C’è una faccenduola che non capisco. Immaginate con me. E’ il 24 agosto 2016. Il centro Italia trema e si sgretola. Amatrice viene distrutta, e tante altre case vengono danneggiate fra Lazio, Marche, Umbria. Ebbene. Miracolosamente, c’è qualcuno che nella confusione e disperazione di quelle ore ha la lucidità di acquistare una casetta di legno e di collocarla nel proprio territorio. Impossibile? Non per la nuova commissaria alla ricostruzione Paola De Micheli, perché nel famigerato, e tardivo, decreto salva-casette si prevede che possano essere sanate le costruzioni in legno (pagate di propria tasca e collocate nel proprio terreno) realizzate dal 24 agosto al 10 aprile 2017.
Due date insensate, come si vede. Perché proprio il 10 aprile, all’uscita di un inverno pesantissimo, da molti trascorso sulle coste? Non si sa: è come se si fosse puntato un dito a caso sul calendario per quei trecento marchigiani e mille nel cratere che sono considerati “abusivi”. Inoltre:
“Le domande dovranno essere presentate entro il 31 dicembre 2017. Quando la famiglia otterrà nuovamente la struttura originaria, dovrà abbattere la seconda e temporanea a proprio spese”.
Ci sarà pure una logica, in questa storia. Ma la logica primaria vorrebbe che le casette di stato fossero state consegnate a dicembre, come era stato promesso. Se si guarda la tabella pubblicata da Terre in moto Marche si nota che molte sono di là da venire. E siamo a pochi giorni dal primo anniversario della scossa di ottobre. E’ quasi un anno che questo blog si occupa di quello che NON avviene, e che ripete la stessa solfa: vi sarete anche annoiati, commentarium, ma pensate (lo pensi soprattutto certo femminismo col ditino alzato, indignato dal fatto che mi occupi di roba di provincia invece di partecipare alla rissa collettiva sulla Gpa) a cosa significa veder trascorrere un Natale, un Capodanno, una Pasqua, una notte di San Giovanni, un compleanno, il tempo, in una parola, senza alcuna certezza. Di più: con l’irrisione di date casuali e di diritti mai accolti.
Non vi stupite dei populismi. Non vi stupite del ringhio delle destre, se questa è la risposta. E, no, non si può recuperare in pochi mesi in vista delle elezioni di marzo. Questa ferita, questa crepa fra cittadini e politica, è difficilmente sanabile: ed è solo ed esclusivamente responsabilità di chi continua a pensare che la politica sia ormai una faccenda da social media marketing: svicciare (commutare, in italiano corrente) su una modalità che abbia un appeal e andare avanti. Ma per favore, davvero.