La notizia. Sicuramente la colpa è mia, e l’aggiornamento mi era sfuggito. Perchè l’Ansa di tre giorni fa riportava quanto segue:
"Nel decreto fiscale via libera all’abolizione di
‘una sorta di diritto d’autore” per la riproduzione di articoli di riviste e
giornali. Che di fatto ”avrebbe fatto saltare il sistema Internet”, spiega il
verde Bonelli al termine della riunione dell’Unione sul decreto fiscale.
L’articolo in esame prevede infatti che i soggetti che realizzano con qualsiasi
mezzo la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste e giornali
debbano corrispondere un compenso agli editori".
Se ne era parlato, se ricordate, qui.
La proposta. Viene da Marco Alderano Rovelli, che ha dedicato un post a Roberto Saviano. E chiede:
“…perché non organizziamo – come a Reggio Calabria nel 1972, giornata cantata da
Giovanna Marini ne I treni per Reggio Calabria – una grande manifestazione
nazionale? Non lo si potrebbe fare dall’oggi al domani, certo, sarebbe un
lavoro impegnativo – ma lo si potrebbe fare. Così come il manifesto organizzò
la manifestazione del 25 aprile ’94, si potrebbe fare una cosa analoga, oggi.
Basterbbe la volontà politica. Basterebbe la volontà di farsi contagiare.
Uscire fuori da orti e orticelli, e respirare in grande”.
L’hai scampata bella. Ti sarebbe costato un occhio continuare a citare a ritmo forsennato brani dal mio blog.
P.S. Capastìna, zitto, sai?
Non sei la sola distratta. Se non c’era la BBC, io mi perdevo pure la notizia della maxi 8?) operazione anti ‘ndrangheta…
“Corrono corrono sulle colline”
Mi faccio delle precisazioni da solo, rendendomi conto che non sono stato abbastanza chiaro. Il punto è questo: si tratta di “oscurare” Saviano. Di prenderlo sul serio, e di sopravanzarlo. Di innescare (con tutta la lentezza necessaria) un processo politico. Di costruire sul campo (e non evidentemente in maniera colonialista) una posizione politica che dica con chiarezza: quelle cose lì ci riguardano tutti, non sono da confinarsi solo in quel territorio maledetto (e dove vige la maledizione vige il sacrificio). Di esporre – di manifestare, appunto – a tutto il paese ciò che si va dicendo qui da tempo. Di “togliere di mano” la questione a Saviano, insomma, di farla propria fino in fondo. La “manifestazione” la intendo così, non certo come una manifestazione pro-Saviano, non oggi e non subito (e questo prima di tutto perché sarebbe lui stesso a non volerlo), ma come tappa necessaria di una presa di coscienza collettiva. Si tratta di dire che quella questione meridionale lì ce la prendiamo in carico tutti, e non consentiremo più alla classe politica di lavarsene le mani. Si tratta di dirlo quotidianamente, in ogni territorio, su ogni terreno – di far pratica, insomma, di ciò che si va dicendo.
Manifestarsi, insomma, e (far) dimenticare Saviano.
Mi sembra una proposta intelligente.
Una domanda, però: a Bassolino e alla Jervolino che cammineranno in prima fila, non bisognerà dire qualcosa? Il discorso non è ovviamente chiuso su questi nomi: voglio dire, non sarà facile evitare strumentalizzazioni e conclusioni a tarallucci e vino.
Concordo sulla desavianizzazione. Ma come le daremo forma concreta? Come faremo a far sì che il soggetto “tutti” si prenda in carico la questione descritta in Gomorra? Sono tutte da inventare forme di lotta che smontino l’immagine vincente della camorra.
Quel che viene riferito nel libro a proposito della mentalità dei ragazzini e delle ragazzine – che considerano il “morire sparati” come valore aggiunto alla già gloriosa vita da camorrista – come ce lo prenderemo in carico tutti?
Mi fa felice avere amici cone Marco.
Il nostro corpo collettivo davanti o, meglio, in luogo di quello di Roberto Saviano. Mi sembra una bella idea, un giusto modo per desavianizzare Saviano.
Mi piace, probabilmente intendevo questo quando dicevo che allo stato delle cose non possiamo non dirci robertosaviano, e vale poco preoccuparci delle sfumature e di fare le pulci a questo o a quello; qui si tratta piuttosto di prendere posizione da un lato o dall’altro della barricata, si tratta di capire e agire.