41. STORIE DAI BORGHI: TUTTE LE DOMANDE DI VALENTINA, SU ARQUATA E NON SOLO

“Camminavo sul lungomare stamattina,un ambiente nuovo, le onde mi arrivavano vicino ai piedi,mi guardavo attorno e palazzi di ogni colore facevano da sfondo.
Il mare è bello ma non ci appartiene.
Nulla di quello che osservavo mi raccontava qualcosa.
Soggiorniamo, ma non viviamo niente di quello che i nostri piedi calpestano,che i nostri occhi guardano, che le nostri mani accarezzano”.
Così si legge, in un post di fine novembre, nel blog L’Eco del Vettore.  Uno dei tanti (e non abbastanza) che sono gestiti dalle persone “spaesate” dopo il terremoto, insieme a miriadi di pagine e di gruppi Facebook. Bisogna cercarli, trovarli, leggerli. A gestire quel blog è Valentina Trenta. Ieri Piceno Oggi ha riportato la sua testimonianza, che mi permetto di postare anche qui. Merita.

Il post- terremoto di Arquata sta diventando un incubo. Bisognerà muoversi in fretta oppure molti potrebbero decidere di abbandonare tutto.
Dopo un’attenta analisi dei fatti, la situazione è drammatica. Parlare di crescita, di rinascita crea un ottimismo temporaneo ma fare i conti con le realtà fantasma fa ripiombare nella cruda verità delle cose.
L’attenzione mediatica iniziale ha lasciato spazio all’oblio. I comuni colpiti dal sisma per ben tre volte stanno subendo un immobilismo di fatti e di informazione.
Dopo la scelta di trasferire tutti negli alberghi a San Benedetto, Arquata del Tronto è rimasta come fanalino di coda, da inserire come riempitivo di un elenco imparato a memoria.
Le persone interessate si sono viste costrette a reclamare l’attenzione, a esprimere le proprie opinioni, a costituire associazioni per comprendere meglio il proprio futuro.
Tuttavia, nulla appare diverso dal 24 agosto. Poco è stato fatto e le scelte spesso non sono state neanche così ideali per la popolazione.
Gli esempi da citare sono diversi; non si comprende fino in fondo che la carenza di interventi mirati e veloci porterà allo spopolamento della montagna. La mancanza di certezze contribuirà notevolmente a fare scelte di sfinimento, di paura, di razionalità estrema.
Dopo la fase emergenziale che ha visto un dispiegarsi di tutte le forze preposte, la solidarietà immensa dei singoli cittadini, la popolazione si trova ora a cercare risposte, ripetendo le domande a cantilena.
Casette di legno, i quesiti sono essenzialmente due. Come sono? Nessuno si è preso la briga di spiegare realmente a chi dovrà abitare tali strutture precisazioni in merito. Sarebbe necessario capire come sono fatte, di che materiale, la loro abitabilità, la grandezza in base al nucleo familiare.
Quando arriveranno? Sembrava che dovessero arrivare in primavera, poi lo slittamento nei primi giorni estivi per poi piombare in un’oblio di rassicurazioni fasulle. Gli sfollati che ora si trovano negli alberghi delle strutture alberghiere si rendono conto di occupare camere destinate al turismo balneare. Lecite sono le preoccupazioni di chi teme di ritrovarsi senza albergo e senza casetta di legno. A quel punto, seppure volesse, la legge nella Regione Marche, vieta ogni insediamento di tipo privato. L’unica soluzione logica sarebbe trasferirsi magari nelle vicine cittadine per abbandonare definitivamente la montagna.
Stalle: gli allevatori si trovano in una condizione seriamente precaria. Hanno ricevuto la promessa di aiuto qualche mese fa, eppure rallentamenti burocraticihanno impedito l’istallazione delle tensostrutture adibite a stalle e fienili. Dopo le recenti nevicate, i lavori sono ulteriormente diminuiti e gli animali costretti a ripararsi ove possono. Gli organi preposti al controllo di tali lavori non avevano considerato l’inverno in piena fase, le nevicate in montagna, il gelo che rende difficile la fruibilità dell’acqua?
Gli animali che perdono l’orientamento si perderanno nei boschi, specialmente vitelli e agnelli e diventeranno facili prede per i lupi. Questo comporterà nuove perdite per gli allevatori, che si trovano già a dover fronteggiare una situazione divenuta ingestibile, percorrendo almeno settanta chilometri ogni giorno.
Ora, si prospetta un sistema “spendi tu, poi ti rimborso”, che più che aiuto sembra essere un disbrigo di una faccenda scottante. Molti allevatori hanno avuto grosse perdite economiche, dunque improntare una certa somma potrebbe diventare complicato.
Attività commerciali: quali interventi immediati sono stati effettuati per far sì che le attività presenti sul luogo fossero incentivate a rimanere?
Alcune di queste attività si sono trovate nella condizione di trasferirsi altrove, affittando capannoni e locali per ripristinare i loro servizi e non perdere i clienti abituali. Quante di tali aziende torneranno in montagna?
Per chi ha deciso, per amore delle proprie origini e attaccamento al territorio, di rimanere e riaprire l’attività, in quale maniera concreta verrà aiutato? Essere lasciati soli ad affrontare tutto quello che il post terremoto comporta potrebbe scoraggiare molti commercianti.
Per riaprire un’attività si deve dare un nuovo assetto alla popolazione, a chi vive quei posti, per garantire un circuito economico in grado di sostentare le varie attività. Più scorre il tempo, più diventerà complesso tornare a dare vita a un territorio così martoriato, proveniente da una situazione di crisi e abbandono già prima del terremoto.
Contatori acqua, luce, gas, Non è stato mai spiegato come comportarsi. E’ stata considerata una sospensione temporanea, oppure si tratta di un’interruzione?
Per chi possiede una casa completamente distrutta, è consigliabile disdire qualsiasi tipo di contratto oppure avviene automaticamente?
Per chi ha, invece, la casa agibile o con lievi lavori di rifacimento, l’interruzione comporta il pagamento delle spese fisse in un’unica rata finale o si prevede di far ripartire i costi dal momento della dichiarazione di agibilità?
Ricostruzione: nonostante anche le casette di legno sembrano essere diventate un miraggio, il pensiero della ricostruzione è importante per chi ha perso una casa e sogna di riaverla indietro.
Quello della ricostruzione è un argomento in voga, utilizzato spesso, decantato, ma mai realmente affrontato.
La volontà di ricostruire è seriamente al 100% oppure è bene preparare la popolazione a rinunciare a quest’idea? L’immobilismo che si percepisce nasconde un reale capovolgimento delle aspettative iniziali?
Come si utilizzeranno gli investimenti pubblici e le donazioni ricevute in favore della ricostruzione.
La popolazione di Arquata intende conoscere i progetti, le idee, se si valorizzeranno i punti di forza del territorio.
Si investirà in turismo? Potrebbero nascere attività finalizzate alle camminate in montagna, all’importanza di tutto quello che ruota intorno alla bellezza e alla storia del territorio montano, alla valorizzazione dei prodotti tipici, alla possibilità di rendere i borghi di Arquata un’attrattiva non di un turismo di massa o ancora peggio di curiosi morbosi, bensì un turismo consapevole, che non esige snaturare quella montagna ma omaggiare la sua forza e la sua maestosità.
Il “tutto com’era e dov’era” sarebbe impensabile e distruttivo, ma occorre conoscere come, quali idee si stanno sviluppando perché è necessario partire bene per arrivare primi.
Fondamentale sarà portare risposte a chi ha perso tutto, ma la dignità desidera conservarla.
Queste domande dovranno essere rivolte, più che ai politici locali, a chi ha in mano le sorti di questi territori, nella speranza che faccia scelte coraggiosa ma di buon senso, senza tavole rotonde chiuse tra quattro mura, ma discutendo tra la gente, tra chi in quei territori ha scelto di rimanere.

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