TRE LETTURE, FRA LE MOLTISSIME

“In un tempo lontano, il cittadino francese rifiutò il suo nome al giudice e disse proletario. Archeologia. In un altro tempo, meno lontano, l’uomo con la pipa e il passamontagna trovò il modo di togliersi lo scarpone incrostato di fango dopo una lunga marcia e poi rispose, a chi gli chiedeva chi sei?: sono gay, sono lesbica, sono nero, sono asiatico, sono chicano, sono anarchico, sono palestinese, sono un indio maya, sono ebreo, sono zingaro, sono un mohwak, sono un pacifista, sono una donna sola in metropolitana, sono un contadino senza terra, un membro di una gang in una baraccopoli, un operaio senza lavoro, uno studente infelice, sono uno specchio. Ci volle il boato delle torri gemelle per provare a coprire quella voce sottile. E il tentativo di silenziarla, tuttavia fallì. Fu il tempo di una autonoma e ricchissima stagione di democrazia radicale. Anche allora fu un florilegio di distinguo, anche allora i tenori dell’ortodossia rivoluzionaria esercitarono l’arte della distinzione tra amici e nemici politici, anche allora ci furono esperti di tattiche militari, campioni di retorica guerresca, piccoli spiriti mascherati da goffi segni virili. Prevalse tuttavia il respiro della democrazia radicale, e il corpo collettivo del movimento globale, compagne e compagni – o come si diceva allora con grande scandalo di alcuni, sorelle e fratelli – prese un’altra direzione. Uscimmo dall’angolo in cui la spirale della guerra e del terrore ci chiudeva, e trovammo le piazze. Oggi, l’uomo con la pipa e il passamontagna non c’è più, ha passato la mano, adesso ha un nome proprio. E tuttavia ancora una volta la violenza delle armi prova a coprire la voce di chi risponderebbe ancora con quel lungo elenco, all’odiosa domanda del potere: chi sei?
Ma oggi, prima di rispondere, occorre riallacciare gli scarponi. E riprendere a marciare.”
Da leggere tutto, Marco Assennato su Euronomade.
“Il vero potere distruttivo del terrorismo sta nel portarci a scoprire il male che esiste in noi esseri umani. La grettezza, la barbarie, il caos. E questo è vero sia per i singoli individui che per l’intera società.
Il terrorismo – certamente quello degli assassini di Parigi – non vuole intavolare un dialogo ma sgretolare la società contro la quale opera. Mira a dissolvere i legami e le convenzioni che tengono uniti gli esseri umani a dispetto delle loro differenze e delle loro controversie, a disgregare rapporti creati e consolidati con grande fatica e non sempre con successo tra persone appartenenti a gruppi diversi, ad abolire le aperture del mondo illuminato all’uguaglianza, alla dignità umana, al riconoscimento della libertà di espressione e alla democrazia, che sono fra le maggiore conquiste dell’umanità”.
Da leggere tutto. David Grossman su Repubblica, oggi.
E cosí eccomi qui, nel mezzo del cammin, dopo vent’anni —
vent’anni in gran parte aridi, gli anni dell’entre deux guerres
cercando di imparare l’uso delle parole, e ogni tentativo
è tutto un ripartire dal principio, e un modo diverso di fallire
perché si è imparato a servirsi bene delle parole
soltanto quanto basta a dire quello che non si ha piú da dire, o nel modo in cui
non si è piú disposti a dirlo. E cosí ogni impresa
è un ripartire dal principio, un’incursione nel vago
con strumenti logori che si deteriorano sempre piú
nella grande confusione di sentimenti imprecisi,
indisciplinate squadre di emozioni. E quello che c’è da conquistare
con la forza e la sottomissione, è già stato scoperto
una volta o due, o molte altre volte, da uomini che non possiamo sperare
di emulare — ma non c’è competizione —
c’è soltanto la lotta per recuperare ciò che si è perduto
e trovato e perduto, e ancora: e adesso in circostanze
che non sembrano propizie. Ma forse non c’è guadagno né perdita.
Per noi rimane soltanto il tentare. Il resto non ci riguarda.

(Da East Coker, di T.S. Eliot)

Un pensiero su “TRE LETTURE, FRA LE MOLTISSIME

  1. se posso dare un contributo penso di poter tornare a suggerire per certi frangenti non Il Giornale, ma Il canto di Kali di Dan Simmons, possibilmente fino alla fine(Thugs permettendo)

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