2. ALFABETO. LA MIA GENERAZIONE FA SCHIFO, E ALLORA CHE SI FA?

“Certo che la nostra generazione ha fatto proprio schifo”, dice Gianni Perego-Vittorio Gassman in “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, film del 1974 molto citato  d’improvviso, per il banale motivo della recente messa in onda televisiva. Benefica, perché grazie a quel film è possibile cercare di dipanare qualche filo nel groviglio tossico di questi giorni. Così tossico che basta esserci stati, nella lista Tsipras, per essere oggetto d’odio da parte di questa o quella fazione, ché tali sono diventate, fazioni. Anche se ti ostini, come sto facendo, a rifiutare la logica i buoni di qua i cattivi di là, vieni ricacciato a forza in uno dei due schieramenti, o accusato di non schierarti.
Pazienza, per l’odio. Nessuna pazienza per il frame, gravissimo, che si sta affermando. Che è quello generazionale. Culturalmente sbagliato. Dunque, politicamente sbagliato.
Ancora una volta, provo a prenderla alla lontana.
C’è una generazione che fa schifo. La mia, non solo quella che mi ha preceduto e che era raccontata nel film di Scola. Tutte le generazioni fanno schifo quando bisogna trarre un bilancio della propria vita. Tutte le generazioni perdono. Ma la mia, quella dei cinquanta-sessantenni, ha un problema in più: non accetta non solo di perdere, ma di non piacere. Fa porcate, e pretende di essere amata. Usa il potere, e pretende di combatterlo. Vuole uscirne, sempre, come la generazione dei ribelli. Anche quando manovra le leve di strategie e poteri ormai logori e inutili. A new kind of generation, davvero.
C’è un’altra generazione, quella dei fratelli minori e dei figli, che non ci sta, e fa bene. E’ nell’ordine delle cose, oltre che nella realtà dei fatti, visto che si tratta di una generazione che non solo ha dovuto accontentarsi delle briciole che cadevano dalla famigerata tovaglia, ma anche sorbirsi la retorica dell’oh come eravamo creativi e antagonisti noi, leggete i nostri libri e NON sputateci addosso, anzi, imparate.
L’odio per i padri e le madri è storia antica, e questo è banale ripeterlo. I vecchi sono sempre stati odiati da quando Zeus falciò via i genitali di Urano per delineare un nuovo mondo.   Ma a me sembra che stavolta  il falcetto di Giove non si alzi per combattere un potere simbolico. Non è più tempo di contrapposizione di idee e di progetti. Non è il sistema culturale di ieri che viene contestato  per essere sostituito da uno nascente. Questa è la differenza, questo è il dramma.
Quello che sta accadendo in questi giorni si svolge all’interno di questa cornice. E io lo trovo tossico. Perché quello che sta accadendo in questi giorni è frutto di cattive pratiche, e queste cattive pratiche, insisto fino alla morte, appartengono trasversalmente a generazioni (meglio: a singoli individui che hanno assorbito il cattivo pensiero dei padri) e anche a quelle che oggi sono fazioni. Non hanno nulla, nulla a che vedere con quell’idea di politica nobile che è stata portata avanti in campagna elettorale. C’è stato un massacro umano, e c’è ancora. Ci sono state male gestioni, rabbie, vendette, e ci sono ancora. Non posso che sperare che decantino. Ma la speranza maggiore, e l’invito, è che ogni discussione prescinda da questa cornice. Perché già si è fatto strame di tante complessità, femminismi per primi. Non si prosegua: questa non è una guerra d’anagrafe. E’ una guerra di visioni e di pratiche. Si ragioni su questo.
Personalmente, non intendo parteciparvi. Da questo momento mi occuperò di quelle visioni e di quelle pratiche che mi interessano da molto prima che la lista Tsipras venisse concepita.

11 pensieri su “2. ALFABETO. LA MIA GENERAZIONE FA SCHIFO, E ALLORA CHE SI FA?

  1. Cara Loredana, è sempre molto brutto assistere ad attacchi personali. Odii antichi, divisioni, schieramenti. A me non piace e cerco di starne fuori. Ti chiedo, però, e con la massima trasparenza, se la tua generazione non stia chiedendo un po’ troppo sia a quelle venute dopo sia a quelle venute prima. Ogni critica è vissuta come un attacco alla singola persona e qualche volta lo è perché sono proprio i comportamenti di tizio o di caio a essere tossici. Per quanto mi riguarda – pur non avendo votato la lista L’altra europa – mi pare che il risultato odierno fosse insito nelle premesse: senza odio o critica per tutti coloro che ci hanno messo passione, impegno e sudore mi è parso di vedere una replica degli “ottimati” o auto proclamatisi tale che poi non son capaci di essere alla loro stessa altezza. Con stima e spero senza polemica.

  2. E’ una strana “guerra generazionale”, perchè c’è e non c’è. Da una parte una generazione con un Edipo azzoppato (come poteva essere più eroica e più “forte” di una generazione che ha fatto l’ultima guerra mondiale?) che l’ha condotta (chiaramente si generalizza, lo dico a beneficio di quelli col ditino alzato) ad essere la “me generation” spostando Edipo a Narciso. E poi c’è la generazione dopo, che Edipo manco sa cos’è. Due Narcisi a confronto. la differenza è che la prima generazione, quella che ha “scelto” Narciso è gaudente (in maniera malsana, ma lo è), l’altra del Narciso ha solo la vaga consapevolezza che qualcosa “là fuori” c’è, ma non sa cosa, sa che bisogna ribellarsi, ma Narciso non può ribellarsi se non a sè stesso – cosa, questa, molto utile ai Pastori del Pensiero che infatti hanno riesumato il caro vecchio “Ce lo chiede Dio” declinandolo in mille altri modi – mettendo cioè in campo un’alterità impalpabile. Poi arriverà la terza generazione, quella del Narciso compiuto. Naturalmente in questo mio lungo sproloquio non ho calcolato un fattore importantissimo: quello delle popolazioni che provengono da Miti diversi e che confliggono in questa realtà.

  3. Poi mi taccio. Forse ci sono degli atteggiamenti che mi sfuggono – non riesco a vederlo quest’odio di cui parli. Senza polemica alcuna. Non concordo con alcuna delle parti in causa, non ho interessi personali in gioco. Una critica alle cattive prassi è anche una critica a chi le porta avanti. Si potrebbe esercitare con più grazia, concordo. Di buone pratiche tuttavia – e mi posso solo riferire a quanto ho direttamente visto nel mio collegio elettorale – non se n’è avuta notizia. Da parte di alcuno. A volte la caricatura di una campagna politica. Non sto parlando solo della lista “Un’altra europa” ovviamente ma di tutti i contendenti. Non so quanto sia una questione generazionale. Però tra ex sessantottini, ex settantasettenni, figli di padri e madri noti, piccoli funzionari crescono c’era intorno solo un’aria di tristezza. Cari, siete migliori quando scrivete libri e saggi.

  4. Si odia,chi a pelle si sente ostacolo a pratiche consolidate, e si manipola,anche calunniando, (sempre valida la cavatina del Barbiere di SIviglia del fu e qui presente ROssini) chi ha la sola colpa di credere che,rivoluzionare il vecchio dall’insopportabile odore di muffa,sia in dovere da compiere a “piena voce”,senza il comodo dell’adattamento,ma col piacere di farlo. Senzacessere i buffoni di strada,ma architetti di un futuro.
    Se ci sono state “generazioni da schifo” e che,almeno,con onestà intellettuale lo si ammetta,riconoscendosi senza arrabattarsi per trovare delle scuse,non è detto che si debba giustificare il “peggio” della generazione di oggi. Capirla si,ovviamente senza alzare il dito a sentenza,aiutandola dove si può,sempre che loro te lo chiedano e permettere.. Io ho votato Tzipras sperando…ma consapevole degli inevitabili rischi “strumentali” da non sottovalutare. Non posso rileggere quanto ho scritto di pancia e insieme profondamente sentito dalla ragione, augurandomi comunque della sua chiarezza malgrado la difettosa sintassi… Mirka

  5. Barbara, a me sembra che la polemica ci sia. Posso parlare comunque per me, e affermare quel che ho sempre detto: la mia campagna elettorale è stata identica ai miei libri. Ho cercato di essere la stessa, a costo di sembrare, ed essere, ingenua fino allo sfinimento. Se non vedi l’odio è, probabilmente e fortunatamente, perché non segui i social. Gentilmente, però, chiederei di non essere coinvolta in quel “cari”. Non mi sento, ripeto, nè migliore nè peggiore di sempre.

  6. Loredana, ho apprezzato (e apprezzo) i tuoi saggi, ciò non significa che ti avrei votata se fosti stata candidata nel mio collegio. Questa affermazione, per esempio, non mi pare contenga odio o sia offensiva. Tu hai di certo uno sguardo più vasto del mio sui social, tuttavia nella mia piccolissima bacheca di fb non ho letto niente di rancoroso o di livoroso contro terzi.

  7. Beh, asserire: “faccio schifo, quindi amami” è un’affermazione furbetta assai. Per non dire che è un abile (e classico) “ricatto affettivo”.
    Dire: “fate schifo, siete degli ipocriti falliti” e non proporre alcuna alternativa è altrettanto furbetto (e comodo). Per non dire che è una classica dimostrazione
    di impotenza perfetta.
    Direi che questo è il binomio drammatico che costituisce l’attuale cul-de-sac, dal quale ci potrà far uscire solo l’irruzione di qualcuno estraneo ad esso.

  8. Loredana, sono d’accordo contano le pratiche. E l’età, di per sé non dice nulla. Forse bisogna accettare che ogni età deve essere lasciata a vivere i suoi errori. Oppure pensare perché oggi, come dice Paola Boffo qui sopra, siamo in questa crisi della politica. perché della nobile tradizione di cui tu ammirevolmente parli, dovunque si vede l’incapacità di creare spazi comuni, criteri condivisi. Solo tifoserie, che come si sa, sono pronte a qualunque bassezza. E pensare che sabato papa Francesco ha fatto un magnifico discorso, proprio a partire dal calcio ha fatto una magnifico discorso politico. Sul lavoro comune, contro l’individualità e la fazione. bah

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