UN NOME, UN DESTINO

A proposito di bavagli.  Conoscete la storia della circolare Limina (limina sta per soglie/confini, se non ricordo male)?
Questo video fornisce un efficace riassunto. Anche questo articolo.
E qui c’è l’appello. Buon martedì.
Ps. Mi giunge questo link. Le principessine Disney parlano. Leggete cosa dicono, sì?

16 pensieri su “UN NOME, UN DESTINO

  1. Sì, ed E-liminare vuol dire “togliersi da casa”… circolare mafiosa anzichenò, e direttiva non dissimile da certe diffuse nel settore privato – mi subito viene in mente Trenitalia, chissà perché.

  2. Pare che la Disney, prendendo spunto da Limina, abbia appena emanato una circolare analoga rivolta alle Principesse: se persevereranno con queste insinuazioni lesive per l’immagine della casa madre potranno incorrere in pesanti sanzioni, fino a tre giornate di interdizione dal ballo di corte.

  3. Ragazzi però non esageriamo. Le favole da cui sono estrapolate le principesse disney sono figlie di tempi passati e per ovvi motivi “propugnano” il tema della fanciulla in cerca di principe che la accudisca. Volendo si potrebbe porre l’accento su ben altre caratteristiche (la terribile forza di volontà della sirenetta, il senso di sacrificio di Belle, la nobiltà d’animo pur nell’umiltà di vita di Cenerentola etc. Aurora, ecco, aurora… ha il sonno pesante. Ma lì son le fatine e la strega che fanno la storia). Non credo che l’operazione commerciale Disney fatta col brand delle principesse punti a diffondere messaggi comportamentali.
    …Anche se mia figlia ha una bambolina di Belle, molto carina. Dice una serie di frasi. La prima volta che le ho sentite sono inorridito: parla di spazzolare i capelli e di gioielli che brillano, e di mettere le cose più carine per farsi belle come regine. Ecco, questo tipo di messaggio probabilmente lo veicolano consapevolmente (anche perché poi spinge a comprare tutto il resto del merchandising).
    Boh, forse avete ragione voi.
    Però non colpevolizziamo le fiabe. Facciamone di nuove e rovesciamo i cliché, magari.

  4. Ema ma le fiabe originarie magari sono bellissime (anche se hanno spesso una crudezza ben diversa dal melenso disneyano). Il problema è che oggi si continua a riproporle: e non parlo delle storie, la storia è secondaria, è che quello che si vende è il personaggio, in cui le bambine poi si identificano e che aspirano ad emulare (appunto che dice a tua figlia dai agghindiamoci ecc. ecc….). Cioè si può sognare e emozionarsi anche con eroine un po’ più emancipate no?

  5. Particolarmente acuta l’osservazione su Belle nel quadretto delle principesse.
    Apparentemente e’ la piu’ “emancipata” del gruppo. Infatti anche nei commenti sotto qualcuna protesta: e’ coraggiosa e indipendente, e’ intelligente, legge, rifiuta il “tronista” del paese per cui le altre spasimano…
    Pero’ il punto e’ sempre quello, anche se non ci si riflette su. (A me, ad esempio, la favola della Bella e la Bestia piace molto).
    Il punto e’ che la donna deve essere comunque bella.
    L’uomo puo’ anche apparire brutto, prepotente, scontroso, trovera’ una donna che sapra’ leggere nel suo cuore e guardare oltre le apparenze,e se necessario, riportarlo alla dolcezza e alla bonta’.
    Ma il contrario?
    Come esempio contrario mi viene in mente solo la bisbetica domata. Peraltro viene descritta come bella, se no con quel carattere il tipo col cavolo che se la filava.
    E peraltro la sua “redenzione” avviene con la sottomissione. Anche andando per le spicce.

  6. Mi butto nel primo post sul tema semplicemente per rispondere a Ema e per farle notare che modelli alternativi di fiabe o meglio di film d’animazione esistono. Non a caso nei commenti presenti nel sito in cui è pubblicata la immagine delle principesse Disney si citano i film di Myazaki dove i ruoli dei personaggi – sia maschili che femminili direi – sfuggono regolarmente agli stereotipi di genere sistematicamente ribaditi nei film Disney (ma in generale direi nella gran parte dei film mainstream di produzione statunitense). Stando in tema sirenette, basta guardare a come sono presentate e a come agiscono la madre e la protagonista in Ponyo. Insomma un’altra fiaba è possibile (anche al cinema)! Oltretutto, Myazaki esce anche da una altra serie di stereotipi non solo di genere ma anche narrativi di semplificazione etica (ci sono davvero buoni o cattivi nei suoi film?) e di intreccio (le sue storie – che peraltro nella mia esperienza i bambini riescono a seguire molto bene – sono sempre molto più complesse della storia standard Disney). Non è forse un caso che una delle prime cose cui mise mano questo signore fu Heidi…

  7. Si scrive così e in effetti è un caso ancora diverso: invece di ignorare completamente gli stereotipi come fa Myazaki (che si colloca proprio in un “altro mondo”) Shrek gioca sugli stereotipi Disney per ribaltarli. Qui mi si apre un enorme dubbio: il ribaltamento degli stereotipi qui effettuato li scardina o in effetti alla fine li riafferma implicitamente?

  8. Ecco… non sapevo esprimermi così bene ma era quello il motivo della mia domanda.
    In effetti, per esempio nel Castello errante di Howl, è la ragazza (che non è una ‘bellissima’ ma una normale ragazzina) a subire una trasformazione che la imbruttisce, e poi a vincere il maleficio grazie all’amore per/di Howl. Mi perdonino gli amanti di Myazaki per questa eccesiva semplificazione 🙂

  9. @Giorgio: Shrek strapazza gli stereotipi Disney, ma non è per bambini; o meglio i bambini si divertono a guardarlo, ma non capiscono la parodia.
    Peraltro stereotipi tanto sessisti quanto razzisti: come mai Pocahontas e Mulan non sono ammesse all’esclusivo club delle principesse?
    Oltre all’avvenenza fisica, che è un must per tutte, nel personaggio di Belle vi è una malsana ostinazione a voler trovare del buono nella bestia, persino a rischio della propria vita, che è esattamente ciò che pensano le donne, quelle reali, che non riescono a lasciare un partner violento perché “lui in fondo è buono, lui mi ama, io posso cambiarlo…”
    Questo messaggio è molto, molto pericoloso.

  10. @jofloyd. Shrek secondo me è un film per bambini come li fa perlopiù oggi Hollywood: pieno di cose mirate agli adulti visto che sono loro che portano i bambini al cinema e devono essere motivati. Una tendenza – mefitica direi – che c’è negli ultimi anni. Un prodotto pensato per un doppio target. Le produzioni Ghibli, come buona parte delle produzioni giapponesi, hanno invece target molto specifici (per dire, un film come Porco Rosso nasce su iniziativa della JAL per intrattenere i manager nei voli a medio raggio, più specifico di così!). Ponyo è dichiaratamente un film pensato per bambini piccoli (M parlava se ricordo bene di bambini sui 5 anni). Solo che M non pensa che un film per bambini debba essere necessariamente semplice e con storie banali e stereotipate e ne esce un film di una complessità superiore a molto film per adulti ma alla portata TUTTO dei bambini. E molti adulti ne restano infatti spiazzati. Modelli produttivi e artistici diversi con obiettivi molto diversi. Per M si tratta di porre questioni complesse alla portata dei bambini, ponendo interrogativi più che affermando modelli. Per Hollywood si mira a mettere in piedi un prodotto commercialmente efficace accattivante e TRANQUILLIZZANTE (sia nela riaffermazione che nel ribaltamento di quello che normalmente ci aspettiamo di vedere andando al cinema). E qui chiudo che ormai sto navigando nell’OT…

  11. Ema, ci sono molti modi intelligenti di usare le fiabe. C’è chi le usa in contesto psicoanalitico con gli adulti, c’è chi le usa per sviluppare la creatività o il pensiero critico nei bambini. Ma le fiabe vanno immaginate, narrate, condivise, non proiettate dallo schermo direttamente al nostro cervello paleolitico…
    Le fiabe hanno un potenziale che va ben al di là della ripetizione dello stereotipo, come fa 95 volte su cento la Disney factory. Uno dei motivi per cui nel mio piccolo la odio è che colonizza in modo quasi monopolistico l’immaginario dei bambini, proponendo immagini bidimensionali e «senz’ombra».

  12. D’accordo con te Giogio sulla differenza abissale tra Shrek e Miyazaki: prodotto furbo il primo, vero raccontatore di storie il secondo. Storie e mondi pieni di invenzione meraviglia e grazia, con protagoniste “normali” che vivono avventure specialissime.
    Per restare all’animazione, un’altra “favola” nuova con protagonista femminile che mi è piaciuta molto (anche se per bambini grandi, direi sopra i dieci anni) è “Coraline e la porta magica”, tratto dal romanzo di Neil Gaiman.

  13. su miyazaki, che a me piace moltissimo, aggiungerei una cosa sulla protagonista del castello errante di howl: non è esatto dire che lei prima è vecchia e brutta e poi ridiventa giovane per amore di howl, in realtà lei è contemporaneamente vecchia, vecchissima, adulta e giovane a seconda dei momenti e degli sguardi (di howl? dello spettatore?) su di lei, in quel modo visionario splendido di miyazaki. come a dire che le età convivono dentro di lei, se le porta tutte dentro e affiorano sul suo corpo a seconda dei momenti. così almeno è parso a me. d’altronde anche howl combatte con uno strano destino di vittima e carnefice, di dolore e riscatto.

  14. Le Principesse Disney avranno anche questi “messaggi subliminali”, ma devo candidamente confessare che non avrei formulato nessuno di essi, pur essendo cresciuta letteralmente a pane e Disney. L’impressione che ho è che queste Principesse, “estratte” dal contesto del loro film, abbiano una valenza ben diversa da quella che aveva per me quando li guardavo da piccola. Ho l’esempio lampante in mia sorella di dieci anni che dimostra per i film Disney un interesse scarsissimo ma alla quale le Principesse non dispiacciono. Ci sono in giro, comunque, personaggi peggiori delle Principesse, il cui impatto, a mio parere, è molto più immediato.
    http://winxluciombre.forumcommunity.net/?t=39582888#entry277609334

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