Nel 1955 Gregory Ammas Stillson vende Bibbie porta a porta. Già che c’è, ammazza un cane e osserva soddisfatto la sua agonia, prefigurando un destino grandioso. Diversi anni dopo, quando Stillson è già lanciato verso Washington e seguito da un’adorante folla di sostenitori, annuncia il suo progetto, anzi le “cinque travi” su cui si poggia la piattaforma che intende condividere con gli elettori: “Prima trave: buttare fuori i cialtroni” (applausi, applausi). “Volete sapere perché porto quest’elmetto, amici e concittadini? Ve lo dico, perché. Lo porto perché quando mi manderete a Washington, io passerò loro attraverso come quell’affare attraverso un canneto! Li spazzerò via esattamente così!” (segue simulazione di un toro che carica. Applausi, applausi). Le altre travi, per la cronaca, sono la messa al bando di chi “fornica” con “qualche pollastra che non sia sua moglie” (con i nostri soldi!), mandare la spazzatura nello spazio, usare le “maniere forti” con “quegli arabi” per avere tutta la benzina e petrolio che servono. E l’ultima trave? Facile: salsicciotti caldi “per ogni uomo, donna e bambino d’America! E quando avrete eletto Greg Stillson alla Camera, direte: Salsicciotto caldo! Finalmente c’è qualcuno che ci pensa!”.
E’ istruttivo rivedere (ieri sera) La zona morta che Cronenberg ha tratto dal romanzo di Stephen King e ancor più istruttivo rileggere il romanzo oggi. Specie dopo aver adocchiato le ultime notizie dal fronte Amazon-Hachette. Cosa dice Greg-Stillson-Bezos? Che si batte per gli autori, lui. Che fin qui gli editori hanno dato ai medesimi una percentuale troppo bassa sui diritti digitali. Solo il 25%, diamine! Bisognerebbe arrivare almeno al 35!
E chi può dargli torto? Nessuno. Specie qui in Italia, dove spesso e volentieri a quel 25 neanche si arriva. E dunque, quale dovrebbe essere la corretta ripartizione, 50 e 50? Sciocchi.
“We believe 35% should go to the author, 35% to the publisher and 30% to Amazon. Is 30% reasonable? Yes”.
Salsicciotti caldi per tutti, e non pensiamoci più, non ci sono veggenti nei paraggi, del resto, e se ci fossero non sarebbero ascoltati.
Lo leggevo giusto ieri. http://www.amazon.com/forum/kindle/ref%3Dcm_cd_tfp_ef_tft_tp?_encoding=UTF8&cdForum=Fx1D7SY3BVSESG&cdThread=Tx3J0JKSSUIRCMT
Certo che se Amazon fa propaganda la fa bene, l’ altro giorno ho comprato un e-book del 1998 a 15 euro e ancora fremo di rabbia, guardacaso proprio per i motivi elencati nel link! Ecco, uno è già un po’ incazzato per certi prezzi, e poi si sente anche dire che a pretenderli così alti sono gli editori, i quali attaccano Amazon perché non vorrebbe mai superare una certa soglia…. beh, come minimo non sono nelle condizioni psicologiche adatte per “lottare contro il monopolio”, ho piuttosto la netta sensazione che un salsicciotto caldo (non vagamente promesso ma già servito in tavola) mi sia stato sfilato dal piatto.
“Ma se poi il libro l’ hai comprato allora gli editori in fondo avevano ragione…”. Nel mio caso sì ma in generale sembrerebbe di no. Questa ricerca ( http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=450220) per esempio conclude che “… a 1 percent drop in price — a mere 25 cents on a $25 book — increased the number of units sold by 7 percent to 10 percent…”.
Che poi Amazon – con self-publishing, bundling e quant’ altro si inventerà – faccia bene anche agli autori non è affatto certo: la torta sarà più grande ma non è detta che lo sia anche la loro fetta. L’ importante è che faccia bene al consumatore, di cui il lavoratore (creativo e non creativo) è al servizio. Ma forse questa è ideologia.
Certo che capisco gli editori, si preoccupano per la distribuzione al dettaglio che si assottiglia e ora devono anche preoccuparsi della fuga degli autori. E nemmeno la “fuga” di argomenti che possano far presa su persone neutrali non gioca certo a loro favore.
Gridano: “monopolio”. Ma il concetto di “monopolio” produttivo è piuttosto vago se preso in sé, non sappiamo bene nemmeno quali prodotti siano in concorrenza tra loro: ieri sono andato al negozietto per comprare il Corriere ma poi ho visto la Nutella in occasione e ho investito tutto nel barattolone famiglia. Non mi sarei mai aspettato che Corriere della Sera e Nutella fossero in concorrenza ma ieri ne ho avuto la riprova. E allora non basta lanciare allarmi su concetti vaghi (monopolio, bibliodiversità…), per smuovere l’ antitrust bisogna indicare i danni reali ricevuti dal consumatore.
La solita sparata pro-Amazon (che è tanto buona coi consumatori) di Broncobilly mi fa venire in mente un libro di economia che ho letto di recente in cui, fra le altre cose, si sosteneva che le dottrine economiche oggi dominanti (e che restano teorie, malgrado tutta la patina pseudo-scientifica di cui si ricoprono) non hanno praticamente nulla da dire sulla produzione e immaginano un mondo in cui il consumatore è sovrano e tutto dipende da lui. Il consumatore per eccellenza ha disponibilità economiche ma anche molto tempo libero, insomma lavora poco o nulla. Il produttore, per molti economisti, è una creatura poco attraente, sempre troppo occupata, spesso non laureata e a volte persino poco pulita – meno ce n’è meglio è. Anche l’imprenditore, certo trattato con maggior rispetto, è comunque marginale. Comunque entrambi debbono stare al servizio del consumatore, almeno fino a quando questo avrà di che spendere… Quanto agli autori, poi, meglio non parlarne: hanno usurpato il nostro legittimo posto al sole così che siamo ridotti a commentare articoli online – che crepino…
(fra l’altro negare l’esistenza del ‘monopolio’, proprio come concetto, è una di quelle cose da laureati alla Bocconi…)
E soprattutto ricordatevi: qualsiasi tesi vogliate sostenere, anche la più insensata, da qualche parte online c’è un autorevole studio che la dimostra, tutto sta a trovarlo. Ovviamente c’è anche uno studio che la smentisce, d’accordo, ma non sta certo a voi trovarlo, no?
Ma che la parcellizzazione da “Circo equestre Sgueglia”, la specializzazione “Marionette che passione” delle attività fosse la base dell’ confucioliberismo è argomento eristico, dopo che ne hanno parlato dalle migliori angolazioni Swift con la “modesta proposta”, Michaelstaedter con “la persuasione” e gli antichi greci col mito di Crono? Dobbiamo ancora scomodare la sinistra hegeliana e i “cattivi” Karl e Friedrich (e perchè no anche “Bakù”)? Va bene, visto che non si può che alla fine sorridere umoristicamente, alla Pirandello, quando si viene ospitati dalla più amabile blogger, vorrà dire che ripiegherò stasera col “Pippetto” di Vincenzo Riccardi…
un vero tiranno ha sempre bisogno di molti adoratori sinceri e di una nube indistinta ma efficace di nemici