173. STORIE DAI BORGHI. SIAMO IN RITARDO! SIAMO IN RITARDO!

“Svolgerò questo incarico con umiltà e grande determinazione, al vostro fianco, ma non saremo disponibili a fare cose al di fuori della ricostruzione, non faremo assistenzialismo. Il nostro obiettivo  è tornare a far crescere queste valli e di stare vicini a persone e imprese. Se lo faremo male, la storia ci castigherà e questo non lo voglio”.“
Così, qualche giorno, fa, la commissaria  alla ricostruzione De Micheli.  Leggo e penso che la storia ha già castigato. Per prime, purtroppo, le persone che quasi un anno dopo non hanno ancora una casetta provvisoria (e se se la sono costruita da soli vengono sfrattati). E poi, certo, i responsabili di quanto avvenuto: tutti, senza distinzioni politiche, i governatori delle regioni impastoiati nell’immobilismo e nel disinteresse, gli sciacalli che vengono a cercare consensi, gli altri sciacalli che sognano una carriera politica partendo dal terremoto.
Ieri qui si è dato conto del superlavoro a cui sono costretti gli operai. Sottolineo un punto: sono costretti al superlavoro perché la consegna delle casette è in ritardo. Ma dai? Ma davvero? Come scrive qui Luca Craia:
“Una fulminazione ad Ancona, anziché a Damasco: gli amministratori regionali trasaliti si accorgono improvvisamente che la consegna delle casette è in ritardo e corrono ai ripari. Quello che era evidente più o meno a tutti, almeno a quelli privi di paraocchi, cioè che neanche per questo inverno i terremotati rimasti nelle loro terre colpite dal sisma avranno un tetto decente sulla testa, ora diventa chiaro pure a Ceriscioli e combriccola. Ci fanno pure un comunicato stampa per dircelo, bontà loro, e noi tutti in coro a fare ooohhh. Dicono che c’era un “impegno morale” a fare in fretta. Quindi non esiste un impegno reale, concreto, sancito da un contratto, avvalorato dalla presenza di penali in caso l’impegno non venga rispettato. In sostanza il Consorzio Stabile Arcale dovrà lavorare anche di notte non perché se non lo fa avrà delle penali da pagare ma semplicemente perché glie lo chiede la Regione Marte, per un presunto impegno morale.Ora, che l’impegno sia anche morale non c’è dubbio, ma fare un contratto senza tempistiche e penali è pazzesco, specie in una situazione di emergenza come questa. In ogni caso ora pare che si lavorerà anche di notte, con un diktat di mussoliniana memoria, attestando che i nostri timori circa i ritardi sulle SAE fossero più che fondati. Che dire: ancora una volta, bravissimi”.
Sulle testate nazionali ci si commuove per le lettere dei bambini terremotati e contemporaneamente si dà conto del treno di Renzi in arrivo, sembra oggi, ad Arquata (in treno? Mi pare dura, in verità). Ci sarà fra pochi giorni una manifestazione a Roma indetta da molti comitati territoriali, ma giustamente il timore è quella che se ne approprino le Meloni e i Salvini e quanti soffiano sul fuoco (salvo poi, parliamoci chiaro, infischiarsene).
Per riparare la crepa, occorre trovare altre modalità. Occorre che la situazione, gravissima e sotto gli occhi di pochi in verità, sfugga alle maglie elettorali e venga ripresa in mano dai territori, davvero.
Ho lavorato tutti gli anni, ho veduto
poco mutar le stagioni dietro i vetri, lavorando
per l’auto, i giornali, i medici, il cibo e la casa.
Non quello che dovevo ma nemmeno
quello che mi piaceva, facendo; non con l’animo
lento dei savi, né con l’occhio lucente
né con la mente allegra.

Ma l’acqua buia oltre l’avvenire,
il lago fermo che in solitudine sta,
io l’ho saputo dire; e voi che siete
esitanti su queste parole sappiate che è,
dietro il pianto superbo e la debole ira,
in voi eguale e in me.
(Franco Fortini)

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