214. STORIE DAI BORGHI. IL RAMO SECCO BRUCIO' IN UN ATTIMO, MA IL RAMO VERDE NON VUOL MORIRE.

Ieri mattina mi ha scritto un vecchio amico, un  viaggiatore ricco di sogni e utopie. Mi ha inoltrato, straziato, una mail che veniva dall’Appennino marchigiano. Una mail dove si prevedeva il risultato elettorale di oggi. Tutti votano Salvini, era scritto, e così è stato. A Castelsantangelo sul Nera Giuliano Pazzaglini, già sindaco di Visso, ora senatore leghista, prende il 60%. A Macerata la Lega, da cui proviene Luca Traini che cercò la strage, è al 21%.
Cosa diceva, dunque, la mail dell’ignoto corrispondente del mio amico? Diceva questo:
“Dopo 480 giorni di camper, da tre vivo in una SAE. Non era questo che immaginavo nel 2012 e ora sono qua, cercando di ricostruire una vita in un condominio. Ne sarò capace? Sarò capace di fare qualcosa perché questi luoghi possano avere ancora una dignità e non essere dimenticati? Mancano le teste, quelle pulite, non inquinate dall’interesse personale, mancano le persone che credono che insieme si può, mancano i fatti che lo dimostrano e questo potrebbe essere il momento ma quello che sta accadendo mi preoccupa… ”
Questo è il post numero 214 delle Storie dai borghi. Le ho sospese prima del voto, perché  sapevo che questa campagna elettorale avrebbe usato il nulla che è stato fatto dopo il terremoto a proprio fine. E quel nulla pesa: non solo nelle Marche. Pesa il disprezzo, pesa la lontananza, pesa il “gentaccia” sibilato ai terremotati, pesano le promesse non mantenute, pesa aver lasciato che da Peppina andasse Salvini in grande spolvero e pesa averla lasciata sola, pesa aver abbandonato le sacrosante richieste di chi ha perso una casa e un lavoro sospese nel vuoto, e preda delle facilissime rassicurazioni del populismo.
E’ facile adesso reagire con “voglio vedere cosa faranno”. Bisogna, invece, scegliere la via più difficile, e ragionare sulla non scalfibilità di chi ha votato come ha votato. Colpa vostra, di voi élite che ci rimproverate di non leggere, ha scritto poco fa un commentatore sulla mia bacheca Facebook. Ignorando che non è un rimprovero (e io sempre detestato chi schernisce i non lettori, chi disprezza il popolo bue e accecato dall’ignoranza: non funziona così, non è questo che va fatto) ma una possibilità: peraltro, a quella possibilità, al ragionamento comune che i saperi possono incrementare, e non spezzare, e non ripartire fra buoni e cattivi, non sembra credere nessuna delle forze politiche che si sono presentate ieri.
Io sì. Un libro non ridà certo la casa a chi l’ha persa, non trova un lavoro a chi ne è stato privato. Ma fornisce parole per combattere meglio, è solo questo il suo valore, non un vezzo da esibire on e off line. Ci sarà tempo per pensare anche a questo: ma è poco, quel tempo, ed è bene ricordarlo.
Insieme si può, scriveva il corrispondente misterioso. Continuo a crederci. Ma quanto è accaduto nelle Marche serva di lezione, e da subito.

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