Il Pd ha varato il dipartimento mamme. E’ bastato un tweet e mi sono ritrovata nel tipico articolo “è bufera sui social”. Bene. Allora proviamo a fare un esperimento. Metto un hashtag “Dipartimentomamme” e invece racconto che:
a) sono state consegnate solo il 10% delle casette provvisorie nelle zone terremotate, gli abitanti sono in gran parte ancora sulle coste, le macerie non sono state rimosse.
b) con i soldi degli sms solidali si vuole finanziare (per ora la proposta è in stallo) una grotta termale.
c) i fondi per la prevenzione sismica sono stati riconvertiti dalla Regione Marche per una ciclovia (si vota questa settimana)
d) Scrive Mario di Vito sul Manifesto di ieri:
“A undici mesi dall’inizio dell’incubo, si sta ancora nell’incertezza più assoluta: le scosse vanno e vengono a intervalli regolari, mentre la maggior parte delle macerie è ancora per terra, la ricostruzione praticamente non è mai cominciata e il ritorno a casa degli sfollati procede a estremo rilento.
Inoltre, l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura di Rieti per il crollo delle palazzine popolari di Amatrice il 24 agosto scorso ha fatto innervosire parecchio le popolazioni. La rivelazione della telefonata con cui l’imprenditore Vito Giuseppe Giustino rideva pensando alle ricche commesse della ricostruzione è un colpo tremendo alla credibilità di chiunque si stia impegnando a cercare di risolvere la situazione: «Come facciamo a fidarci?», è la domanda che rimbalza di bocca in bocca tra i terremotati. Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, come da sua abitudine, non usa mezzi termini: «È meglio che da queste parti, l’Internazionale (la cooperativa che fa capo a Giustino, nda) non si faccia vedere. È gente che non deve avere più niente a che fare con le casette e il resto dei lavori post sisma».
L’Internazionale, in realtà, sta già lavorando nelle zone del cratere: giusto in questi giorni ha partecipato al montaggio delle casette di Accumoli, oltre ad essere socia del Cns, il consorzio di imprese che ha vinto la gara Consip per i moduli d’emergenza già abbondantemente usati. La polemica rimbalza su più fronti, alla fine dal Cns arrivano solo parole attendiste: «Aspetteremo gli esiti delle indagini, i lavori comunque saranno portati a termine». I sindaci, per farla breve, vorrebbero la revoca degli appalti, ma questo comporterebbe ulteriori ritardi in dei lavori che già vanno avanti a passo di lumaca.
Giustino, dal canto suo, prova a cacciarsi fuori dai guai: il suo avvocato ha voluto specificare che lui «non stava ridendo del sisma». Le intercettazioni che compaiono nei fascicoli dell’inchiesta di Rieti, però, lasciano davvero poco spazio alle interpretazioni.
«Stanno faccenda la lista dei beni che hanno subito danni, ho detto di mettere in cima l’Internazionale…», spiegava al telefono il geometra della cooperativa Leonardo Santoro. Giustino a questo punto ha risposto ridendo: «È mezzo impegno».
Ancora sul fronte giudiziario, sta emergendo il ruolo di Mauro Lancia, imprenditore di Pesaro, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’ultima inchiesta su tangenti e ricostruzione a L’Aquila. Il 7 ottobre Lancia ha rivelato a un’amica di aver partecipato a una «cena importante» in cui si è parlato del futuro delle zone terremotate. Presente a tavola anche il governatore delle Marche Luca Ceriscioli. Va detto, comunque, che dalle parole di Lancia emerge anche l’intenzione dei commensali di «evitare uno scandalo vergognoso come quello di L’Aquila».
Dall’altra parte dell’Appennino, in Umbria, si continua intanto a discutere del centro commerciale griffato Nestlé da realizzare nella piana di Castelluccio. La presidente della Regione Catiuscia Marini ha provato a definire la faccenda «una bufala», salvo poi ammettere che si tratterà di un’area dove saranno ospitati ristoranti e negozi. La struttura occuperà un’area da 1.500 metri quadrati e costerà 2.5 milioni, per lo più a carico della Protezione Civile. La Regione, poi, continua a sostenere che l’opera comunque in futuro verrà smontata, anche se non si sa quando e con quali soldi, visto che i fondi per la demolizione non sono stati accantonati. Qualche rassicurazione sul fatto che, comunque, la Nestlé non avrà spazi per sé. «Resta il faccio che l’azienda faccia così spot sulla propria generosità mentre licenzia 340 lavoratori della Perugina», concludono amari i volontari delle Brigate di Solidarietà Attiva”.
e) sempre sul Manifesto di domenica, Silvia Ballestra ricorda che i giornali hanno abdicato al dovere di informare.
f) E le mamme? Ci sono anche quelle, con i padri e gli zii e i nonni, nel cratere. Visto che sono un target e che la parola “mamme”, scriveva ieri un fedele iscritto, ci farà guadagnare un bel po’ di punti nei sondaggi pre-elettorali, magari aiuta pure a far diventare visibile una vicenda invisibile.