A DOMANDA RISPONDO

William chiedeva ieri di sapere qualcosa di più sulla “cosa” che è al centro delle mie meditazioni. Presto detto: quello che potrebbe essere il nuovo libro inizia dove Ancora dalla parte delle bambine finisce, e ragiona sull’altro polo debole.
I vecchi: che nel famigerato immaginario ricevono un trattamento persino peggiore. E hanno anche meno appeal, peraltro.
Per ora, sto radunando materiale di ogni sorta: ogni suggerimento, commentarium, è il benvenuto.
E a proposito di Ancora dalla parte delle bambine: mi segnalano che esiste lo spumante Winx. Annichilisco.

29 pensieri su “A DOMANDA RISPONDO

  1. I vecchi… vorrei chiederti, se non rompo le scatole, sotto quale profilo, perché i vecchi ricevono un brutto trattamento nell’immaginario. Bisogna vedere, però, se il nostro immaginario si è aggiornato alla realtà dei fatti. Mi sembra che, mediamente, i vecchi in Italia ricevano, oggi, trattamenti e servizi di gran lunga migliori dei giovani (a cominciare dalle pensioni… che i giovani non vedranno mai: lo so, sono esercizi di guerra tra poveri, questi…). Voglio dire: la nostra società è fatta prevalentemente da anziani/vecchi, le audience televisive, gli elettorati, il pubblico dei consumatori è composto prevalentemente da over 50/55. E tutti si… “preoccupano” (o dicono di farlo) dei vecchi. Una questione esclusivamente numerica, insomma: quando eravamo giovani noi riuscivamo a far preoccupare (in tutti i sensi…) di noi la società grazie alla nostra forza numerica; passati gli anni ’70 si cominciò a parlare sempre più di “questione giovanile” (si vede che cominciavamo a crescere…); ora dei giovani non si parla quasi più, perché sono una minoranza, economicamente, politicamente, socialmente irrilevante. Lo so, il discorso è molto lungo, magari se ne può parlare più diffusamente… però, la parola “vecchio” sottintende ANCHE una serie di stereotipi che non hanno più ragione d’essere, o ne hanno, comunque, meno di una volta. ciao.

  2. Ecco Mauro, quel che mi chiedi costituisce la motivazione di fondo. I vecchi hanno il potere: ma quali? Un gruppo ristrettissimo. Il nostro è l’ultimo paese europeo quanto a reti di cura per gli anziani. I quali vengono presentati non solo come i “divoratori” dei giovani (il che, culturalmente, è cosa antica), ma come la causa prima dei mali di questo paese.
    Non corrisponde al reale, però….

  3. E’ vero. Ma allora io ti rilancio la palla sulla questione delle reti di cura in generale. Che non colpisce soltanto gli anziani: pensa, ad esempio, allo scandalo (uno dei tanti cui siamo, purtroppo, assuefatti noi italiani) delle reti di cura e di assistenza per gli handicappati: vai in altri paesi europei e sembra che siano tutti così, e da noi no, poi ti rendi conto che lì sembrano tutti così perché ci sono le strutture-le facilitazioni-le cure necessarie a consentire loro di svolgere una vita normale. E così via.
    Non è vero che sia un gruppo ristrettissimo di vecchi a detenere il potere: ossia, il potere reale è in mano a poche persone, in Italia, e la loro età media è molto elevata. Ma la capacità di spesa (che possiamo identificare come potere d’acquisto e, quindi, potere tout-court), oltre alla capacità decisionale, è prevalentemente in mano alla popolazione anziana. Sia perché sono di più numericamente, sia perché si sono trattati molto bene nel corso della loro vita, con leggi e leggine ad-hoc per ritrovarsi con pensioni più che dignitose. E non voglio certo ignorare lo scandalo delle mini pensioni sociali e affini: voglio affermare che sono problemi diversi, solo questo.
    Non sono d’accordo sul fatto che i vecchi attualmente siano rappresentati come “causa prima dei mali di questo paese”: basta fare un giro nel trash televisivo per avere conferma, semmai, del contrario. Soprattutto oggi, con questo governo che, non sapendo che pesci pigliare se non quelli da portare a casa propria, a ogni pié sospinto non fa che rinvangare (Gelmini docet) i bei tempi antichi… quando i vecchi di oggi erano giovani. Ma… i giovani di oggi?? (che, mi consentirai, anche nella tradizione antica non sono divorati dai vecchi, ma semmai il contrario: è Edipo che “deve” uccidere Laio, no?)

  4. Certo che Edipo deve uccidere Laio, e Zeus deve uccidere papà (che lo minaccia), e così via. Ma a Laio deve essere garantita la realtà della sua vecchiaia, e non deve essere forzato in un’immagine che non gli apprtiene.
    (Ehm…sulle pensioni dignitose avrei da ridire).
    E’ sulla contrapposizione vecchi-giovani, su cui si sta centrando l’informazione e la rappresentazione culturale degli ultimi anni, che vorrei lavorare.
    So che è difficilissimo: ma dati alla mano, ancora una volta, sono convinta che sia necessario.

  5. Sulle pensioni voglio essere più che chiaro: come ho detto prima, non voglio minimamente calpestare il problema delle mini pensioni, specie quelle sociali, eccetera. Dico solo che non stiamo parlando, nello specifico, di pensioni: perché altrimenti occorrerebbe anche far presente una serie di realtà, frutto delle leggi e leggine di cui sopra (come quelle sulle baby-pensioni, in base alle quali c’è gente che sta in pensione già da 30/40 anni dopo averne lavorati 15, magari, avendo avuto nel frattempo la possibilità, beati loro, di praticare un altro lavoro di maggior gradimento, mentre i giovani – questi privilegiati… – se vedranno mai la pensione – ma, certo, prima devono trovare lavoro, possibilmente non in un call center – se la vedranno decurtata della metà). E’ giusto puntare il dito sulle pensioni (nonché sugli stipendi) da fame, ma non ci sono soltanto queste: poi io, personalmente, di dati e statistiche su questi argomenti specifici non ne ho sull’argomento. ciau

  6. Piccolo spunto sui vecchi in riferimento alle elezioni statunitensi (non mi ricordo se l’avevo trovato in un articolo della Rodotà o di Giuliano da Empoli): mentre per molti attacchi rivolti a Hillary Clinton e Barack Obama si è parlato di motivazioni non dette di discriminazione di genere o razziale, nessuno ha parlato di discriminazione per età in riferimento alle molte critiche esplicite riferite all’anzianità di McCain (che anzi veniva dato per sicuro morto prima della fine del suo mandato, a giudicare dal fatto che una “Palin presidente” era considerata più che probabile da molti blogger e giornalisti).

  7. Penso che forse ancor di più che sul tema donne, sul tema anziani sia necessaria una maggiore attenzione alla diversità dei contesti socioculturali, alle differenze tra nuclei urbani e zone rurali, alle differenze tra nord e sud. Lo stato è lo stesso (insomma) ma la rete familiare agisce diversamente.
    In ogni caso secondo me Loredana ha ragione: ci sono delle pensioni da fame! Ed è la totale assenza della rete sociale.
    Ma è un discorso vasto che non credo riguarda solo i vecchi. E’ un paese questo con delle sacche ideologiche arcaiche, per cui nella psiche collettiva il forte e gagliardo quand’anche deficente è meglio del debole quand’anche intelligente. E’ proprio un immaginario con la clava in mano, e che ha una concezione di produttività economica ferma al baratto. Questo fa si che non solo gli anziani non sia considerati soggetti politici importanti, ma anche i disabili e anche le donne in maternità. Se non c’è la forza bruta non c’è la produttività.
    Molto naif – oltre che immorale.

  8. Piccolo altro fatto: in compenso, i vecchi sono un fantastico serbatoio elettorale, prigioniero di schemi mentali facilmente manipolabili, che spesso finisce per votare chi non fa i suoi interessi… ieri l’altro a Trieste i supporter over 60 del Berlusca (cioè a dire, i suoi coetanei, oltretutto) facevano più tristezza che rabia….

  9. Zaub, scusa: non è esatto dire “ci sono delle pensioni da fame!”, perché così come dici tu significa che “tutti i vecchi poverini sono costretti alla fame da pensioni, appunto, da fame”. E’ esatto dire “ci sono anche pensioni da fame” oppure “ci sono troppe pensioni da fame” o anche “la maggior parte delle pensioni sono da fame” ecc. Non generalizziamo, per favore: adesso che l’argomento sono i vecchi e ci stanno anche simpatici parteggiamo per loro… Scusa. Come la penso in merito l’ho detto già. Così come non è vero che “è la totale assenza della rete sociale”, ma che la rete sociale così com’è è tutt’altro che sufficiente. E che va migliorata di brutto. E che da qualche parte, isolata e sperduta quanto vuoi, d’Italia, funziona pure. Insomma, odio ragionare sui problemi risolvibili in termini estremi: o tutto bellissimo, o tutto bruttissimo. Un atteggiamento che spesso ci lascia al palo, e, fattivamente, non ci fa arrivare a capo di niente.

  10. Ma infatti. Lungi da me l’idea di scrivere un saggio accademico, o un trattato sociologico. Non mi appartiene, non ne sarei in grado. Quel che voglio fare io, mettendo da una parte le cifre, e dall’altra parte gli articoli, i libri, i fumetti, la pubblicità…insomma il famoso immaginario, è mettere a confronto due realtà. Che nella maggior parte dei casi non coincidono.
    Quanto a Berlusconi: la trappola del corpo che non invecchia, per dirne una, è un’arma formidabile nei confronti di chi è costretto a non invecchiare per essere visibile…
    Ah, Anghelos: il concept del libro si apre esattamente con Hillary e McCain…:)

  11. Non lo so. Non è solo il trattamento signorile o infame ad essere il punto nevralgico dell’invecchiare. Non è solo la pensione o i figli o non averli o essere ricchi vecchi e poveri vecchi. Penso che l’invecchiare cominci ora, a trent’anni come a quaranta. Che sia una condizione metafisica, antropologica, devastante. Quale che sia il “trattamento” o la considerazione che i “vecchi” ricevono è un dato di fatto che molti o la maggior parte vivano una condizione indomabile e non modificabile di alienazione. Non sono frutti produttivi, quindi la società (anche subdolamente o senza nemmeno accorgersene) li relega in strutture “specializzate”, l’umanità che ne consegue, Umanità antropologicamente parlando, ne è ridotta. La solitudine permea e si aggrava con il passare degli anni, l’impossibilità voluta o conseguente dell’interazione, la disabilità delle malattie (vedi alzheimer) o degli acciacchi, senza pensare a tutta la serie di problematiche che derivano dalle malattie con la conseguente moribondità sociale che come diceva Hanks in Philadelphia parlando d’altro accelera volenti o nolenti la moribondità fisica. Una tragedia. Alla roth la vecchiaia non è una battaglia la vecchiaia è un massacro.

  12. Ho letto Ancora dalla parte delle bambine e sono certa che anche questo libro sarà ottimo. I vecchi, giusto occuparsene. Credo che in pochi siano privilegiati, troppi vivano situazioni di disagio, subiscano la solitudine, le piccole difficoltà di ogni giorno, il sentirsi un po’ fuori luogo e fuori dal tempo. Altri ancora fortunatamente restano a galla senza particolari problemi. Amata Lipperini, so che scriverà di molto altro ancora. Sono fiduciosa, so che tratterà tempi importanti con lo stile che La caratterizza. Sullo spumante Winx preferisco stendere un velo pietoso!

  13. Chiedo scusa per la lunghezza del post…
    Premetto che il tema del “Non è un paese per vecchi” mi provoca sentimenti ed idee lontane parenti tra loro. Nella mia zucca pertanto non si aggira un’opinione chiara e distinta. Tutt’altro.
    Tempo fa m’è capitato di leggere il racconto di Matheson “L’esame”. Non so se sia famoso, lo riassumo in tre righe.
    In un futuro prossimo, il problema della sovrappopolazione ha costretto la società ad arrivare ad un’eliminazione diretta degli anziani non più in grado di superare questo test psicofisico. La storia si ambienta in una normale famiglia americana, padre-madre-duefigli-nonno. Il padre prepara all’esame il nonno, e da una parte spera di toglierselo di torno, dall’altra è consapevole che di fatto quell’eliminazione per quanto giustificabile razionalmente è un omicidio.
    Matheson non trova la soluzione del problema. E al momento, neanche io.
    Credo che i “veri” avversari dei giovani non siano gli anziani. Sono la fascia anagrafica subito antecedente, che arriva – diciamo – ai 65enni. Non ho ben capito se il saggio voglia occuparsi degli over, ma penso di sì.
    Gli anziani come target generico sono la preda preferita di RAI1, Rete4 e della Sanità. Ma questo non implica che abbiano voce in capitolo. Qualcuno, spesso appartenente alla fascia under65, si prende la briga di parlare e decidere per loro.
    Quindi ci sarebbe veramente materia di meraviglia se analizzassimo cosa pensano la politica-l’economia-la pubblicità (soprattutto quest’ultima)-la società, degli anziani. La nascita dell’equazione vecchiaia=inutilità coincide con lo spreco pazzesco che fa la nostra civiltà di tutta la forza interiore, la saggezza, l’esperienza di una vita che volenti o nolenti gli anziani hanno acquisito. Su di loro cala sempre più spesso la mannaia della censura. Gli anziani, in questo paese, non fanno audience. Sono, per alcuni, l’audience.
    Ma contemporaneamente a questo punto dolente – e qui torno a bomba – c’è un enorme problema che al momento passa secondario ma prima o poi esploderà, e che si lega direttamente agli anziani: ognuno ha il diritto ad invecchiare bene; però: per quanto può essere esercitato questo diritto?
    La scienza e la medicina di fatto stanno gradualmente allontanando il processo di anzianità e il trapasso definitivo, alias la Mietitrice. A questo sta corrispondendo sul piano sociale il progressivo svilimento dell’idea di anzianità. Anziano è brutto, è lento, è ovviamente old fashioned. Non penso che l’attuale generazione di anziani sia stata “plagiata”. Ho paura che sia caduta nella trappola quella che ci arriverà tra 10-20 e via via scendendo [la mia non voglio manco saperlo].
    Diceva quella vecchia battuta: la vecchiaia è l’unica chance che abbiamo per non morire giovani.
    Noi la stiamo sostituendo nel nostro immaginario con questa: restare giovani per sempre è l’unico modo per non morire.
    Non c’è bisogno di andare molto lontano per capire quanto affermo. Penso al nostro premier: 72 anni, un “nonno”, che si comporta peggio di Norma Desmond, e che se potesse – qualora non lo stia già facendo -destinerebbe i miliardi della ricerca nella speranza di ottenere l’elisir di lunga giovinezza.
    A tutto ciò però resta incollato il dubbio, la questione dell’inizio.
    Ossia, in termini bruti, l’anziano è bello quando dura poco. E come la mettiamo? Dove troverà la Terra e la nostra società le risorse per mantenere in vita una popolazione sempre più vecchia e sempre più incapace di accettare la morte?
    Forse il racconto di Matheson è troppo pessimista e anticipatore. Ma fosse anche in minima parte realistico, non sarebbe il caso di prevenire invece di curare?
    Spero di essermi riuscito a spiegare.

  14. Ekerot: giuro che mi sono emozionata leggendo il tuo commento. E’ esattamente, parola per parola, il cuore del libro.
    Grazie!

  15. “Ma anche dalla parte delle vecchie”
    lo so è idiota ma è la prima cosa che ho pensato letto il post.
    Su come si resta giovani e come si invecchia non è certo marginale il genere. Immagino alla Merkel fare bù da dietro i lampioni fotografata in vacanza con divetti esordienti sulle ginocchia o dire quante ora a notte ecc. e a immaginare i titoli dei giornali.
    O alla telvisione dove tiene botta solo la Carrà. Il programmone intrattieni anziani è di solito presentato da un autorevole coetaneo, tipicamente accompagnato da ragazzine.
    Gli uomini diventano quasi tutti autorevoli. le donne quasi tutte povere vecchie.

  16. Le vecchie, Lipperini? Eccotene una, fresca , fresca di giornata.
    Sul web ce ne sono pochissime e tra quelle, parecchie occupano spazi adibiti all’uncinetto o alle ricette di cucina. Se una over 70 osa aprire un blog sale agli onori della cronaca e viene intervistata ponendole domande che irriterebbero anche un bambino delle elementari. Invece la rete ospita numerosi ‘grandi e meno grandi’ vecchi che, secondo me, se la cavano ancora piuttosto bene. Fin qua quindi niente di nuovo sotto il sole.
    In Mauro colgo una certa acredine verso la categoria, acredine che ho sentito spesso alitarmi intorno e che capisco ma non avallo. Non si può colpevolizzare una fascia d’età che risulta formata da persone, tra loro diversissime. E’ oltremodo rassicurante ma inutile, prima che stupido parlare di ‘vecchi’. Come sarebbe altrettanto inutile parlare di ‘giovani’.
    Ci accomunano gli acciacchi, la solitudine, l’esperienza ma ci diversificano
    tante altre cose: il carattere, il livello culturale, la curiosità, la disponibilità economica, gli ideali. La battaglia contro la vecchiaia è veramente dura da affrontare, sapendo, inoltre, che sarà una battaglia persa, ma per fortuna , paradossalmente, il vecchio (o l’anziano) è molto forte nella sua fragilità, perchè temprato a subire le offese del tempo.
    Per quanto mi riguarda, sono ancora una persona molto curiosa alla quale la totale libertà ( da orari, lavoro e famiglia) ha consentito di scoprire aspetti di sè totalmente sconosciuti.
    I figi se ne vanno, spesso anche i compagni dietro a un nuovo e più eccitante amore o al cimitero. E anche qualche amico… cambia la vita che, comunque, non smette mai di sorprenderci…
    I nipoti ci ascoltano, ci interrogano e il filo dei racconti riannoda legami familiari che sembravano spezzati. Ho scritto filastrocche, poi favole, ora facciamo ricerche o crepes alla nutella… e credo che i nonni possano essere una risorsa preziosa per questi ragazzini che hanno i genitori molto impegnati nel lavoro. I nipoti si amano, sgravati dalla responsabilità educativa che grava sui genitori e, finalmente, si vivono rapporti affettivi carichi di gratificazioni ma non appesantiti dall’ansia e dalla paura di sbagliare…
    Una prima esperienza diretta per la Lipperini, che sono sicura scriverà un ottimo libro,anche se necessariamente soggettiva.

  17. Senti, caro: io non sto pubblicizzando, sto discutendo. Ovviamente, oltre a evitare di leggere i libri, sarebbe auspicabile, per te, evitare di leggere il blog. Grazie.

  18. Cara Lippa, ti segnalo, anche se mi considero un po’ “interessata”, il libro di Nunzia Penelope, Vecchi e potenti, pubblicato l’anno scorso da Dalai. Si tratta di un’inchiesta nel mondo della politica e dell’economia italiane, non un saggio accademico tantomeno sociologia, ma tanto materiale, interviste e ritratti della nostra classe dirigente. Ne esce il quadro di un paese dove poche persone ( uomini, vecchi o anziani come preferite, e potenti) disegnano da anni le sorti del paese facendo sistematicamente fuori ogni giovane che tenti di prendere il suo posto e di minare comunque anche in piccolissima parte la sua leadership. Geronzi contro Arpe, Marini contro tutti, Gabetti, Reichlin e infine l’intervista a un geriatra che illustra un punto molto interessante. Ti invito a leggerlo. Ciao a tutti.

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