ITALIANI BRAVA GENTE

E cosa pensano i padri dello spot Nuova Clio?
Qui.
E di quello per la Renault Scenic Xmod?
Qui.
Ps. Grazie a Stefania per la segnalazione.

59 pensieri su “ITALIANI BRAVA GENTE

  1. Loredana 🙂
    Seriamente forse sono io che ho un’idea viziata del panorama pubblicitario (in effetti non ho neanche la TV ). Gli spot delle auto pensavo ad esempio fossero uguali per tutti i paesi d’Europa. Forse vedendo che in altri paesi la norma sono pubblicità più corrette e illuminate inorridirei maggiormente vedendo questi…

  2. @ michelangelo cianciosi:“il fatto è che voi così non state criticando degli spot in particolare, ma la pubblicità in toto, il principio di fare degli spot per vendere un prodotto o un comportamento.”
    A me non sembra che si stia criticando la pubblicità in toto. In giro circolano anche pubblicità molto belle. Questo per esempio è, a parer mio, un modo molto raffinato di reclamizzare un’automobile e non utilizza stereotipi di genere. Lo considero uno spot elegante.
    http://www.youtube.com/watch?v=-6lSlvVB43w

  3. Intanto grazie alla Lipperini che con questo blog fa un gran bel lavoro.
    Il fatto è che le cose sono talmente complesse che i livelli di analisi si moltiplicano e a volte le parole brevi dei commenti sono interpretate in un senso non voluto.
    @Marco
    Non siamo daccordo, ma almeno è importante che non mi metti tra quelli che vogliono castrare e segregare. Il comunitarismo è una posizione filosofica, non un programma politico, e quindi andrebbe politicamente interpretato. Per me in questo momento è essenziale riconoscere alla famiglia un carattere prioritario in quanto condizione naturale della crescita della persona e risorsa sociale. Ci sono cose che oggettivamente promuovono e proteggono la famiglia, e cose che oggettivamente ne mettono in pericolo la sopravvivenza, e parlo tanto di fisco quanto di servizi ma anche di messaggi ideologicamente devastanti. La pedagogia dell’individuo svincolato da qualsiasi senso di appartenenza ma foderato di diritti, per esempio.
    @Francesca Violi
    La mia tentazione sarebbe dirti che è vero, non ci sono pubblicità buone, ma è il Platone anti-retorico che parlerebbe. La retorica, cioè l’arte di suscitare ammirazione, è qualcosa di profondamente umano, legato alla condizione estetica dell’esistenza, qualcosa che ci impedisce di essere solo animali che soddisfano bisogni. E’ ineliminabile dal discorso in quanto tale, e quindi anche dalla comunicazione commerciale. Darei ragione alla Lipperini: questo non deve avvenire a spese della dignità umana, di uomo donna o bambino che sia. E però direi che questa lesione si verifica anche quando si stimola la sindrome di Peter Pan, oltre a quella di Biancaneve.

  4. Anna Luisa, hai perfettamente ragione e quello spot è bellissimo. Ne ho in mente tanti altri così. Però non tutti possono parlare come Audi (ebbene sì, le marche hanno pure loro un tono di voce, diverso per ognuna… se non è alienazione questa!). Te l’immagini marche più “basse”, parlare in quel modo? Te l’immagini un’utilitaria qualsiasi? Partirebbe subito la pernacchia. Gli altri fanno bene a cercare di giocarsela sulla simpatia, direi. A cercare di raccontare una storia. E quando si cerca di drammatizzare una scena in trenta secondi, gli stereotipi aiutano molto: vengono colti immediatamente e capiti da tutti (non dimentichiamo che l’obiettivo della pubblicità è quello).
    Ripeto, secondo me quegli spot sono brutti. La loro vera pecca è questa: sono narrativamente fiacchi. Non divertono, non stupiscono, non provocano nulla, in chi li guarda. Ma niente di più.

  5. Per quanto riguarda la pubblicità varrà un pochino il pensiero. aforisma, frase o dir si voglia di Arbasino che recita: “Voglio chiarezza, lucidità, ragioni critiche; pretendo concisione, possibilità di sommari e compendi, dal momento che, lo si sa, non esiste opera di pensiero veramente significativa che non si possa riassumere in poche proposizioni”?
    Appunto gli spot vendono merce. Ai pubblicitari, almeno a tanti, della dignità umana poco gliene cale. Vale la pena comunque avere la tentazione di cambiare lo stato delle cose. Io ne sono certo tantissimo

  6. Non ritengo che discutere sui modelli veicolati dalla pubblicità sia uno “spreco di munizioni”. Perché non ritengo che il problema del controllo e dell’influenza mediatica (di cui anche la pubblicità fa parte) sia un problema secondario.
    Affrontarlo, per altro, non mi limita in altre (e forse er qualcuno più importanti) battaglie: posso grazie al Cielo condurre i miei sforzi su più fronti e contemporaneamente. Non esistono più ideologie ed etichette anche se molti insistono nel farvelo credere, ma movimenti fatti da persone per le persone che di volta in volta si riuniscono per portare avanti un’idea comune. Grazie a Internet e al concetto di Rete, fortunatamente oggi possiamo farlo su più fronti contemporaneamente senza disperdere troppo le energie. E’ un nuovo concetto di cittadinanza attiva multicanale e multilivello.
    Proviamo a vedere tutte queste piccole battaglie non come dispersioni ma come tasselli di un unico grande problema: quello del controllo delle nostre esistenze attraverso la riproposizione ossessiva di modelli, ruoli e immagini che condizionano la società. Quello dei generi è uno dei problemi più importanti perché ci mantiene in una condizione cristallizzata di essere umani e perché tende a cristallizzare le nostre relazioni, dunque anche la nostra EVOLUZIONE. E non è un problema che riguarda solo le donne (anche se sono più della metà della popolazione e questo basterebbe per ritenerlo un problema “di maggioranza”), è un problema che cristallizza anche gli uomini.
    La creatività e l’arte esistono e possono essere applicate OVUNQUE, anche nella pubblicità. Ogni qual volta è stato fatto, si sono avuti risultati dignitosi e rispettosi e credo anche senza inficiare il risultato delle vendite. Perché tutto, anche la vendita, si può fare senza barare e senza giocare al ribasso. Sempre.

  7. Ma insomma, c’è molto di peggio, a me sembrano due pubblicità simpatiche, colpiscono il loro target, ovviamente. Sia la prima che la seconda sono per uomini relativamente «giovani» (si fa per dire: sotto i quaranta) i quali, abbiano o meno una donna e dei figli, possono apprezzare un’auto con cui giocare a fare i galletti, anche se non lo sono più o non lo sono mai stati. La prima si concentra sul mostrare due orizzonti di vita diversi e la seconda scherza sulle priorità odierne di un uomo che comeresponsabilità maggiore preferisce la convergenza e il bollo invece che i pannolini.
    Gli anatemi contro questi due spot mi paiono un po’ esagerati. Quando si scherza, si fa una battuta, anche se non si supera un limite di buon gusto comunque si fa spesso del sarcasmo o dell’ironia su una categoria, su un fatto, su un personaggio ecc. In questo caso più che altro si ride sul fatto che la paternità può aspettare e che si può invece attardarsi con un’automobile «giovane». Certo, è consumismo, ecc. ecc., ma è così che funziona la pubblicità. Per lo meno quella fatta discretamente. E queste due a me paiono inoffensive.

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