Pureora forest park (1978). Lui si chiama Stephen King, lei si chiama Shirley: non Jackson, ma Guildford. Questo Stephen King non è il nostro amatissimo Re della scrittura, ma un ambientalista che è riuscito, con un’azione nonviolenta, a bloccare l’abbattimento di una foresta in Nuova Zelanda.
Avviene alla fine degli anni Settanta, quando lo sfruttamento del legname ha ridotto due terzi delle foreste neozelandesi.
La prima protesta degli attivisti è una petizione con centinaia di migliaia di firme che chiede la fine dello sfruttamento intensivo e la protezione per le foreste locali. Il governo non solo se ne infischia ma autorizza l’abbattimento di una foresta millenaria. Puroera. Parliamo di 760 chilometri quadrati nel nord della Nuova Zelanda, con alberi millenari, oggi riconosciuta come una delle più belle foreste pluviali del mondo.
Oggi, appunto. Dunque, fallita la strada della petizione, Stephen, Shirley, e altri membri del Native Forest Action Council sono sgomenti. Le motoseghe abbattono i Podocarpus totara, alberi vecchissimi e non utili per il legname peraltro. Cominciano a sparire gli uccelli di quella foresta, i kokako dell’Isola del Sud (che purtroppo verranno dichiarati estinti nel 2007). Realizzano dunque il primo sit-in sugli alberi della storia.
E’ il 18 gennaio 1978: quando i taglialegna tornano dalle vacanze di Natale, trovano Stephen King, Shirley e altri tredici manifestanti appollaiati su una piattaforma posta sugli alberi: ne hanno realizzate diverse, in fretta, dopo aver semplicemente chiesto il permesso di campeggiare. Chiedono loro di scendere. Arriva la polizia. Non scendono. I taglialegna spruzzano vernice sugli alberi. Non scendono. I giornali cominciano a parlarne, con simpatia. Infine, il governo cede.
In quello stesso anno la foresta diventa parco nazionale. L’attività di disboscamento cessa. Dopo la morte di Shirley, che aveva restaurato personalmente una parte della foresta piantando nuovi alberi, si chiama oggi “Shirley Guildford Grove”.