TERZO INTERLUDIO: RISPONDETE. IL FASCISMO, DOLORES PRATO, ALESSANDRO LEOGRANDE, FRANCO FORTINI.

Il mondo veniva verso di me, sfogliandosi come un libro meraviglioso. Qualcuno dice che la meraviglia appartiene agli ignoranti: io benedico la mia ignoranza che continua a rifornirmi di stupore; forse è per magia d’ignoranza che si intravede l’anima delle cose.
Così scriveva Dolores Prato, grandissima scrittrice marchigiana, nel suo capolavoro del 1980, Giù la piazza non c’è nessuno. E’ meraviglioso benedire la propria ignoranza. Terribile rivendicarla come un’arma.  Terribile non voler sapere, chiudersi al mondo, nelle proprie convinzioni,  invece di accogliere quello stupore.
In queste ore, ho letto, per esempio, parole di persone colte e raffinate che sostengono che i centri sociali sono violenti e pericolosi dunque hanno convocato la manifestazione per portare violenza a Macerata. Falso. La manifestazione di sabato non sarà una manifestazione “dei centri sociali”, ma sarà una manifestazione di tutte le donne e gli uomini che sono contro il fascismo, e che non temono di chiamare il fascismo con il proprio nome, perché se c’è qualcosa da temere, in queste ore, è il fascismo, e non il nome.
L’esempio viene da una mail, bellissima, che ho ricevuto, e di cui ometto la firma: sono marito e moglie a scriverla.
“Stanchi e affannati, oltre che per l’età e i malanni, pensavamo di non andare a Macerata alla manifestazione di sabato contro il terrorismo.
La decisione dei vertici di CGIL e ANPI, oltre che del vertice unico dell’Arci, di lasciarsi intimidire dal combinato disposto tra sindaco e prefettura di Macerata e l’ineffabile Minniti, rischia di sbilanciare irreparabilmente la composizione della manifestazione. Sabato mattina pensiamo di partire perciò per Macerata, e ci troveremo il vicepresidente dell’Arci, molti circoli Arci e amici che in questi decenni hanno lottato contro il razzismo. Invitiamo i nostri amici e conoscenti a riflettere bene su questa situazione. E’ probabile che la manifestazione sarà difficile, sbilanciata, monca, ma bisogna, appunto, bilanciarla. Non sappiamo se sia la cosa giusta, ma non possiamo lasciare  soli i nostri figli (o la generazione dei nostri figli) in questa situazione”.
Infine, c’è una storia da ricordare. Siamo in anni lontani, il 1 giugno 1962, quando i fascisti gettano dalle finestre sedie sugli studenti all’uscita del cinema Quattro Fontane.  Vi si proiettava All’armi siam fascisti, firmato da Lino Del Fra, Cecilia Mangini e Lino Miccichè su testo di Franco Fortini. Molto male accolto: ricorda Massimo Raffaeli che, a quanto pare, “persino Pietro Nenni all’anteprima abbia chiesto la modifica dell’immagine finale, un perentorio «No al fascismo» nudamente graffito su un muro)”.
Ecco, in questo gioco di rimandi mi è tornato in mente un bellissimo articolo del mai abbastanza rimpianto Alessandro Leogrande. Lo scrisse per Il corriere del mezzogiorno, lo riportò Minima&Moralia. Era il 2012. Non molto tempo prima un altro, uh, “folle”, di CasaPound, aveva assassinato due migranti a Firenze. Ve ne riporto uno stralcio:
All’armi siam fascisti, le cui immagini sono accompagnate da un lungo commento scritto da Franco Fortini, venne censurato perché in maniera molto dura diceva che una parte del fascismo era sopravvissuto al 25 aprile, ed era pronto a rinascere in nuove forme.
È una riflessione che colpisce, proprio in questi giorni di dibattito intorno alla proliferazione di gruppi come CasaPound. Certo, nessuno pensa che possa ricostituirsi il Pnf, che possa rinascere una dittatura: eppure c’è un neofascismo che, di decennio in decennio, si riproduce seguendo dinamiche in fondo molto simili.
I senegalesi di Firenze sono stati i primi a dire che un gruppo come CasaPound, i cui militanti si definiscono “fascisti del nuovo millennio”, costituisce un pericolo. Gianluca Iannone, il  leader di CasaPound, dipinge il suo movimento come un’accolita di pie donne dedite al volontariato, e lo fa dai microfoni di una emittente chiamata Radio Bandiera Nera… Ma al di là della loro truce estetica, sono i loro stessi testi a parlare.
Molti dicono che i loro scritti non sono razzisti. E allora li si legga. Si legga nel loro programma la voce “Oltre la società multirazzista”, in cui si blatera di blocco totale dei flussi migratori, di difesa dell’identità nazionale e si scrivono frasi in cui gli stranieri vengono definiti presenze “allogene”. Molti dicono che i loro testi non sono fascisti. E allora li si legga. Si legga nel loro programma la voce “Per la riconquista nazionale”, in cui si auspica l’avvento di “un’Italia sociale e nazionale” secondo la visione “corridoniana, futurista, dannunziana, gentiliana, pavoliniana e mussoliniana”. E questi non sarebbero fascisti? Perché mai non dovrebbe preoccuparci che loro liste – sotto l’insegna del Blocco studentesco – siano dilagate nelle elezioni studentesche delle scuole superiori di mezza Italia? Perché oggi è così difficile ridire pubblicamente – come facevano Cecilia Mangini, Lino Del Fra, Lino Miccichè e Franco Fortini nel 1961 – “no al fascismo”?”
Le ultime parole di Fortini per commentare il film sono queste:
La vostra coscienza che cosa ha da dire?
Bisogna scegliere, bisogna decidere. Il vostro
destino è solo vostro. Rispondete.

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