Uno dei libri più belli (per me, almeno) dell’appena scomparso e molto rimpianto Mario Bortolotto è Consacrazione della casa: fu, ai tempi, una scoperta di quanto rigoglio di intelligenza potesse esserci nello scrivere di musica. Rimuginando oggi sul titolo, penso a quanto si sia parlato di case, qui, nell’ultimo anno.
Case sbriciolate, case schiantate, casette provvisorie, casette di legno, casette promesse, casette assenti, case rimpiante, case proposte in luoghi lontani, case di pietra che vengon giù, case di cemento armato che seppelliscono gli abitanti, case fantasma. Case piccoline, per una persona sola, case di famiglia, case appena acquistate. A forma di torre, come quella che Melania Mazzucco aveva ereditato a Castelsantangelo sul Nera e che è sparita in un fiat, tutta, e lei lo ha appreso guardando le immagini del telegiornale. Case color pastello. Case sbilenche, case sontuose. Case.
Sulle case perdute e promesse si è consumata un’infamia che ha colpito una comunità intera. Uso la parola infamia, consapevolmente. Era possibile fare altrimenti, non è stato fatto. Vent’anni fa, dopo il terremoto che colpì Marche e Umbria il 27 settembre 1997, i numeri erano questi, queste le azioni, nella sola Serravalle di Chienti:
“Si individuano le prime aree per la collocazione delle strutture prefabbricate per alloggiare la popolazione (1/10/1997);
Si approva il verbale di somma urgenza per gli interventi indispensabili a fronteggiare la situazione, si individuano le ditte a cui affidare immediatamente lavori e forniture secondo le necessità e le richieste della Protezione Civile e delle forze impegnate nei soccorsi (1/10/1997);
Assistenza alla popolazione, gestione pasti e coordinamento e distribuzione degli aiuti pervenuti al Comune, per la popolazione terremotata; coordinamento volontari (17/10/1997);
Assegnazioni ai nuclei familiari evacuati del contributo per autonoma sistemazione, ai sensi dei provvedimenti di legge (art. 7 L. 61/98) e del Commissario regionale delegato n. 9/97 (3/11/1997);
Allestimento opere di urbanizzazione primaria delle aree per insediamento moduli abitativi mobili e moduli sociali per servizi scolastici, sanitari, religiosi, uffici, attività commerciali e religiose (5/11/1997);
Ordinanze di requisizione aree moduli;
Destinazione contributi per realizzazione scuola materna e media strutture prefabbricati in legno (29/12/1997)”
In altre parole, quelle dell’allora sindaco Venanzo Ronchetti:
“A Natale del 1997 erano stati consegnati trecento container. A Natale del 1998 le prime famiglie hanno lasciato i container stessi per rientrare nelle case ristrutturate. L’anno successivo erano pronte centotrenta casette di legno nelle frazioni di montagna. La ricostruzione leggera è stata completamente ultimata nell’anno Duemila”.
Di nuovo, i numeri di questo terremoto: nelle Marche sono state rimosse 145mila tonnellate di macerie su un totale di un milione e trecentomila, e sono state consegnate 110 casette su oltre 1800 necessarie.
Cosa è cambiato? Intanto, una concezione della politica che da parte di chi la agisce e la rappresenta tiene in conto nullo elettori e cittadini. Basti pensare all’immondo balletto a casa di Peppina: Salvini, l’annunciata Alessandra Mussolini, il cinquestelle scudo umano. E poi chi altro? Ah, sì, il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini, probabilmente candidato al Parlamento nelle liste della Lega, che dalla sua pagina Facebook se ne appropria a modo suo. E poi cos’altro? Ah, sì, gli altri terremotati a cui voce non è stata data, così come non vengono date le case. Che sono furiosi, ed è difficile dar loro torto.
L’ho scritto infinite volte: le persone vanno tutelate. Tutte, che siano o meno sotto i riflettori. Ora, stiamo per assistere all’infamia numero due: i terremotati usati per una campagna elettorale che sarà sanguinosa, i terremotati usati per dire “prima gli italiani”, i terremotati usati per dire “ma noi abbiamo rispettato le leggi”. Usati e usati. Non si può pensare di ignorare una situazione per poi illudersi di volgerla a proprio favore (anche se probabilmente avverrà proprio così).
Eppure, io credo, bisogna continuare a raccontare, e a battersi ANCHE per chi vota per Salvini e Mussolini, e apre loro le porte. Altrimenti, non resta alcuna speranza di ridiventare una comunità.