TRE PASSI SOPRA IL PALCO

Dunque: la cronaca della chiacchierata di ieri è qui. Notazioni aggiuntive: il prossimo che sostiene che l’attuale "generazione giovanile" (che barba eccetera) è appiattita sul linguaggio televisivo e pronta a cadere nelle fauci di Dan Brown, è un bugiardo o un pigro (o entrambe le cose). Oppure, celie a parte, ama accoccolarsi sulle generalizzazioni, da sempre il vero cuscino di piume dei preconcetti. Sia.
Sulla Fiera, solo sensazioni: a naso, più visitatori del solito. Come al solito,invece, molti incontri festosi quanto fuggevoli con buona parte di quelle persone con cui abitualmente si hanno contatti solo telefonici o via mail. Più del solito, infine,  l’idea che le cose non vadano poi così male (parlo della curiosità dei lettori e del proliferare di scritture interessanti: per quanto riguarda il sistema, o se preferite la macchina, lascio la parola alle non poche cronache dei non pochi convegni sull’argomento).
Ah: scopro in quel di Torino che la data di uscita di questo è fissata per l’11 maggio. Poi, giuro, vi lascio in pace per un po’ con i Lipperlibri.

21 pensieri su “TRE PASSI SOPRA IL PALCO

  1. Cara Loredana,
    sono Elisa una delle ragazze che ieri ha partecipato al (fantastico) dibattito della fiera (per chiarire: sono la calabrese dai capelli rossi,spero adesso sia chiaro =)).Come promesso ho fatto visita al tuo blog,e devo dire che è veramente interessante.Complimenti!Adesso spero che visiterai il mio (completamente diverso da questo),ho inserito l’indirizzo qui sopra.
    A presto!
    E.

  2. Belle notizie, piacevoli da leggere. Forse il motivo del mio commento è la totale adesione a ciò che hai detto sulle generalizzazioni, che appiattiscono ma fanno tanto comodo a chi ha poco da dire. In fondo le considerazioni generiche scettiche e con qualche cenno del capo sulla poca cultura, sul declino della passione per i libri e sul livello dell’interesse nella gente, soprattutto nei giovani, fanno pseudo-intellettuale con il nasino arricciato e la voglia di creare opinione.

  3. Elisa, il piacere è tutto mio: la discussione torinese, credo, ha superato ampiamente le aspettative di tutti. Vado subito a leggerti.

  4. va bene… allora io sono pigro e col naso arricciato. Questo perché son convinto che i classici vadano letti presto, molto presto. E che se confondi il dovere con il piacere puoi anche dire per tutta la vita che sei un lettore/una lettrice. Ma la verità è che tu leggi loro, ma loro non leggeranno mai te.
    Se compiuti i 20 anni non ti sei “fatto leggere” quantomeno dal romanzo francese e dal russo (TUTTO però, o quasi…), oltre che da quello italiano, è già troppo tardi. L’Università, il lavoro, le incombenze, l’emicrania, lo stress, il Tempo… chiuso. Sei già fuori. E comincerai a piluccare dagli scaffali questo e quell’altro senza in verità poter affermare con criterio se, come, in che misura e perché ti piacciono…
    E poi via coi “generazionali”, i “casi”, i “generi”, e tutto d’un tratto guardi la tua libreria e c’ha due dorsi: Strade blu e Stile libero.
    Punto.
    ;(

  5. Marco, di grazia: dov’è scritto che questa è la regola?
    Parlo per me: a sedici anni io leggevo Ian Fleming e Sanguineti (per mio piacere) e alle mie compagne di scuola che sostenevano che senza i russi non si era veri lettori rispondevo molto male. I classici li ho scoperti dopo i vent’anni, con diletto estremo: e probabilmente mi hanno risparmiato sia l’emicrania sia lo stress.
    Intendo: non c’è un’unica via, uguale per tutti. C’è quella, personale, valida per ognuno di noi, non trovi?

  6. E’ vero, di Einaudi stile libero ne ho parecchi, nella mia libreria, ma non solo.
    Credo che nei tempi del liceo far leggere i classici sia d’obbbligo, MA non solo! Magari tra qualche bel libro contemporaneo, metterci un autore russo, un pavese, un…
    Io i libri che ti “consigliavano” a scuola cui ero costretto li leggevo in due giorni, e poi dimenticavo. Pavese è un autore che amo, ma che ho, come molti altri, riscoperto dopo.
    Credo ci voglia un po’ di elasticità da parte degli insegnanti.
    (ad esempio un’insegnante ha letto con entusiasmo dei racconti scritti da un giovane scrittore non ancora affermato, portati da uno studente-fratello di un amico dello scrittore in erba- e li ha fatti leggere alla classe. Sono piaciuti molto, forse è piaciuta anche solo l’idea. naturalmente quei racconti erano miei eh eh eh).

  7. I ragazzi del convegno erano delle schegge. Straordinari tutti ed assolutamente radicati nelle losro scelte.
    Ho sempre pensato che occorra leggere quello che ci interessa, che ci richiama. Che lasciare un libro che annoia è cosa buona e giusta e che si può arrivare a 50 anni essendosi rifiutati di leggere i classici russi, ma avendo letto tutto il novecento.
    Ed ancora credo sempre che gli unici libri che non si devono leggere sono quelli scritti male.

  8. Parmi che il signor marcov. sia il gemello di Alexdrastico, forse,
    che na categoricità così da ‘n po’ non la vedevo, anzi non la leggevo.
    Eppoi sono curioso di sapere quanti e quali son il classici che lesse nei suoi giovani anni eppoi come si fa a farsi leggere dai romanzi.
    Io a farmi leggere da Proust ci ho provato, ma lui non ci è riuscito, poverino, anche perchè ho saputo che era morto da ‘n po’.
    MarioB.

  9. mmm vado di difesa d’ufficio? giusto un po’. D’accordo,stile libero pubblica me e dunque un certo danno alle patrie lettere ne verrà, ma nel solo 2005 per esempio ha pubblicato Il cuore nero di Paris Trout di Dexter e Il maestro della notte di Bai Xianyong, a mio avviso due capolavori. Non credo molti altri editori detti “colti” abbiano fatto altrettanto.
    Sulle regole di lettura, bah! Adoro i russi ma mica tutti e, per dire, a 17 anni certe cose non riuscivo a leggerle. Lo straniero di Camus per esempio ho provato a iniziarlo tre volte e mi aveva sempre annoiato. L’ho ripreso a 24 anni e mi ha lasciato senza fiato.

  10. .. ammetto di essere stato un po’ drastico, però bisogna pur interpretare certi dati: interpretarli sociologicamente, antropologicamente.
    Ad esempio, nella mia piccola cittadina si sta verificando da un paio d’anni un fenomeno curioso – almeno per noi.. – e irritante: una selva di ragazzine e ragazzini devastano con inesorabile costanza le mura esterne della biblioteca comunale (è un palazzo del ‘600 in centro storico, in una vietta poco trafficata) con “tags”, scritte, piccoli murales, e soprattutto l’hanno trasformata nella loro bacheca di “tvumdb”, “taittmsc” (ti amo io e te tre metri sopra il cielo) e via dicendo.
    Ora, io con questi questi ragazzini c’ho parlato. Prima con calma, poi minacciandoli di pedate nel sedere (e qui ha funzionato un po’ di più), cercando di far comprendere loro che riempire di firme, scritte, spray, il muro della biblioteca era meno interessante che entrare nell’edificio e farci un giro (perché no?).
    Il risultato è stato disastroso: si sono catapultati nella sala ragazzi (dove stanno anche i bambini piccolissimi per la lettura animata delle favole..) e l’hanno trasformata in un bivacco. Sono stati cacciati. Nonostante turni speciali della polizia municipale, lettere ai genitori, e persino la vigilanza attiva degli abitanti del quartiere – i quali non sopportano la vista dello scempio contro le mura di un palazzo antico e meraviglioso, e per di più accogliente, tutt’altro che inaccessibile) – questi ragazzini continuano a devastare il muro. E con che cosa?
    Con una infinita variazione sul tema mocciano. Praticamente, leggendo quel muro, è come avessi letto i due libri.
    Ora…
    Alla loro età (12-13-14 anni) ho cominciato pure io a fare lo sciocco. Ricordo però come mi “cambiarono” libri come “Il vecchio e il mare” – non lo dimenticherò mai, nell’edizione scolastica, vecchia e consumata, con le figure al tratto nero – oppure “L’isola di Arturo”. Probabilmente il romanzo che mi ha spinto a scrivere una “recensione” (allora neppure sapevo cosa fosse e scrivere non mi piaceva).
    Il senso del bello. Del prezioso. Una sintonia con il bene, materiale, spirituale, che, se non altro, mi ha aiutato non poco nell’avere una istantanea, anche se confusa, adesione a quelli che qualche anno dopo avrei definito “valori”.
    Se leggere ossessivamente questi libri di Moccia non aiuta dei ragazzini nemmeno a “sentire” l’Altro, ad essere incuriositi da una biblioteca (!! dove sanno bene che ce ne sono molti altri)… a cosa serve quella lettura?

  11. una risposta breve. non so e non credo che un libro (qualsiasi, non solo i due di Moccia) possa o debba cambiare le (cattive) abitudini della gente. farla riflettere per 5 minuti è già tanto. le bravate di quei ragazzini, poi, non sono dovute alle cattive letture, immagino, ma alla cattiva educazione. e le scritte inneggianti a tre metri ecc. rappresentano solo la classica operazione di emulazione e mimesi che a quell’età si compie per farsi accettare da un gruppo. anche lì, la lettura ha poco a che fare.

  12. caro marco v,
    il vecchio e il mare ti ha cambiato perché “dovevi e potevi” cambiare,
    altri non lo possono e non ci riusciranno mai e moccieranno o mariadefilipperanno fino a 90 anni o fin che i cieli lor daranno tempo.
    MarioB.

  13. Marco, aprendo la discussione a Torino, io ho sostenuto una tesi: ovvero, che trovavo non pertinente, non vera e non giusta, l’idea di una letteratura “verticale”, laddove la base della piramide è fatta da Moccia e Dan Brown, e la punta da Kafka. Credo, invece, ad una orizzontalità dove Moccia sia accanto alla Morante. Come è per ciascuno di noi, del resto: molti anni fa, Umberto Eco disse celiando – ma non troppo – che non era vero che i cosiddetti intellettuali leggessero fumetti al mare, per rilassarsi, ma che li leggevano tutto l’anno, insieme a Morin e Debord. Oso, infine, una provocazione: il senso del bello, forse, viene anche non trasformando il medesimo in un tempio intoccabile…

  14. l’idea degli autori uno accanto all’altro mi ricorda la battua di Woody Allen: “…E un giorno il lupo e l’agnello giaceranno insieme. Ma l’agnello non dormirà tranquillo”.
    Io sarei anche d’accordo con una visione trasversale del mondo della lettura (e della letteratura): poi ci si intende sulla distanza che separa gli autori orizzontalmente disposti…
    E penso che non sia argomento di discussione interessante.
    Tuttavia, resta sempre la questione del “gusto”. Il gusto è un affare complesso, stratificato, mutevole: non è dato di afferrarlo per sempre. E’ talmente importante che è in grado di modificare la ricezione universale (o quasi) di un testo al di là del suo valore oggettivo.
    Persino Shakespeare e Dante non sono passati indenni dal gusto: il Settecento (penso a Voltaire) li ha considerati “barbari” (l’inglese, in particolare).
    Attraverso quel “gusto”, noi però possiamo dare giudizi importanti su di un’epoca.
    Guai se non ci sentissimo in grado di valutare il gusto di un’epoca dalla sua ricezione di un testo e da lì non provassimo a dire qualcosa su quella stessa società, sulle sue dinamiche.
    E allora, è inutile girarci attorno: i 40 milioni di libri di Dan Brown – con i terrificanti tour sub-culturali nei quali centinaia di migliaia di turisti tormentano le guide del cenacolo vinciano (per sapere se “quello lì a sinistra è non è una donna”!), i frati di una decina di conventi e chiese di mezza Europa, ai quali viene chiesto senza il minimo senso del ridicolo se per caso non abbiano mai nascosto da quelle parti l’Arca dell’alleanza o un tesoro templare – come il successo dei Protocolli dei Savi anziani di Sion (un long seller nel medioriente, ma anche in Giappone, ad esempio)… mi dicono o non mi dicono qualcosa di importante (inquietante) sulla nostra società? Quel successo, ci dà o non ci dà la facoltà di valutare la società che l’ha determinato anche in termini non propriamente consumistici, bensì politici, antropologici?
    Se la risposta è sì, allora, si parva licet, anche il successo clamoroso di Moccia non ci deve intimidire. E se qualcuno pensa che sia l’ennesima dimostrazione dell’imperio dell’effimero, del superficiale, del disastrosamente sciatto e incolto, del fallimento della Scuola… lo dica.
    Non farà una bella figura, ma probabilmente ci azzecca. E magari i Posteri saranno con lui più teneri di quanto non lo siamo con Voltaire.. 😉

  15. non vorrei turbare i sonni di elencando il minestrone delle mie ultime letture. In genere preferisco iniziare e finire un libro per volta, adesso invece sono alle prese con ‘la luna è una severa maestra’ di Heinlein, ‘le affinità elettive’ e nel frattempo ho finito un libro di F. Vargas i due di David Maiden e sono oltre metà di un Charyn recuperato in bancarella. L’unico classico è il Goethe e ti assicuro che non lo sto leggendo tanto per evitare il senso di colpa nel leggere gli altri 🙂 Che poi tutte queste verdure siano di mio gradimento è altro paio di maniche, di certo rallentano il momento in cui mi deciderò a iniziare il Dies Irae di G.Genna.
    Non sto benissimo, ma non mi sento neanche tanto messa male, si riesce a leggere anche così e ti assicuro che non vengono i brufoli.
    Mi situo in basso in una scala di valori (quali?) che identificano il ‘giusto’ lettore? ammesso che tale scala esista permettimi di sceglierne un’altra. Non contesto il tuo approccio alla lettura, vorrei un minimo di rispetto (o indifferenza) anche per il mio e quello di altri. A furia di leggere commenti sull’importanza della letteratura ‘alta’ tra un pò mi dedicherò totalmente a quella ‘bassa’ solo per il gusto di fare un dispetto. Ho dimenticato di dire che leggo anche i fumetti e quindi sono già con un piede nella fossa degli scarsamente letterati.
    Su Dan Brown e sulle schiere di devoti alla sua versione dei tesori templari e delle Marie Maddalene posso darti ragione sino a un certo punto. Ho verificato l’esistenza di questa infezione anche in persone insospettabili, cioè provviste di titolo di studio, che davanti a un manuale di Storia non esitano a chiedersi quale sia la scuola di pensiero a cui appartiene l’autore. Sono quindi stupita quando si bevono pedissequamente un giallo come se fosse un testo attendibile cercando pure riscontri che non esistono (salvo, ehm, la versione tra il comico e il becero -che spesso coincidono- dell’Opus Dei e di certo vaticano :-).
    L’unica spiegazione che mi sono data (non in assoluto, ma per alcune persone che conosco) è che loro in quello che dice il libro di Dan Brown Vogliono credere. Quali siano le ragioni profonde non mi è dato sapere. Posso solo ipotizzare che nel libro alcuni trovino conferma della pessima opinione che si sono fatti del cattolicesimo e delle sue beghe. Devo chiarire a questo punto che la lettura di molti libri (anche di soli classici) non determina l’agire delle persone. Ci sono pessimi soggetti eruditi e ottime persone semianalfabete. Mi è dato di conoscere esemplari del primo e del secondo tipo, ahimè. E’ vero che i libri possono diffondere pessimi pregiudizi (citi giustamente i protocolli), ma per bersi acriticamente il contenuto è necessario rinunciare a qualsiasi capacità e strumento critico. Ed è quì la vera differenza, non tra lettori di cose buone e lettori di bocca buona, ma tra chi legge senza elaborare e chi invece si pone qualche dubbio.
    Se si procede in questo modo si può trarre un pò di sangue non solo dalle rape, ma persino da un Topolino e dal suo amico Pippo, per non parlare poi della banda Bassotti 🙂
    besos
    ps: scusate la scrittura: l’ora è tarda, la mente imbolsita, le letture poche e ben confuse.

  16. Spettatrice, tesoro, mi trascuri da molto tempo. E inoltre… che ne sai tu dell’Arizona? La risposta, ovviamente, è dentro di te, solo che è sbajjata. Controlla quella giusta nel mio blog:-/

  17. Lucio, darling, no, non ti ho dimenticato. Ti leggo quasi quotidianamente e ti trovo in ottima forma. Ogni tanto soffro di vertigini a guardare le tue foto in montagna 🙂
    Per quanto riguarda l’Arizona non saprei, di sicuro hai ragione sulla risposta che è in me e che è sbajjata. Dalla risposta mia di me viene in mente che per completare il quadro alla tua capinera serve un pizzico di Arizona Dream e un qualche fotogramma del Kusturica film: il minestrone acquisterebbe un gusto piccante in salsa triste e bizzarra. La capinera in Ari-zona non ne avrebbe bisogno? e tu chi sei, scusa, per dirlo?
    besos
    p.s. sono sicura che un fotogramma di Gionny Deep farebbe la sua porca figura 🙂

  18. A lolip
    bella la tua introduzione al Mozart non sacralizzato (su Carmilla per chi volesse favorire). Me gusta. Non sapevo che l’Amadeus fosse declinato in così tante salse (dai continui rimandi al cibo spero sia chiaro che non vedo l’ora di mangiare qualcosa), sono quasi commossa 🙂
    A marco v
    Visto che si parla di libri ne propongo uno che ho scovato in rete ed è disponibile in versione pdf. Alcuni di quei lettori acritici di cui si parlava sopra farebbero bene a leggerlo soprattutto in abbinamento a testi come ‘i protocolli’ o la tristissima trilogia Fallace, e perfida, di una certa signora italica che allo spirito dei ‘protocolli’ ha poco da invidiare. A mio avviso fornisce qualche spunto critico sulle motivazioni di atti, pensieri, opere e omissioni non necessariamente letterarie, ma squisitamente umane, anzi di potere.
    Posso sbagliare, in ogni caso si tratta di un libro, a gratis, in rete. Accomodatevi.
    il link:
    http://www.informationguerrilla.org/rd.php/www.
    gaffi.it/document/
    upload/Sassi/LeSetteMe
    nzogne.pdf
    Visto che ci sono ne aprofitto anche per segnalare un link sull’importanza del prossimo referendum con un articolo che illustra benissimo i meccanismi da ventennio presenti nella nuova costituzione che passa sotto il leggiadro nome di ‘devolution’. Che c’entra? non so, ma visto che anche la costituzione è un testo nazionale e di qualche peso, un minimo di strumenti critici per capire in che merdaio ci stanno cacciando (e senza nessuna informazione) non guastano. Please, leggere attentamente, in caso di entrata in vigore sarebbe bene non sostenere la tesi: ma io non lo sapevo, credevo fosse uno scherzo alla D. Brown.
    http://www.informationgue
    rrilla.org/rd.php/www.
    resistenze.org/sito/os/
    ip/osip6d29.htm
    besos y besitos. Vado a inabissarmi nel piatto di pasta e nelle letture

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