ABBANDONI

unnamedLa foto è tratta da un sito dove Andreas, Reginald Van de Velde e Chris Luckhardt pubblicano le fotografie di parchi divertimenti abbandonati. La segnalazione viene dal prezioso Una cosa cosa al giorno (Claudia, Rocco e Alessandro lo realizzano per voi, inviandovi un link tutte le mattine: iscrivetevi, vale la pena). Mi sembra l’immagine giusta per commentare il tristissimo addio de L’Unità (che, auspicabilmente, è un arrivederci). Ma anche la lettera che Giampaolo Spinato ha inviato a molti indirizzi. Questa:
“Sono lieto di annunciare la pubblicazione, a breve e in forma indipendente, del mio nuovo romanzo. Ringrazio i lettori, gli editor, le case editrici e tutti coloro che hanno condiviso fin qui il progetto e la ricerca di una vita accompagnando la pubblicazione di Pony Express (Einaudi, 1995), Il cuore rovesciato (Mondadori, 1999), Di qua e di là dal cielo (Mondadori, 2001), Amici e nemici (Fazi, 2004) e La vita nuova (Baldini Castoldi Dalai, 2008). Le ragioni che mi hanno convinto a questo congedo provvisorio dalla società letteraria hanno a che fare con l’attuale caduta in disgrazia dell’editoria con tutte le implicazioni che ne derivano, soprattutto per la visibilità di una letteratura di qualità e non omologata. Non avendo nè l’autorevolezza, nè gli strumenti per farlo, mi astengo dal giudicare le scelleratezze all’origine della crisi che attanaglia il sistema, di cui, per quello che mi riguarda, so di non essere complice. Prendo questa decisione, preoccupato come molti per le sorti della letteratura, con un po’ di apprensione e rincrescimento, constatando la resa di un sistema editoriale che annega nel provincialismo, come ben illustrato qui. Ma la prendo con serenità, senza piagnistei e senza vantare un elenco sterminato di rifiuti per costruirci un “caso”. Semplicemente, parafrasando Roberto Bolaño, non mi riconosco nel linguaggio di questo ambiente parallelo, nel quale ci si può imporre solo alzando la voce, cosa che non ho intenzione di fare. Al contrario di quanto spesso si afferma in polemiche sterili, posso testimoniare che la qualità della nostra tradizione editoriale è intatta e che conosco personalmente gli eredi dei Calvino e dei Vittorini. Lavorano, accanto ad altri, più scarsi, proprio in quelle case editrici che oggi non sanno più a quale santo votarsi per rialzarsi dalla crisi devastante che le ha messe in ginocchio e che hanno contribuito a creare. Per quanto mi consta, però, nello spasmo del doversi riscattare dall’abisso economico, il terno al lotto delle ragioni di vendita impedisce d’imperio agli operatori del settore (responsabili editoriali e agenti) persino di leggere i libri che intendono pubblicare, figuriamoci valutare contenuti, stili, “voci” e progetti. Per questo motivo, con solidale compassione, senza alcuna ironia, dico grazie agli editor delle grandi case editrici che hanno risposto, respingendo la proposta che mi appresto a pubblicare da solo, e ai colleghi che hanno preferito il silenzio alle lodi (“scrittura raffinata”, “immagini efficacissime”, “ci ha davvero colpito”, “ci ha messo in difficoltà”) corredate da imbarazzati richiami alle “difficoltà del momento in libreria”. Sono riconoscente, infine, agli agenti che si sono detti interessati, ve ne sono stati, ma non me la sento di finire in una griglia fotografica di “scrittori-polli d’allevamento”, partecipando all’ennesima, patetica farsa nella logica fatalista e demente dell’one-shot che, coi tempi che corrono, prevede un misero anticipo e un “vediamo come va” (il prodotto): sono questi il movente e l’arma del delitto precostituiti dei tanti omicidi editoriali perpetrati in questi anni. Per tutti, lettori, autori, editori, è il tempo della dignità. Della responsabilità. Nella speranza di ritrovarsi e ritrovarci, ognuno deve fare la sua parte. Nel mio piccolo, faccio la mia: Scritture in Attesa di Tempi Migliori è il titolo che mi piace dare all’ideale collana che ospiterà il nuovo lavoro. Almeno finché non sarò smentito da un nuovo incontro, una nuova, inaspettata meraviglia in cui la cultura sappia servirsi dei numeri e non viceversa”.

2 pensieri su “ABBANDONI

  1. proprio stamattina, durante il programma Prima Pagina di Radio3, un ascoltatore di Senigallia, direi un po’ in là con gli anni e probabilmente un tantinino disilluso, interveniva accoratamente sul tema della chiusura (per l’appunto auspicabilmente un “arrivederci”) de l’Unità, ricordando le copie che anche lui negli anni 70 vendeva porta a porta e dicendo (più o meno): “anche stamattina comprerò l’Unità, e lo sfoglierò pagina dopo pagina, leggendo anche le pagine che non ci sono, quelle che parlano degli oppressi, degli ultimi ….”
    E’ stato un intervento commovente, non tanto per i contenuti, ma per la sua autenticità.

  2. Sono d’accordo con l’intervento dignitoso di Giampaolo Spinato. Basta piagnistei. Se uno non vuole o non può pubblicare con il sistema vigente pubblichi da solo o non pubblichi. Non casca il mondo e ben altri sono i problemi.
    Per quanto riguarda l’Unità spero proprio che si possa salvare.

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