220. STORIE DAI BORGHI. MAGNITUDO 4,7. E LA BELLA E BUONA GENTE DELLA NAZIONE.

Crolla il campanile del Seicento della chiesa Santa Maria di Varano, Muccia. A Pieve Torina crolla parte del muro del contenimento delle Sae della zona Le Piane. Sempre in zona Le Piane, alcuni boiler si sono piegati. . In una delle Sae, a Camerino, si piegano su se stessi anche i pensili.  Le persone tornano in strada. Le scuole vengono chiuse. Avviene alle 5 del mattino, l’ora degli incubi, a Muccia. Avviene ancora, colpendo chi già era stato dimenticato, chi provava a ricostruirsi una quotidianità.
Scrive Terre in moto Marche: “E fu così che improvvisamente ci si ricordò tutti del centro Italia, qualunque cosa questo significhi”. Giornalisti. Apertura dei quotidiani on line. Compassione (povera gente). Paura, come è ovvio. In un anno e mezzo non si poteva certo fermare un terremoto, nessuno può fermare un terremoto. Si poteva però dare sicurezza alle persone, far sì che avessero un tetto sia pur provvisorio sopra la testa. Invece no. E qual è la percezione comune? Venerdì, anniversario del terremoto dell’Aquila, nel gruppo Facebook degli ascoltatori di Radio3, i commenti erano di questo tenore:
“Il terremoto in Emilia viene sempre dimenticato, com’è?”
“Ci sono territori che si sono fatti su le maniche e sono già a buon punto con la ricostruzione e territori che aspettano gli aiuti statali… questione di mentalità.”
“L’Aquila e Amatrice sono città vicine alla capitale. Molti giornalisti, scrittori e politici hanno la seconda casa in questi luoghi e si preoccupano delle loro case.”
Grazie, davvero. Mille volte grazie.
Mi stringo alla mia terra, mi stringo ai miei luoghi del cuore, alla mia Vallescura inventata ma vera, al mio santuario che chissà in che condizioni sarà. Mi stringo a loro, e provo nausea per una bella fetta di questo paese.

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