TIMONI

Nutro qualche dubbio su quanto afferma Umberto Veronesi in un passaggio del libro Dell´amore e del dolore delle donne, in uscita presso Einaudi. E non perchè, dal punto di vista sociale, non abbia ragione. Ma perchè, a mio parere, riportare la questione sulle diversità innate e, soprattutto, sul “predominio” di un genere sessuale sull’altro (altri, a dire il vero) rischia di far perdere di vista gli obiettivi reali. Che riguardano un cammino comune, e non un antagonismo. Ecco il brano, anticipato oggi da Repubblica:
“Il dominio maschile ci ha traghettato in un´epoca di indubbio progresso civile e scientifico, ma adesso, inevitabilmente, il timone va passato alla donna. Per questo non mi stanco di ripetere che il futuro è donna. La mia convinzione, lo so bene, cozza in modo evidente con la realtà: se è vero che la donna è più «adatta» dell´uomo, – mi sento chiedere, – com´è che ancora non ha conquistato un ruolo non solo dominante, ma neppure paritario?
La prima ragione, a cui già ho accennato, è organizzativa: la società non è strutturata per favorire la carriera lavorativa della donna. In particolare, sulle sue spalle pesa un innegabile pregiudizio psicologico: la convinzione che l´uomo sia dotato di una maggiore capacità decisionale (…).
Il secondo ostacolo ha a che fare con il peso culturale delle religioni. La religione cristiana, ad esempio, rivela la sua indole maschilista nel divieto di sacerdozio imposto alle donne, che le estromette completamente dalla «carriera» religiosa. Gli apostoli, di cui i sacerdoti sono eredi, erano tutti maschi, anche se sotto la croce di Cristo morente c´erano solo donne, e i suoi seguaci fedeli si erano dileguati (…).
Infine, a frenare la conquista femminile della società, c´è forse un residuo senso di colpa nella coscienza delle donne, che faticano a trovare un equilibrio fra ruolo pubblico-professionale e ruolo materno-familiare (…).
Quando chiedo alle pazienti o alle mie collaboratrici se hanno mai provato ad alleviare l´affanno in cui le vedo dibattersi, mi sento dire: «Sa, professore, faccio prima a fare io (…)». È una frase, questa, dal forte potere rivelatore: esplicita la percezione che tutto quell´affollarsi di compiti – e allo stesso tempo ognuno di questi compiti – sia un elemento importante dell´essere donna, e dunque un aspetto irrinunciabile quanto è ormai irrinunciabile il ruolo lavorativo. Sono convinto che progressivamente la donna smetterà di percepire la «liberazione» da alcuni ruoli come una minaccia alla propria femminilità: è un processo che vedo già in atto nelle ragazze che si affacciano oggi al mondo del lavoro, e credo che l´ambiente sociale debba contribuire a questa evoluzione, infrangendo quel che resta dei tabù culturali che impediscono alle donne una partecipazione attiva.
Ma come? Entriamo qui nel capitolo delicatissimo del «che fare» per le nostre donne. E io, su questo tema, ho le idee molto chiare. La conduzione del paese dovrebbe essere per il 50 per cento in mani femminili. Metà dei parlamentari, cioè, dovrebbero essere donne, e la stessa partizione dovrebbe essere garantita per legge nelle regioni, nelle province e nei comuni nella composizione delle giunte, dei comitati e di ogni organo decisionale. È necessario che la presenza delle donne raggiunga la parità numerica ai vertici delle carriere universitarie, e nel sistema ospedaliero e assistenziale metà delle cariche di direzione generale e scientifica dovrebbero essere ricoperte da donne (…). Se solo ci soffermassimo a riflettere con più attenzione, non sarebbe difficile individuare gli incredibili punti di forza femminili che potrebbero migliorare sensibilmente le sorti della società odierna. Io ci ho provato, e ne ho individuato almeno dieci.
Il primo è biologico: alle donne è affidata la responsabilità della sopravvivenza della specie umana sul pianeta, attraverso la procreazione e l´accudimento della prole. Non dimentichiamo che i bambini sono esposti prima di tutto all´influenza materna, che ne determina prioritariamente l´educazione e la mentalità: il mondo dell´infanzia è un mondo femminile.
Il secondo unisce questa capacità procreativa con quella lavorativa: la sintesi di ruolo sociale e ruolo materno resta una fra le più importanti conquiste femminili recenti, dotata di un grande potenziale rivoluzionario.
Il terzo è la resistenza al dolore e alla fatica. Sono stato tante volte testimone dell´eccezionale capacità femminile di accettare e affrontare la malattia – e molte altre tragedie – fino a trasformarla in un pretesto per fare ordine nella propria vita, o persino in un´occasione di rinascita personale.
Il quarto punto è la motivazione che caratterizza il loro lavoro e l´attaccamento all´istituzione che rappresentano (…).
A questo è indirettamente collegato il quinto punto, che è il senso della giustizia. Metà dei nostri magistrati è donna e molte si distinguono e si trovano alla ribalta delle cronache per la loro integrità e fermezza nel giudizio.
Del sesto punto ho già parlato più volte: è la tendenza all´armonia, che enfatizza il senso femminile per la disciplina, l´organizzazione e l´ordine.
Il settimo è la maggiore sensibilità artistica e culturale. Basta guardarsi intorno nella sala di un cinema, a teatro, a un incontro letterario, a un concerto, a una mostra di pittura, scultura o fotografia, per rendersi conto che la maggioranza del pubblico è composta da donne.
L´ottavo è la capacità intellettuale di ragionamento e concentrazione. Per secoli si è detto che la donna non era adatta alle attività scientifiche, ma è vero il contrario: più della metà dei miei ricercatori è di sesso femminile, e la loro produttività e il loro ingegno sono straordinari.
Il nono punto è che le donne, contrariamente a quanto si crede, sono più brave degli uomini a decidere nei momenti critici. Quando un matrimonio fallisce, ad esempio, in molti casi è la donna che prende in mano la situazione e fa il passo di chiedere il divorzio (…).
Il decimo è che la donna è naturalmente meno aggressiva dell´uomo, non ama la violenza ed è portata a cercare soluzioni diplomatiche. E l´assenza di conflitti è la condizione imprescindibile per il moderno progresso della civiltà”.

20 pensieri su “TIMONI

  1. Si potrebbe sottoscrivere l’elenco delle qualità femminili che Veronesi declina, anche se molta di questa efficienza e di questo puntiglio potrebbero attribuirsi proprio alla legittima e sempre più consapevole aspirazione delle donne ad uscire da una condizione subalterna.
    Condizione che nasce dai meandri della storia occidentale, alle origini della civiltà patriarcale che fa sentire i suoi effetti sul cristianesimo piuttosto che – come crede Veronesi – esserne generata. Quando Veronesi scrive che il Cristianesimo ingenera una condizione patriarcale perchè esclude le donne dal sacerdozio confonde l’effetto con la causa.

  2. Magari le intenzioni di Veronesi sono buone… ma il risultato – dall’anticipazione – mi pare pessimo. Scavalca decenni di dibattito sulle e delle donne, ci promuove (a tutte con criteri biologici e poco seri) a “non violente per natura”. Insomma ci rimette, con tante buone intenzioni, dentro una gabbia. Così, a prima lettura mi verrebbe da dire.. la prego si occupi solo di medicina. O studi un po’ prima di scrivere. Parere personale, ovvio

  3. sembra sessismo al contrario, che elogia invece di sminuire le “naturali” prerogative del femminile… bah! stiamo ancora appese a questo chiodo qui… 1- forse ci sono tante donne in magistratura perchè è uno dei pochi settori, finchè dura, cui si accede per veri concorsi e non attraverso passaggi gerarchici
    2- se proprio metà del parlamento dev’essere composto da donne facciamo in modo che siano femministe di sinistra, perchè per es quelle che ci sono adesso sono solo delle utili idiote e non ci stanno facendo del bene…

  4. In effetti Veronesi mi sembra influenzato da un certo “femminismo della differenza” che non mi ha mai convinto preferisco l’emancipazionismo di Simone De Beauvoir ed Elisabeth Badinter. Il cristianesimo e gli altri due monoteismi sono maschilisti su questo non c’è dubbio. Persino nel paganesimo greco-romano che pure era fortemente patriarcale c’erano i collegi sacerdotali femminili che avevano pari dignità con quelli maschili.
    Donne e uomini hanno la stessa dignità morale e intellettuale nel bene come nel male. Questo è quello che non bisogna mai dimenticare.
    La nostra cultura ha per secoli da un lato idealizzato le donne (la madre, la santa, la Madonna, la donna angelicata stilnovista) e dall’altro le ha demonizzate (l’eva tentatrice, la strega, la dark lady) impedendoci di vederle e impedendo alle donne stesse di vedersi semplicemente come esseri umani con pregi difetti grandezze e miserie nè più nè meno degli uomini (che pure loro si sono costruiti i loro stereotipi). Uno dei meriti principali del movimento di emancipazione della donna è stato quello di aver ribaltato, smascherato, deriso gli stereotipi sessuali.
    Poi perdonate l’off topic,ma ci tengo a dire che Eva ha fatto benissimo a mangiare il frutto proibito e Adamo ha fatto benissimo ad accettarlo..altrimenti saremmo rimasti ignoranti senza sapere cos’è il bene e il male, a mio modo di vedere il serpente è stato un benefattore.
    Ascoltate Un blasfemo di De Andrè dove c’è una bella rivisotazione del mito della Genesi

  5. e sospendo il giudizio sulle donne attualmente al governo…. dalla tragedia alla farsa e ritorno alla tragedia…. non si possono insultare perchè sono donne? Si può dire che di donne in politica in quanto figlie di, mogli di, amanti di etc . etc.
    ne è piena la storia e il mondo e fanno il bene della loro famiglia privata, o della casta, e di certo rinforzano il patriarcato, non lo mettono mai in dubbio…
    buongiorno

  6. Considerando che la ragione di fondo della condanna storica, da parte delle istituzioni di potere, chiesa compresa, di ogni forma di sessualità NON RIPRODUTTIVA, quindi anche gay, era riconducibile all’asserito bisogno di perpetuare ed espandere la specie, si può capire come alle donne venisse appaltata soprattutto la basilare funzione di generare e allevare la prole. Considerando, altresì, che negli ultimi decenni il sovraffollamento demografico ha raggiunto livelli pericolosi per la sopravvivenza della specie stessa, va benissimo che alle donne – ma anche ai gay – siano spalancate tutte le altre opportunità:-)
    Leggo qui:
    http://www.difrontealfuturo.net/6impatto.htm
    “A prima vista, fame, povertà, malattia e disoccupazione, come pure mancanza di casa, criminalità, migrazioni e guerre possono non apparire logicamente collegati all’aumento della popolazione; ma se ricordiamo l’esempio dello scacciaspiriti, possiamo renderci conto che questi problemi sono tra loro strettamente correlati. Infatti, più persone significano più bisogni: ogni persona in più ha bisogno di più cibo, più acqua, più case e più lavoro. L’aumento della popolazione richiede anche un aumento delle infrastrutture: trasporti, energia, sistema di smaltimento dei rifiuti… Più persone richiedono anche più servizi, dalla protezione della polizia all’assistenza sanitaria. Quando le risorse sono insufficienti per la popolazione (o quando la popolazione cresce più velocemente rispetto alla capacità di fornitura di servizi e risorse) le risorse iniziano a scarseggiare. Se il cibo scarseggia, la popolazione ha fame, se le case scarseggiano, le persone rimarranno senza dimora, e se i posti di lavoro sono insufficienti, le persone resteranno disoccupate. La scarsità di risorse dovuta alla pressione della popolazione (e ad un’iniqua distribuzione delle risorse) causa un gran numero di problemi: obbliga le persone ad emigrare, aggrava le tensioni sociali, religiose ed etniche e provoca guerre e rivolte. Di fatto, tutti i più seri problemi che oggi ci troviamo a dover affrontare sono causati o aggravati dalla crescita demografica. A meno che questa crescita non venga controllata, sarà difficile – e forse anche impossibile – risolvere questi pressanti problemi. “

  7. Poi Veronesi dice: “il mondo dell’infanzia è un mondo femminile” sì è vero, ma è perchè dominano gli stereotipi: io non avrei nulla in contrario a vedere un uomo maestro d’asilo o baby-sitter, non ci sono o non sono tanti perchè questi lavori sono considerati, a torto, “svirilizzanti” e non corrispondono allo stereotipo del maschio..
    E poi finchè la donna rimane incinta è giusto che solo lei decida perchè ognuno è padrone del proprio corpo e di quello che c’è dentro, ma una volta che il pupo è nato è giusto che se entrambi i genitori l’hanno desiderato, entrambi se ne occupino perciò sono favorevole a congedi parentali anche per i neopapà e a tutte le misure atte a conciliare lavoro e famiglia e ci dovrebbe essere una quanto più possibile equa divisione del lavoro domestico e di cura.
    Guardavo Presadiretta ieri e si parlava di come in particolare le donne quando rimangono incinte siano costrette, in batrba alla legge, a lasciare il lavoro, non è giusto, questa è una battaglia che uomini e donne dovrebbero fare insieme.

  8. Mi è saltata la parte finale:
    “Meno donne possibili, dunque, a generare ed allevare figli. E che aumentino a dismisura i gay, portatori di forme di sessualità NON RIPRODUTTIVA sempre più auspicabili e necessarie.”

  9. Comunque è vero che il patriarcato non è generato dal Cristianesimo, ma è molto più antico e nasce, secondo me, dalla necessità dell’uomo di avere la certezza della paternità dei figli, e l’unico modo per avere una ragionevole certezza della paternità era reprimere, ingabbiare la sensualità e la sessualità femminile con le buone e con le cattive.
    A questo scopo sono nate cose mooto diverse ma tutte unite da un comune scopo: infibulazione e taglio del clitoride, burka e veli vari, controllo familiare e sociale, esaltazione della verginità pre-matrimoniale e dell’amor romantico e monogamo in particolare per le donne, ripudio o lapidazione in caso di adulterio, il fatto che ancor oggi un uomo con tante donne è giudicato meno severamente di una donna con tanti uomni, anche il matrimonio è nato anche come forma di controllo sulla sessualità maschile e sopratutto femminile.

  10. Condivido il disagio per questa rappresentazione della donna e delle sue virtù “in quanto donna”. Anche se con tante buone intenzioni, alla fine siamo sempre lì: all’amore e al dolore, le due sfere a cui da sempre le donne sono relegate (che due sfere!). Ai “dieci punti di forza” molto avrei preferito dieci proposte concrete per affrontare i problemi che rendono l’accesso delle donne al “timone” infinitamente più difficoltoso che per gli uomini.

  11. da quando Veronesi si è espresso pubblicamente contro qualsiasi intercettazione telefonica ho imparato a leggerlo tra le righe, valutando con cautela la tempistica delle esternazioni.Stavolta sono indeciso se stia cercando di candidarsi a un ruolo istituzionale che intimamente non è convinto di meritare,o provi a puntellare il cielo cui ascende(distante dal Bernabos che affrontò la sua ultima corsa al grido di “a noi due!”).In ogni caso certe autorevoli prese di posizione avrebbero avuto un sapore ben più corposo dell’ottocentesca sviolinata bamboleggiante che ci troviamo a leggere oggi se fossero state compiute da un uomo non ancora giunto al traguardo dei 75 anni
    http://195.122.253.112/public/mp3/Muse/Muse%20'Sing%20For%20Absolution‘.mp3

  12. L’amore e il dolore? Le donne relegate sempre in quelle che danno tanto e sanno soffrire con silenzio e dignità. Se anche fosse vero, fossi una donna mi arrabbierei e non poco. Conosco donne che si beano nel proprio egoismo e non hanno nessuno voglia di soffrire. Superficiali ed ignoranti quanto noi ometti col bavero alzato o intelligentissime e crudeli. Mi rifiuto di sviscerare il concetto di patriarcato per una parità politicamente corretta da un uomo in gamba di altri tempi (ovvero Eugenio Scalfari è un pupetto rispetto al dottore milanese!). Che il parlamento debba essere per metà composto di donne riapre l’annosa e stupida questione delle quote rosa su cui si è già detto tutto (se si ci arriva naturalmente, bene , ma per ukase no, assolutamente).
    Abbiamo Emma Marcegaglia, per dire, ma con per decretazione d’urgenza, ma per merito (poi che le donne non raggiungano spesso ruoli prestigiosi è perché gli ometti senza status lavorativo sono larve “bavose” e dunque cattivissimi, la paternità è una fola poco dibattuta).
    Le donne non si trasformano in larve essendo abituate sempre a fare qualcosa in casa e fuori, ma possono essere belle toste basti pensare a Margaret Thatcher in politica tanto tempo fa ormai. Insomma Veronesi scrive cose sensate e datate, terribilmente provinciali. Stando a Milano e non essendo né un travet, né un parvenu, potrebbe benissimo andare a cena prima della fine della settimana della moda con Anne Wintour. Potrebbe avere rigurgiti d misoginia, quelli che ha ancora senza poterlo ammettere nemmeno a se stesso (un uomo che difende le donne in modo così smaccato non è mai sincero, mai).

  13. X Vincent
    Sulla sincerità o meno di Veronesi non emetterei giudizi. io scrivo sempre ciò che penso e sarò ingenuo,ma presumo che gli altri facciano lo stesso.
    Comunque come si è capito condivido le critiche all’articolo di Veronesi fin qui espresse.

  14. Paolo1984: ribadisco sbagliando che gli uomini che “difendono” le donne in modo così smaccato (difendere in senso strettamente etimologico), non sono mai sinceri loro malgrado, Emetto giudizi proprio perché scrivo ciò che penso, anche su Veronesi. Della tua ingenuità poco mi cale. Saluti.

  15. Intervista di Repubblica a Virzì per la scelta della commissione di spedire “La prima cosa bella” agli Oscar in rappresentanza italiana.
    La giornalista, Chiara Ugolini, chiede al regista tutta una serie di opinioni sull’accoglienza americana del film.
    Poi domanda: “Chi si porterà negli States?”.
    Virzì risponde che ci porterà la compagna Micaela Ramazzotti (attrice protagonista del film, NdE).
    Ovviamente cosa domanda la giornalista?
    “Micaela (per nome e basta, of course) starà già pensando al vestito per la serata vero? Per noi donne…”.
    Sconforto.

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