AHAB, L'AVVOLTOIO E I LAVORATORI CHE NON VEDIAMO

In Moby Dick, Ahab, che si solleva dalla branda dopo un sonno intermittente per riconsegnarsi alla sua follia di cacciatore, si sente rivolgere queste parole dal narratore:
“Che Iddio ti aiuti, vecchio. I tuoi pensieri hanno creato in te una creatura, e colui che viene trasformato in un Prometeo dal suo intenso pensiero, si vede divorare eternamente il cuore da un avvoltoio: quell’avvoltoio è la creatura stessa da lui creata”.
L’avvoltoio è la nostra inconsapevolezza, quella che ci divora il cuore, quella che scambiava lavoro con schiavismo fino a ieri (e anche oggi, come vedremo) e quella che ci fa parlare di una generazione intera come devota allo spritz, agli aperitivi, allo struscio di piazza. Quella che non porta le mascherine. Quella che, oh, ci distruggerà tutti.
Valigia blu ha pubblicato un articolo che andrebbe imparato a memoria, e fatto imparare a memoria, soprattutto a chi si cimenta nel corsivetto di colore, a chi cerca la fotografia migliore per mostrare assembramenti, a chi si esercita nel gioco mostruoso di dipingere le giovani persone come sdraiate, stordite, e adesso anche untrici. Claudia Torrisi racconta un’altra realtà, in quell’articolo, che non riguarda solo i giovani ma molti giovani: rider, fattorini, magazzinieri, e poi badanti, e braccianti, e cassiere e cassieri dei supermercati. Precari, in grandissima parte. Costretti a un superlavoro con la stessa paga, con scarse protezioni, e dunque molto spesso contagiati: al lavoro, non davanti al prosecco.
“L’antropologo David Harvey parla di una “nuova classe operaia”, fortemente legata al genere ed etnicizzata, che deve “sopportare due pesi: fa le attività più esposte a contrarre il virus e quelle più a rischio licenziamento”. La scelta che si trovano davanti questi lavoratori è “da una parte il rischio del contagio in ospedale o nei negozi di alimentari, dall’altra la disoccupazione senza tutele adeguate (come l’assistenza sanitaria)”.
Sono, in molti casi, le ragazze e i ragazzi dei McJob, “a low-paid job with few prospects”. McJob viene da McDonald’s. Che i lavoratori di McDonald’s siano il simbolo della trasformazione è cosa facile da dire, ma non è neanche più vera: semplicemente sono stati i primi. Il problema è che tutti coloro che hanno un lavoro malpagato e con poche prospettive non si parlano. I proletari di tutto il mondo non sono uniti, i loro padroni, poche multinazionali ricchissime, sì.
O sventati o eroi, già. E salvo pochissime eccezioni, e una di queste è nell’articolo citato (che a sua volta ne contiene altri, non solo italiani) la precarietà degli essenziali non conta, non si vede, non è ghiotta per il lettore a sua volta smarrito e stordito dallo shock di un evento annunciato ma comunque considerato remoto fino allo scorso febbraio, e che si aggrappa al proprio avvoltoio, perché altro non ha.

Un pensiero su “AHAB, L'AVVOLTOIO E I LAVORATORI CHE NON VEDIAMO

  1. I lavoratori essenziali primari, sono soprattutto i lavoratori dell agricoltura. ma qui più che sfruttamento siamo proprio alla schiavitù, si parla di decine di migliaia di ragazzi, ma stranamente sui campi dove lavorano loro i droni non possono arrivare; anche scienza e tecnologia hanno i loro limiti… Una nota positiva comunque mi piace ricordarla: per tutti questi ragazzi il rischio da corona virus è quasi nullo, per fortuna il virus non colpisce i giovani, e diciamola tutta. meglio in ogni caso uscire di casa, che stare rinchiusi a far fuocherelli con le proprie paranoie di paglia
    ciao,k.

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