215. STORIE DAI BORGHI: IL SEPPUKU MARCHIGIANO

Qualche giorno fa, sulla bacheca di un signore noto sui social per presenzialismo oratorio e posizioni alquanto violente, a dispetto dei modi forbiti (un po’ come quei condomini che approfittano delle assemblee per sfoggiare se stessi, insomma), un commentatore mai conosciuto  mi ha accusato di aver consegnato le Marche alla Lega per aver scritto di Peppina e del suo sfratto (nei fatti, in tempi non sospetti, qui si invitava semmai a vigilare perché non avvenisse quanto è poi avvenuto il 4 marzo: ma com’è noto gli odiatori non compulsano gli archivi, neanche quelli in rete, neanche quando basterebbero loro dieci minuti, o anche meno).
Ho già scritto che è risibile affermare che per perdere voti occorreva tacere sul disastro della ricostruzione, ma semmai, sempre per non perdere quei voti, occorreva far sì che il disastro non fosse tale. Oggi, 15 marzo 2018, siamo a questo punto:
“A due settimane dalla scadenza dei termini di presentazione delle schede Aedes sulle case danneggiate (31 marzo) mancano all’appello, nella Regione Marche, la bellezza di 14.235 perizie giurate. E, ancora peggio, a un mese e mezzo dalla scadenza per la presentazione delle domande di contributo per la riparazione dei danni lievi, devono ancora essere presentate cinque o sei mila pratiche”.
Lo denuncia Sibilla-online, riportando  le parole del direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione delle Marche, Cesare Spuri.
E c’è qualcosa di persino più grave, che scriveva TerreinmotoMarche:
“La famosa “ricostruzione delle comunità” è stata presa in considerazione? La risposta è no, purtroppo. Infatti nei villaggi delle cosiddette casette gli spazi aggregativi sono “un buco”, e non solo in senso metaforico. E’ stata prevista solamente un’area vuota, ma larghissima parte delle opere di urbanizzazione, di acquisto e installazione della struttura sono state lasciate in capo ai comuni. Sono le Amministrazioni Comunali, che già hanno il loro bel da fare per garantire la “straordinaria ordinarietà”, che devono trovare i fondi per garantire questo servizio. Ancora una volta quindi la vita dei borghi dipende dalle donazioni dei privati, dalla scaltrezza o “dagli agganci” del singolo amministratore che si ritrova a dover cercare sponsorizzazioni per riempire questo “buco” lasciato dallo stato. In questo contesto si creano situazioni di serie A e serie B, con condizioni limite particolarmente difficili come quella di Ussita, comune commissariato che risente ancor più degli altri della mancanza di queste dinamiche di “crowdfunding comunale”.”
Se, insomma, l’attenzione, negli ultimi giorni, è stata centrata sulla vicenda di Norcia (con il sequestro del centro polivalente di Stefano Boeri: qui è possibile riascoltare la puntata di ieri di Tutta la città ne parla), si continua a non parlare del vero punto: non solo la ricostruzione è lontana per cause burocratiche, ma è lontana mentalmente e politicamente. Non esiste un modello se non quello dei centri commerciali, del compra e risorgi (che non ha più senso). Non c’è un piano che voli alto, ma solo la stanca prosecuzione di progetti vecchi, stiracchiata al massimo per far sì che il maggior numero di persone resti sulle coste, o dove ha trovato casa e lavoro, per ricostruire solo il minimo indispensabile. Ed è evidente che la Lega non manterrà le promesse fatte dopo i tour di Salvini sul territorio. Ma è altrettanto evidente che quello della politica marchigiana è stato un seppuku. Inconsapevole: i suicidi rituali dei samurai, in effetti, erano altra faccenda.
Nota per il commentarium: ritornerò ad aggiornare il blog mercoledì. Domani e domenica sono in diretta da LibriCome, lunedì e martedì riprendo i corsi di letteratura fantastica alla Scuola Holden. A prestissimo.

Un pensiero su “215. STORIE DAI BORGHI: IL SEPPUKU MARCHIGIANO

  1. Le faccio tanti auguri, e complimenti, per le Sue attività da sabato a martedì. Il mio grazie, vero e attento a quanto scrive, va al Suo racconto, che continua, sulle vicende marchigiane.

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