Gesti concreti, li definisce, con notevole senso dell’umorismo, l’assessore regionale alla Protezione Civile Angelo Sciapichetti. I gesti concreti sono la consegna di 7 (sette, ripeto, sette) casette provvisorie a Muccia. Muccia, non fosse chiaro a chi segue questo blog, è stata annientata dalle prime due scosse di un anno fa. Un anno fa, in queste ore, la percorrevo sgomenta, guardavo le crepe a forma di ics sulle case che conoscevo, le macerie davanti alla bottega del fabbro, lo scempio dell’officina di quello che è stato il fido meccanico dei miei genitori, e poi mio. Sette, sette, sette. Persino il governatore Ceriscioli, improvvisamente sbrinato, lamenta che, in effetti, 231 casette consegnate nelle Marche sono poche. Ma dai.
Ieri è stato il giorno in cui i media si sono ricordati che c’è stato un terremoto. Ci sono stati i doverosi servizi giornalistici, il corruccio, le macerie in bella vista, perché in bella vista sono ancora.
Che si fa, dunque? Un anno fa, cominciavo il racconto: Là è dove sono io, si chiamava il post. Sono ancora là, certo, con un anno di rabbia e scoramento alle spalle, perché sembra non finire mai, questo terremoto, e la ricostruzione, a un anno, – io non so come posso far capire a chi non conosce le storie, un anno – non è accaduto nulla, e quei gesti concreti sono una beffa, visti i tempi in cui sono stati realizzati.
Beffa sono anche le stalle, in verità: alcune sono, a quanto pare, alte 7 metri. Sette, sette, sette. Significa che non si scalderanno mai, e che alla prima folata di vento faranno come la casetta di uno dei tre porcellini. Puf.
E allora? E allora, intanto, si marcia. Terre in moto Marche, in questo post, spiega molto bene quel che è avvenuto alle casette, e non a caso ha lasciato casette di cartone sotto la sede della Regione Marche:
“Dopo un anno continuare a chiamarle con il loro nome (Strutture abitative in emergenza) sembra una gigantesca presa per i fondelli. Per rendersi conto del punto della situazione basta confrontare i tempi che la Regione aveva previsto a maggio 2017 con lo stato attuale delle cose.
Queste strutture rappresentano chiaramente solo una delle criticità ancora presenti e con le quali ci confrontiamo ogni giorno ma sotto l’aspetto simbolico sono fondamentali perché nel ritardo della loro consegna è racchiuso tutto il senso della strategia dell’abbandono di cui parliamo da mesi.
Aggiungiamo inoltre che è gravissimo quanto emerso in queste settimane, già previsto e prevedibile, in merito alle condizioni degli operai che lavorano alla costruzione e posa delle SAE. Costretti a turni di lavoro massacranti e con qualsiasi condizione meteo (su richiesta esplicita della Regione stessa) si ritrovano a scontare ritardi e responsabilità che sicuramente non sono di loro competenza. Ancora una volta a pagare sono i più deboli.
Le nostre casette sono anche un messaggio rispetto alle tanto vituperate “casette abusive”, contro le quali ci si è mossi con tanto rigore. Di fronte ai ritardi ancora presenti se ci sono stati degli abusi sono stati sicuramente quelli commessi dalla politica e non quelli di chi, con tutte le differenze e i distinguo del caso, hanno pagato di tasca propria l’unico modo per resistere. Politica che se da un lato mostra tutta la sua incapacità dall’altro ha iniziato a “far calare” gli sciacalli in vista di una campagna elettorale che nel cratere si appresta ad essere devastante. Ma chi ha perso casa e lavoro, se non i propri cari, non è carne da macello e non accetta la guerra tra poveri che si vorrebbe imporre”.
Domenica dunque si marcia, alle 10, partendo da Maddalena di Muccia per arrivare a Pieve Torina. Si chiama “La marcia del ritorno”, ed è un nome bellissimo. A Serravalle, nei Ferragosto lontani, si celebrava “la festa del ritorno”. Tornava chi era emigrato nelle città, per trovare lavoro, con i figli bambini, che eravamo noi, e ci sentivamo, pur non comprendendo allora perché, a casa. Là è dove sono io, ancora.
Gentile Loredana, lei scrive di luoghi e persone a me note (il fabbro, strano filosofo, il meccanico), Muccia, dove andavamo (e, quando torniamo, ancora andiamo) a comprare pane e dolci o anche a fare una passeggiata nel giardino lungo il fiume. Un anno….. sembra un secolo fa tanto tutto e cambiato.
Grazie
Scusi, per il primo post non avevo inserito i dati