Fate una bella cosa, ora che fino al prossimo anno di Strega non si parlerà. Leggete l’intervista di Jaron Lanier al Venerdì dove si ragiona, fra l’altro, della decadenza e caduta di una serie di professioni e di ambiti culturali, dalla fotografia alla musica al giornalismo.
Aggiungo l’editoria. Bastava essere ieri sera al Ninfeo per capire che non è festeggiando, come alcuni fanno, lo scricchiolio e il crollo probabile dell’attuale sistema editoriale che si torneranno a leggere buoni libri. Ma è, per esempio, cominciando col depurare la discussione sulla letteratura dal mipiaccismo, dal “guardatemi”, dal “critico per farmi notare”, che è cosa che sta avvelenando i pozzi e i discorsi. Come detto, mi sarebbe piaciuto leggere analisi sui contenuti. Non pettegolezzo.
“Il mipiaccismo ha due effetti: ti permette di tarare esattamente le tue prossime uscite in base al loro successo (così come le condivisioni) e (di conseguenza) ti trasforma sempre più in prodotto così come percepito dai tuoi fruitori. In fondo è semplice. Se uno status sui cani martirizzati in Guatemala mi porta tot di mi piace e tot di condivisioni (o, su Twitter, una marea di retweet, preferiti e nuovi follower), io continuerò su questa strada, anche se dei cani non mi importa un fico secco (a parte forse i cani di Pavlov, perché sono diventato uno di loro). Io sono un gadget, io sono il mio prodotto, ho un codice a barre tatuato sulla nuca come nella famosa pubblicità di Adbusters. Che poi, in quanto tale, i miei dati personali possano essere più facilmente oggetto di commercio (non mi importa che mi piacciano veramente i cani di cui sopra, basta che lo dica per diventare un target), il microfamoso sembra infischiarsene. O forse neanche tanto. In fondo, non aspetta altro che essere comprato. Comunque, il cerchio non si chiude qui: se mipiacci il microfamoso, anche tu acquisti un po’ della sua popolarità e forse, a lungo andare… ma lo sapete già”.
Lo abbiamo scritto in Morti di fama, Giovanni Arduino e io. Non compratelo e non leggetelo, se ritenete la citazione autopromozionale. Però leggete Lanier, che qui è implicitamente citato. E pensateci su.
Morti di fama è stata una delle letture più illuminanti degli ultimi tempi. Ha cambiato il mio modo di stare sui social e ha reso più intenso il mio modo di leggere, oserei dire più professionale, ma sono ancora lontana dal potermi considerare “professionale”.
Seguitiamo a ragionare sui contenuti, dunque.
Per non scomodare nuovamente la filosofia del rifiuto di Flaiano sempre utile in questi casi:non si potrebbe iniziare a rispondere ai sondaggi in maniera fuorviante e poi comportarsi di conseguenza o magari iniziare a mettere mi piace a casaccio nella speranzs che questa deriva di scuola situazionista boicotti i piani di questi assi del marketing?
ecco l’intervista a Lanier: assolutamente terrificante, e la soluzione proposta sarà dura da attuare e spiegare alla massa di internauti.
http://stagliano.blogautore.repubblica.it/2014/07/04/lanier-il-web-sta-uccidendo-la-classe-media/