ERA UN MAGGIO SIMILE A QUESTO

In una mattina come questa, calda come questo maggio, anomala come questo maggio, mio padre non si svegliò. Sono passati 34 anni e ogni anno il dolore ritorna: per l’insensatezza di quella morte, improvvisa e imprevista, e stupida, come tutte ma un po’ di più, per il sonnifero del sabato che doveva regalargli una notte serena e che invece allungò quella notte fino a vanificarne il termine. E perché lo ha fermato a quattro giorni dal suo compleanno, il 29 maggio, o per meglio dire da uno dei suoi due compleanni. Non sapevamo mai quando festeggiare mio padre: era nato il 29 ma l’anagrafe di Serravalle lo aveva registrato due giorni dopo, e su tutti i suoi documenti c’era scritto 31 maggio, così come c’era scritto Libbero, con due B, e così doveva infatti firmarsi.
Proprio quel 31 maggio sarebbero iniziati i Mondiali di calcio in Messico, quelli che passarono alla storia con il gol della mano de Dios, e io volevo regalargli un sacco pieno di piccoli oggetti per gustarsi le partite (cosa ci avrei messo, nel sacco? Non ricordo, perché il progetto si sgretolò nell’orrore e nella disperazione, ma doveva esserci un cuscino, e un accendino nuovo, e chissà cos’altro). Mio padre, comunque, diceva di detestare il calcio da quando, giusto un anno prima e dunque nel giorno del suo ultimo compleanno, la Juventus aveva continuato a giocare all’Heysel.
Fra pochi giorni, il 29 dunque, mio padre avrebbe compiuto cento anni. Non ci saranno festeggiamenti se non il mio, perché la vita di mio padre fu una vita piccola, di un ragazzo che nacque in un piccolo paese marchigiano, andò in guerra a vent’anni, scampò alla prima delle sue morti, perché più avanti ci sarebbe stata, un anno prima della mia nascita, una moto che lo investì e gli fratturò la gamba e quella gamba peraltro non andò mai a posto ed era un po’ storta verso l’interno, tanto che gli chiedevano sempre se andasse a cavallo, o fosse stato un calciatore professionista. E poi lavorò, fumò, fece felici le persone che lo amavano, mia madre, le sue sorelle, i suoi cani, me.
Di mio padre ho il sorriso, che scopre brutti denti ma è ampio, l’apparente allegria e l’abitudine a fermarmi a fissare il vuoto con una strana tristezza che nessuno dei due saprebbe, oppure vorrebbe spiegare,  e poi la miopia (ma non i suoi occhi verde-azzurro-grigio), il vizio per le sigarette, l’andatura un po’ sghemba (perché anche io sono stata investita da una moto a sedici anni, ma non mi sono rotta). Dormo ora sul suo lato del letto e ho due figli che gli somigliano, ognuno in modo diverso ma gli somigliano.
I suoi cento anni, fra quattro giorni, li festeggerò a modo mio, alzando un bicchiere e guardando nel vuoto come avrebbe fatto lui, e pensando a cosa avrebbe detto, giusto ora, di questo strano mondo di cui non conosciamo le sorti, e che pure ci sta, o ci è stato a cuore in quanto potenzialmente libero, con una B.

6 pensieri su “ERA UN MAGGIO SIMILE A QUESTO

  1. Ciò che ci accomuna, quasi tutti, è che ogni figlio perde un padre.
    Triste verità. E ognuno di noi ricorda bene le circostanze della morte del proprio padre, e madre. A te, e a chiunque la morte improvvisa del papà è insopportabile, inaccettabile. A differenza del mio papà
    che purtroppo è morto dopo un anno di attesa.
    E per questo è stata meno aggressiva, alleviata direi.
    Cara Loredana ti giunga un mio dolce pensiero di condivisione per la tua tristezza.
    Remo

  2. Gran bella persona.
    Mi hai permesso di concentrarmi e di sentire la presenza . Il padre Carismatico, ma anche fragile.
    Nato il 28 Maggio registrato il 1 Giugno
    Avrebbe 110 anni.
    GRAZIE che bel ricordo. Pieno di affetto E di Vita
    Abbraccio
    Gioia

  3. Io invece ho vissuto la morte di mio padre come liberatrice; per lui e per chi gli è stato vicino, me compreso. Perché la morte dopo 4 anni di una esistenza (chiamarla “vita” mi pare davvero esagerato) in cui la persona che ti ha generato e che conoscevi perde ogni connotato e dignità precedenti riducendosi a un corpo straziato, dolente e non comunicante (o almeno non comunicante in modo comprensibile a chi gli sta più vicino), è qualcosa di ben peggio della morte perché va ad intaccare persino il ricordo che avevi di quella persona così importante per te. Non smetterò mai di ricordare come la morte ha ricomposto mio padre facendolo tornare quel che era, liberandolo dalla contrazione totale di tutti i suoi nervi e restituendogli la serenità di un dormiente leggiadro. Solo allora lo riconobbi di nuovo. Un abbraccio e un buon compleanno virtuale per tuo padre che in questa giornata avrebbe avuto 100 anni.

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