VENERDI' CONVERGENTI

La sottoscritta, pur fisicamente barcollante, ha partecipato ad un incontro al Festival della Filosofia sul  tema del rapporto fra radio libere e blog. Ovviamente, come sempre in questi casi, si racconta la metà delle cose che andrebbero dette.
Analogie spicciole: all’epoca, in una sola figura amatoriale venivano a coincidere varie figure professionali. Ai tempi della prima Radio Radicale, una stessa persona apriva la radio, utilizzava il mixer, parlava al microfono e mandava i – propri- dischi in onda. Inutile che vi dica cosa fa un blogger.
Poi. Le radio degli anni Settanta erano in molta parte “fatte” da chi ascoltava, con la messa in onda delle telefonate: restava, almeno per quanto riguarda Radio Radicale, un conduttore, ma la sua funzione, specie quando si trattava di eventi particolari (le testimonianze sul 12 maggio 1977, per fare un solo caso) si riduceva al minimo. Per i blog, il discorso è più complesso: ma commenti (quando ci sono) e relazioni fra altri blogger sono comunque una delle caratteristiche più importanti dello stare in rete, almeno per come la vedo io.
Naturalmente c’è parecchio altro  (miliardi di altre cose: penso solo alla questione del diritto d’autore): non so quanto, però, gli studenti presenti fossero più interessati al concetto di “reduce” (quelli che hanno fatto il 68/77 e parlano dei loro meglio anni  come vecchi zii un po’ tristi) e quanto alla convergenza fra mezzi che allora si è prefigurata e che ora è in via di realizzazione.
Cerco di riprendermi dall’ennesima influenza, e nel frattempo leggo L’ottava vibrazione.

6 pensieri su “VENERDI' CONVERGENTI

  1. Proprio questa mattina all’auditorium ho sentito il tuo intervento.
    Complimenti! Sei andata benissimo. E meno male che, a tuo dire, non eri in forma. Il l tuo intervento, nonostante io sia anziano e navigato, mi è stato prezioso. Credo di aver imparato parecchio e terrò conto dei tuoi preziosi consigli quando mi deciderò a dare una continuità al mio blog, fino ad oggi solo un deposito dei miei saggi monotematici
    Una domanda avrei voluto fare alla fine.
    L’introduzione di Abruzzese secondo la quale il medium più importante nel 68 era la TV, non può essere riferita, in generale alla società, ma non ai componenti del movimento i quali aborrivano il mezzo. Il 68 è cresciuto senza TV. Io non vedevo televisione, nemmeno Alberto Abruzzese e Paolo Ricci, a quanto da loro stessi dichiarato stamattina. Questa stessa ossevazione l’ha fatta anche Peppino Ortoleva nel suo saggio sul 68 di molti anni fa. Per esempio, la mia memoria “televisiva” del 68 si riduce solo alla premiazione dei 200 metri delle Olimpiadi messicane con i due atleti neri sul podio e il loro saluto con pugno guantato. Un po’ poco se si pensa che in quel periodo la televisione trasmetteva i preziosi reportage di Antonello Branca, Andrea Barbato, Furio Colombo su Allen Ginsberg, Robert Kennedy o Martin Luther King ecc
    Ottusità, snobismo e segno di arretratezza dei sessantottini? Forse.
    Oggi a distanza di 40 anni questi reportage li ho visti a Fuori orario, e mi sono quasi vergognato di non averli voluti vedere prima. Mi sembra che di fronte alla ricchezza un mondo mediatico che si stava aprendo anche attraverso il satellite, il movimento si sia voltato dall’altra parte.
    Tu che ne pensi?

  2. Ma grazie, Franco. Ho un’influenza assassina da giorni e non pensavo di farcela…
    Dunque, argomento interessantissimo: perchè a mio parere quello stesso atteggiamento rischia di riprodursi anche oggi, quando esce fuori il famigerato argomento “i giovani si rimbambiscono su myspace” senza, magari, sapere esattamente cosa accade nei cosiddetti social network (intendo non soltanto le modalità in cui ci si rapporta, ma le possibilità che vengono colte anche inconsapevolmente. Vedasi il caso di You Tube e della “disobbedienza civile”, sia pur non vissuta come tale, del postare materiale protetto da copyright).
    A dirla tutta, molto spesso i media vengono snobbati dagli intellettuali. Voltare le spalle alla televisione, ieri come oggi, è un errore fatale. E lo è anche dichiararsi ignoranti della rete, con il sottinteso di volerlo rimanere…di fatto legittima il vecchio assioma che fa della sola carta stampata il veicolo da assolvere.
    A dirla ancora più tutta, il fatto che della rete si citi quasi esclusivamente, anche stamattina, Second Life, mi fa venire qualche brivido…
    Grazie!

  3. cara Loredana, intanto ti faccio tanti auguri di pronta guarigione (l’inverno prolungato di quest’anno non ha favorito la salute di nessuno).

    Trovo che sarebbe interessante fare “il punto della situazione” sui blog italiani (quelli letterari in particolare). Avremo modo di riparlarne.
    Un abbraccio

  4. “Inutile che vi dica cosa fa un blogger?” Be’, inutile non sarebbe, ma forse limitativo…Sto faticosamente scoprendo questo mondo: le difficoltà tecniche
    che, per una vecchia signora come me, non sono problema da poco, regole comportamentali, nomi e blog, sconosciuti per me, ma noti o notissimi agli addetti ai lavori. Vago di blog in blog scoprendo una gioventù spesso preparata, ironica e critica e questo mi consola facendomi ritrovare un po’ di fiducia nel domani. Seguo con passione il suo blog: complimenti a lei e ai suoi commentatori. Lalla

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