178. STORIE DAI BORGHI. UN ANNO, UN RACCONTO, LA CURA.

Esattamente un anno fa, tremavano e si sbriciolavano Camerino, Muccia, Pieve Torina, Visso, tutti i paesi della Marca maceratese di cui per un anno, qui, ho parlato. Un anno intero, 178 puntate di questo blog che inizialmente ad altro era dedicato. Ai libri, alle donne, alla cultura, alla politica.
Non ho altro da dare se non le parole. Ho usato e continuerò a usare queste per raccontare la solitudine, la disperazione, l’abbandono dei terremotati. Non cerco nulla, non ho bisogno di usare il terremoto per cercare visibilità: anzi, quella che questo blog mi dava l’ho persino perduta, perché del terremoto se ne infischiano tutti, tranne coloro che lo hanno subito e lo subiscono.
Ho sempre avversato e denunciato quello che la Regione Marche, governata dal Pd, NON ha fatto in questi dodici mesi. Quasi in ogni post. Ho avversato e denunciato la loro politica dello “sgombriamo tutto”, l’aver deportato i terremotati sulle coste, l’averli lasciati senza stalle, senza casette. Senza nulla. Fino a oggi. Perché è inutile che i quotidiani aprano sul terremoto dimenticato, dal momento che lo hanno dimenticato.
Oggi, dunque. Oggi è l’anniversario. Oggi è il giorno dell’attacco e delle infamie nei miei confronti perché mi sono permessa di scrivere, qui e su Facebook, che le destre si stavano appropriando del terremoto. E lo credo ancora, anche se spero e sogno che si rafforzino altre possibilità: perché sono convinta che non sia vero che destra e sinistra sono categorie del passato, e che occorre guardare alla realtà. La realtà va guardata, raccontata, contrastata qualora le burocrazie e i poteri la rendano invivibile. Come hanno fatto, come stanno facendo. Ma credo anche che occorra essere vigili, affinché di quelle lotte non si appropri una parte politica: quella di destra e anche quella di una sinistra che in questo momento è confusa e sbriciolata. O lavora, come già scritto, per gestire la sconfitta, come il Pd di Renzi. Pazienza per le infamie e le menzogne: cercavano un parafulmine, lo hanno trovato. Non mi interessa: parla per me il lavoro fatto in un anno e quello che continuerò a fare. La guerra fra poveri è terribile. Vergogna su chi l’ha resa possibile. E su chi la cavalca.
Oggi, dunque.
Oggi è il giorno in cui abbiamo perso un amico, una persona bella, un uomo che amava la letteratura e la vita, e che ha raccontato fino all’ultimo giorno la bellezza della vita stessa. Oggi è il giorno in cui piango, con molti altri, la morte di Severino Cesari. Cosa c’entra col terremoto? Oh, c’entra. C’entra la capacità di amore, il lungo, meraviglioso racconto della Cura che ha intessuto per mesi su Facebook durante la sua malattia. La Cura. E’ di questo che abbiamo bisogno, è questo che ci ha lasciato in dono. Di questo occorrerebbe parlare. Di più: così, seguendo questa parola, Cura, bisognerebbe agire.

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