SPECCHI

Chissà perchè (o forse il perchè è evidente) abbiamo tanta paura di guardarci allo specchio. Vale per le donne e vale per gli uomini: è come se temessimo, ogni volta, di scoprire l’antica barbarie sotto il velo della civilizzazione. Ne parla Luigi Zoja in un libro che consiglio caldamente: Centauri, mito e violenza maschile.  L’argomento, letto alla luce del mito – come in altri lavori di Zoja – è quello dello stupro. Stupro di gruppo, soprattutto: che è tutt’altro che lontano da noi nel tempo e nello spazio. Anche se resta lontano dai discorsi. C’è un passaggio che vi cito e su cui sarebbe interessante riflettere:
“Fin dal fratricidio di Caino o dalla guerra fra greci e troiani, la violenza distrugge gli uomini, ma contemporaneamente crea parole, discorsi, racconti del sangue versato. Il sigillo profondo del saccheggio sessuale è, invece, proprio il contrario: più ancora di altri traumi, crea silenzio. Cancella le parole, paralizzando la mente e apponendovi il marchio della vergogna: disumanizza la vittima, ma anche l’aggressore, perchè distrugge in entrambi una delle capacità più umane, quella di narrarsi”.

10 pensieri su “SPECCHI

  1. A proposito di stupro mi viene in mente un appello (pubblicato sul sito “Il Paese delle donne on line”) che riferisce la vicenda di Faith Aiworo, una nigeriana ingiustamente condannata a morte per essersi difesa dallo stupro ed espulsa dall’Italia in luglio.
    Mi sembra importante. Ecco i riferimenti:
    Espulsa dall’Italia, ora in carcere in Nigeria
    Tutelare il diritto alla vita della giovane donna nigeriana Faith Aiworo
    http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article6951

  2. L’osservazione di Zoja è profonda. Mi fa venire in mente il mito greco di Filomela. Violentata da Tereo, il marito della sorella Progne, viene da quest’ultimo mutilata della lingua e nascosta in un castello perché non possa rivelare a nessuno la violenza subita. Ma Filomela trova ugualmente il modo di comunicare quanto le è accaduto, facendo pervenire a Progne una tela su cui ha ricamato il terribile episodio. La vendetta sarà tremenda e smisurata colpendo anche Iti, il figlioletto di Progne e Tereo. Verrà ucciso e le sue carni saranno imbandite al padre.
    Lo stupro si è sempre foscamente ammantato di silenzio e omertà, e stranamente vittime e aguzzini hanno spesso concordato sull’opportunità di tacere. Forse perché lo stupro implica una sorta di sinistra spaventosa caricatura dell’intimità. Perché fin dai tempi delle guerre tribali è stato usato allo scopo di macchiare e corrompere il “sangue” (quello che oggi chiameremmo patrimonio genetico) di una tribù. L’immagine di Filomela privata della lingua è agghiacciante ma molto efficace ad esprimere la paralisi cui accenna Zoja.

  3. Molto bello – temo però che non ne usciremo se no si indaga anche la partecipazione femminile alla ciclica riproposizione del mito – il ruolo delle madri per esempio, quando questi stupri di branco sono perpetrati da quindicenni. Cosa c’è prima dello stupro?
    Il focalizzare il discorso solo sul maschile, partendo dalla legittima osservazione che le donne non stuprano, trasforma il discorso sempre in qualcosa di una parte contro l’altra, invece che di una cultura e un modo di essere contro un altro. Invece tutti comportamenti e tutte le relazioni e tutte le violazioni delle relazioni sono sistemi complessi che coinvolgono tutte le parti in causa a vario titolo. Credo che valga anche per questo argomento.

  4. Cara Zaub, il saggio di Zoja, come molti altri, si occupa del maschile proprio perchè è un ambito poco indagato. Naturalmente – ma supponevo si capisse – non è volto in alcun modo ad una separazione di responsabilità.

  5. No ma io lo so che tu sei per una riflessione globale della cosa – si vede in altri post, e riconosco anche i grandi meriti sul lavoro di Zoja (è un uomo che critica il genere maschile, il che per il dibattito pubblico non guasta – anzi) diciamo che mi piacerebbe che nel contesto psicologico si cominciasse a lavorare a questa prospettiva globale – invece siamo piuttosto indietro. Del maschile si parla pochissimo, ma del femminile qualche volta si parla in maniera parziale e ideologicamente distorta. Ma poi ci rifletto meglio ci scrivo su e ti dico.

  6. C’è un lbro abbastanza recente in cui si parla più degli stupratori che delle vittime: Joanna Bourke, Stupro. Storia della violenza sessuale dal 1860 ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2009, VI-600 pp.
    Nel sito de “L’Unità” c’è un’intervista all’autrice:
    «Berlusconi danneggia l’onore degli uomini»
    http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=87731
    Sui meccanismi di occultamento individuali e collettivi invece segnalo il testo di Patrizia Romito:
    Un silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori
    http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_Libro.asp?CodiceLibro=623.36

  7. “Lei ha ucciso suo fratello”. Con queste parole il grande analista Zoja ha creato in me, sua ex paziente, un trauma indelebile. Che si è andato ad aggiungere agli altri. Perché non l’ho ucciso. Perché Zoja non si è sognato di spiegare come mai mi ha vista nei panni di Caino. Gli stupri e gli omicidi hanno infinite facce: anche le parole uccidono. E la capacità di narrarsi e di narrare dipende molto dall’interlocutore. I traumi che portiamo con noi possono essere sciolti. Ma non è detto che gli analisti siano d’aiuto. E saper scrivere libri, non significa saperci fare con i pazienti.

  8. Intereressante anche l’argomento dello specchio. Quest’ultimo ha tutta una storia. Di grandezze, di case. Lo specchio da oggetto per vedersi è divenuto il primo strumento dell’esaminarsi. La diffusione della chirurgia estetica necessita proprio di questa trasformazione, come tento di dimostrare in un mio libro sul tema.

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