Oh, doveva accadere ed è accaduto. Sono tanti, i comitati sorti nelle Marche per difendere il territorio. E fra quei tanti c’è di tutto: gli ignari, gli appassionati, gli sciacalletti che si dichiarano intellettualmente onesti, quelli che si preparano a candidarsi. Con la destra, va da sé. Doveva accadere e sta accadendo: chi segue, in questi giorni, i luoghi dei social dove i comitati territoriali discutono, comprende che la spaccatura è profonda, e che la manifestazione romana di sabato scorso è stata lo spartiacque di tutto questo. Quando si scriveva che occorre essere “politici” si pensava, e lo ripeto, al modo di organizzarsi sui territori che è stato ed è dei noTav in Val di Susa. Ma non è andata così, non sta andando così: nei comitati c’è sempre più spesso chi strizza l’occhio alle destre e che si sta preparando a una nuova vita in Parlamento o in Regione. Vale per il sindaco di Visso Pazzaglini. Vale per il sindaco di Amatrice Pirozzi. Vale per altri. Non per tutti, certo: ma se non ci si conta, non si riflette su chi si è e cosa si vuole, non si può che procedere nella direzione dell’antipolitica pura. E ci si fa male. E si fa male agli altri, soprattutto.
Ricordate? Tempo fa Terre in Moto Marche scrisse un post determinante, e all’interno di quel post ci sono queste parole:
“…nella categoria dei terremotati troviamo di tutto. Morti, feriti, sfollati, proprietari di seconde case, ricchi, poveri, stronzi, delatori, volontari, migranti, pastori, imprenditori, scrittori, speculatori, rifugisti, pessimisti, ottimisti, anziani, neonati e potremmo continuare all’infinito. Gli effetti del terremoto su queste persone sono stati gli stessi? Tutti hanno reagito o hanno avuto la possibilità di reagire allo stesso modo? Hanno tutti la stessa idea di futuro e di sviluppo del loro paese e della loro regione? Ecco che vista così la categoria del terremotato inizia ad apparire per quello che è: conflittuale e multiforme”.
In tutto questo è ovvio che ci sia una primaria e gigantesca responsabilità, che è specchio di quanto sta per avvenire con le elezioni di marzo: una sinistra che sta lavorando non per vincere ma per organizzare la propria sconfitta, cercando al proprio interno come redistribuire la sopravvivenza, e lasciando il paese ostaggio, per chissà quanti anni, delle destre. Di questo, prima o poi, saranno chiamati a rispondere: perché è questo che tutti noi, e non solo i terremotati, subiremo.
In tutto ciò c’è un uomo di 79 anni che dice alla moglie “Vado dal gommista”. E si impicca. Qualcuno userà quella morte, come sempre. Ma non sono tutti così. Bisogna ripeterselo come un mantra, in attesa che le cose cambino. Non sono tutti così.