SUTEMI-WAZA: APPRENDERE LE TECNICHE DI SACRIFICIO

Nel judo, scritto da profana, le tecniche di rovesciamento designano il contrattacco successivo alla difesa. Spesso i rovesciamenti fanno parte delle tecniche di sacrificio, le sutemi-waza, dove per ottenere il risultato si sacrifica il proprio equilibrio. Siamo, credo, in una situazione dove dobbiamo apprendere le tecniche di sacrificio e fare a meno di quello che noi riteniamo essere il nostro equilibrio.
A cosa ci condurrebbe, dunque,  il nostro equilibrio? A rispondere colpo su colpo al “frame” non nostro. Dunque, tutti i giorni dovremmo impiegare le nostre energie a inseguire proclami che ci portano su un terreno dove l’avversario è già saldo, e difficilmente scalzabile. Dobbiamo, intendiamoci, dire la nostra su migranti e rom. Non dobbiamo affatto rinunciare al combattimento. Dobbiamo però, anche e forse soprattutto, guardare e capire coloro su cui il “prima gli italiani” ha attecchito. E che, molto spesso, sono stati lasciati in balia di programmi come Quinta colonna (ricordate la dichiarazione di Del Debbio? «Se il mio è giornalismo di serie B aspiro a farne uno di serie C. Il problema non è la scolarizzazione del pubblico, il problema è la de-scolarizzazione dei politici che sono sempre più lontani dalla gente. Chi viene da me si deve confrontare con le persone. E molti politici lo temono»).
Ricordate, ancora, il dato elettorale delle Marche? Lo ripubblico. Alle elezioni del 4 marzo la Lega è passata, nelle Marche, dallo 0,69% del 2013 al 17,4%, da 6.405 voti raccolti cinque anni fa a 152.608 voti con progresso di 146.203. Colpa della “gentaglia”, come veniva definita dalla vicepresidente della Regione Marche? No. Colpa di chi ha lasciato la narrazione all’avversario.
Leggete l’intervento di Diego Zurli, direttore regionale della Direzione Governo del Territorio e Paesaggio, Protezione Civile, infrastrutture e Mobilità. Tutto un insulto contro gli ambientalisti da salotto, leoni da tastiera, radical chic scatenati contro la povera gente. Come si rovescia questa narrazione? Intanto, come fa il giornalista Mario Di Vito, ponendo le solite tre domande (a cui non rispondono mai):
– Quando verrà smantellato il deltaplano?
– Con quali soldi?
– Perché, quando, a brevissimo giro di posta, il deltaplano verrà inaugurato, a Castelluccio ancora non ci sarà neanche una Sae?
E poi, però, provando ostinatamente a ripetere non certo a chi dall’alto lo vuole  (col cavolo che è deciso dal basso, il Deltaplano: così è stato raccontato, così non è) che una struttura che non verrà rimossa provocherà loro danno sul lungo termine, e non vantaggi. Esattamente come coloro che hanno voluto la superstrada Foligno-Civitanova sanno benissimo che, finiti i guadagni degli anni di costruzione, quando gli operai venivano a comprarsi i calzini e i panini col ciauscolo, adesso non passa più nessuno dai loro paesi, e quei paesi moriranno.
Bisogna far capire che quello che sembra schierarsi dalla parte degli italiani in molti casi significa provare a fare soldi sulla disperazione degli italiani. Ma per farlo occorre parlare di ciò di cui non si è parlato. Questa è l’acqua, diceva lui.
Ps. Da domani a domenica sarò a Gita al Faro, a Ventotene, fidando nella capacità dell’isola di ripararci tutti, noi viventi. Il blog sarà aggiornato lunedì.

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