Paura. Poco fa ho ascoltato distrattamente un video che stavano guardando qui in casa, e riguardava un branco di lupi, non so dove. La giornalista incalzava: “la gente ha paura!”. Già, è la parola d’ordine dei tempi nostri. Paura dei migranti, sempre e comunque. Paura della criminalità. Paura della guerra (certo). Paura della povertà. E poi ci sono le altre costanti: paura dell’abbandono, paura del mancato riconoscimento, paura degli altri in assoluto.
Molti anni fa, Telmo Pievani scrisse un articolo importante per Le Scienze del 2012. Ricordava che le reazioni istintuali che ci hanno abituato a distinguere “noi” dagli “altri” sono sempre in agguato e condizionano le nostre preferenze implicite.
Il rimedio viene da 2666 di Roberto Bolaño. E’ l’elenco delle paure fatto dalla dottoressa Elvira Campos, e termina così: “Ma se ha paura delle sue paure la sua vita potrebbe diventare una continua osservazione della paura, e se queste paure si attivano, si crea un sistema che alimenta sé stesso, una spirale a cui le sarebbe difficile sfuggire”.
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Da un po’ di tempo mi chiedo quanto la paura stia diventando una costante del nostro modo di vivere: paura dell’abbandono, paura del mancato riconoscimento, paura degli altri. Poi mi sono ricordata che c’è chi l’elenco lo ha fatto meglio…