51. STORIE DAI BORGHI: L'EMERGENZA CHE NON FINISCE

E’ il post numero 51. E non sarà l’ultimo. Perché c’è una cosa che mi piacerebbe sottolineare ancora: questa non è un’ossessione, non è un saltar sul filone che attira l’attenzione (nell’ultima settimana ho declinato diverse apparizioni televisive: non sono la portavoce dei terremotati, sarebbe disonesto: sono le persone che abitano – o non “abitano” perché non hanno case da abitare – i luoghi colpiti a dover parlare, e lo stanno facendo sui social, sui blog, ovunque possano).
Il mio, semplicemente, è un richiamo, continuo e, lo ammetto, testardo, su un’emergenza che non è finita, anche se scivola ormai a pagina 20. Finito l’appeal della notizia, quell’emergenza è ancora là. Irrisolta.
Come scrive Inpuntadisella su Giap!:
“Le aree interne di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo sono zone lontane dalle cronache, in cui apparentemente non succede mai niente. L’immaginario pubblico non le posiziona neanche troppo bene geograficamente: ancora solo qualche giorno fa per un noto TG nazionale Teramo era una «provincia marchigiana». Ma da cinque mesi a questa parte in questo territorio misconosciuto ai più si stanno concentrando tutte le contraddizioni, l’inefficienza, i limiti, i conflitti, la voracità, l’intolleranza del nostro sistema politico economico. Da questo punto di vista ciò che sembra uno stato di eccezione è in realtà il disvelamento della norma: l’emergenza porta a galla, mette a nudo il processo di anni di svendita ai privati, smantellamento del welfare, rincorsa del capitale alle grandi opere, distruzione delle identità locali. La (non)gestione del dopo sisma prefigura quelli che sempre di più saranno i problemi che le popolazioni si troveranno ad affrontare ogni giorno”.
L’articolo è qui: leggetelo tutto. E, se credete, diffondetelo.

3 pensieri su “51. STORIE DAI BORGHI: L'EMERGENZA CHE NON FINISCE

  1. Sono stata nelle Marche come volontaria due mesi fa e non mi è riuscito di mettere in fila due parole che fossero due da far leggere a qualcuno. Troppo di tutto, troppo dolore, troppa rabbia, troppa impotenza. Ma una cosa che ti travolge. Chi riesce, chi è capace, bisogna che ne parli. Grazie perchè continui a farlo anche per noi.

  2. Grazie, Loredana, per aver deciso di pubblicare con continuità nel tuo post le notizie e le storie sul terremoto; vado a cercarle sempre lì, perché altrove quasi sempre se ne parla ormai solo quando c’è una nuova scossa.
    Ho inviato a mia figlia sedicenne il link al post in cui si parlava di Fukushima; ne abbiamo discusso insieme e lei l’ha condiviso a sua volta con le amiche.
    Maria Grazia (Bologna)

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