THE TAG REVOLUTION

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Storia della domenica. La premessa è:
" flickr è una delle maggiori comunità online,
basata sulla condivisione delle
immagini, e serve, come amano dire gli
stessi amministratori di flickr, decine di milioni di utenti."
Qui, il seguito.

14 pensieri su “THE TAG REVOLUTION

  1. Be, i flickrettoni sono stati bravissimi. Lo sono stati soprattutto perchè hanno un’idea di comunità, cosa a cui io – forse per anzianità – tengo praticolarmente.
    Resta il fatto della praivasy. Una può anche dire, “Chi se ne frega che sanno di me?!, come io faccio, per esempio. Inevitabile, in un dicorso del genere stare sul ‘sè’. se no sono discorsi generici.
    Però che sia tanto per dire, o che sia sul serio, il problema del ‘controllo’ resta.
    In quanto al potere: il potere di ‘bloccare’ era oggettivo. Tanto è vero che il blocco c’è stato. che i deficenti mistici stessero solo peggiorando la situazione è un altro dato di fatto. si sa che i deficenti mistici peggiorano sempre la situzione, non solo quando si tratti di account e IP. ma sempre.

  2. arjntervengo, su sollecitazione di altra utenza e mi pare giusto, visto che è capitato a me
    una cosa: se no poi giustamente lolip dice che non si capisce quello che volevo dire. allora lo dico chiaramente. è necessario che ci sia un’idea di comunità, tra un gruppo di persone. essendo un fatto culturale non è infatti un dato da dare per scontato.
    e nell’idea di comunità (come dato culturale) c’è il fatto che chi sa dell’algoritmo di selezione (come cosa buona per la comunità tutta) è disposto a mettere in comune ciò che sa. altrimenti non è di comunità che si parla, ma di gruppo di supplenti, saccenti, sapienti, o cos’altro. non di comunità.
    quando io ho avuto ‘un’ problema, ho cercato di farlo presente alla comunità di ‘utenti’ di internet (molti dei quali ne sanno di certo molto più di me!) cui per dritto o per rovescio mi pare di appartenere. ma a parte wu ming e lolip stessa, (dico in senso operativo, di prassi) per il resto, da parte di chi avrebbe potuto dirmi qualcosa di serio, ho avvertito forse sbagliando, oltre a spiegazioni parecchio vaghe sul funzionamento di IP, piattaforme, e account, solo la seguente risposta, “nessuno ti sta discriminando”, cosa che – peraltro sbagliando – non ho mai detto.
    poi che la discriminazione sia per sbaglio, per selezione, casuale, o come dice georgia, mi pare, perchè ti bombardano l’account, questo non c’entra. lo dico per gli altri qui (speriamo mai) capiterà. non si deve aver paura di dire, “Non mi tratti così!”, a chi pensa , per sbaglio, per problemi tecnici, o perchè gli gira il culo, di poterti – per quel che può e come può – isolarti.
    (io, nel mio piccolo, qualcuno che di mestiere faccia il fisico, lo conosco. quello che so sull’algoritmo di selezione lo devo a lui(lei). l’unica cosa che non vorrei dare per scontata è la mia appartenenza a una comunità invece inesistente (per quanto riguarda me, chiaro)

  3. Angela, scrivo, ma rischio l’incidente diplomatico. La mia parte masochista insiste e ci provo. Da quel che ho capito leggendo frettolosamente il caso di cui parla Ivan e il tuo c’è di mezzo una differenza sostanziale: da una parte si discrimina (chiude l’accesso)deliberatamente e dall’altro (il tuo) degli inconvenienti tecnici discriminano uno o più utenti nel tentativo di impedire lo spam su un blog.
    Correggimi se dico cazzate: la differenza è sostanziale e mi pare che il concetto di ‘comunità’, almeno nel tuo caso non c’entri, non nei termini in cui tu lo poni.
    Credo che sia anche interesse di Kataweb permettere l’accesso a più persone visto che ‘il traffico’, l’accesso di più utenti fa la differenza nella vendita di spazi pubblicitari. Potrei sbagliare anche in questo secondo caso e mi piacerebbe avere spiegazioni/riscontri.
    E’ mia opinione che comunità (virtuale) lo siamo comunque, volenti o nolenti, dal momento che ci scambiamo info, insulti, arroganza, ilarità, ecc…come nelle peggiori o migliori comunità ‘fisiche’. Sì, per me (sottolineo la personal opinion) siamo comunità nel momento in cui non siamo più in un bozzolo isolato. Lo siamo per le piu’ svariate ragioni (caso, pigrizia, entusiasmo, inedia, scelta ecc..) e non è detto che la cosa sia sempre piacevole o tremenda: è o, meglio, diviene 🙂
    besos

  4. Spettatrice, non solo ‘ti scuso’, ma non devi chiedermi di scusarti. De che?
    Mi pare che tu dica sempre cose interessanti e intelligenti. mi dai anzi occasione per spiegarmi su quel che volevo dire: “una comunità lo siamo comunque”, tu dici. però. ci sono vari modi di essere ‘comunità’. prendiamone due.
    il primo. un gruppo di persone aspetta il treno. secondo. un gruppo di persone lavora (tramite web) per capirci qualcosa di più su che cosa sia “un romanzo ben scritto o mal scritto”. le persone di questo secondo gruppo, si sentono occasionalmente, con un minimo di frequenza, e costruiscono, su un dato di fatto minimo (che cosa è un romanzo?) una ‘continuità’. non sono cioè in questo secondo caso, governante dal ‘caso’. o meglio, cercano di non esserlo, esercitano, bene o male, un gesto (anche se minimo) di volontà rispetto al reale. si pensano ‘in comune’ e non più isolati. ‘
    bene. questo secondo gruppo che chiamo ‘fatto culturale’ presuppone rispetto al primo, un minimo di scelta (non sto dicendo che tutti debbano dire rispetto a questa scelta, per forza che sì lo vogliono se no sono stronzi! o che tutti debbano prendere chissà che impegni!)dico solo che ‘io’ questa scelta l’ho fatta. se mi chiama pinco pallino, che io sento spesso su vibrisse e mi chiede un’indicazione, anche se per certe cose pinco pallino mi da fastidio, cerco di fare quello che posso per aiutarlo. se mi scrive una signora x dicendo che ‘ho sentito parlare di lei’, signora che non conosco, non è che sarò meno gentile, ma mi considererò meno ‘impegnata’, per via della casualità del rapporto. non è che farò meno bene quello che mi chiede, semplicemente mi considererò molto più ‘libera’. in questo caso, (lipperini e vibrisse), mi pareva che esistesse un minimo di comunità del secondo tipo. Tipo ripeto, caratterizzato dal fatto che: le relazioni a differenza di quelle del primo – in modo tacito o esplicito – sono regolate in maniera tale da avere in comune un obiettivo, una passione, dei progetti, una forma minima di solidarietà, di collaborazione.
    E torniamo a noi. Appunto: invio una mail, dico in un post, tre quattro volte, pubblicamente: “Non riesco a postare!”. Una/a che abbia un’idea di comunità simile alla mia, dice, (faccio per dire) “Che cosa ti risponde Typepad? proviamo a vedere se altri hanno lo stesso problema? Fai così…prova a fare questa cosa! Quest’altra: Scrivi qui. Smanetta lì!”.
    Nel caso della ‘comunità di fatto’ invece (es. gente che aspetta il treno e chiacchiera mentre lo aspetta) anche per la casualità degli incontri, oltre che il sotanziale disinteresse a che la comunità ci sia (tanto fra due ore parto!) la mia volontà di impegnarmi è da attribuirsi ripeto, solo al caso. se qualcuno ha voglia di rispondere al mio problema bene. se no, mi fotto. spero di essermi chiarita. io pensavo di stare in una c. del secondo gruppo, e ho scoperto di stare in una del primo. tutto qui. non è un problema! a me piace più il secondo, ma sono fatti miei. non è un rimprovero a nessuno.
    In quanto alla differenza di cui tu giustamente (dal tuo punto di vista) parli (errore tecnico/errore discriminatorio). da quel che ho capito io, in tutti e due i casi, per quel che si riesce a sapere l’inconveniente è di “tipo tecnico”. anzi, per quel che ne so e che mi hannod detto i miei amici fisici, sempre si dice così.
    allora, bene ha detto wu ming (non io) “chi autorizza questi, a isolarti, dicendo, ‘Errore tecnico!?”
    la rivoluzione fricklettona è, ripeto, riuscità perchè esistono come ‘comunità’: dato un problema x, in molti hanno cercato di capire come rimediare. anche perché il problema TUO DI OGGI E’ IL MIO DI DOMANI, e aiutando te, aiuto me. spero anche in questo, di essermi spiegata.

  5. Una nota: sì, avevo problemi tecnici (e avevo anche messo i commenti in moderazione prima di andare a dormire); riguardo la faccenda etisalat ci sarebbero delle questioni da chiarire, tra cui l’alto numero di petizioni che sta girando.
    Vi aggiorno.
    @ Angela, mi scuo, temo che fosse il numero di utenti

  6. Un po’ troppi intoppi, ma vorrei raccontare tutto “alla fine” perché adesso potrei solo dare informazioni incomplete: indipendentemente dall’eventuale fallimento dell’iniziativa (che, ripeto, rimane sempre la cosa più probabile, e non solo perchè una petizione possa rimanere inascoltata, anche per alcune valutazioni riguardo lo sfruttamente di un fenomeno da parte di terzi totalmente disinteressati, e la capacità di non perdere il controllo di ciò che sta accadendo).
    Si sono prodotte più petizioni che uova di cioccolato a Pasqua, e per quello che mi riguarda ne metterò in giro una corredata di commenti in italiano, e di spiegazioni e link.

  7. corre l’obbligo morale di fare un’altra ipotesi (soprattutto perchè al cinema voglio stare tranquilla) : e cioè, la comunità del gruppo B (quella non casuale), il ‘fatto culturale’, esiste. io però (essendo sola, ad avere un problema) posso non aver gridato abbastanza forte da farmi sentire.

  8. Angela, come sai io del computer mastico a malapena i tasti, se tu domani non riuscissi a metterti in contatto con me, salvo trovare uno o due amici disponibili a dare un occhiata o un tecnico prezzolato (e veloce) credo che si dovrebbe passare agli sms, al telefono o alle poste per file più impegnativi. I problemi che sottolinei non sono banali (come si permette il typecc… cosa significa bloccare un tot di IP ecc) e quì a risponderti sono chiamati dei tecnici che, più o meno, arrancano pure loro. Chiaro che parlo di casi tipo il tuo e non di volontario ostruzionismo. Immagino che tu stia sorridendo a queste mie considerazioni sui tecnici che arrancano e non sono il Dio della macchina che risolve in un ‘tocco’. Anch’io sorridevo sino a quando una mia amica matematica e ‘programmatrice’ non mi ha spiegato che lei non si fida di molte robe ammnistrate tramite computer (manco quelle che mette in piedi il suo team)e, nonostante i miei limiti tecnici, mi ha fatto capire che loro si affidano a un qualche tipo di creatura superiore nel momento in cui mettono in pista un nuovo sistema. Non è finita, perchè una volta che il sistema ‘gira’ è un continuo correrci dietro e turare le falle. Anche nelle banche cara, non solo su kataweb 🙂
    Credo che Lippa abbia seguito la scaletta ‘aziendale’ chiedendo ai kata-tecnici di arginare il problema e, secondo i tempi ‘aziendali’, noi oggi possiamo leggerti again. Da questo caso specifico non dedurrei una campagna sulle esclusioni webbiche anche se problemi di esclusione, discriminazione, appropriazione indebita, monopolismo (vedi google secondo i recenti aggiornamenti su questo blog) esistono (o sono in fase di prossima esistenza) e vanno combattuti anche con mezzi per niente ortodossi (….non pensate sempre alle gomme, maliziosi 🙂
    Come comunità mi sento chiamata in causa per mancato sostegno a uno dei membri, ma sono troppo abituata a ragionare rapportandomi all’assistenzaPC aziendale e quindi ho sperato nei katatecnici. Anche volendo non avrei potuto fare altro. La cosa probabilmente è successa anche ad altri avventori: non avevamo la percezione di una deliberata persecuzione nei tuoi confronti e, a meno che la Lippa non ci dica, ghignando, che ti ha voluto giocare un brutto tiro continuerò a pensarla così.
    Questo non vuol dire che la prossima volta che accade ci dobbiamo regolare allo stesso modo. Come dici il problema può toccare tutti e quindi l’intensificazione di appelli e ‘datevi una mossa’ s’impone.
    E se la prossima volta tocca a me? lancerò alto grido, poi penserò che se typecoso non vuole i miei distillati di saggezza sono fatti suoi, poi manderò ultimatum alla Lippa et infine mi godrò un periodo di meritata disintossicazione da blog.
    Chiaramente scherzo: sarei incazzata come un’aquila.
    besos

  9. @ Angela: ho capito il punto, ma immagine che, essendo typepad un’azienda, le risposta debba per forza corrispondere a un cliche (sono ovviamente tutte risposte standard).
    A proposito, ti hanno dato ragguagli tecnici oppure sei rimasta al solito: provvederemo?

  10. spettarice, mi hai fatto sentire un disadattato (e forse lo sono): so meno della metà di quello che sai tu, che dici di non sapere un tubo.
    anzi: sono un disadattato.
    per me il computer è una tastiera e un video. IP? la marca di una benzina, no?
    provo a scherzarci ma è triste: anche perché, incuriosito, sono andato su Flickr: mi sono perso…

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