più difficili, però non è nemmeno una messa all’indice del film/fumetto. In fondo mi pare che gli interventi mostrano che ognuno lo legge come gli pare.
    E forse anche il mito tecnicizzato oggi è stato superato da strumenti più efficaci.

  11. sono d’accordo, non si giudica un’opera d’arte (solo) dall’intenzione dell’autore, ma in questo caso mi sembra che si giudichi in base alla consonanza tra intenzione e risultato, anzi, ai richiami tra ideologia, aspetto formale del film, reazioni del pubblico, precedenti storici e tante altre cose.
    “E forse anche il mito tecnicizzato oggi è stato superato da strumenti più efficaci.”
    Dici? non so. Al Qaeda e Bin Laden non usano il “mito tecnicizzato”? Israele non lo usa? la propaganda di tutti i fanatismi religiosi non è basata su “miti tecnicizzati”? la martellante campagna sulle radici cristiane dell’Europa per marchiare a fuoco la costituzione dell’UE non ricorreva a “miti tecnicizzati”? e che dire della paccottiglia pseudo-celtica della Lega?

  12. …per non dire dell’uso della battaglia di Campo dei Merli e altri episodi con alone di leggenda durante le guerre balcaniche…

  13. Sì hai ragione sui fanatismi religiosi e mito tecnicizzato.
    Io invece pensavo al fatto che certi comportamenti assolutamente contrari alla civiltà, non vengono ammantati di ‘leggenda’ ma di ‘ragione’. Le bombe israeliane fanno strage di bambini. Si risponde che c’è sempre un margine di errore.
    Un uomo viene rapito e torturato non da delinquenti ma da uno stato presunto democratico. Si dice che è per la sicurezza di questo stato.
    E così via, questi comportamenti non sono giustificati da una finzione, ma alla luce della ‘ragione’.
    Col mito tecnicizzato mi pare si giustifica il comportamento intollerabile allontanandolo dalla vita della gente, collocandolo in una storia, un mito che è lontanissimo perché all’origine di tutto.
    Invece con questo tipo di ‘ragione’ la giustificazione dell’intollerabile si ottiene avvicinando i fatti alla vita delle persone, come dire: vedi, anche tu avresti agito allo stesso modo.

  14. ma in definitiva non può trattarsi di un uso tecnicizzato di una ragione ridotta a mito, come hanno fatto notare molti illustri teorici? per affermare che l’occidente è superiore in quanto democratico si risale a miti fondativi della nostra civiltà, che vengono raccontati come fossero favolette, così si rappresenta la seconda guerra mondiale in stile “Salvate il soldato Ryan”, per non dire del fatto che scompaiono dal quadro i colonialismi, gli imperialismi, tutti gli atti di barbarie che l’occidente ha compiuto e che spesso sono la causa dell’anti-occidentalismo che c’è nel mondo.

  15. Ciao Girolamo, è sempre un piacere !
    Marcello, ma tutto nella storia diventa favoletta (o a livello più elevato allegoria), per spiegare che “noi” avevamo ragione e gli “altri” torto non c’è di meglio ! E’ chiaro che quello che diceva “Tiremm’innanz” aveva ragione, come quello che tirava la stampella, non per nulla stavano dalla nostra parte. Chissà quanti eroi sconosciuti a noi italiani hanno i crucchi e i croati..insomma Marcello, lo fanno tutti, mica solo noi cattivi occidentali, a oriente avranno miti analoghi e adeguati che dimostreranno l’opposto: son loro i meglio.
    E che l’occidente è superiore noi lo sappiamo fin da bambini, non c’era certo bisogno di 300 che non ha fatto che spiegare a chi s’è fermato all’asilo quel che al liceo era pacifico: Maratona, Salamina e Platea son vittorie della civiltà contro la barbarie.
    Ho appena visto un film indiano dove gl’inglesi son degli stronzi inarrivabili e gl’indiani il sale della terra, roba che 300 è un capolavoro d’equanimità, a ognuno i suoi miti via, che servono solo a ribadire quel che ognuno già sa perfettamente, cioè che gli “altri” sono i cattivi e noi i buoni.
    Chiunque siano gli “altri” che uno si sceglie.

  16. infatti sì, avevo già citato bin laden, al qaedah ecc. ma quello che descrivi tu non è proprio quello che wu ming, via jesi, chiama “mito tecnicizzato”, cioè mito evocato e ri-allestito a fini politici? e se è così, allora non mi sembra una cosa obsoleta, ma sempre presente nella storia dell’umanità, e allora è importante continuare ad analizzarla e demistificarla.

  17. Certo, obsoleto è un po’ troppo, diciamo che gli stratagemmi retorici si sono arricchiti di nuove possibilità, vengono confezionate ‘procedure della ragione’ e spacciate efficacemente attraverso una rete informativa di tv, giornali, internet eccetera. Una ‘ragione’ tecnicizzata e virale.
    Però qui smetto perché dico la verità non ho letto nessun libro su questo argomento, se non uno, che si intitolava La persuasione e la rettorica.

  18. Dico la verità, non dò molta importanza nè al “mito tecnicizzato” nè alle “procedure della ragione”.
    La mia idea, eretica e magari fallace suona così: la gente crede a quello in cui vuol credere.
    Il primo creatore di miti, il primo filtro e mistificatore delle notizie e della realtà non sono la CIA o il grande fratello o il complesso mass-mediatico.
    E’ il cervello di ognuno di noi. E’ lui che decide cosa è vero, cosa è falso e a cosa credere, in base ai propri consolidati pregiudizi.
    E’ così che Saviano può individuare in 300 un inno alla libertà e alcuni di noi vederci solo propaganda anche piuttosto rozza.
    Ho assistito a una conferenza del bravo Giulietto Chiesa che, a supporto della sua tesi del complotto interno sull’attentato alle twin towers, ha dichiarato che si vede benissimo dai filmati che i grattacieli implodono in modo analogo alle demolizioni volute, quando si fanno esplodere delle cariche sui piloni portanti.
    Sentiti alcuni amici presenti mi hanno confermato ch’è proprio così che va.
    Allora ho fatto notare che in quei filmati (visti centinaia di volte) SUCCEDE PROPRIO IL CONTRARIO. Crollano successivamente i piani a partire dalla CIMA, mentre nei palazzi in demolizione si sbriciola PRIMA il PRIMO piano e via via il secondo ecc. e si vede TUTTO il fabbricato scender giù, cosa non accaduta alle torri.
    Qualcuno è rimasto della propria idea, altri mi han dato ragione, l’IMPORTANTE è che prima non avevano nessun dubbio, l’aveva detto Chiesa, coincideva col loro desiderio del complotto, quindi era proprio così ch’era andata, quello che hanno visto coi propri occhi NON CONTAVA.
    Di esempi simili potrei farne a decine, anche più evidenti, ma questo è l’ultimo che m’è capitato.
    E allora com’è che tutti investono nella propaganda ? Per mantenere salde le idee e i pregiudizi della propria parte, l’uomo è labile e immemore in fin dei conti.
    Quando poi le elezioni si vincono per poche decine o centinaia di migliaia di voti la propaganda diventa fondamentale.
    In ultimo voglio ricordare Camilleri che rispondeva a una Tamaro che si diceva capace di spostare milioni di voti.. “Ma se io non sposto neanche i voti di casa mia…”

  19. certo, però secondo me la propaganda non si rivolge tanto a chi la pensa diversamente, quanto a chi la pensa già come te. serve soprattutto a mantenere e rafforzare opinioni che già ci sono. quando un Bush (o un Mussolini, se è per questo) fa i discorsi mica si aspetta di convincere gli avversari: vuole impedire che chi lo appoggia abbia dubbi o addirittura cambi idea. 300 non “sposta voti”, però è un film che ha contribuito a rafforzare lo schema dello scontro di civiltà in una parte di opinione pubblica che già lo seguiva.

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