194. STORIE DAI BORGHI. GELARE, PROVVEDERE, NON CAPIRE.

Arquata, inverno 2017
Quando le è stata consegnata l’abitazione?
«Il 7 ottobre. Ci vivo con mio marito, le tre figlie lavorano fuori e vengono a stare con noi il sabato e la domenica. Io lavoro al 118 ad Amatrice, mio marito invece a Castel di Lama».
E da allora, cos’è successo?
«Prima non funzionava la caldaia, mancava la corrente. Poi le tubature gelavano, la mattina non avevamo l’acqua, hanno dovuto rifare i tubi mettendoci una protezione. E ancora, i boiler sono montati all’esterno, non è la posizione più adatta considerando che la notte il termometro scende fino a otto gradi sotto lo zero. E infine, l’acqua che entrava dal tetto dove hanno messo la carta catramata che però col freddo si stacca».
E ora, il problema in bagno.
«Erano le 4 del mattino (della notte tra domenica e ieri, ndr), ho sentito un rumore di acqua. Pensavo che fosse pioggia. Mi sono poi resa conto che usciva acqua a fiotti dalla cassetta dello scarico».
Cosa ha fatto a quel punto?
«Ho sistemato come meglio potevo, poi la mattina ho chiamato un idraulico e ho pagato di tasca mia un intervento da 100 euro. Ho documentato tutto e consegnato il materiale al vicesindaco di Arquata, Michele Franchi, che lo segnalerà alla Protezione civile».
E ora, cosa farà?
«Se continua così dobbiamo andarcene, siamo costretti. Si cerca di superare ogni cosa, si prova ad andare avanti, nonostante tutto. Ma adesso, non abbiamo la forza di sopportare anche questo. Abbiamo tirato fuori l’albero di Natale da sotto le macerie, ci avevamo pure provato a ricreare una situazione normale. Non vorremmo lasciare Arquata. Ma non è possibile vivere in questo modo, c’è sempre qualcosa che non funziona».
(L’intervista completa qui)
Accumoli, inverno 2017
Basta girare per i gruppi dedicati per rimirare video e fotografie di scarichi che perdono acqua, di mancanza di acqua calda nelle Sae, il tutto a sei gradi sotto zero. Negli stessi gruppi, si moltiplicano gli status che, come era prevedibile, lanciano anatemi sui migranti che sarebbero negli alberghi a cinque stelle, mentre nelle casette provvisorie si gela.
Perché prevedibile? Perché non si riesce a capire cosa arrivi di quanto accade realmente agli esponenti di governo: io non voglio credere alla malafede. Ma non è meno grave il distacco, la mancata informazione, il non riuscire a capire che sul territorio accade qualcosa di orribile da oltre un anno.
Ieri, a Montecitorio, Anna Finocchiaro ha risposto al question time sull’idoneità delle casette “in qualsiasi zona climatica”.
Roma, inverno 2017
20 dic. (LaPresse) – “In merito alla presunta inadeguatezza delle strutture abitative d’emergenza – SAE – per le località di montagna, rilevo che tali abitazioni sono state progettate in modo da risultare idonee a tutte le zone climatiche italiane”. Lo afferma la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, rispondendo a una interrogazione durante il question time nell’Aula della Camera, sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della Protezione civile.“In particolare – sottolinea la ministra – l’inclinazione delle falde del tetto è stata calcolata dai progettisti delle tre imprese realizzatrici secondo quando previsto dalla normativa vigente e dal capitolato tecnico allegato al bando di gara”.  “Per quanto riguarda la segnalazione dell’esplosione dei boiler posizionati sui tetti, in relazione alla quale risulta che, in realtà, si sarebbe trattato di una rottura delle tubazioni di collegamento dal boiler all’impianto interno di casa, e in relazione ai casi limitati di infiltrazione di acqua dal soffitto, faccio presente che si sta celermente provvedendo ad integrare la coibentazione su tutte le strutture abitative d’emergenza realizzate e all’eliminazione definitiva delle eventuali difettosità, al fine di garantire ai cittadini alloggiati nelle suddette strutture adeguate condizioni di vivibilità anche durante il rigido periodo invernale”.
“Per quanto attiene le condizioni dell’area in cui sono ubicate le strutture abitative d’emergenza nel comune di Pieve Torina, evidenzio che le modalità di consegna delle suddette strutture rientra nella discrezionalità del Sindaco competente”.“Infine – conclude Finocchiaro – rappresento che i moduli abitativi prefabbricati rurali di emergenza ( i cosiddetti MAPRE) risultano gestiti direttamente dalle Regioni competenti”.
Si sta provvedendo a integrare la coibentazione. Ma possibile, possibile, possibile che non si sapesse PRIMA che quelle casette sarebbero state collocate in territorio montano? E se sindaci e Regione sono in ritardo, possibile che non si possa, da parte del Governo, esprimere ALMENO solidarietà e un richiamo immediato a provvedere dopo OLTRE UN ANNO? E’ così difficile esprimere quelle che dovrebbero essere le parole della politica? E’ così difficile capire che questo, per la sinistra di governo, è un suicidio?
Pare di sì.

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