UNA SERA A CASA MIA

Ora di cena a casa della vostra eccetera, dopo una giornata che ha messo a dura prova le mie facoltà intellettive, ammesso che ci siano. Comunque: lattuga per i pappagalli, radicchio per le pogone, pomodori e mozzarella per figli e amico del secondogenito.
La primogenita ha l’aria triste: strano, perchè fin qui è sempre stata felice di tornare a scuola, e le giornate del rientro rendevano festoso settembre. Però, certo, con l’inizio del triennio dell’artistico molte cose cambiano. Per esempio, i docenti.
“Ho conosciuto il professore di (materia a piacimento, accolgo i suggerimenti di chi teme riconoscibilità)…”, racconta.
“E…?”
“E ha esordito così: ci ha chiesto a chi di noi piacesse la sua materia. Abbiamo alzato tutti la  mano perchè la cosa ci sembra ovvia”.
“E…?”
“E lui ha detto: bene, a me  il lavoro di… fa schifo e lo faccio solo per i soldi”.
La vostra eccetera deglutisce. Poi cerca di sistemare le cose e chiede:
“Bene: e che cosa vuole fare nella vita il vostro professore?”
“Lo scrittore”.
La vostra eccetera si porta una mano alla fronte.
Nel farlo, le cade l’occhio su un volantino e un elenco di libri, portati a casa dal secondogenito, primo anno di liceo scientifico. Il volantino è quello del movimento studentesco “Senza tregua” che invita a fotocopiare i libri di testo per sfuggire alle vessazioni e agli inganni degli editori scolastici. L’elenco dei libri richiesti, con un rapido calcolo, arriva a trecento euro, vocabolari esclusi.
E fin qui, si potrebbe persino tacere: ma scorrendo l’elenco, chi ritrovo? Ma sì, proprio Sergio Zavoli e Lucia Annunziata, già incontrati in veste di autori di libri di storia e geografia alle medie, e nuovamente nella mia vita come autori di testi per le superiori.
La vostra eccetera porta anche la seconda mano alla fronte e rivolge un pensiero ad Andrea Bajani, che sto seguendo nelle sue avventure fra liceali nel già citato Domani niente scuola.
E questo è niente, caro Andrea, mi viene, con affetto maligno, da pensare.
State bene.

34 pensieri su “UNA SERA A CASA MIA

  1. Posso dirti che è un errore clamoroso, da parte di un genitore, prendere per oro colato tutto ciò che un figlio racconta dei propri insegnanti e solidarizzare immediatamente con lui contro di loro?

  2. Per curiosità: su che argomento erano i libri di Zavoli e Annunziata?
    Almeno io avevo un libro di storia antica scritta da Eva Cantarella, ma una volta passato al triennio il crollo è stato verticale…
    Quando si parla di scuola mi viene la depressione. Perché i problemi sono così tanti, e così intricati, che non capisco da che parte si dovrebbe iniziare per risolverli

  3. Io sono d’accordissimo col docente, che una l’oro colato dai pargoli non lo deve prendere, perchè eh interviene il gioco del telefono: quello ha detto che palle, e da li è diventato un cantante frustrato. Nel caso scrittore.
    E sto sempre dalla parte di sti pori insegnanti quando sono, continuamente angariati dai genitori, perchè sono i primi a pagare il disnvestimento nei confronti della scuola come agenzia di formazione e di educazione. I primi che si sentono prendere a insulti perchè uh hanno messo 3 a uno che non studiava. Una nota a uno che era stato cattivo.
    Ma è un circolo vizioso, e la demotivazione, come i processi con cui gli insegnanti arrivano a insegnare (ho avuto ottimi insegnanti io, ma qualche pippa la ricordo – insegnava inglese per esempio aveva uno squisito accento di Foggia, ed era laureata in chimica) sono sotto gli occhi di tutti. Ma il problema è davvero immenso, e ancora una volta prima ancora culturale che organizzativo. E boh. se me arriva n’antra volta na fata a dirmi: beh che proponi sul piano legislativo?
    non saprei dove mettere le mani.

  4. Concordo con la prima parte dell’intervento del Docente: non si può prendere per oro colato ciò che i figli raccontano dei loro insegnanti, uno perché hanno una percezione propria della realtà in generale e di quella degli insegnanti in particolare, due perché a volte sono in “malafede”, ossia, come parte in causa, hanno interesse a distorcere i fatti o comunque a vedervi solo ciò che fa loro comodo. Un comportamento, peraltro, normalissimo e che certo abbiamo adottato tutti quanti noi quando stavamo dietro ai banchi.
    Non concordo invece con il finale dell’intervento del Docente: è vero, non è giusto – non è neanche pedagogicamente corretto – “solidarizzare immediatamente con lui contro di loro” come purtroppo fanno spesso molti genitori. Mi sembra però che la chiosa mostri il fianco dolente degli insegnanti, il loro sentirsi (e, conseguentemente, comportarsi con gli studenti) dentro alla fossa dei leoni, del tipo “io contro tutti”. Insegnanti che a volte si sentono parte di una fazione, in lotta contro l’altra. Sì lo so, gli insegnanti italiani sono i meno pagati d’Europa e la scuola italiana è da anni bersaglio di inutili quanto reiterate “riforme” che le hanno scavato la terra sulla quale cerca – nonostante tutto – di tenersi in piedi. Ma ragionare per… “bande” – nonostante sia molto invalso nell’Italietta di oggi – non aiuta a migliorare le cose. Anzi…

  5. Il fatto che il professore insegni una cosa che non gli piace, anche se è una pratica comune nelle scuole italiane, è secondo me inaccettabile. come puoi far piacere ai tuoi alunni quello che gli stai insegnando se non piace a te quello che stai facendo??

  6. Allora: numero uno. Nel caso della primogenita, per quel che posso conoscerla, non ci sono motivi di raccontare palle a proposito dell’insegnante. Numero due: non sto angariando proprio nessuno. Ho scritto un raccontino. Numero tre: un giudizio sul valore del medesimo lo riservo a quando ne farò la conoscenza. E comunque non ne parlerò mai male davanti a mia figlia. Numero quattro: qualora le cose fossero andate in questo modo, eh no, non esiste assoluzione. Una cosa è scoraggiare, una cosa è dire che il mestiere è complicato e che può riservare delle delusioni. Ma dire che fa schifo, proprio no. Io ho conosciuto, da genitore, ottimi insegnanti, e mi auguro di conoscerne ancora: non faccio parte della guerra per bande e se ho avuto delle riserve me le sono tenute per me.
    Eh cavolo, gente: a proposito di sputare sentenze, eh? 🙂
    Anghelos: Zavoli storia, Annunziata geografia.

  7. Ma Lipperissima ci avevo paura che avevo scritto male, scusami te non angarii… ma altri li devi vede! Altri tanti. Altri inferociti. Altri col fumo negli occhi.
    E poi, sulla affidabilità della Lipperini Minor ce credo. E’ la affidabilità di tutto un chiacchierare e ripetersi le cose che si monta come panna montata che mi fido di meno.
    Dopo di che che la formazione dei docenti in molti casi sia un disastro, e che quelli che partono bene finiscono male concordo.
    N’tarabbià
    🙂

  8. Quando la gente mi dice “bello il tuo lavoro” (puntualizzo: non insegno), io rispondo: è lavoro. Che vuol dire che tutte le migliori intenzioni vengono frustrate, che tutte le proposte serie non sono prese in considerazione, che non c’è modo di mettere davvero a frutto quanto ho studiato, mi interssa, mi appassiona.
    Non mi sento il diritto di sputare dove mangio, ma capisco bene chi, in condizioni simili, decide di farlo. Vedi alla voce: sfoghi. Ma ho come l’impressione che questa sia solo una prima puntata… vedremo il seguito!

  9. Un’unica osservazione. Immagino che i compagni e gli insegnanti della figlia della Lipperini, oltre che Carlotta stessa, possano talvolta sentirsi tentati di curiosare nel blog della madre. Vedendo questo post il prof. sarà facilmente identificato e potrebbero comunque nascere zizzanie di vario genere. Raccontino per raccontino, sarebbe stato meglio evitare indizi così scoperti.

  10. No, caro Docente. Nessuno sa che mia figlia è mia figlia, visto che il cognome e un altro. E ti assicuro che i suoi compagni hanno ben altro da guardare, in rete. Piuttosto, ci conosciamo? Ho idea di sì.

  11. Da docente a Docente: posso dire che un collega che facesse un discorso come quello di cui sopra a ora di cena sarebbe un cazzone? Raccontino per raccontino, eh?

  12. Mettiamo che a scuola si sappia che Carlotta è figlia di una giornalista di Repubblica che tiene un blog letterario. Mettiamo che qualche genitore lo legga. Mettiamo che lo riferisca al preside. Mettiamo che, di bocca in bocca, il racconto arrivi alla Gelmini. Mettiamo che Gelmini e Brunetta licenzino in tronco il povero prof. Mettiamo che il povero prof si suicidi. Mettiamo che il figlio del prof suicida si vendichi contro Carlotta… Pupi Avati insegna.

  13. Sì certo, mettiamo che domani finisce il mondo a causa dell’esperimento di Ginevra. Ma per cortesia, “docente”…:)
    E comunque a scuola non si sa, e punto. Non vado in giro a lustrarmi le medaglie, ammesso che medaglie siano, per chi mi prendi?

  14. E’ curioso che coloro che non vogliono insegnare darwin a scuola facciano sì che in quel mondo l’evoluzione naturale si pratichi in modo spietato. Non solo in quel mondo, certo.
    C.
    PS: L’ho sempre sospettato io che in questo blog si decidevano le sorti del pianeta..

  15. Io ho entrambi i genitori nel ramo, so benissimo problemi e problematiche.
    Però so anche che l’insegnamento non è un mestiere che si possa fare per soldi. E’ una passione. Punto e basta. Capita, ovviamente, che una buona fetta dei docenti sia lì per portare a casa la pagnotta, e per la tutto sommato “decente posizione”. Ma questa faccenda, deve restare nascosta. Dare l’impressione, dico l’impressione, ad una classe che la tua materia non ti entusiasma è una tragedia. Figuriamoci quindi dire che “ti fa schifo”. Per poi fare lo scrittore…Vabbè.
    Quindi spero vivamente che la Gelmini legga il blog e radii a vita il grafico con ambizioni letterarie.

  16. Il problema del prof frustrato che nella vita vorrebbe fare ben altro, ovvero lo scrittore, e magari di quelli invitati ai salotti di Vespa e Costanzo, si riassume nel classico “Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna”. Che è particolarmente tragico per chi da piccino si vedeva grande artista o famoso musicista, e invece deve combinare pranzo e cena dietro una cattedra invece che sul palco o al vernissage.
    E poi anche Gadda e Primo Levi sono diventati scrittori, amando però profondamente la loro volgare professione. Che se la scrittura del prof di cui sopra valesse un’unghia di questi, avrebbe solo da tripudiare.
    Ben diverso il caso di coloro che insegnano per passione, come dice Ekerot. Sono pochi purtroppo, ma sono poi quelli che ti ricordi per tutta la vita.

  17. @ Docente
    Pupi Avati insegnerà a te, casomai! E, in tutta franchezza, l’esistenza di docenti che si fanno insegnare qualcosa da Pupi Avati mi preoccupa tanto quanto l’esistenza di ca***ni di cui sopra. mettiamo che io abbia quell’aspirante scrittore come collega, e che l’aspirante scrittore mi abbia preceduto nell’ora di lezione: credi che sia possibile avere un minimo di credibilità come insegnante, in una classe che ha esteso, generalizzando (perché succede, e un insegnante dovrebbe saperlo!) all’intero corpo docente le parole udite dall’esimio insegnante di disegno?
    A culo di pietra cuore di pietra: io faccio l’insegnante e SONO (non: “vorrei essere”) uno scrittore. E riesco a fare ambedue le cose, senza menarmela sul tempo che la scuola mi porta via. E ho amici che fanno lo stesso, ed altri che il culo se lo fanno non su una sedia, ma in fabbrica. E SONO scrittori. Quel fenomeno così bravo nella scelta delle parole giuste nel luogo opportuno ci provi, a scrivere, che magari ci facciamo tutti quanti quattro risate. Come quando Pupi Avati si presenta e dice: sono un regista.

  18. P.S. Se per “scrittore” intendi “scrittore edito”, ti confermo che sei uno scrittore. Ma il criterio vale anche per Pupi Avati, edito e distribuito quanto te. A me come regista non piace, ma non mi piaci nemmeno tu, se per questo.

  19. Contento di non piacerti, “Docente”. Spero dietro il tuo nick non ci sia una mia vicina di condominio che telefona all’amministratore una mezza dozzina di volte al dì, dichiarando ogni volta una diversa identità 🙂
    PS: Alle 11.04 bighellono quanto mi pare, è il mio giorno libero.

  20. Lucio Angelini, sapevo dall’inizio che eri tu. E non solo dall’indirizzo IP: dallo stile, dai modi, da come interloquisci. Ti ho lasciato divertire un po’. Adesso, per cortesia, prosegui la campagna anti-Lipperini dal tuo blog, eh?
    (ricreazione terminata)

  21. Una domanda soltanto: è una malattia quella da cui è affetto questo tizio che cambia nome, ma che è riconoscibilissimo dai modi e dallo “stile”?
    No perchè, a questo punto, dopo un anno di ‘sta solfa, definirlo semplicemente *trolleraggio* a me pare inopportuno:qui siamo in un ambito patologico.
    Detto questo chiudo l’argomento e poi non lo tocco più.

  22. Non so quanto abbiano avuto lo stomaco di vedere Mario Giordano dibattere sulla scuola, l’altra sera, su RAI3. A Giordano (uno che, con quel cognome, riesce a far del numero da solo senza essere primo in niente) della scuola non gliene potrebbe importare meno, è evidente: con un cinismo che fino ad oggi avrei definito incomparabile si informa sulla linea, e se la linea è quella di difendere il maestro unico, esegue. Fosse la linea contraria, farebbe lo stesso. Vada a puttane la scuola, se questo gli può far comodo.
    Poi ci sono quelli che scendono ancora più in basso. Quelli che in una discussione sulla scuola si informano su quale linea seguono Tizia e Caio, e automaticamente seguono la linea contraria. Vada a puttane la scuola, se questo può farli godere per trenta secondi. Non è trolleraggio, verissimo: è il miserrimo rancore di chi aspira ad essere un Mario Giordano in sedicesimo, anche per un solo quarto d’ora. Nel caso non passasse di lì Andy Warhol a scattargli l’istantanea, va bene anche una macchietta che cita Shakespeare credendolo la mezzala inglese della Cavese.

  23. Infatti. E’ di Lucio Angelini. A questo punto si prenderà le responsabilità delle molestie e degli insulti che vanno avanti da quasi sei mesi.

  24. Non solo sui forum del manga. Il problema sono i blog del menga. E’ il team Angelini & Iannozzi, baby. Vanno presi come sono. O non vanno presi affatto. E’ che vogliono farsi prendere a tutti i costi. A chi va a caccia di attenzione, l’attenzione non va concessa. A chi venderebbe la moglie e il resto della famiglia pur di avere una visita in più sul suo blog, va risposto con l’indifferenza più gelida.

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