W.A. Auden mise a fuoco uno dei grandi temi di Jane Austen nella sua Lettera a Lord Byron: “Voi non potreste urtarla/più di quanto essa mi urti:/Joyce accanto a lei è più innocente dell’erba./ Mi mette in imbarazzo lo scoprire/una zitella inglese della media classe/descrivere gli effetti amorosi del “contante”, /rivelare francamente con tale sobrietà/le basi economiche della società”.
Ieri, al Festival internazionale del giornalismo a Perugia, abbiamo provato – chi vi parla, Daria Bignardi e Vera Gheno – a rispondere al titolo dell’incontro, “Come le scrittrici hanno cambiato il mondo”. Mi sono venute in mente due autrici che l’hanno fatto: Mary Shelley, con Frankenstein, e Jane Austen. Ecco, su Jane vi ripropongo quanto ho scritto per La Stampa, parola per parola. Buona quasi-liberazione.
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Se diamo per assodato, e qui lo si fa, che la narrazione letteraria influisca sul nostro immaginario e possa, Valerio Evangelisti alla mano, addirittura ribaltarlo, scelgo James Holden come personaggio pacifista. Per chi non lo conoscesse, l’invito è di fare una visita a Montelago Celtic Festival, che è imminente (4,5,6 agosto) per ascoltare la lectio di Vera Gheno.
Holden è il protagonista di The Expanse, saga in sette volumi, pubblicata in italia da Sergio Fanucci, a firma di James S. A. Corey, pseudonimo dietro il quale ci sono Daniel Abraham e Ty Franck, già collaboratori di George R.R. Martin.
Gli anni Settanta volgevano al termine e Stephen King pubblicava La zona morta. Rileggendolo negli scorsi anni, molti hanno sussultato constatando quanto fosse simile a Donald Trump il villain del romanzo, Greg Stillson, prima venditore di Bibbie, poi imprenditore, sindaco,…
A dire il vero, non basterebbero dieci post per raccontare questi quattro giorni appena trascorsi: il piacere nel condividere con gli studenti della Scuola Holden le storie e il “canone” della letteratura fantastica, la serietà di altri studenti, quelli del…