UNA LETTERA E IL SUO PERCHE'

Perché pubblico questa lettera, adesso?
Già so, già vedo, potrei elencare uno per uno i commenti, i ringhi, le accuse, la gogna. Da sopportare con pazienza, certo, perché la rete è-fatta-così, e tu ti devi prendere i ringhi, le accuse, la gogna perché sei  intellettuale stronza e distratta che se ne va dal parrucchiere, oppure non ci va, e come mai adesso ti metti i jeans stretti e prima avevi i camicioni, come se fosse questo che conta, il parrucchiere e i camicioni, e devi aver comunque rispetto per queste persone che usano la rete come autoterapia per la propria rabbia, e la rete è così e altrimenti la lasci.
Perché pubblico questa lettera, adesso?
Oh, per un motivo molto semplice, così insignificante che verrà triturato nella stessa rabbia, che poi è sempre una, sempre quella, come ti permetti di dire cose diverse da quelle che vorrei io. Il motivo è che Graziella De Palo è stata la migliore amica dell’adolescenza, quella con cui si divide la prima sigaretta nel parco sotto casa, e la prima vacanza breve da sole, e si tira l’alba a chiacchierare. Quella che mi ha aperto il mondo dei libri, perché la mia era una casa senza libri e la sua no. Quella con cui, in un gennaio strano del 1976, bussai alla porta del partito radicale per dire, be’, noi abbiamo vent’anni e vorremmo fare qualcosa perché così, nella vita di tutti i giorni, ci sentiamo impotenti, e appunto vorremmo fare qualcosa. Quella che in un’agosto di trentaquattro anni fa è sparita nel nulla, e in quel gioco terribile di amore e competitività che esiste fra donne, anche fra donne che si amano molto, io sono rimasta sdraiata sul letto a fissare il soffitto e pensare “eh no, ma non dovevi farmelo, avremmo dovuto continuare a litigare e a competere fino alla vecchiaia, tu e io”.
Perché, infine, non c’è niente di peggio che morire per un’idea e venire dimenticati. Come sta avvenendo, mentre ci si consuma fra gogne e rabbie, giorno dopo giorno, senza che nulla cambi.
Lettera dei familiari di Graziella De Palo
Egregio Direttore,
desideriamo porre alla sua attenzione un evento che i familiari dei giornalisti Graziella De Palo (“Paese Sera” e “l’Astrolabio”) ed Italo Toni (“Diari”) aspettano da decenni: il 28 agosto 2014 cadrà definitivamente il segreto di Stato sul rapimento e l’omicidio dei due giornalisti avvenuto il 2 settembre 1980 a Beirut.
Il valore storico dell’evento (il primo caso di rimozione di un segreto di Stato nella storia repubblicana) meriterebbe di per sé essere oggetto di una approfondita inchiesta giornalistica. Il 10 marzo 2010, alle famiglie De Palo e Toni venne concesso di poter visionare 1.161 documenti conservati presso gli archivi dell’AISE, purtroppo ancora coperti da numerosi omissis. Rimasero esclusi 80 documenti ancora coperti dal segreto. In questi ultimi, in teoria, potrebbero trovarsi nomi, fatti e circostanze che potrebbero permettere di poter almeno ritrovare i poveri resti di Graziella e Italo.
Sulle ragioni che portarono all’eliminazione dei nostri congiunti, noi familiari non nutriamo più dubbi. Anche se la verità storica è stata parzialmente ricostruita, ciò che appare evidente è che in nome del cosiddetto “lodo Moro-Giovannone” l’Italia – a partire dall’attentato di Settembre Nero agli impianti dell’oleodotto transalpino SIOT di Trieste del 4 agosto 1972 – aveva deciso di scendere a patti con il terrorismo di matrice palestinese per salvaguardare i propri interessi vitali. Tra le tante vittime di questo patto (scellerato) ci sono anche Graziella e Italo. Gli interessi economici prevedevano lucrosi affari nella vendita di armi a quei Paesi nei confronti dei quali vigevano embarghi economico-militari.
Le ambiguità della politica mediorientale dell’Italia vennero definite da Paolo Emilio Taviani nella formula “della moglie americana e dell’amante libica” (o araba). Tale formula venne ripresa anche in Commissione Stragi dall’ex capo della Polizia, Vincenzo Parisi, per spiegare il movente di tante stragi ancora oggi inspiegabili o ancora coperte da inquietanti aloni di mistero.
Il viaggio a Beirut dei due giornalisti, ospiti dell’OLP e vicini alla causa del popolo palestinese, sembra fosse prevalentemente teso a far luce su questo oscuro traffico di armi, di cui beneficiava anche il terrorismo italiano. La loro eliminazione è avvenuta esattamente un mese dopo l’attentato alla stazione di Bologna.
Per queste ragioni l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi confermò il vincolo del segreto di Stato il 5 settembre 1984 proprio sui rapporti tra governo italiano e OLP, nel corso del procedimento penale sull’omicidio di Italo Toni e Graziella De Palo. Tale segreto è stato confermato perfino dal governo Berlusconi nel 2004-2005, nella persona dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, in risposta a una articolata domanda avanzata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Dossier Mitrokhin.
La richiesta che vogliamo farLe a nome delle famiglie De Palo e Toni è quella di impiegare le energie del Suo giornale per stimolare il Governo a mettere a disposizione il prossimo 28 agosto le carte più compromettenti a disposizione di chiunque: storici, familiari, giornalisti e fare finalmente piena luce su questa tragica vicenda.
Lo scorso anno i due giornalisti sono stati dichiarati vittime del terrorismo: le aspettative nostre non sono solamente quelle di riavere i resti degli scomparsi ed un riconoscimento storico della verità, ma anche quella di poter ottenere la riapertura di un processo, che si era interrotto con l’apposizione del segreto di Stato. Poca fiducia infine sulla possibilità della costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, che ci è sempre stata negata.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà dedicare a questo accorato appello, porgiamo cordiali saluti.
Nicola e Giancarlo De Palo, Renata Capotorti

5 pensieri su “UNA LETTERA E IL SUO PERCHE'

  1. Come Ilaria Alpi.
    Italia, terra in cui si muore per i segreti di ominicchi e quaquaraquá.
    Per te e per il tuo coraggio, Loredana, e per la tua grande umanitá, un abbraccio.

  2. Grazie. Come avrebbe detto Pier Paolo Pasolini “io so ma non ho le prove” ma quanti altri morirono con l’infamia di segreti ben custoditi dentro la tomba e che i vivi proteggono con la stessa vergognosa omertà. Bianca 2007

  3. Grazie di cuore Loredana. Mi ricordo bene di questa vicenda e i primi commenti a caldo, subito dopo la sparizione. Una puntata di una trasmissione di Biagi in cui chiedeva alla madre di Graziella se la figlia era una “vera inviata” ossia se il giornale le pagava la trasferta o se era una giovane partita all’avventura. Poi, almeno io, non ne ho saputo più niente. Per te che eri così legata a lei deve essere molto, molto doloroso. La verità forse renderebbe se non più lieve almeno meno insensata la mancanza. Grazie ancora!

  4. non conoscevo questa storia, e introdotta da te che la conoscevi bene mi ha fatto un certo effetto…in questo periodo mi sto interessando alle guerre sporche, e ai signor nessuno che finiscono asfaltati per ordini dall’alto. E ho visto il documentario Dirty Wars che mi ha fatto vedere il simpatico Obama sotto una nuova luce decisamente sinistra. Merita la visione. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/09/al-milano-film-festival-dirty-wars-film-inchiesta-sulla-politica-estera-di-obama/706879/

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