Dunque, lo Strega. Ovviamente ve ne eravate accorti, o ve ne infischiate, oppure ancora siete fra gli scandalizzati militanti e nelle scorse settimane vi siete impegnati in una di quelle polemiche che a cadenza annuale fiammeggiano per qualche giorno in rete o su qualche quotidiano e poi vengono innaffiate di antitarme e riposte fino alla prossima stagione.
Che i premi letterari, specie quello più noto e che, a quanto sembra, ha almeno fino a ieri garantito un certo rilancio di vendite ai cinque finalisti, siano facili da accusare è roba vecchia. Che i toni si facciano più striduli in un momento di pesantissima crisi è roba prevedibile: Silvia Truzzi, per il Fatto quotidiano, ha attinto ai dati Nielsen per dimostrare che stavolta neanche la cinquina raggiunge i grandi numeri. 42.000 copie Francesco Piccolo, il cui libro è però uscito a fine 2013 e che è stato il titolo di punta di Einaudi, 20.000 per Catozzella, 8200 per Scurati, 4500 per Pecoraro, 3800 per Cilento.
Inutile, ancora una volta, stupirsi: sono, nel momento che stiamo attraversando “signori numeri”. Se fino a quattro-cinque anni fa vendere 3000 copie era un disastro, oggi è quasi un trionfo. Ma questo si è detto, ripetuto e digerito (o quasi) da mesi e mesi.
Altrettanto inutile, secondo me, il consueto giochino che funziona tantissimo per procurare consensi a chi protesta: strillare contro la casta delle multinazionali sapendo che si avranno, a seguire, un bel po’ di “mi piace” inclusivi del segreto o esposto pensiero “ora capisco perchè non hanno accettato il mio romanzo”. Care e cari, che il premio Strega sia un Risiko editoriale è faccenda nota, e sarebbe interessante capire se ci sia, in futuro, la volontà di rimescolare le carte per quanto riguarda le votazioni (una giuria, banalmente, diversa ogni anno, come altrove avviene).
Quel che trovo poco utile è concentrarsi, ogni volta, sul gossip, su chi è amico di chi o parente di chi. Perché, nei polemiconi stregati, mi è mancato un tassello: la qualità degli esclusi.
Dunque, quel tassello lo metto sul tavolo io, perché se dovessi proprio prender parte alla polemica, dichiarerei, come sto facendo, tutto il mio personale e professionale dispiacere per l’esclusione, per voti due o massimo tre, di un romanzo straordinario come Ovunque, proteggici di Elisa Ruotolo, che è il testo più sorprendente per costruzione e linguaggio che mi sia passato fra le mani negli ultimi mesi. Certo, è stato pubblicato da una casa editrice piccola come Nottetempo: ma includerlo nella cinquina non sarebbe stato il fiorellino all’occhiello del premio (uh, guarda: una scrittrice femmina e persino non proveniente da una major) ma la dimostrazione che è la qualità a contare. Sul resto, mi taccio e aspetto: che ci siano o meno sorprese, a salvare l’editoria italiana dal baratro non sarà certo lo Strega, ma un cambio di rotta che, al momento, non sembra profilarsi.
BRAVA! Ti ammiro sinceramente per il tuo costante impegno nello sfidare il rogo. Apprezzo la tua lucidità che non chiude mai al cuore dell’umanità di ogni cosa,il tuo rigore morale senza ombra di manicheismo che così spesso abbraccia i bigotti e le caste.
Non ho ancora potuto leggere il libro di Elisa Ruotolo Ovunque Proteggici per cause indipendenti dalla mia volontà. Ma l’ho in casa e prima o poi…Mirka
Dunque. I libri li scelgono gli Amici della Domenica, quasi tutti legati al mondo dell’editoria o dei media. Se non ne conosci almeno un paio disposti a presentarti, puoi anche aver scritto il libro più bello del mondo: non solo nessuno ti voterà, ma ti sarà negato alla radice il diritto stesso di partecipare. Va da sé che se uno è la moglie di un editore, certamente non ci saranno problemi a individuare la coppia disposta a presentarti. Ma di qui a poter chiamare lo Strega premio meno che baronale ce ne corre…
Grazie cara Loredana. Mi ha fatto proprio piacere leggere questo pezzo, ridà senso al lavoro che si fa. Ginevra
Grazie del suggerimento, ho letto le prime pagine del romanzo sul sito di Nottetempo, lo comprerò. E grazie per tutto il resto, ovviamente.