UN APPELLO

Questa volta non esprimo giudizi, ma li chiedo. E non per evitare un flame, che probabilmente ci sarà comunque. Invece, voglio capire. Voglio capire perchè, come dicevo poco fa, al telefono, con Giovanna, la satira è ossessionata dal corpo, come tutta la società che ci circonda:  e dunque fa della statura, delle eventuali imperfezioni, dei fluidi organici e delle corporali necessità il proprio bersaglio.
E’ facile, fa ridere. E’ anche, davvero, un gesto politicamente e culturalmente significativo?
Voglio capire.
Voglio capire come mai un disegnatore come Alessio Spataro, che ha realizzato un magnifico libro su Federico Aldovrandi, usi, nei confronti di Giorgia Meloni, questo metodo.
Voglio capire perchè, sul  blog dove viene pubblicata la serie della “Ministronza”, i commenti siano di questo tenore (“Mannaggia, non si può fare satira contro una donna! Maschilisti e volgavi! Se è una becera fascista, ignorante come una capra e che campa a scrocco senza alcun merito deve comunque essere venerata in quanto portatrice di utero, cribbio. PD, partito di decerebrati”; “guai a toccare un esponente della casta! se poi è una donna, l’etichetta di misogino maschilista è certa!noi maschi non ne possiamo più (e anche molte femmine che io conosco)”; “Solidarietà a Spataro contro l’aggressione femminista del PDL e del PD. Cos’è, contro i politici maschi si può dire tutto (ed è giusto così), ma contro le politicanti portatrici di Sacra Vagina non si può dire niente ?”).
Voglio capire se ha ragione un giornalista che stimo come Alessandro Gilioli a fornire la sua solidarietà “a prescindere”.
Voglio capire perchè, pur essendo assolutamente contraria alla prassi politica, alle dichiarazioni, alle azioni di Giorgia Meloni, io debba plaudire a questo.
Voglio capire se la difesa di Spataro (essere applaudito anche dalle lettrici) sia valida.
Spiegatemelo voi. Con una preghiera, rivolta ai disegnatori italiani: per una volta, non si ragioni in termine di corporazioni, ma di azioni. E’ di questo che stiamo parlando: o, almeno, è di questo che vorrei parlare.
Grazie.

125 pensieri su “UN APPELLO

  1. La satira è questa da sempre. Nasce così: sgradevole e indigesta per tutti a prescindere. A volte fa ridere, ma non nasce per quello. “Il satirico inquadra il problema e lo mette in prospettiva. Non dà indicazioni su come comportarsi o dire per chi votare, ma fa sì che ognuno si interroghi e cominci un percorso personale di approfondimento” (Luttazzi). A me il sessimo, il machismo e il fascismo non piacciono, ma se vieto a un disegnatore di fare quello che gli pare con i suoi disegni, divento quello che non mi piace. Spataro non ha fatto un manifesto/un volantino/un’azione politica: ha disegnato e stampato. Come viene usato e da chi, quella è un’azione politica, e non ha a che fare con il tipo di lavoro che ha fatto il disegnatore.

  2. Silenzio assordante, Loredana, e non casuale. Chi oserà dire che il fumetto è ignobile, ininfluente dal punto di vista politico, fatto per suscitare qualche ululato del branco? Anche i comici televisivi fanno ridere parlando di tette, cacca e scopate: da sempre è la strada più semplice. Siamo già caduti nella logica del berlusconismo scoreggione, e stiamo usando gli stessi metodi, convinti di essere efficaci. A dirlo ci si becca dei censori bigotti. Ma bisogna continuare a dirlo.

  3. Non avevo letto il commento di Lorenzo Gasparrini. Nessuno ha parlato di censura, e non è un caso che è la prima cosa che viene evocata da chi difende il fumetto. Io parlerei di responsablità di chi disegna questa roba, e di chi la applaude. Responsabilità morale, non civile nè penale. Se si può ancora dire.
    Ps. E Luttazzi non è la bibbia.

  4. Ho trovato questa satira avvilente e disgustosa. Non credo che il mio giudizio sarebbe cambiato molto se la vittima fosse stata un uomo,anche se indubbiamente si nota un certo compiacimento nella volgarità che è tipico degli attacchi alle donne (stupide vacche è un modo in cui spesso si definiscono per sminuirle). Credo che la satira non debba solo stuzzicare gli istinti più bassi (a questo già pensano molti rappresentanti dell’attuale governo…) ma lanciare qualche briciolo di intelligenza: che qui, nonostante tutti i miei sforzi, non ho trovato.

  5. Concordo in pieno sull’ultimo commento di Marina. Tutti gli autori/artisti si sono sempre presi la responsabilità morale del loro lavoro. Se Spataro non lo facesse, sarebbe solo un ipocrita – e tale il suo lavoro. Non concordo in pieno con quello precedente: la Meloni si espone a questo tipo di satira – fondata sul suo corpo – perché sul quel tipo di azioni e di linguaggio ha fondato la sua azione politica. Non è comicità scatologica. Lo sarebbe se riferita, ad esempio, alla Prestigiacomo.

  6. Ma questo, Lorenzo, significa entrare nello stesso “frame” imposto da una cultura che ci ha schiacciato negli ultimi venticinque anni. A insulto rispondo con insulto, a corpo con corpo. Significa non uscirne più.

  7. La presa in giro del corpo è sempre stata una caratteristica della satira, molto prima che nascesse la fissazione del corpo degli ultimi tempi, fissazione che prende il corpo e la sua perfezione molto sul serio; quindi non sono d’accordo che ci sia una fissazione sul corpo da parte di chi fa satira, perché la fissazione per il corpo, semmai, è diffusa e si è sviluppata dopo la satira. Del resto, è vero che il corpo può scatenare il riso, anzi, il basso corporeo e il riso sono spesso stati colllegati perché sono il contrario della cultura ufficiale (pensiamo a Rabelais). Il comico può fare satira in questo modo; può piacere oppure no (a me non piace questa striscia sulla Meloni), ma è una caratteristica della satira usare il corpo, che sia una donna o un uomo il bersaglio. Non vedo quindi perché mi dovrei schierare a favore o contro Spataro o la Meloni. La satira è anche questo, al limite posso dire che non mi piace, ma schierarmi proprio no, mi sembra ridicolo. Tuttavia, in un momento in cui il corpo femminile è continuamente tirato in ballo e usato contro le donne stesse, capisco che una simile striscia possa esasperare ancora di più gli animi. E infatti, quello che davvero mi infastidisce è che chi non è il comico, cioè gli uomini di potere (in senso lato, dai pubblicitari, ai direttori di reti televisive agli uomini politici), usino il corpo, e soprattutto quello femminile, disprezzandolo o lodandolo, per consolidare una gerarchia e, perciò, per continuare ad affermare il loro potere.

  8. Quando la satira ha bisogno di volgarità significa che non è abbastanza efficace. A mio modesto parere quel libro non vale neanche mezza vignetta di Vauro.
    La presa in giro del corpo è normale, a mio parere. Le vignette caricaturali infatti accentuano i difetti delle persone.
    Per par condicio (non politica almeno) c’è da dire che da quando Berlusconi è sceso in campo è stato chiamato nano, ma questo ormai è normale. Prima era soltanto un imprenditore milanese, proprietario delle prime reti private commerciali, della Standa ecc. Quando ha cominciato a stare sulle scatole a qualcuno voilà eccolo che improvvisamente è diventato l’ottavo nano, e non che prima fosse di venti centimetri più alto. Ma è una satira che ci può stare. Lo fa anche Forattini, che non è di di sinistra mi sembra.
    In questo libro di Spataro però ci trovo anche un profondo e volgare maschilismo che francamente mi disgusta.

  9. Sono d’accordo anche in questo, lalipperini; ma non deve essere la satira a farcene uscire, né l’arte in generale. Dobbiamo essere noi, con le nostre azioni politiche. E un libro di fumetti, io credo, non è un’azione politica. Per esempio, usarlo da destra e da sinistra per condannare la libera espressione a fumetti è un’azione politica.
    Non è necessario, se si è politicamente contro la Meloni, plaudire al fumetto di Spataro. Io, per esempio, detesto la Meloni ma non apprezzo il fumetto per questo. Spero solo che, come opera, serva in qualche modo a riflettere sul “fenomeno” Meloni, una terribile versione di fascismo al femminile che usa il proprio corpo e il proprio linguaggio per fare una politica detestabile. Poteva Spataro usare altre immagini, altre epsressioni, un contenuto diverso, meno sessista? Immagino di sì. Ma non l’ha fatto, perché sarebbe stato una satira inutile: non avrebbe centrato il bersagio. E’ la Meloni, insisto, ad usare il suo corpo e il suo linguaggio in quel modo; non mi meraviglio – anche se non mi piace – che la satira contro di lei assuma quella forma espressiva; ma non la considero un’azione politica che aumenta il “tasso di sessismo” che c’è in giro.

  10. P.S. Sono pronto ad ammettere, comunque, che queste opinioni che ho appena espresso possano essere frutto del mio essere maschile, che m’impedisce di concepire (e lo ha fatto anche in passato, da quando sono nato) una forma artistica come violenta nei confronti del mio corpo, anche se in quella modalità è evidentemente percepibile.

  11. (Loredana, di prima mattina codesti argomenti!).
    Io non sono fumettista.
    Devo dire però che sono – rispetto alla vicenda – assai combattuto. Nel senso che l’oggetto della satira, la ministra Meloni è al momento, più che una persona per me, un simbolo di un potere che detesto. Non nego che se una mattina leggessi sul giornale: “esplosa bomba in parlamento nessun superstite”, non starei a percuotermi con la frusta.
    “Figuriamoci” la satira su un ministro. O su una ministra. Questo per dire che non le considero “persone normali” (sia maschi che femmine). Non per partito preso, è il livore e la rabbia.
    Detto ciò, il fatto che la comicità e la satira italiche spesso si aggrappino al mezzuccio di fare battute sulle donne lo trovo avvilente. Non dico che si debba tornare ad una sacralità del corpo, tutt’altro. Però esso viene attaccato a prescindere. Ci sono modi e modi.
    Quando Benigni attacca Ferrara, nessuno si scompone perché ha fatto una battuta su una persona obesa. Perché? Perché non è volgare.
    Comunque tra la mia rabbia dinamitarda contro il potere e la battaglia per “il corpo delle donne”, mi pare la seconda molto più utile.
    E allora inizierei a chiedere: perché hanno pubblicato Spataro?
    Spataro non ha trovato delle vie alternative a sfogare la sua incazzatura contro la Meloni?
    Magari no. Nessuno può biasimarlo. A quel punto, davvero, entri in scena la censura.

  12. Piccolo post scriptum. Pensavo, se Ferrara fosse stata una donna? Le stesse medesime battute di Benigni sarebbero andate bene? Io penso di no. Una Giuliana Ferrara, nella società italica, avrebbe avuto di sicuro maggiore “debolezza” come simbolo e come potere. E le eventuali battute avrebbero dovuto essere ancora più di fioretto. Secondo me.

  13. Loredana io penso che la satira debba colpire, scioccare e anche disgustare se serve. Io ho scritto ieri che le tavole di Spataro a volte sono di cattivo gusto, un paio le ho saltate perché eccessive forse, ma la satira non è roba per educande. E mi chiedo se la questione dell’uso strumentale del corpo per deriderne il proprietario valga, in negativo, anche anche nel caso di Forattini che disegnava Spadolini nudo con un pene minuscolo, o se si ponga anche per Berlusconi ritratto in tutte le pose più disgustose a sottolineare le sue pulsioni sessuali, e se non siamo eccessivamente sensibili alla questione perché ora viene colpita una donna. In tutti i casi invece io trovo che ci sia un messaggio da veicolare e che nel caso del Ministro, che soprattutto prima di ricostruirsi una verginità politica, era una squadrista delle peggiori e usava un linguaggio triviale e violento, sia ancora più evidente proprio perché provoca una reazione più forte. Per quanto mi riguarda ha contribuito a farmi studiare bene il personaggio, ho visto e letto cose raccapriccianti affermate da Meloni e per quelle deve essere colpita. In fondo chi voleva deridere Napoleone non lo disegnava alto poco più di uno sgabello?

  14. Seia, si’. Ma continuo a chiedermi se dobbiamo continuare a giustificare il presente con una storicizzazione della satira.
    Conosco il rischio, e so che indignarsi “di piu'” per un attacco al corpo femminile significa alzare di nuovo le antiche gabbie (mai abbattute peraltro) e di ricacciare le donne nella condzione di vittima.
    Eppure, resta un fatto che, come e’ stato detto, si usano sempre gli stessi argomenti nei confronti delle donne medesime. Resta il fatto che se tutti siamo convinti che ci sia bisogno di narrazioni nuove, questa storia della satira che deve essere per forza zozza e cattiva a me non convince. Che lo sia, ma certo. Eppure, penso che faccia molto piu’ centro il fumetto dello stesso autore su Aldovrandi che qualsiasi politico dal piccolo pene disegnato da chicchessia.
    E non sono un’educanda. Mai stata.

  15. Ekerot, la censura? la critica, semmai, il dire perché non ti piace, ma la censura no.
    A me non piace perché, con tutto lo sforzo che fa per ridicolizzare il bersaglio e il suo corpo, non graffia molto, ma diventa greve a sua volta;
    non mi piace perché scrivere “stupida vacca” è troppo facile, basta attingere alle riserve di maschilismo che purtroppo abbondano;
    non mi piace perché di corpo si sente già parlare abbastanza, tra nani, nanissimi, spilungoni, puzza di sudore, ascelle pezzate, assorbenti per la pipì delle trentenni incontinenti (un mistero della natura);
    ma censurarlo no.

  16. Si può benissimo censurare una vignetta. E non si “censura” dopo, è lo stesso editor a dirtelo prima. Non c’è bisogno di buttare vita l’opera intera.
    Sai quante volte mi cassano battute, o scene perché troppo grette, pesanti, incomprensibili?
    Non è privare della libertà di espressione qualcuno. Mi pare. Forse sbagliomi.

  17. Sì, direi che il punto è che queste tavole sono debolucce, e usano temi bassi in modo poco inventivo. Ma io farei attenzione a dire che il tema basso va evitato in quanto tale, e ha pure ragione Lorenzo a dire che la Meloni in buona misura se lo merita.
    Manca un guizzo che elevi la volgarità giustificandola, inscrivendola in una storia naturale della bestialità, per dire. Qui la si descrive e basta, la volgarità, aggiungendo poco di nuovo. Ma forse dovrei leggere tutto il libro ecc ecc.
    Se levo gi scudi contro Spataro, però, per dire “così non si fa! perché questo argomento è tabu,pericolo” siamo un po’ su posizioni iconoclaste direi.

  18. l’argomento va sviscerato, ci sono molti aspetti che andrebbero analizzati singolarmente, anche se e’ difficile quando tutto diventa parte dell’equazione (vedi anche la discussione al post sulla costituzione nelle scuole). Provandoci, io identificherei i punti seguenti, ripeto da discutere in maniera isolata senza lasciarsi influenzare dalla situazione (soprattutto politica) corrente.
    1. L’uso, nella satira, di materia ‘grezza’, ai limiti del volgare. Ovviamente dipende dai contesti e dalle persone: la satira in fondo ha come scopo quello dello shock, del disagio, del disgusto a volte: se la satira e’ blanda, non offende, non e’ efficace, e’ solo umorismo, si potrebbe dire. Ma c’e’ chi e’ offeso da qualcosa, chi da qualcosaltro. Dipende anche dalle culture. Io vivo in Inghilterra da molti anni ormai, gli inglesi sanno essere infinitamente sublimi e infinitamente grossolani allo stesso tempo. L’umorismo ‘corporale’, mettiamola cosi’, e’ molto piu’ comune qui di quanto non sia in Italia, e anche da parte di umoristi raffinati. Insomma, la questione e’ aperta a discussione.
    2. L’uso di una satira volgare/corporale che ha per protagoniste le donne. Questo mi pare oscillare sul bordo del tabu’, e’ se non altro inusuale, almeno in Italia. Ma sarebbe da discutere se sia giusto o sbagliato che sia cosi’.
    3. L’uso di una satira volgare che ha per protagoniste le donne il cui autore e’ un uomo. Una trasmissione di satira che ha avuto un discreto successo in UK si chiamava “Smack the Pony”, era scritta da tre donne ed era spietata nei confronti di idiosincrasie femminili. Alcuni sketch andavano sul corporale, e potevano essere pesanti. Di nuovo, nel panorama satirico/umoristico inglese non erano inusuali. Ma il fatto che le autrici fossero donne rendeva da un lato la satira ancora piu’ aggressiva, ma dall’altro forse piu’ accettabile, perche’ era un guardarsi dentro piu’ che attaccare un altro. Ma e’ giusto che sia cosi’? Una battuta puo’ far ridere di per se, o e’ solo bella in funzione di chi la dice?
    4. Una satira di cui ai punti precedenti, fatta non in maniera generalista (“le donne”) ma contro una particolare, ben identificabile persona. E’ giusto? Accettabile? Inevitabile se la persona ha fatto cose che si prestano a questo attacco? Ingiustificabile a prescindere? Nei puntatori che ci hai dato, Loredana, mi ha per esempio incuriosito un commento sul blog del libro che dice che l’aspetto grezzo della Meloni nel fumetto e’ stato ispirato da dei suoi commenti “dettagliati” su come sarebbe stato possibile far procreare la povera Eluana. Non saprei dire se siano effettivamente andate cosi’ le cose, ma ho trovato questo un commento interessante.
    5. Una satira come al punto 4, ma in cui la persona in questione e’ un esponente politico. Ci si dovrebbe chiedere se la politica tutta deve entrare nel merito della questione (la destra, la sinistra, il pensiero bipartisan) o se invece la questione deve rimanere nell’ambito del punto 4, come attacco a ‘una’ persona, non importa chi, e giudicare solo quello.
    E questi sarebbero i miei due centesimi di contributo…

  19. Eppure io continuo a pensare che i distinguo siano sempre fondamentali. Qualcuno potrebbe ideare un fumetto simile per Rosy Bindi? O per Emma Bonino? O per Prestigiacomo? O per Gelmini? No, perché la loro azione (o inazione) politica non prevede alcun uso del corpo, del sesso, della violenza triviale, della propaganda celoduristica. Se qualcuno disegnasse delle tavole come quella della Ministronza riferendole a loro, quella si che non sarebbe satira ma sessimo, maschilismo, volgarità pure e squallida e uso del corpo della donna e della sessualità in modo strumentale. La battuta di Berlusconi sulla bellezza e l’intelligenza di Rosy Bindi va in quella direzione e doveva essere stigmatizzata, sempre senza esagerare perchè poi il gioco ci si rivolta contro, ma in questo caso penso che non siamo di fronte ai soliti discorsi contro le donne: infatti se si pensa a come vengono dipinti gli uomini nello stesso fumetto c’è una sorta di ribaltimento dei soliti luoghi comuni sul genere, Alemanno o Fini, sono delle scimmie usate dal ministro, lei li domina e li coordina. C’è del trivio ma è efficace. Poi naturalmente hai ragione sarebbe il caso che la satira prendesse anche altre strade e il fumetto su Aldovrandi è superiore a quello sulla Ministronza.

  20. Posso dire una cosa?
    Secondo me la questione fuorviante è la concentrazione sulla satira, sul linguaggio della satira, e via discorrendo. La satira è un canale, come che ne so il romanzo d’appendice è un canale, come il film d’azione. Mezzi d’espressione della soggettività che si qualifica ed esprime una visione del mondo, una gerarchia di valori, eventuali convinzioni discriminatorie. Noantri de sinistra se troviamo un uomo che dice “donna schiava a letto e chiava” insorgiamo con scandalo sentito, davanti alla satira che rinvia agli stessi contenuti uh la libertà di penziero! uh eh beh fa la satira!
    Perchè oh come glamour la satira, quanto ci fa sentire fighetti a noi radical chic! Le si perdona tutto perchè è ganza di default. E si confondono i confini, perchè l’è tanto fico esse postmoderni, e si delibera di non vedere chi fa una stronzata di bassa qualità da chi la fa.
    Loredana chiedevi come mai ci si concentra sul corpo. La satira in specie dei cretini, è sempre il grande terreno delle proiezioni psicologiche, delle turbe collettive.
    Mica parla della Meloni quello la – perdonate.

  21. Mi sembra una cosa banalissima, un attacco pronto e comodo che funziona a prescindere dal bersaglio, insomma non è satira. Si salva (forse) solo per via della libertà d’espressione, che però non sarebbe nata come libertà di mettere su carta ogni sciocchezza o bassezza così, gratuitamente, senza un perchè. Io credo che oggi sempre di più si identifichi l’umorismo con una specie particolare di umorismo che nasce dal senso di superiorità nei confronti di qualcuno e nella soddisfazione nell’esporne le debolezze. Mi si dirà: la satira questo fa e serve a far sì che la società sia consapevole di tali debolezze. Il problema qui è forse che ormai si ha ferocia senza eleganza e senza motivazione. Ogni sciocchezza, ogni normale, umana caratteristica anche e soprattutto se sempre valida e privata (chiaro poi che il sesso diventi un must, in quest’ottica) viene sfruttata e scagliata contro il bersaglio come un generico, grezzo corpo contundente multiuso, per tutte le stagioni. Diavolo, i cinesi ci hanno insegnato che si può essere molto ma molto più creativamente e sensatamente crudeli di così (e anche molto più penetranti, che è quello che importa, ma assai meno stupidi). Invece si butta giù in un attimo quello che è squallido insulto da bar, non satira ma indistinto sfottò. Non ha arguzia, non ha analisi a monte e non è pertinente. Per questo fa ridere (o meglio fa disprezzare, niente a che vedere con quelle risate che illuminano il viso, questo è un grugnito di scherno, semmai) ma non credo che faccia pensare. Insomma, è un indegno colpo basso e basta.

  22. Zauberei: e bravissima! La satira, spesso, viene usata come uno scudo, e questo è molto pericoloso.
    Seia. Rovesciando la prospettiva, diventa legittimo però dare della bigotta a Emma, come ha fatto Ghedini.
    Insisto, secondo me esiste una cornice, e dentro questa cornice veniamo costretti. Bisogna romperla. Quindi, bisogna cercare altre modalità. Che sono più difficili perchè hanno meno consenso immediato.
    Alle intollerabili affermazioni fatte in precedenza da Giorgia Meloni si risponde con “la Meloni si bagna”? Questo neutralizza la sua azione politica? Incide, in qualche modo, nell’opporsi a essa?
    No. Secondo me.

  23. io credo che a parlare sia la mia fatica, la fatica di vedere una politica ancor più trash della striscia pubblicata, squallida, puerile, volgare, inutile… intendo sia il modo attuale di fare politica che quello che ho letto in qualche pezzettino delle vignette citate.
    però se satira deve essere la preferisco pungente e fustigante come quella di crozza che irride le scepoltaure a dx e sx e che fa fare ridere la dx e la sx (cfr ballarò di questa settimana).
    però dal momento che la questione femminile è lievemente (e uso un eufemismo) in bilico in questo momento trovo faticoso una satira così antifemminile e che cade non sulla critica feroce ma puntuale, ma sul solito trash volgare e pesante.
    Non serve a nessuno, non alla politica, non ai lettori, non alle donne, tuttal’più a farsi pubblicità gratis e a vendere un libro.
    Mediamente triste.
    m.

  24. “Noantri de sinistra se troviamo un uomo che dice “donna schiava a letto e chiava” insorgiamo con scandalo sentito, davanti alla satira che rinvia agli stessi contenuti uh la libertà di penziero!”
    Non sono d’accordo, zauberei. Non puoi fare finta che il contesto nel quale si dicono le cose non conti. Quello è evidentemente un fumetto satirico, e va letto come tale, con il suo bersaglio. Se quella frase un passante la rivolgesse alla Meloni io gli darei contro; ma è stampata su un fumetto evidentemente irridente, e non la tratto allo stesso modo. Credo anche io che il fumetto abbia esagerato con scatologia e sessismo: ma la Meloni questo fa, nella sua azione politica. E la satira è una forma che ingigantisce fino alla deformazione grottesca la realtà, per indurre a una riflessione, non per far ridere. L’Autore poteva fare altrimenti? Certamente, e poteva anche fare meglio. E lo ha fatto, vedi il fumetto su Aldovrandi. Ma ho il sospetto che il problema sia innanzi tutto nel soggetto della satira. Avrebbe senso parodiare fino al grottesco la Meloni facendole dire (e rappresentando) argomenti e situazioni non sessiste e non maschiliste? Mentre la sua azione politica è all’insegna di ciò? Si farebbe probabilmente un’opera ancora più rivoluzionaria e interessante, ma non sarebbe satira. Purtroppo l’autore non se l’è sentita, o non ne è stato capace. Ma questo non mi convince a respingere un fumetto satirico perché poteva essere meno offensivo per chi è il bersaglio del personaggio dileggiato. La “colpa”, se c’è, è di un autore che poteva fare altro e di un “soggetto” che invece non può essere molto meglio di così.

  25. Il fatto è che secondo me non possiamo difendere solo la libertà di dire le cose che piacciono.
    In un paese civile, quando uno fa satira politica su un ministro, bella o brutta che sia la satira e chiunque sia il ministro, non esiste che tutti gli onorevoli e i Tg in coro strillino contro il vignettista. Il vignettista fa la satira che gli pare e i politici stanno zitti, e i telegiornali anche.
    Non mi focalizzerei sulla qualità della satira, ma sulla quantità delle reazioni: molto più emblematiche dell’Italia di oggi.

  26. ..Basta con questa litania continua. Vi state avvitando in un flame che dura da mesi.La satira è politicamente scorretta in modo strutturale. Nelle commedie di Aristofane si ironizza sui comportamenti sessuali di molti intellettuali dell’epoca.
    Fino ad arrivare all’ultimo Vauro su Marrazzo.
    Poi trovo ridicolo che questa polemica trovi accoglienza sulle pagine di repubblica.it, con a fianco miss maglietta bagnata…e dai!

  27. Saint-just, io ho aperto questa discussione sul mio blog, e di miss maglietta bagnata non vedo traccia. Punto primo.
    Punto secondo: qui non si tratta di politicamente scorretto, che è termine che mi ha sinceramente stufato. Qui si tratta, ribadisco, di utilizzare alcune modalità che secondo me non sono neanche efficaci per stigmatizzare un comportamento politico. Bensì di scatenare il branco con la bava che cola dagli angoli della bocca. E’ questo che si vuole? Io no.
    Alessandro. Non ho mai parlato di censura nei confronti del disegnatore: ma in tutta onestà la Meloni bagnata mi indigna quanto l’insulto a Rosy Bindi, a prescindere da chi sia l’insultatore. E proprio perchè, da quell’insultatore, io voglio essere diversa. Il punto è questo.

  28. Allora, lalipperini, mi sembra molto semplice: se non vuoi confonderti a prescindere con i violenti, la satira non fa per te. La satira funziona così: deforma l’esistente ingigantendone gli aspetti per indurre alla riflessione. Se la satira colpisce un violento, è violenta. Se colpisce un sessita, è sessista. Se facesse il contrario, non sarebbe satira: sarebbe critica. Forse la satira non ti piace, e fine lì. L’hai detto: la satira non ti sembra una modalità efficace per stigmatizzare un comportamento politico. Bene, per fortuna ce ne sono altre.

  29. No. Esistono modi e modi di fare satira. L’idea che per essere efficaci si debba, necessariamente, colpire la fisicità e colpirla in questo modo è cosa che si è incarognita negli ultimi tempi.
    Che sono tempi violenti, è verissimo. Ma che non si fermano se non si comincia a dire: “non ci sto”.

  30. Lorenzo, non siamo d’accordo si:) Che cosa vuol dire che siccome è satira allora non posso parlare di brutta satira? (ma poi io qui la satira non la vedo) e ancora non posso parlare di brutta persona? Capisco che io sono un caso clinico: io non tollero manco Vauro.
    Non so Lorenzo. Ma per come sono fatta io se penso una cosa, la penso in tutte le cornici. Come funziona? Non posso dire sporco negro a uno, ma siccome c’è la satira eh lo posso disegnare col labbrone che penzola e che dice “scuza padrone?”
    La verità è che la nostra soglia di guardia in merito alle scorrettezze politiche varia a seconda dei temi. E’ alta per gli ebrei (speremo duri) è nulla per le donne.

  31. Aggiungo una cosa: l’apertura del varco. Ripeto, leggete i commenti al blog di Spataro. Leggete quelli che dicono “noi maschi non ne possiamo più”. Io non credo che Spataro ne fosse inconsapevole: credo, invece, che su un certo tipo di misoginia si faccia – magari senza rifletterci troppo sopra – leva. E’ facile, procura consensi, pacche sulle spalle e “aò, quanto m’hai fatto ride”.

  32. Non sono d’accordo quando dici che ci sono modi e modi di fare satira. Come è già stato detto, la satira deve affondare il colpo, altrimenti sarebbe ironia. Piuttosto, oggi siamo sovraesposti nel quotidiano a questi modi violenti, per cui non li percepiamo più come satira tout court ma reagiamo ad essi perché non accettiamo il modo scorretto, volgare (per temi e argomenti) con cui in genere sentiamo affrontare i discorsi pubblici. Parlerei di “ipersensibilità” ai toni.
    Del resto non mi pare che le già ricordate vignette su Spadolini o su Andreotti suscitassero tanta indignazione, proprio perché il contesto era inequivocabilmente satirico, e non c’era sconfinamento di tali modi nel parlato di ogni giorno.

  33. Ma proprio perchè siamo sovraesposti nel quotidiano la satira può e forse persino deve trovare altre forme che non siano queste. Ci rendiamo conto o no che sta diventando l’alibi perfetto, a prescindere dalla provenienza politica, per tirare fuori il peggio, per tirar fuori, avrebbe detto Gaber, “il Berlusconi che è in noi”?
    Non ne sto facendo una questione di “buona educazione”, non è una questione di essere educatini e civili e prendere il tè col mignolo alzato. E’ una questione ben più grave: e riguarda non solo la satira ma i nostri comportamenti quotidiani. E dunque politici.

  34. Se iniziare a riflettere sulla satira come campanello d’allarme può servire, d’accordo. Ma con l’avvertenza di focalizzare subito il problema nella sua sede opportuna, ovvero in quel quotidiano di cui si diceva. A tale proposito trovo molto più gravi le uscite più o meno ufficiali di certi ministri che non hanno alcun paravento satirico e non vengono mai stigmatizzate a dovere, fluendo così allegramente nei modi del “beneamato popolo”.
    Ma questo è un altro thread…

  35. Non solo è un altro thread ma ci fa scivolare subito nel benaltrismo. Focalizziamo questo problema, che non è affatto piccolo. Quanto allo stigmatizzare le uscite di questo o quello, mi pare che qui si faccia non di rado. E io rispondo, in questo caso, per questo blog.

  36. @seia
    Tu dici:
    >>nel caso del Ministro, che soprattutto prima di ricostruirsi una verginità politica, era una squadrista delle peggiori e usava un linguaggio triviale e violento, sia ancora più evidente proprio perché provoca una reazione più forte. Per quanto mi riguarda ha contribuito a farmi studiare bene il personaggio, ho visto e letto cose raccapriccianti affermate da Meloni e per quelle deve essere colpita.>>
    Mi interesserebbe sapere quali sono queste affermazioni squadriste della Meloni. Immagino si riferiscano al periodo pre-ministero, perché non mi pareva che rispetto che so alla Santanché alla Brambilla o alla Lussana avesse fatto dal Ministero dichiarazioni così palesemente disgustose o violente. Non so, sono pronta a ricredermi, forse ero distratta, se hai qualche link da segnalare mi ci applico…

  37. Piccola parentesi. Spinto dall’entusiasmo che ha creato il post, sono andato un po’ indietro nel tempo e nella teoria.
    E mi chiedevo: ma cos’è la satira? Orazio, Ariosto, Giovenale, Marziale…
    E mi viene in mente il brano che io reputo più riuscito di satira politica in tv degli ultimi anni. Ossia Guzzanti che fa Rutelli con la voce di Alberto Sordi. Poi leggo in giro che “la volgarità” è lo strumento della satira. E di certo, quel pezzo non è volgare. Allora non è satira? Non castigat ridendo mores? E’ comicità? Dov’è il discrimine?
    Magari non serve tutta sta roba teorica, però forse quando usiamo certe parole ambigue la discussione si arena…

  38. Per la Lipperini, non facciamo finta di non capirci .Certamente questo blog e il post di apertura sono i tuoi. Ma su Repubblica .it c’è una campagna bipartisan (degna di miglior causa) contro questo fumetto.
    Credo che mettere sullo steno piano un autore di satira e il nostro Presidente del Consiglio testimoni lo stato di confusione in cui siamo precipitati. Come scriveva giustamente D’eramo sul Manifesto siamo al Truman Show e non alla critica del potere e dell’uso della sessualità..
    P.s: Benaltrismo mi fa accapponare la pelle quando lo usano gli ” illuminati” commentatori del Corriere, usato in questa sede mi sembra improprio..

  39. Due considerazioni sulle dichiarazioni di Spataro al “Corriere”.
    «Sulla biografia che ha sul sito del ministero dice di essersi diplomata in lingue, ma se è uscita dall’alberghiero?»
    E allora? Un diplomato dell’alberghiero non può iscriversi a lingue? Spataro crede che all’alberghiero non si studino le lingue, che com’è noto non servono per lavorare in un albergo? Posso presentare a Spataro insegnanti di lingue che hanno lavorato negli istituti alberghieri, avrebbe molto da imparare. Soprattutto nei confronti di chi ironizza su questi studenti provenienti dai ceti più bassi della società, quelli che un tempo si chiamavano “proletari”.
    2. «C’è gente che non si vergogna di cose ben peggiori, perché mi dovrei vergognare io?»
    Perché ognuno deve vergognarsi delle proprie cazzate, prima di pensare a quelle altrui: se il mio vicino di casa stuprala figlia questo non mi autorizza a picchiare mia moglie. Giustificazioni come queste sono pane quotidiano tra i politici “Porta a porta”: da Spataro mi aspettavo argomenti più raffinati di quelli di un Taormina, un Dell’Utri, un Ghedini.
    Infine: leggo nel suo blog che i commenti sono interdetti a fascisti, omofobi, sessisti e ascoltatori di musica reggae. Beh, non ci vuole una laurea in comunicazione per capire che se è serio, aggiungere il reggae al razzismo o all’omofobia fa cadere nel ridicolo il messaggio politico, e se l’intento non lo è, equiparare il reggae all’omofobia qualifica l’autore dell’equiparatore come un fancazzista.

  40. Sono d’accordo con Zaub e con Loredana, non mi pare di poter dire di più e meglio.
    Il fatto poi che si faccia fatica a distinguere tra satira e realtà, la dice lunga sulla realtà ma la dice pure lunga sulla satira.
    Se non c’è più differenza e smarcamento ma solo continuità, a che serve la satira? Blob è decisamente molto più efficace.

  41. Saint-Just. Le dichiarazioni bipartisan sono ovunque, non solo su Repubblica.it: basta un giretto su google. E, sì, questa volta sostengo la causa: occuparsi di un fumetto non è qualcosa di secondario. Determinati atteggiamenti passano in tutti i luoghi dell’immaginario, non solo attraverso la televisione.
    Quanto al mettere sullo stesso piano un Presidente del Consiglio e un disegnatore più o meno indifeso: io sto parlando di azioni. E certamente le azioni del Presidente del Consiglio sono di assoluta (ben altra, va bene?) gravità. Ma tralasciare tutto il resto per concentrarsi solo su quelle è miope, inutile, controproducente.
    Come giustamente dimostra Girolamo al punto due del suo commento.

  42. Va beh, mi avete fatto appasionare al tema, ecco un’intervista di Spataro, che non mi sembra uno sprovveduto o un fancazzista..
    Intervista a Alessio Spataro, autore de “La Ministronza”
    Polemiche bipartisan per il nuovo libro di Alessio Spataro
    Utente: nuvoleonline
    12 / 11 / 2009
    Un coro di indignazione da parte di tutto il Parlamento ha segnato l’uscita del nuovo libro di Alessio Spataro, “La Ministronza” (GRRRzetìc Editrice), dedicato alla biografia del ministro della gioventù Giorgia Meloni. Partita dal quotidiano Il Secolo, la notizia che un libro a fumetti osi coinvolgere un ministro della repubblica per di più donna al centro di una feroce satira ha fatto il giro di tutte le testate giornalistiche creando grande clamore in cui la vocazione censoria di tutto l’arco parlamentare mostra ancora una volta quanto sia viziato il mondo della comunicazione nel nostro paese.
    “Parlano del mio libro per non parlare dei progetti di legge di sostegno alle comunità giovanili da parte del ministro che nascondono finanziamenti governativi a realtà come Casa Pound ed altri covi fascisti” spiega l’autore ai nostri microfoni: la politica usa il clamore causato dall’uscita del libro per nascondere e non parlare delle cose che fa, per ancora una volta deviare l’attenzione dei cittadini dai problemi reali del paese.
    Links Utili:
    La Ministronza – Il blog
    Il sito di Alessio Spataro
    Il sito di GRRRzetìc Editrice
    Fortezza Europa – Storie di mura e di migranti
    Buffo come ancora una volta quella che dovrebbe essere l’opposizione sia cascata nel gioco voluto da Il Secolo, accodandosi alla polemica e accettando paragoni assurdi, come quello secondo il quale Spataro sarebbe autore “misogino” paragonandolo alle celebri battute del Presidente del Consiglio rivolte ad una parlamentare di spicco della parte “avversa” (mai virgolette furono più ponderate). Ma il gioco delle parti finisce qui: Alessio Spataro non è presidente del Consiglio ma bravissimo autore di satira e di fumetti, come il suo curriculum fa ben vedere. E La Ministronza è un ottimo libro di satira politica, genere sempre più scomodo in questo paese.
    E pensare che è proprio qui che negli anni ’80 abbiamo visto nascere Il Male e Cannibale…. Come segno di stile, che i politici nostrani dovrebbero imparare ad avere almeno un pò, oltre che il primo episodio de La Ministronza vi offriamo come allegato a questo articolo anche la storia del 2006 Blutto!, contributo di Alessio Spataro al volume dello Sherwood Comix Festival Fortezza Europa (Coniglio Editore, 2006), in cui nel mirino della satira finì un esponente di parte totalmente avversa al ministro Meloni.
    Perchè la satira che ci piace è solo quella senza censure, sempre.
    Claudio Calia

  43. Non conosco personalmente Spataro, ma in uno dei blog a cui collabora, in questo caso con un altro autore, c’è questa vignetta. Dell’altro autore, nel caso, ma visto che condividono il sito, suppongo che non sia sbagliato parlare di un’affinità di intenti.
    http://ibaffi.blogspot.com/2009/10/lucholibre-family-style.html
    Bene. E’ satira, senza dubbio. Con i figli di Marrazzo, in questo caso. E’ divertente? No. E’ intelligente. Nemmeno.
    Continuare a ripetere il mantra della satira come genere scomodo “in sè”, assolvendo TUTTO quel che c’è al suo interno, di livello alto medio o bassissimo, non fa bene alla satira, non fa bene a nessuno.
    Quanto al “per di più donna” usato dall’intervistatore, temo si commenti da solo.

  44. Non credo che la satira cerchi assoluzioni, sa di essere graffiante e vuole esserlo. Quanto a ciò che c’è al suo interno, è questo il problema: ma è tale a prescindere dalla satira. Quando dicevo che non si stigmatizza mai abbastanza, non pensavo al blog, ma alle levate di scudi bipartisan che per certi argomenti si fanno e per altri no. In particolare a me vengono in mente certe espressioni scurrili e offensive che vengono utilizzate dai nostri governanti, quelle che inveleniscono i dibattiti e manifestano solo una volontà di sopraffazione verbale, quando non fisica, dell’altro. Ed è questo essere ormai abituati ai toni, come dicevo prima, che ci fa scattare, pavlovianamente, il campanello d’allarme, facendoci percepire anche la satira come intollerabile.

  45. Saint-Just, “read my lips, please”:
    Se Spataro è serio quando vieta a fascisti, omofobi, sessisti ecc. di commentare sul suo blog, estendere il divieto agli “invasati del reggae” butta nel ridicolo quanto precede.
    Se non è serio, è un fancazzista, perché tale è chi mette sullo stesso piano fascismo, omofobia e reggae.
    Questo ho detto.
    Non è un fancazzista? Allora è uno poco attento alle parole che usa. Però è anche poco attento a quelle che scrive, perché un errore si corregge.
    È uno che c’è, o uno che ci fa?
    Sinceramente non me ne importa molto.
    Mi importa più sapere che queste cagate (tanto per essere politicamente corretto anch’io: tanto è satira, e la merda è sempre stata usata per fare satira) faranno la gioia degli avvocati difensori dei poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi, che avevano tuonato in requisitoria finale contro il romanzo fumetti.

  46. Credo che ogni tempo abbia la satira che merita: forse che Dante era meno stato meno delicato con i suoi concittadini? Si era forse autocensurato? Non mi pare. Oltretutto scrisse in un contesto che faceva percepire molto più densa di significato la collocazione infernale riservata a papi (!), sovrani & C.
    Sostanzialmente concordo con te quando dici che tutto questo ci deve allarmare. Ma guardiamoci bene dentro: se tutto questo fa emergere il peggio di noi, non è probabilmente un caso: e probabilmente abbiamo i governanti e i satirici che ci meritiamo… quanto al tuo impegno grazie comunque perché per migliorare bisogna avere il coraggio di guardarsi bene dentro, sino in fondo!

  47. E no Girolamo ,anche tu no. Usare dal punto di vista delle fonti la requisitoria degli avvocati difensori dei poliziotti responsabili della morte di Aldrovandi non è degno di un ricercatore come te.
    Più continua questa discussione , più mi convinco che sia nata proprio su binari sbagliati.
    Consapevole di non essere benaltrista vi ricordo che abbiamo il peggior sindaco dall’epoca del podestà e il governo più di destra d’Europa.
    Quindi disegnare la Meloni contornata da topi di fogna non fa effettiamente ridere…
    Perchè purtroppo i ratti sono in giro per Roma a picchiare omosessuali,lesbiche,immigrati.
    Chi è solidale con la Meloni è un ipocrita.

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