Cosa mi è mancato questa mattina a Pagina3, o meglio: cosa non ho trovato sui quotidiani? Uno scrittore o una scrittrice che commentasse la tragedia di Castel d’Azzano, e che non parlasse soltanto dell’ingiusta, orribile morte dei tre carabinieri, ma provasse a ragionare sulla vita infelicissima dei tre fratelli Ramponi e del mutuo ipotecario firmato nel 2014 che aveva distrutto la loro vita e le loro menti. Mi piacerebbe che questo scrittore o scrittrice avesse raccontato questa storia con lo sguardo che aveva Romolo Bugaro (a proposito di Nord Est) quando ci restituiva la speculazione edilizia in Effetto domino.
Mi piacerebbe anche che lo scrittore o la scrittrice in questione avesse fatto un’altra connessione che riguarda la povertà, e che avesse parlato del settantenne di Sesto San Giovanni che neanche dieci giorni fa si è lanciato dal sesto piano perché sotto sfratto. Mi piacerebbe che si provasse almeno a delineare un quadro più vasto sui terrori e la follia a cui la povertà e la mancanza di tutto e i debiti possono spingere.
Mi piacerebbe che i quotidiani provassero a raccontare anche questo, perché abbiamo bisogno di sguardi che ci costringano a guardare oltre la cronaca secca.
Magari succederà. Magari sta già succedendo.
Ps. Le puzzole sott’acqua vengono da Furore di John Steinbeck, ovviamente.
Tag: Povertà
Guardo i giornali, guardo i social. Si sta parlando della campagna pubblicitaria con la povera Venere botticelliana che mangia pizza. Si sta parlando degli exploit quotidiani dei ministri. Si sta parlando di vignette. Sono i soliti, immutabili, elefanti nella stanza. “Non pensare all’elefante!”, diceva George Lakoff una vita fa, intendendo questo: “non usare le stesse parole dei tuoi avversari, o finirai con l’evocare le stesse idee, rinforzandole”.
Quello che voglio dire è che esiste una tendenza terribile, e generale, a non vedere la povertà, o l’impoverimento. I licenziati, gli sfrattati, i senza lavoro e i senza casa. Di cui ogni tanto ci si occupa e poi, certo, si dimentica. Ma questo non è un film, non è un romanzo. E’ vero. E che altro deve succedere?
Stamattina avrei potuto scrivere del bell’intervento di Stefano Rodotà su Repubblica, o della rivelazione (ma dai?) “Amazon sa quali parti degli ebook sottolineiamo”. Invece, scriverò del mio scaldabagno. Che stamattina sferragliava cupo, come uno di quei treni regionali in procinto…