91. STORIE DAI BORGHI. INTERLUDIO: PERCHE' METTERE MUCCIA IN UN ROMANZO

Questa è una digressione e non lo è.
Qualcuno ha forse notato che nella colonnina di destra è apparsa una nuova copertina: è il romanzo a cui stavo lavorando da molti anni, forse da prima di rendermi conto davvero di volerlo scrivere.
Si chiama L’arrivo di Saturno, esce il 10 maggio per Bompiani.
Racconta una sola storia in due diramazioni.
La prima è quella reale:
“Graziella De Palo è una giovane giornalista innamorata della giustizia quando il 2 settembre 1980 scompare a Beirut assieme al collega Italo Toni. Dovevano visitare dei campi profughi al confine con la Palestina, ma seguivano in realtà una pista sul traffico d’armi intrecciata con le vicende del terrorismo, delle stragi e con parecchi misteri della politica italiana e internazionale dell’epoca. Di loro non si è saputo più nulla”.
La seconda trasporta un personaggio realmente esistito in un contesto immaginario: “Han van Meegeren è un pittore olandese di scarsa fortuna, noto e dileggiato per le sue rose grigie, quando accetta da un uomo in nero un incarico bizzarro: dipingere un Giudizio Universale in una cappella battuta dal vento sulla cima di un colle italiano. Purché sia un Giudizio di Vermeer. Suo, ma di Vermeer. Chi è l’uomo in nero che si fa chiamare semplicemente Acca? E perché gli chiede di diventare un falsario, come di fatto accadrà?”
C’è una voce narrante. Si chiama Dora. E’ stata la migliore amica di Graziella fra i 14 e i 23 anni. Poi si sono separate. E un anno dopo Graziella è scomparsa, nel gorgo nerissimo di intrighi e misteri, tuttora irrisolti.
E’ una storia di falsari, di illusionisti, di spie, di agenti segreti, di vecchi misteriosi, di ragazze in fuga e di chi cerca di dare un senso a quella fuga.
Non è autofiction e lo è, non è non fiction novel e lo è, non è romanzo di formazione e lo è. Non è realistico. E lo è. Perché nulla in letteratura è reale. Dora avrà modo di dirlo:
“noi volevamo essere ingannate, tutte e due: Graziella dalla ricerca della verità, io dalla ricerca della finzione, che è parente stretta del falso anche se si chiama letteratura”.
Ma cosa ha che vedere tutto questo con i luoghi del terremoto? Quei luoghi ci sono: il misterioso santuario che Van Meegeren deve affrescare è Col de’ Venti, sopra Muccia, che oggi è sbriciolata. Ho pensato che ricordare non ripara. Ma è comunque qualcosa, per quanto si può.
Grazie per la pazienza, davvero.

2 pensieri su “91. STORIE DAI BORGHI. INTERLUDIO: PERCHE' METTERE MUCCIA IN UN ROMANZO

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