53. STORIE DAI BORGHI: LA STRADA DI FOCE, LA RABBIA, LA TRISTEZZA

Di ritorno dalle Marche ancora innevate, percepisco la rabbia e la tristezza, ma anche la voglia di avere risposte, delle persone che ho incontrato. E che ripetono le cose che sappiamo qui, io, voi e loro che ci vivono: qualunque sia la percezione esterna del terremoto, non sta succedendo niente. Non ci sono ancora le gare d’appalto per le famigerate casette di legno che dovevano arrivare ai primi di dicembre e, no, non ci sono, e ci si arrangia come può, con responsabili regionali che promettono una visita “per farti un favore” a chi li chiama, con alcune delle piazzole realizzate per il sisma del 1997 non più utilizzabili dopo la permanenza degli operai Strabag per la costruzione della superstrada, e via andare.
Le persone parlano, raccontano, denunciano. Sarebbe bello starle a sentire. Per esempio, Antonio Censori, di Foce di Montemonaco, oggi scrive:
“Con oggi sono tre mesi e tre giorni che mi hanno mandato via da Foce. Certamente la causa principale,é stata la strada, ma oggi mi è sorto un dubbio. Il 24 agosto 2016 c’è stato il primo terremoto,ed anche li sono venuti giù i massi sulla via che porta al paese. Ora,domanda, perché anche in quel frangente non ci hanno mandato via? Perché hanno portato una tenda della protezione civile,e per molte notti io e mia moglie abbiamo dormito li dentro, mentre molte volte abbiamo dormito nell’auto. Perché solo dopo il terremoto del 26 ottobre c’è stata l’ordinanza. Dubbio Amletico. Forse perché si stava avvicinando l’inverno,e con il mal tempo si creavano problemi per la neve? Certamente il Sindaco Onorato Corbelli ha avuto un intuizione,perché quest’anno non é che ha fatto la neve, ha fatto un NEVONE COLOSSALE,che ci avrebbe costretti ( forse) ad un altro giretto in elicottero. Altra domanda. Visto che ha fatto risparmiare allo Stato il costo del volo,che sarebbe stato anche oneroso, perché in tre mesi (io), mentre quelli del 24 agosto ( due mesi),ancora devono prendere il contributo dell’AUTONOMA SISTEMAZIONE? C’è una risposta ben precisa a questo quesito?”
Qui un’intervista che Pier Paolo Flammini ha effettuato sulla questione pochi giorni fa, allo stesso Antonio Censori.
Oh, certo, sono storie piccole. Ma di storie piccole siamo fatti. E non bisogna ascoltare per fare un favore, per calcolo elettorale (calcolo elettorale, già. Molti politici locali sanno bene che il consenso di un paio di quartieri di una cittadina delle coste marchigiane vale in termini numerici quanto e più dei testoni montanari terremotati). Bisogna farlo perché questo siamo, di questo siamo fatti, questa è non soltanto politica ma comunità e dunque Stato. E, per favore, poi non strappiamoci i capelli quando gli elettori americani si vendicano votando Trump. Apprendiamo la lezione, impariamo a essere attenti, accoglienti, progettuali. Politici, nel senso nobile che la parola deve tornare ad avere.

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