181. STORIE DAI BORGHI. CONTARE LE FONTI, LEGGERE SCIACALLI.

Conto le fonti, le nomino una per una. Fonte di Brogliano, Fonte Cagnolo, Fonte Casco, Fonte della Rocca di sopra, Fonte della Rocca di sotto, Fonte Valzacchera, Fonte delle Mattinate, Fonte li Coi, Fonte di Capriglia, Fonte della Romita, Fonte Minutella, Fonte Liquida, Fonte Salegri, Fonte Forno, Fonte della Mula, Fonte della Scarsa, Fonte Lailla, Fonte Pampanoni, Fonte capo Fossa, Fonte Formaccia, Fonte Vecchia, Fonte del Colle, Fonte Scentelle, la Fontanaccia, Fonte Sbrocconare, Fontanelle, Fonte di Sotto, Fonte Vecchia, la Verna, Fonte Corvigione, Fonte delle Tassete, Fonte Prata basse, Fonte delle Fàore, Fonte Sambuco, Fonte Riale, Fontuccia di Camporlo.
Così un anno fa cominciava il tentativo di narrazione di luoghi che sarebbero usciti rapidamente dalla memoria comune. Salvo negli anniversari. Digitate su Google “ricostruzione” e “Marche”, scegliendo l’opzione “ultima settimana” o “ultime 24 ore”. Troverete quello che qui, e in altri piccoli luoghi, si scrive da mesi: una percentuale ridicola di casette consegnate, macerie ancora al loro posto per la grandissima parte, appalti che non hanno funzionato e a cui oggi si attribuisce, da parte della Regione, la colpa dei ritardi. Già letto, già sentito. Molto spesso, però, quelle accuse vengono tirate fuori per cavalcare l’onda elettorale in arrivo: dunque a pubblicare sono quotidiani come “Il Giornale” o “Il Tempo”.
Intendo dire che questa sta diventando non la battaglia perché la ricostruzione infine inizi, e almeno intanto le persone possano avere un tetto e tornare dalle coste nei loro luoghi: ma la battaglia contro il Pd. Che se lo merita, eccome, ovviamente. Basti leggere le terrificanti dichiarazioni della vicepresidente della Regione Marche, Anna “gentaccia” Casini:
“Vogliamo continuare a costruire nei centri storici dei centri interni dove si è andati avanti ad abusi edilizi, quel metro quadro in più non vere e proprie speculazioni, o vogliamo ricostruire in sicurezza? Le scelte che andiamo a fare – ha detto ancora l’assessore – non saranno facili”.
Ma non è il Pd il punto, è una concezione più ampia e più tossica del territorio. Leggevo ieri su Facebook, sotto un post de Lo stato delle cose (il progetto che porta avanti un enorme lavoro di documentazione da mesi) lo scherno di un signore che accusava chiunque protestasse per lo sfratto di Peppina, e degli altri come lei, di proteggere l’abusivismo edilizio. Delinquenti, insomma, o amici di delinquenti. E’ come se questo presunto rispetto delle regole (presunto, perché stiamo parlando di abitazioni provvisorie) dovesse valere per le persone senza tetto, ma non per chi le governa. Che infatti non rispetta le regole, né le promesse.
Perché alla fin della fiera, è che si lavora pensando ben poco al territorio, che si tratti della mancata ricostruzione post-sisma o dello scempio in Val di Susa (sì, adesso abbiamo trovato i piromani ma, come si fa notare da parte di chi conosce territorio e situazione, in quel tratto di montagna non c’è più “l’acqua (da 20 anni?), sorgenti morte, falde depredate, corsi d’acqua intubati: è colpa dei piromani e della siccità degli ultimi 6 mesi?” e la causa sono i lavori per l’ennesima grande opera?. Chi adesso urla all’abuso edilizio cosa ha fatto durante gli anni di abusi e distruzione per la Quadrilatero? O per quanto è avvenuto appunto in Val di Susa?
Conto le fonti, allora, le nomino una per una. Un anno dopo, ancora.

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