In primavera avevo scritto un breve articolo sulle biblioteche, che cominciava con le citazioni degli scrittori sulle biblioteche medesime: Stephen King (“Quando tutto il resto fallisce, lascia perdere e vai in biblioteca.”), Ray Bradbury (“Senza biblioteche non abbiamo passato né futuro”), Einstein (“La sola cosa che devi assolutamente conoscere è dove si trova una biblioteca”). Bello, sì.
Quell’articolo proseguiva, però, parlando di una delle biblioteche più antiche e preziose del nostro paese: è la biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, fondata nel 1466 da Guarnerio D’Artegna che in punto di morte donò alla comunità 173 manoscritti. Nasceva così la prima biblioteca pubblica del Friuli e una delle prime d’Europa, che attualmente custodisce centinaia di codici, cinquecentine e incunaboli. Su Facebook, allora, avevo scoperto la pagina del Civico comitato guarneriano, che racconta cosa sta avvenendo: in sostanza, l’idea della giunta leghista è quella di dividere la parte moderna della biblioteca da quella antica, spostando la prima fuori dal centro e, di fatto, senza certezze sull’ente che andrà a gestire i codici.
Il comitato si è attivato per mantenere “la gestione diretta e unitaria della biblioteca in tutte le sue sezioni”, come “ simbolo identitario della comunità”. “Cosa vuol dire trasferire la biblioteca in una zona decentrata di San Daniele? Significa spezzare il cuore della cultura di San Daniele. Significa fare in modo che il personale che ha operato in tutti e due i settori sia trasferito in quei due cubi laggiù (ex IPSIA). E qui cosa sarà? A chi daremo in mano la conservazione di questo patrimonio?”, diceva in un video, amareggiato, l’ex direttore della Guarneriana Dino Barattin.
Bene, il Comitato ha continuato ad attivarsi e domenica 24 novembre ci sarà un referendum cittadino: l’unico, credo, che riguardi il destino di una biblioteca. Il sindaco Pietro Valent ha invitato a votare no o ad astenersi, e insomma a lasciar lavorare la giunta. Il Comitato risponde con questa lettera aperta che io, di ritorno da San Daniele del Friuli e dal calore, la cultura, l’entusiasmo delle persone incontrate, pubblico con gioia. Sperando serva.
LETTERA AL SINDACO DI SAN DANIELE
Egregio Sindaco Valent,
Apprendiamo dei Suoi progetti circa la Biblioteca Guarneriana, e facciamo nostra l’apprensione di quella parte di cittadinanza che si è mobilitata chiedendo un referendum per poter esprimere il proprio pensiero sul futuro che la Sua Amministrazione preannuncia per la prestigiosa biblioteca.
Riteniamo doveroso esprimere pubblicamente la nostra preoccupazione.
Il patrimonio della Guarneriana è, del resto, d’interesse per l’intera comunità scientifica mondiale. Il suo fondo antico, specialmente quello manoscritto, rappresenta un eccezionale documento per la storia della cultura. Per il valore dei testi trasmessi; per l’importanza e la bellezza dell’apparato figurativo di quelli arricchiti da miniature; per il dialogo tra testo e immagine; per il ruolo che il libro ha svolto in ogni epoca storica; ma anche come espressione della volontà dei collezionisti che hanno donato le proprie biblioteche personali alla comunità cittadina; e per le valenze che tale patrimonio riveste come cifra della memoria di un’intera realtà culturale.
Ciò che il Suo progetto sembra voler realizzare è la ‘museificazione’ della Sezione Antica della Guarneriana, con codici esposti in bacheca: una biblioteca resa visibile più che consultabile, con una “valorizzazione” che non passa attraverso lo studio e la ricerca scientifica, ma attraverso la commercializzazione, in una concezione economicistica della biblioteca, con un’idea di cultura come business, dove tutto quello che non fa cassa non serve, dove il passaggio del turista è l’unico scopo da raggiungere.
Il patrimonio librario e archivistico non può essere ‘museificato’ perché verrebbe meno la sua principale funzione cioè la fruizione, intesa come studio, ricerca e conoscenza.
Una “valorizzazione”, inoltre, che trascura di tenere in conto gli elementi essenziali per la conservazione di un patrimonio unico. La raccolta libraria della Guarneriana contiene un’ampia serie di materiali organici, come pelli animali, carta, tessuto, tutte sostanze che per loro natura sono sottoposte a continui e inevitabili processi di invecchiamento. Tutte le lunghezze d’onda della luce – visibile, infrarosso e ultravioletto – accelerano la decomposizione chimica dei materiali organici: la luce, naturale o artificiale che sia, provoca la decolorazione, l’ingiallimento o l’imbrunimento delle carte e delle pergamene; provoca scolorimento di supporti e colori, cambiamento di colore, alterazione della leggibilità e dell’aspetto dei documenti. E il danno provocato dalla luce è irreversibile.
La Guarneriana ha una storia, come pubblica istituzione, di cinque secoli e mezzo: cinque secoli e mezzo di continuità, dal lascito guarneriano ad oggi. Pubblica la proprietà giuridica e pubblica la destinazione, fin dai tempi del testamento di Guarnerio.
La “pubblica utilità” del patrimonio culturale si rifà – citando Salvatore Settis – ai valori di storia, cultura, arte e memoria, a valori collettivi, a quei legami e responsabilità sociali che sono sempre e comunque di pertinenza pubblica, cioè dell’insieme di tutti i cittadini.
Questa sovranità popolare comporta, da un lato, la massima accessibilità a tutti, e dall’altro la responsabilità da tutti condivisa, di preservarlo per le generazioni future.
I cittadini sono gli eredi e i proprietari del patrimonio culturale. Nel caso della Guarneriana, i cittadini di San Daniele lo sono, non solo nel suo valore simbolico e metaforico, come incarnazione di quella comunità e della sua memoria storica, ma anche nel suo valore giuridico. Cedere la valorizzazione del patrimonio della Guarneriana ad un ente terzo, partecipato da privati, così come sembra voler fare Lei, Sindaco Valent, significa di fatto – se non di diritto – cedere la titolarità di tutte le scelte che riguardano tale patrimonio. Nel consiglio d’amministrazione di una fondazione, la voce dei cittadini di San Daniele sarà solo una tra molte: per decisioni che la comunità non condivida, i cittadini non avranno più alcuno strumento per far sentire con forza la propria voce, neppure più l’arma del referendum.
Da ultimo, l’allontanamento dal cuore cittadino di una porzione della Guarneriana – di quella porzione di biblioteca, la Sezione Moderna, che offre servizi a tutti i Suoi concittadini e che insieme offre l’indispensabile supporto alla conoscenza e alla ricerca scientifica sul patrimonio dell’Antica – per sostituirla con servizi ad uso dei turisti, avrà sicuramente un impatto duraturo sulla comunità che, pro tempore, Lei ora amministra. Il turismo, di per sé, certamente rappresenta una risorsa per un territorio, ma è stato valutato il rischio dell’overtourism e dell’estromissione dei sandanielesi dallo spazio urbanistico che qualifica la loro stessa identità storica e comunitaria, come purtroppo si è già visto in molti casi in Italia?
Sicuramente la Città di San Daniele ha diritto di scegliere il proprio destino e le modalità di gestione della Biblioteca Guarneriana, e, Sindaco Valent, noi, anche per questo, La invitiamo a riflettere attentamente e ad ascoltare la voce di una comunità cittadina che si è attivata – prima in Italia, nella storia del Paese – per tutelare la propria biblioteca.
Loredana, avrei voluto esserci.
Abitando a Trieste potevo farcela ma gli impegni familiari sono quelli che sono.
Condivido in tutto e per tutto.
Ancora di più oggi si sente il bisogno di questi presidi.
E non solo per conservare il patrimonio storico.
E’ un fatto che si sta profilando una società della conoscenza, dove la differenza non la farà solo il progresso tecnologico, ma anche la creazione di senso alle singole esistenze.
Le biblioteche sono sempre state un baluardo, ma nei tempi attuali rivestono un ruolo inedito, che non si è mai presentato con questa forza.
PER LA PRIMA VOLTA DIVENTANO ISTITUZIONI.
Le biblioteche costituiscono il luogo fisico, e il primo baluardo, della prossima resistenza: la lotta contro gli aspetti regressivi della digitalizzazione dell’esistenza.
Nel progressivo deteriorarsi delle vecchie istituzioni sono diventate per la prima volta ISTITUZIONI, capaci come tali (se le sappiamo valorizzare) a creare un nuovo senso per la vita del singolo e quella della comunità.
Con affetto e simpatia, Angelo