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Oggi è il 17 giugno, compleanno di Graziella De Palo. Un piccolo brano da “L’arrivo di Saturno”.
“Perché si avvicina un’altra catastrofe, è imminente il  turning point, la curvatura due dei fragorosi consumi culturali degli anni Ottanta. In quella manciata di giorni, Graziella diventava senza saperlo una figura di ieri, colei che quegli anni non avrebbe visto e sarebbe rimasta, per sempre, nel punto di passaggio, sulla soglia, nel nodo di tenebra.”

Appaiono un bel po’ di interviste, da ultimo. Prima Giuliano Amato su Ustica. Il 13 ottobre a Piazza Pulita Corrado Formigli intervista l’ex capo del controspionaggio Marco Mancini. Due giorni fa Repubblica intervista  Mario Mori, ex capo dei Ros, e ex Sid. Che dice tra l’altro: “Noi avevamo in Medio Oriente uno dei più grandi uomini di intelligence, il colonnello Stefano Giovannone, uno capace di avere buoni rapporti tanto con l’Olp quanto col Mossad”.
Personalmente ho avuto un brivido nel leggere quella definizione: “uno dei più grandi uomini d’intelligence” riferita a Stefano Giovannone. Quell’uomo, che si faceva chiamare Maestro, è stato in carcere, a Forte Boccea, per rivelazione di segreti di Stato, per ordine di Giancarlo Armati, che indagava sulla scomparsa (e l’assassinio) di Graziella De Palo e Italo Toni. Sulla figura di Giovannone si addensano ombre più fitte della terra di Mordor, e non sono state ancora dissolte. Così come sull’azione dei servizi segreti. 
Resta il fatto che improvvisamente sembra essere in corso una riabilitazione generale. Gli anni, ma certo. La vecchiaia, sicuro.
Ma restano i morti. Specie quelli che non hanno avuto giustizia. Magari, ci andrei cauta.

Nel 2017 una fonte anonima, ex dirigente dei servizi segreti, dichiara a Massimo Numa su Italia Star: “sapevamo tutti i particolari della morte dei due giornalisti, chi li aveva rapiti, poi detenuti in una base palestinese, infine torturati e uccisi. I corpi furono sepolti sotto un cumulo di detriti, in un quartiere non distante da Tiro, vicino al mare, all’interno di un cantiere non lontano da uno svincolo autostradale”.
Quella frase viene rilanciata dalle famiglie De Palo e Toni in un appello letto ieri notte a Chi l’ha visto.
Servirà? Naturalmente è impossibile dirlo ed è impossibile non sperarlo. Per questo, come sempre, si va avanti.

Come si sarà notato, da domenica scorsa improvvisamente alcuni organi di stampa hanno riscoperto il caso in virtù di un’intervista a Renata De Palo, la mamma di Graziella, 99 anni, che ha lanciato un appello alla presidente del consiglio Giorgia Meloni. La quale ha risposto, promettendo la desecretazione degli atti che riguardano la scomparsa di Italo e Graziella, il 2 settembre 1980.
La prima cosa che ho da dire è “magari”. Ma mi occupo di questa storia da così tanti anni da ricordare molte promesse in proposito, tutte disattese, da qualsiasi governo siano venute. Peraltro, da quanto è dato sapere, il segreto di Stato su tutte le vicende connesse al lodo Moro sono state prorogate fino al 2030. E questo avveniva a fine agosto. Se la presidente manterrà il proprio impegno, sarebbe la prima volta. Quindi, ripeto, magari.
La seconda cosa è personale. Mentre scrivevo L’arrivo di Saturno sono andata a parlare con Renata, e Renata ha letto il libro, mi ha regalato la poesia della Graziella quattordicenne (l’ho trascritta da un quadernetto con la copertina verde, di quelli che usavamo in abbondanza, all’epoca), ha confidato le sue speranze, che sono quelle che si può immaginare.
Ma durante la realizzazione di Omissis, il podcast di Radio3, ho deciso di non tornare da Renata, e di usare una sua dichiarazione di repertorio, tratta da La storia siamo noi.
L’ho fatto per rispetto nei confronti della sua fragilità e del suo dolore. Per anni questa coraggiosissima donna ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità, ed è stata praticamente ignorata. Tutta la documentazione su Graziella era a disposizione già da prima del mio romanzo e del mio podcast: io mi sono limitata a metterla in forma narrativa, ma già il libro di Nicola De Palo era leggibile da anni, e lo abbiamo presentato a Fahrenheit quando uscì infatti, e a nulla è servito.
Servivano le lacrime? Forse. Vedremo.

Torno dunque a raccontare Graziella con il podcast live di Omissis, sabato a Bari. I canti, le storie, non riportano in vita, è vero. Ma, come scriveva Wu Ming 4 a proposito di Borges e del suo frammento 991 A.D. , “la narrazione è una prosecuzione della lotta con altri mezzi, e la letteratura un’arte marziale della massima importanza. La letteratura storica, di conseguenza, è un campo di battaglia, speculare alla piana dove si scontrano gli eserciti. In quest’ottica Maldon diventa quasi un luogo simbolico, un paradigma di come lo scontro sul campo si trasforma in scontro di narrazioni, di parole. Le parole diventano frecce, lance, scudi. E perfino leve, argani capaci di scardinare intere visioni del mondo”.
A sabato, dunque. E, per chi volesse, domenica mattina sono ancora a Bari per L’Italia che legge, organizzato dai Presidi del Libro.

Torno su Graziella De Palo. Lo faccio perché un ascoltatore di Radio3 mi chiede conto del perché non ho citato nel podcast la vicenda della riunione così come è riportata – ahinoi – nella pagina Wikipedia di Graziella, sulla base di wikileaks italian. Una riunione dove Graziella sarebbe entrata per caso vedendo ciò che non doveva vedere.
Non l’ho fatto perché è un falso, e si deve a Elio Ciolini, faccendiere e avvelenatore di pozzi: una breve nota sul perché diffidare dei depistaggi e provare a tenere la barra dritta.

Domani si parte per RavennainOnda, la festa di Radiotre. C’è un appuntamento fra gli altri che mi è caro: il debutto della versione live di Omissis, domenica 2 ottobre alle 11 al Teatro Alighieri. Perché raccontare con voce e corpo, in presenza, la storia di Graziella è importante per me, e spero lo sia anche per chi ascolterà. Omissis-live avrà altre tappe ancora da precisare e di cui vi informerò. Le cinque puntate del podcast sono disponibili su Raiplaysound.
Intanto, ripubblico l’articolo che ho scritto per La Stampa lo scorso 2 settembre, e che ricapitola sinteticamente la storia.
A domenica, per chi ci sarà.

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