175. STORIE DAI BORGHI. LA MARCIA DEL RITORNO, IL TEATRO A MATELICA.

Si avvicina il giorno 365, l’anno dalla prima delle scosse che hanno distrutto molta parte della marca maceratese. Molte saranno le commemorazioni, i filmati, gli omaggi. Ci sarà una marcia, invece (e l’invece sta dove deve stare, non è una casualità) indetta da Terre in moto Marche, domenica 29 ottobre, da Maddalena di Muccia a Pieve Torina, partenza ore 10. La Marcia del Ritorno:
“Come Terre in Moto abbiamo deciso di manifestare direttamente nei territori feriti per gridare con forza la volontà di resistere delle popolazioni dell’Appennino. Il 29 ottobre, nel weekend ad un anno dalle scosse che hanno colpito in maniera più diretta le Marche invitiamo tutti e tutte a scendere in strada con noi, per denunciare i ritardi e le responsabilità e per ripetere ancora una volta che non scenderemo a patti con la strategia dell’abbandono.
Vogliamo un Appennino più vivo e sostenibile di prima e non accettiamo speculazioni di nessun tipo sul territorio e sulla pelle di chi ha perso tutto.
Tornare, resistere, ricostruire”.

Resistere. Ricevo e pubblico una lettera di Ruvidoteatro, di Matelica. E’ interessante, e importante.
Ruvidoteatro e il terremoto
Ruvidoteatro è una compagnia teatrale di Matelica (MC), radicata nel territorio con spettacoli, corsi, laboratori per ogni fascia d’età, che dopo il terremoto ha cercato di reagire alle drammatiche conseguenza del sisma.
Dopo un primo momento di depressione e confusione, sia mentale che operativa, la prima cosa a cui abbiamo dovuto far fronte è stata l’emergenza economica dovuta al blocco di tutte le attività nel cratere. Così ci siamo dati da fare ed è nata una collaborazione a sostegno della compagnia da parte di altre compagnie teatrali in Italia e di alcuni comuni che ci hanno sostenuto promuovendo i nostri spettacoli nei loro territori. Così siamo stati ospitati in Friuli, a Torino, nella provincia di Venezia, contribuendo in questo primo momento di stallo al sostentamento della compagnia. La seconda cosa a cui abbiamo pensato sono stati i bambini di questa zona. All’interno del nostro corso per bambini, dopo che ci hanno assicurato che la sede era agibile, abbiamo lavorato sulle paure e tensioni conseguenza dell’evento vissuto. Poi in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Mattei di Matelica, e la scuola elementare, nel frattempo smembrata in vari altri edifici per la paura della non agibilità del plesso principale, abbiamo deciso di creare un laboratorio teatrale sul terremoto con tutte le classi quarte.
La risposta dei bambini è stata a dir poco straordinaria, con una capacità di rimettere in gioco paure, ansie, incertezze trasformandole in forma catartica nella loro visione fantastica e immaginaria di quello che era successo.
Perché stando a stretto contatto con loro, ragionando, ascoltando, ci siamo resi conto che il loro rapporto con questo evento, anche se ha creato molte paure e insicurezze, ha prodotto comunque un loro modo di superare la situazione, andando a cercare nella fantasia e nell’immaginario. Un mondo e un modo di raccontare e rappresentare i propri disagi attraverso forme mediate e di distacco dal fatto razionale in sé. Nel loro immaginare questo mostro, che c’è ma non si fa vedere, hanno già creato una soluzione ad un problema di relazione con la paura. E raccontarlo e rappresentarlo con parole o disegni o attraverso il teatro, ha permesso di tirar fuori tante ansie che ognuno di loro si portava dentro. Alcuni genitori si sono stupiti dei pensieri e considerazioni fatte dai loro figli durante lo spettacolo finale del laboratorio, cose che non avevano ancora sentito raccontate nell’elaborazione del dopo terremoto.
Da queste stimolanti percezioni ci è venuto lo spunto per raccontare e vivere l’esperienza di quello che ci è successo con uno spettacolo per gli adulti, attraverso lo sguardo dei bambini.
Perché fare uno spettacolo sul terremoto.
Perché è un esperienza irripetibile, che diventa solo tua, ed è difficile raccontarla e farla vivere a persone che non l’hanno vissuta.
Ma ci sembrava importante provarci a raccontarla, a farla diventare un’emozione, un passaggio indelebile della nostra vita.
Far prendere coscienza di cosa vuol dire la paura, momento irrazionale di insicurezza sulle certezze consolidate. Di cosa significa non sapere come reagire, cosa fare, essere inermi e soli di fronte a qualsiasi reazione.
La vita ordinaria e stabile viene stravolta da un evento straordinario e trasforma la nostra esistenza in vita instabile e insicura.
Come viviamo la distruzione, la mancanza di casa, la vita in camper, o in altre situazioni che danno molto spazio alla provvisorietà.
La diversità dell’approccio dell’adulto e del bambino verso quello che accade.
Perché per i bambini le paure hanno aspetti differenti: il buio, i mostri, i rumori, la porta chiusa o aperta, etc.
Le immagini dei bambini nel descrivere il terremoto: la barca in mezzo al mare, le faglie che viaggiano, il libro da cui escono le paure, i suoni legati ai colori, gli schiaffi ai palazzi ….
Mi sembra di sentire una mandria di cavalli in cantina
Mi sembra una grande campana che suona
Mi fa pensare a una foresta brutta e cattiva
Ma soprattutto per ricordare che ci sono territori che ancora oggi subiscono le lungaggini burocratiche ad un ritorno alla normalità, alla vita sociale, al lavoro, al diritto di crescita felice dei bambini.
Questo spettacolo, dal titolo emblematico di “In terra”, debutterà il 24 marzo 2018 nella stagione teatrale di Matelica, ma ha avuto già un primo approccio di studio il 29 settembre durante il festival “Si può fare”, festival delle economie e delle relazioni solidali, che si è svolto recentemente, per 3 giorni a Mira in provincia di Venezia.
L’evidenza che è emersa alla fine di questo primo abbozzo di proposta teatrale è quella di una completa assenza d’informazione su come stanno le cose nei territori terremotati. La realtà che stiamo vivendo qui non passa al resto del paese, è come dimenticato, o forse le persone pensano che le cose siano andate a posto. La comunicazione del reale non passa, o peggio non esiste, come fosse qualcosa che non c’è.
Ecco perché vogliamo portare con questo spettacolo la testimonianza sulla drammaticità della nostra situazione, dentro e fuori delle Marche.
In questi ultimi giorni abbiamo partecipato ad un bando della Regione Marche, sostenuti dal comune di Esanatoglia (MC), per un progetto di una rassegna di teatro ragazzi per i bambini di 7 comuni colpiti dal sisma, con l’intento di portare i bimbi in un teatro per assistere ad uno spettacolo rivolto a loro, e dargli l’opportunità di un momento ludico, artistico e di crescita culturale collettiva, in un territorio ancora in ginocchio per l’emergenza.
A titolo personale esprimo un pensiero che ci ha attraversato, Io e Vania in un primo momento subito dopo il susseguirsi delle prime scosse. La paura ci voleva far scappare da questa immane tragedia, lasciare tutto e tornare nelle nostra terra veneta d’origine. Poi, la consapevolezza di amare questi luoghi e la forza trasmessa dai bambini ci ha convinto a restare e lavorare per il futuro.
Fabio Bonso

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