A PROPOSITO DI BUONA POLITICA (E DI SVEZIA)

Poco fa ero pigiata, insieme ad altri rassegnati passeggeri, su un autobus romano. Dietro di me c’era, più pigiata degli altri, una signora anziana. Davanti, sul sedile riservato a invalidi e, appunto, anziani, un giovane uomo.  Reduce dal viaggio in Svezia, dove non ci si siede per nessun motivo non solo sui sedili riservati, ma neppure sui sedili che sono posizionati in avanti (un vecchio farebbe più fatica a raggiungere quelli più indietro), ho chiesto al giovane uomo di far sedere la signora. Ha risposto no. E perchè no? Perchè lui ha finito di lavorare alle cinque di mattina, paga le tasse e noi non lo facciamo, perché siamo tutti ladri.
Bravo Grillo, ho pensato. E, no, non è la paranoia degli stellati a spingermi: non quella delle ultime settimane, almeno. Ma anni e anni di avvelenamento dei pozzi, durante i quali il mantra è stato quello del ladrocinio e della cattiva politica. Molto bene, ma cattiva politica è solo e unicamente quella che ruba o non è, anche, quella che ignora le istanze elementari della convivenza civile?
Me lo sono chiesta tornando sabato notte da Stoccolma, trovando due belle sorprese (Boldrini e Grasso) e persino un Papa che sembrerebbe indirizzarsi su strade diverse (ma staremo a vedere). Me lo sono chiesta anche sabato mattina, guardando i cartelli che, davanti al parlamento svedese, ricordavano che in quella giornata i cittadini (e non solo loro: se non avessi avuto un aereo in partenza, sarei potuta entrare anche io) vanno a fare due chiacchiere con gli esponenti del partito che hanno votato (i leader inclusi, mi dicono), pongono domande e chiedono risposte (è inclusa una sezione bambini dove i medesimi fanno proposte per migliorare lo stato delle cose).
Dunque, questa è una parte della premessa. La seconda parte, che è quella relativa all’affollatissimo incontro che si è tenuto giovedì pomeriggio all’Istituto Italiano di Cultura con Lorella Zanardo e Adriana Ripandelli, moderato da Towe Cho Matre (interprete uno strepitoso Paolo Balzano), alla presenza della nuova ambasciatora italiana Elena Basile, riguarda quello che mi hanno detto tante donne italiane che vivono in Svezia: questo paese non è perfetto. Ci sono tante ombre, tantissimi passi da fare, tante disuguaglianze da colmare.
Il che è vero e anche normalissimo: nessun paese è perfetto, ma ci sono paesi che provano a camminare verso un traguardo dove al primo posto ci sono i diritti, e non solo “voi ladri noi incazzati”. Diritti significa politiche per le famiglie (di nuovo, come mille volte detto, congedi parentali divisi fra madre e padre all’80% dello stipendio, asili numerosissimi – d’accordo, sul modello dei nostri Reggio children, che però auspicabilmente non dovrebbero, per l’Italia, restare solo un modello da esportare – , assegni familiari degni di questo nome (se non sbaglio, 120 euro mensili per figlio: mensili, sottolineo). Diritti significa attenzione: graziose caffetterie in pieno centro il cui ricavato viene in gran parte devoluto ai senzatetto (che ci sono, perché non esistono paesi perfetti). Diritti significa vedere per le strade della città un numero impressionante di bambini, perchè evidentemente si è incoraggiati a farli nascere. Diritti significa anche il tassista che si profonde in scuse perché deve fare un percorso più lungo, dal momento che l’intero centro è paralizzato per i funerali della principessa Lilian. Diritti significa lavorare serenamente su un progetto di pari opportunità, senza vergognarsi di usare la parola “femminismo”, come avviene in Italia (quanto agli haters della rete, sappiate che di quelli non ci si libera neppure in Svezia, e naturalmente le più bersagliate sono le donne: pazienza).
Approfitto per dire che in Svezia opera Equalisters, e che un’occasione per capire come funziona è partecipare al seminario organizzato da The Swedish Institute (l´ente governativo svedese volto a promuovere la Svezia all´estero), sul tema delle pari opportunitá in Svezia. Il seminario sarà moderato da Lorella Zanardo e si terrá presso Salaborsa a Bologna venerdi 22 marzo, tra le 10 e le 14, nell’ambito della Fiera del libro per ragazzi, che quest´anno ha come paese ospite la Svezia. Lo scopo è quello di creare un dialogo e uno scambio di esperienze tra la Svezia e l´Italia, dove i due paesi possano trarre inspirazione per un concreto impegno a sviluppare una società più paritaria. Livia Podestà, che vive in Svezia, presenterà proprio Equalisters, uno strumento basato sui social media per correggere ineguaglianze di rappresentanza in campo mediatico, culturale, politico e degli affari, e che sarà lanciato in Italia col nome Servizio Uguaglianza.
Dunque, mi piacerebbe molto che quando si parla di buona politica si discorresse di questo, e non solo di scatolette di tonno e quaranta (o quattrocento, o quattromila) ladroni. La buona politica non è fatta di slogan, e soprattutto non la fanno solo i politici. La fanno le pratiche. Anche piccole, anche quotidiane. Per dire: ha più senso la bicicletta carica-batterie in bella vista all’aeroporto di Amsterdam (e quanto costerà mai metterne una a Fiumicino e una a Malpensa?) di un miliardo di vaffanculo.

31 pensieri su “A PROPOSITO DI BUONA POLITICA (E DI SVEZIA)

  1. Aristotele diceva che l’uomo è un animale politico. Platone, nel Protagora, si chiedeva se la virtù politica potesse essere insegnata, rispondeva di si, e secondo me tutti possono apprenderla. La buona politica la possiamo fare tutti, dobbiamo farla. Oggi tu hai fatto politica scrivendo questo post, buona politica secondo me, ma la sua bontà si può e si deve discutere. Chi leggerá il post e rifletterá su quanto scritto fará politica. Io credo che tutti dovrebbero occuparsi di politica. Poi, ovviamente, ciò non basta, altrimenti si cadrebbe in un vero populismo. Ma intanto iniziamo a fare politica, senza delegare sempre tutto al demagogo o al partito di turno, ma iniziando a ragionare anche un po’ con la nostra testa. 🙂

  2. Condivido in pieno queste parole scritte, tutti noi e tutti i giorni dovremmo impegnarci in pratiche normali, civili per vivere il nostro presente in questo Paese così ‘male-educato’ che demanda alla politica tutto, ma la politica siamo noi a doverla fare, proprio come scrivi.
    Adoro una frase di Bergonzoni, che mi piace qui ricordare
    “Urge? Rifarsi il senno” Grazie!

  3. Diritti significa anche diritto all’istruzione, cioè a una scuola di qualità che abbia per scopo la cittadinanza attiva. La Svezia l’ha realizzato (e tutti, in Italia, si riempiono la bocca con i modelli scandinavi da imitare, senza conoscerli) con una scuola che fino ai 14 anni non attribuisce voti numerici (in Italia li abbiamo reintrodotti persino a 6 anni) e “copiandoci” (cioè ricreando, dopo aver mandato insegnanti aspese dllo Stato in Italia a studiarne le modalità) i moduli, che da noi sono stati di fatto aboliti nella scuol aprimaria, mentre lì sono estesi anche alle superiori.

  4. Faccio due premesse. La prima: sottoscrivo del tutto il paragrafo “La buona politica non è fatta di slogan, e soprattutto non la fanno solo i politici. La fanno le pratiche. Anche piccole, anche quotidiane. Per dire: ha più senso la bicicletta carica-batterie in bella vista all’aeroporto di Amsterdam (e quanto costerà mai metterne una a Fiumicino e una a Malpensa?) di un miliardo di vaffanculo”. La seconda, io non sono pro-Grillo proprio per niente ed il fatto di dover difendere il M5S su alcuni punti mi sembra abbastanza ironico, ma lo faro’ lo stesso.
    Il cosiddetto “il mantra […] del ladrocinio e della cattiva politica” non l’ha certo inventato Grillo, è con noi da almeno un ventennio – almeno per quel che mi è dato ricordare, ma forse da molto di piu’. Uno dei partiti che, a seguito di Tangentopoli, importo’ questo discorso nella propria agenda è la Lega, che peraltro nello stile comunicativo e in alcuni contenuti, secondo me ha molto da spartire con i 5 Stelle. I leghisti si autoproclamavano ‘puri’ all’inizio, ‘rivoluzionari’, ‘incorruttibili’. Lo stesso facevano i ‘rivoluzionari liberali’ della primissima formazione di Forza Italia. Ma siccome, come diceva saggiamente Nenni, “c’è sempre uno piu’ puro che ti epura”, molti di loro sono stati felicemente inglobati dal sistema che criticavano e del purismo è rimasta solo la retorica (ci piace anche ricordare che Fiorito, ai suoi esordi di carriera politica, era uno di quelli che lanciava monetine contro Craxi…). In modo diverso, ma analogo per certi punti, la stessa cosa è accaduta all’Italia dei Valori. Ora è il tempo dei Grillini e vedremo che succede.
    Secondo me, auspicarsi una politica meno costosa e, specialmente, meno corrotta non significa necessariamente avvelenare i pozzi – è un’istanza che il Paese possiede da decenni e non perché ha subito un lavaggio del cervello, ma perché chi fatica ad arrivare alla fine del mese, vorrebbe giustamente che i soldi delle proprie tasse non fossero sprecati. I partiti, dal canto loro, hanno recepito questa richiesta in modo solo superficiale, per raccogliere voti, senza fare molto nei fatti per arginare il problema. E, d’accordo, anche in Svezia i movimenti nazionalisti e populisti avanzano con lo slogan “Sono tutti uguali, sono tutti ladri”. C’è pero’ anche da dire che secondo Transparency International, la Svezia è il quarto paese meno corrotto del mondo mentre l’Italia è al 72esimo posto (assieme alla Turchia). Una qualche differenza oggettiva fra i livelli di corruzione e mal governo dei due paesi c’è, quindi, anche se la percezione del fenomeno puo’ essere simile, e simili possono anche essere i modi in cui la corruzione percepita viene sfruttata da certi politici.
    Il problema grosso, è su questo sono fortemente d’accordo con Loredana, è che molti italiani sono ben felici di criticare il politico corrotto di turno in ma non il ‘politico corrotto’ in loro stessi, parafrasando Gaber. E quindi alla forca i politici corrotti (che tanto sono tutti uguali) ma io alla pensionata, il mio posto in autobus non lo cedo – e anzi se trovo un posto occupato dagli zingari, li faccio alzare e mi ci siedo io perché io pago le tasse e loro no (fra sentita davvero e pronunciata da una persona “di sinistra”).
    Ma da qualche parte di deve iniziare a cambiare – e secondo me i due cambiamenti, quello civico e quello politico, devono PER FORZA andare di pari passo. Perché l’esempio istituzionale è importante e lo è anche l’immaginario. E’ un presidente della Repubblica che va in giro in bicicletta o coi mezzi invece che con l’auto blu, dimostra che le persone importanti o di successo possono essere anche persone civili (alla faccia dell’ideologia dei furbi) e, secondo me, farebbe davvero tanto per iniziare a cambiare il paese.
    Detto questo, credo che Grillo possa portare avanti questo cambiamento? Onestamente no. Quel che penso su Grillo, lo riassumeva bene Giovanni De Mauro in tempi non sospetti, qui: http://www.internazionale.it/opinioni/giovanni-de-mauro/2012/09/07/comico/
    Penso pero’ che ALCUNE (non tutte) fra le persone che seguono Grillo, qualche speranza ce l’abbiano. Siamo tutti molto contenti delle nomine di Boldrini e Grasso – ma se il PD avesse vinto le elezioni con un 50% netto, ci sarebbero state? Io non credo proprio. Ci ritroveremmo presidenti di camera e senato due papaveri di partito (forse brave persone, per carità, ma certo non Boldrini e non Grasso). Grillo ha già chiesto gravi sanzioni per coloro nel suo partito che hanno sostenuto Grasso contro Schifani e a me questo crea una gran rabbia, perché io invece vorrei ringraziarli. Perché di ‘duri e puri’ ne abbiamo avuti abbastanza. Non abbiamo bisogno di ‘duri e puri’ ma di riforme concrete e veloci. Abbiamo disperatamente bisogno di acquisire senso civico e di comunità, come nazione, ma ANCHE di limitare corruzione e sprechi fra i politici – e soprattutto fra i politici e i loro ‘amici’ appaltatori, venditori di protesi mediche etc etc. Le due cose devono andare di pari passo, io non credo davvero che un desidero di limitare costi della politica vada SEMPRE di pari passo con una totale auto-indulgenza, per usare un eufemismo, in materia di coscienza civica. O almeno cosi’ spero.

  5. a me quando sento (e vedo ahimè tocca a tutti assistere) storie come quella dell’autobus viene da piangere. Perchè è evidente che manca un’educazione culturale politica di base. il vero abc! Com’è possibile spiegare qualcosa a una persona che è arrabbiata al punto di aver smesso di vedere e di pensare?
    io del M5s non mi fido e non mi piace (i wu ming lo hanno ben espresso in tempi non sospetti con la decostruzione delle posizioni del movimento sui temi dell’immigrazione), ma voglio tenere uno spiraglio aperto. alle persone, non alla setta. perchè davvero ho visto tantissima gente giovane impegnata in campagna elettorale, interessata, coinvolta. Alcune sono ottime persone. e credo che il merito di aver mobilitato tante giovani energie vada riconosciuto. non so te, ma io ne ho vista così tanta giovane in pochi altri casi: gli ultimi referendum, Genova 2001, poco altro.
    purtroppo la maggior parte di quelle persone non erano (e non sono) educate alla democrazia, alla politica. troppi di loro avanzano con slogan unidirezionali. ma magari con la pratica, la pratica politica, qualcuno emergerà, si raffinerà un poco e avremo nuovi approcci, nuove energie, magari nuove soluzioni, no? insomma io mi aggrappo a questa speranza.
    e quel maleducato dell’autobus sai cosa ti dico? ad avere le forze bisognava fargli un bel predicozzo lungo e martellante. uno si sfoga, l’altro o si stufa e se ne va o almeno lo disturbi per un po’ del viaggio 😉
    e.

  6. Loredana, chiedo scusa, elimina per favore la parola setta, è un refuso o un lapsus, non voglio utilizzarla! è denigratoria e non voglio far scadere il livello della discussione. Valga gruppo o movimento. Scusa.
    e.

  7. Gent.ma sig.Lipperini, vorrei dire qualcosa di molto politicamente scorretto.
    Premessa, che vorrei si sentisse forte e chiaro: quanto dirò NON riguarda i posti a sedere riservati. Se sono riservati, si lasciano a chi ne ha diritto, e se non si è d’accordo, si cambia nelle debite forme il regolamento, ma fin quando esso c’è lo si rispetta.
    Quanto dirò NON riguarda nemmeno le persone sofferenti, di qualsiasi età, perché il male non guarda la carta di identità.
    Infine, quanto dirò NON legittima in alcun modo la maleducazione nei modi, che è da evitare a qualunque età.
    Ciò detto, sulla necessità di lasciare il posto agli anziani SOLO perchè tali, beh, discutiamone. Fra un giovane lavoratore che ha fatto la notte in fabbrica ed ha finito alle cinque di mattina ed un fortunato pensionato sui sessanta, che grazie al prepensionamento magari è tale da una decina d’anni, io lascio il posto al giovane. Anche perchè quel giovane, coi suoi contributi, sta pagando al pensionato una pensione pari grossomodo all’ultimo stipendio da lui percepito, mentre di suo, se e quando riuscirà ad andare in pensione, vedrà una frazione di quella cifra. Almeno, lasciamolo sedersi. Francesco Spisani, Mestre

  8. C’è un aumento generale dei lamenti e di persone che vogliono prendersela con qualcuno purchè sia. Grillo ha abilmente sfruttato questa tendenza, ma negli ultimi due giorni ho notato che i commenti sulle pagine dei candidati stellati cominciano a riempirsi di critiche per qualsiasi cosa, molti saranno commentatori di parte avversa, ma credo che tutta quella massa imbeccata a slogan e odio per la ka$ta potrebbe velocemente rivoltarglisi contro. Haters gonna hate.
    http://youtu.be/3Q1kfs-nPcE

  9. Loredana forse prendiamo autobus diversi: io vedo spesso – quasi sempre – giovani che si alzano per cedere il posto a vecchi, donne incinta, padri prolemunuti, senza alcun bisogno di essere sollecitati. Dirai che il mio caso non fa statistica ma neanche il tuo allora -)
    La crisi economica pesantissima ci incattivisce tutti, se non stiamo molto attenti. E con questo i partiti e i movimenti c’entrano davvero molto poco.

  10. Grazie Eleonora. 🙂
    Cara Barbara, mi sembra evidente sia che non prendiamo gli stessi autobus, sia che non intendevo fare una statistica, ma fornire un solo esempio del clima di rabbia distorta che attraversiamo. E, se mi permetti, alcuni movimenti hanno una serissima responsabilità nell’averla, quanto meno, cavalcata.
    Francesco. Non sarò né breve nè tenera.
    Cominciamo dal politicamente corretto: non sono certa di aver compreso la chiave con cui lei ha usato queste parole. La sensazione è che sia, come sempre più spesso, avviene, una chiave sprezzante. Ebbene, il politicamente corretto non significa essere educatini e perbenino: significa rispetto. Rispetto per le categorie non protette, come gli anziani (e non solo loro, naturalmente). Farsi beffe del politicamente corretto, ho idea, sottintende lo sdoganarsi come trasgressivi e coraggiosi: posso chiederle dove sta la trasgressione e dove il coraggio? Perchè, vivaddio, mi sembra che entrambi si stiano riducando a ben poco.
    Comunque, la rassicuro: lei non è stato politicamente scorretto, ma semplicemente disinformato.
    Lei definisce i pensionati fortunati. Sa che i pensionati italiani sono i più poveri d’Europa? Sa che una pensione media italiana è di cinquecento euro mensili? Sa, inoltre, che l’indice di povertà delle famiglie si riduce quando c’è un pensionato in casa perchè con la cifra, pur esigua, che percepisce, non “toglie” e non “ruba” ma contribuisce all’economia familiare in maniera spesso determinante? Sa che i contributi il pensionato felice se li è pagati da solo durante una vita lavorativa?
    Ora, una delle responsabilità che – mi dispiace, Barbara – attribuisco ANCHE ai cinque stelle è quella di aver innescato una guerra fra poveri. I giovani CONTRO tutto ciò che è vecchio, rottamabile, inutile, colpevole. Non sono i vecchi italiani a essere colpevoli: è un sistema su cui tutti ci siamo adagiati, almeno da trent’anni a questa parte. Invece di cedere agli slogan, ci rifletta. E legga, se ha voglia, Diario della guerra al maiale, di Adolfo Bioy Casares. Per comodità, le riporto la sinossi:
    “Un bel giorno, all’improvviso, i giovani di Buenos Aires, decidono che chiunque abbia più di cinquant’anni è inutile alla società. Si scatena così una strana e misteriosa guerra: la ‘guerra al maiale’, e per una settimana intera i giovani si impegnano a dare la caccia ai ‘vecchi’ e a sterminarli. Il ciclone investe un gruppo di amici pensionati, più o meno coetanei, che tra di loro si chiamano “i ragazzi” e che gravitano tutti intorno alla figura di don Isidro Vidal. La guerra contro gli anziani sconvolgerà le piccole, maniacali abitudini del gruppo, proiettando su di esso una luce che deformerà tutto ciò che prima veniva considerato ‘normale’. L’erotismo degli anziani, “i maiali”, fino a quel momento solo dissimulato, viene adesso considerato pura perversione, un’oscenità che offende il senso dell’estetica, una cosa da eliminare. I vecchi si vedono così obbligati a improvvisare una difesa disperata.”

  11. Loredana, che Grillo giochi sulla guerra tra poveri per ottenere consenso, oltre che su vari complotti piu’ o meno assurdi, non ci piove. Ma che l’istanza di una gestione politica meno corrotta e con meno sprechi sia stata inascoltata o meramente sfruttata per far voti per trent’anni e che questo abbia portato ad una forte esasperazione e a una marea di voti di protesta, credo sia altrettanto vero. E’ un discorso che, ritengo, vada separato da quello sull’odio sociale, dal disprezzo verso le categorie deboli e, anche, dalla impresentabilità di alcuni parlamentari del m5s (che è pur degna di nota).
    E no, io non penso assolutamente che il discorso sugli anziani ‘privilegiati’ sia accettabile – è una mistificazione cretina, oltre che codarda. Ci tenevo a sottolinearlo.

  12. complimenti per l’articolo, che condivido e apprezzo, e soprattutto per la speranza che fai trapelare dal tuo senso civile nella sottolineatura delle tue descrizioni…ciao a tutti e forza giovani grillini col cervello a posto….

  13. Ben tornata, Loredana.
    Secondo me non è soltanto una questione di educazione civica ciò che differenzia l’Italia dalla Svezia. Ci sono intere Sicilie, Toscane, Romagne, Mazzini e Papi che ci separano dal Paese nordico ed io vorrei, non sai quanto, che riuscissimo da noi a creare quel senso civico che ogni tanto, con un poco di rabbia e un poco di languore, si invidia alla Svezia. Ma un senso civico “nostro”, non adottato dalla Svezia come potrebbe succedere.
    Ti dico questo perché ci fu quell’impiegato di una Regione che, per fare carriera, prese una legge svedese sulle case di riposo per anziani, siccome la legge, là, in Svezia, funzionava, la tradusse in italiano, la passò al consiglio della Regione e venne approvata. Le conseguenze furono disastrose e costose, molto, sia in termini umani che finanziari, sia per la Regione che – soprattutto – per gli anziani, oltre che per le case di riposo.
    Questo per dire che l’Italia somiglia più ad uno Zanni che ad un Troll, e che lo Zanni potrebbe anche essere più impegnativo di un Troll… forse perché è più, se si vuole, “umano”. E poi anche l’Italia ha i suoi Troll nei Sarvanot…
    Rimane da dirti che credo tu abbia ragione nel suggerire l’esistenza di una relazione tra gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone e i diritti che le loro nazioni producono.
    Mi scuso per la tirata forse un po’ troppo frizzante.
    Poscritto: si può dire “ambasciatora” o è un modo divertente per dire “ambasciatrice”?

  14. Davide, hai ragione: è impossibile trasferire così come sono i modelli scandinavi nel nostro paese (basti pensare al modello finlandese vagheggiato da Ichino) senza prima lavorare “anche” sulla cultura.
    Per il poscritto: ambasciatrice è, ho scoperto, la consorte dell’ambasciatore, dunque non si può dire. Teoricamente bisognerebbe usare “ambasciatore” anche per una donna (ignoro come vada chiamato il di lei marito, però). Preferisco volgere al femminile, torcendo gli usi linguistici 🙂

  15. Cara Loredana,
    la mia considerazione si riferiva solo alle persone che usano il mezzo pubblico, senza tirare in causa alcun movimento politico. Poiché sono una fedele utente dell’Atac – ammesso faccia statistica – trovo che i cittadini e gli abitanti di Roma abbiano un livello elevato di educazione in relazione alle condizioni in cui sono costretti a viaggiare. A me sorprende non ci sia una rissa al giorno: visto che autobus e metro – nelle ore di punta – somigliano più a carri bestiame che a mezzi di trasporto. Trovo che – in media – le persone cedono il posto a chi è più in difficoltà, si offrono di aiutare i rari disabili che affrontano bus e metro non attrezzati, si scansano per fare posto ai passeggini anche quando si sta in piedi senza bisogno di essere sorretti. Se poi ci sono punte di insofferenza più che di Grillo la responsabilità è degli amministratori che di mobilità e di trasporto pubblico si sono interessati zero o solo per fini privati. Opinione strettamente personale, criticabile ecc.

  16. La buona politica è non sostenere “sono tutti uguali”.
    Per esempio, se ti saluta Rosy Bindi , non tirare diritto scandalizzata neanche ti avesse fermato Calogero Iannino. Perché facendo così, da Iannino ci sei già finito da un pezzo e lo servi pure, senza rendertene conto.
    (PS. Dato che siamo al livello di blog manipolati nei contenuti e nel gradimento, forse sto anche io a fare le pulci ai gatti)
    (PPS: dato che non mi piace dire le cose senza dare un minimo di riferimento, una documentazione sulle manipolazioni si può trovare a questo link, poi ognuno ne tragga le conclusioni che crede http://www.vogliaditerra.com/archivio/2013/03/le-manipolazioni-sul-blog-di-grillo/ http://www.vogliaditerra.com/archivio/2013/03/vacilla-il-papa-grillo/ )

  17. Allora… Episodio divertente, tanto per alleggerire un po’. Premesso che io il posto alle persone anziane, alle donne incinte e a chiunque si trovi in una condizione di difficoltà lo lascio praticamente dalla nascita, causa lavaggio del cervello praticato intensivamente fin dalla tenera età da genitori più che pervicaci nella coltivazione del super-io dei pargoli, e dato che il tuo post, Loredana, aveva già da ieri rinfocolato in me sacro zelo, stamattina mi sono beccato un mezzo cazziatone. E sì, perché la persona “anziana” che stazionava in piedi accanto a me era, a quanto pare, ben felice di dimostrare a se stesso di non essere così decrepito da non potersi fare una corsa sul 40 in piedi, e al mio invito a sedersi ha reagito in modo stizzito a dir poco, e quasi quasi mi stava per dire di farmi i fatti miei. Al che, con le orecchie basse, ho ripiantato gli occhi sul kindle e mai più li ho alzati fino alla mia fermata. Non prima di aver controllato, però, che ci fosse – che so – una persona con bambini piccoli, qualcuno con le buste della spesa, anche una suora mi sarebbe andata bene, per soddisfare il mio eroico altruistico furore… ma niente: mi è toccato tenermi il sedile, rimesso d’imperio al mio posto (è proprio il caso di dirlo) dal vecchietto che vecchietto non voleva sentirsi. E dire che io detesto i mezzi e vado quasi sempre a piedi o in bici… E per una volta che ci salgo, guarda in chi vado a incappare! Mah… 🙂

  18. Mi dispiace molto non aver potuto assistere alla conferenza, ma facendola in un giorno in mezzo alla settimana e abitando io 700 km piú a nord di Stoccolma ho difficoltá logistiche. Spero in un venerdí o sabato la prossima volta 🙂
    @Girolamo sulla scuola svedese: mi sembra che la giudichi con un occhio positivo, quando la realtá purtroppo non é cosí ben messa. La scuola svedese sta perdendo sempre piú punti nei punteggi PISA, la qualitá dell’istruzione sta peggiorando.
    Le cause sono molteplici, tra queste c’é anche il sistema sempre piú diffuso di destinare denaro a specchietti per le allodole per attirare studenti verso una certa scuola (tipo buoni per palestra, computer personali e altro), il che distoglie risorse per aumentare la qualitá dell’insegnamento. La mancanza di voti sembra anche diminuire motivazione ed impegno degli studenti, contemporaneamente aumenta il problema del mobbing verso insegnanti e soggetti piú deboli, fenomeno frequentemente non capito o sottovalutato (anche per non far cattiva pubblicitá alla scuola).
    Chi invece se la cava molto bene é la Finlandia. Quando sui media svedesi é nato un dibattito sulla scuola e l’opportunitá di copiare dai finlandesi, ho notato -purtroppo- un atteggiamento poco aperto da parte degli svedesi.

  19. Gent.ma dott. Lipperini,
    ci tengo a trarre profitto dalle discussioni, quindi abuso ancora del suo spazio. Perdoni la mia pochezza, ed apprezzi invece, se crede, la volontà di capire. Libera beninteso, lo ricordo a me stesso, di cestinare questa mia o di ignorarla: ci mancherebbe, il blog è per così dire casa sua, e legittimamente ci fa quello che le pare.
    Il mio interrogativo voleva esser semplice. Posta la regola sociale che impone di ceder posto alle persone anziane solo perché tali, salve in modo espresso le categorie protette e le persone sofferenti, mi chiedevo se essa non potesse ammettere eccezioni in casi concreti come quello da me prospettato, particolare ma, mi creda, nella mia esperienza non infrequente, al di là delle statistiche che lei cita e che io non mi permetto certo di mettere in dubbio. Di mio, sarei stato propenso ad una risposta positiva, ma, come è evidente, se avessi delle certezze non cercherei l’opinione degli altri.
    Chiaro poi che si può ampliare il discorso e chiedersi: posto, e non concesso, che vi sia una regola sociale che impone di privilegiare le persone anziane, sempre solo perché tali, è una regola assoluta o va contemperata? E se sì, in che modo? Ancora una volta, senza calpestare i diritti fondamentali di nessuno: credevo che quest’ultimo punto fosse chiaro, ma se non lo era colpa mia, non mi sono saputo esprimere.
    La sua risposta, dai toni invero decisi, è decisamente negativa: se riassumo in modo corretto, per lei se non si segue la regola, si finisce per perseguitare. Spero di avere inteso bene; non credo però che gli orrori di cui al libro di Bioy Casares, orrori che a scanso di equivoci condanno senza riserve, lei li abbia citati per caso.
    E’ posizione forte, cui non avevo mai pensato. Nella mia ignoranza, avrei creduto che fra il privilegio e la persecuzione vi siano molti stati, per così dire, intermedi del tutto accettabili, in cui non si privilegia, ma non si perseguita certo. E’ chiaro però che lei ha le sue ragioni per dire quel che dice: sono sinceramente interessato a conoscerle, e potrei essere il primo a condividerle. Attendo fiducioso. Con stima. Francesco Spisani, Mestre

  20. Gentile Francesco, il tono della mia risposta è stato dettato dalla parola “fortunato” abbinato a “pensionato”. Le rispondo con alcuni dati:
    in italia, un pensionato su quattro percepisce meno di 500 euro al mese mentre il 31 per cento ha una pensione compresa tra i 500 e i 1.000 euro, il 23 per cento sta tra i 1.000 e i 1.500, e il restante 22 per cento supera i 1.500 euro al mese. Una ricerca del Centro demoscopico Cierre ha tracciato una mappa del rischio per gli over 65 nelle 20 regioni italiane: dopo aver preso in esame i dati sugli anziani che vivono soli – molti dei quali con una pensione minima di 516 euro al mese – Cierre ha assegnato la palma della povertà alla Sicilia, con oltre 200 mila anziani che vivono con un milione delle vecchie lire, pari al 23,4 per cento della popolazione anziana regionale. Seguono Campania (22,9), Calabria (21,8), Sardegna (20,6) e Basilicata (20,3 per cento).
    Per quanto riguarda le donne, va naturalmente peggio: l’importo medio mensile delle pensioni femminili è pari al 52% di quello dei maschi per le pensioni di vecchiaia (quasi la metà!), al 70% per quelle di invalidità ed è invece superiore del 147% per quelle di reversibilità (le donne vivono più a lungo). Negli ultimi dieci anni l’importo medio delle pensioni dei maschi è cresciuto del 41% mentre quello delle donne è cresciuto solo del 35% (una differenza di quasi sette punti percentuali).
    Inoltre, secondo il rapporto Istat del luglio 2009, “soltanto le famiglie con almeno un componente anziano mostrano una diminuzione dell’incidenza di poverta’ (dal 13,5% al 12,5%) che è ancora piu’ marcata in presenza di due anziani o piu’ (dal 16,9% al 14, 7%).”
    Questo è il privilegio su cui mi piacerebbe si riflettesse, al di là dei facili slogan e degli ancor più facili luoghi comuni. Un caro saluto

  21. Ciao loredana.
    Non bazzico da tempo il web per una cura disintossicante che ho deciso di seguire; ma dato che il tuo blog è una boccata d’aria fresca ci tenevo a dire la mia circa il quesito posto da Francesco (che conosco e stimo).
    La guerra c’è e non credo sia tra poveri. è piuttosto una guerra civile che nasce dall’incapacità di questo paese a guardare avanti e sì, anche ai giovani.
    La disoccupazione in questo paese è soprattutto giovanile e femminile.
    Nel nostro comune (mio e di francesco, mestre x capirci) l’abbonamento dell’autobus è a prezzo intero per il disoccupato, a tariffa ridotta per il pensionato.
    Caso

  22. Scusate mi è partito l’invio.
    Altro caso. fisioterapia riabilitativa. gli specialisti in età pediatrica sono talmente pochi che spesso i genitori di bambini speciali devono oltrepassare i patrii confini per poter assicurare ai propri figli un futuro decente (esempio: piccoli tetraplegici che potrebbero imparare a camminare spesso sono condannati alla sedia a ritelle a vita perchè la scuola di riabilitazione pediatrica in italia annasoa).
    E dopotutto in questo paese spesso l”ago del consenso politico si è mosso su temi come la riforma delle pensioni e ici/imu.
    A ben guardare l’italia è un paese vecchio. e vi assicuro che è più facile per un sesantenne avere una; due, tre case che non la giovane coppia o il giovane lavoratore.
    Certo i pensionati hanno i loro problemi ma non se la passano meglio bambini e giovani.
    Il m5s ha avuto tanti consensi anche per questo.

  23. Salve!
    Mi chiamo Roberta ho 30 anni e da quasi 7 vivo a Stoccolma. La settimana scorsa ho avuto la fortuna di presenziare all´incontro che si è tenuto presso l’Istituto Italiano di Cultura, ed e´stato edificante. Premetto che la Svezia mi ha dato tanto in questi anni, da vari punti di vista, e che molte volte mi ha lasciato stupita per l´efficienza di servizi e istituzioni. Ma quando leggo, “dove non ci si siede per nessun motivo non solo sui sedili riservati, ma neppure sui sedili che sono posizionati in avanti”, in riferimento al comportamento dei passeggeri sui mezzi di trasporto pubblici; o quando ancora si elogia il sistema scolastico svedese, il sangue mi sale alla testa! Quasi quotidianamente assisto qui a scene di maleducazione, in cui nessun posto viene ceduto ne´ad anziani ne´a donne in gravidanza. In metropolitana ti urtano e neanche ti chiedono scusa; le gentilezze piu´comuni sono sconosciute alla maggior parte della gente. Inoltre, dopo aver insegnato per 5 anni in un liceo, ho capito che gli insegnanti hanno perso qualsiasi forma di autorevolezza nel corso degli anni e vengono maltrattati verbalmente, quasi quotidianamente, dagli alunni. Alunni che hanno sempre ragione, in quanto visti come clienti e introito economico per le scuole. Per non parlare poi degli scadenti programmi curriculari…Ad ogni modo, non voglio essere ingrata o “criticona”; conosco i limiti del mio paese, e sono tanti, soprattutto per una come me che viene da Catania. La Svezia e´avanti su vari fronti, ma spesso e´molto indietro per cose basilari, quali gentilezze, cordialita´, e anche rispetto nei confronti dell´altro. Da dove vengo io, certi valori non si sono ancora persi, e forse compensano in parte la disfunzionalita´del sistema.

  24. Penso siano delle nobili ragioni quelle che spingono a spendersi in ogni modo per calmare gli animi apprestati allo scontro generazionale, di fatto lo squilibrio c’è e penso vada risolto, più che nascosto. Per esempio anche i cinquecento miseri euro mensili delle minime credo vengano raggiunti a fatica dai lavoratori al nero dell’agricoltura ( che sono quasi un milione), ma pure i laureati, nell’altro ramo culturale, sarebbero all’incirca nelle stesse condizioni, se non fosse per l’aiuto che possono avere dai genitori pensionati, magari qualcuno nel range sopra ai 1500.
    Una ricerca di Bankitalia, pubblicata oggi da Avvenire, rivela come nei primi anni 90, gli italiani sotto ai 35 anni di età possedessero il 17 % della ricchezza nazionale, gli over 65 il 19%. I giovani di oggi possiedono solo il 5%, contro il 33% raggiunto dagli over 65. Sempre secondo questa ricerca la pensione di anzianità media erogata, circa 1500 euro, è comunque superiore allo stipendio percepito da un qualsiasi (fortunato) neolauretato. Ed è davvero penoso ( e pericoloso) fare di questi conti , ma mi chiedo se fare finta di niente non sia peggio.
    ciao,k.

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