I NUMERI DEI LIBRI E L'ANNOSA VICENDA DEL PASSAPAROLA

Tre mesi dopo, quanto avete letto, voi che passate di qui? Io, rispetto ai miei standard, e se si escludono le quotidiane letture professionali, meno del solito. Non ho numeri comparativi da offrire, perché ho proceduto in modo anomalo anche rispetto ai miei standard: in dodici settimane di conduzione ho letto 66 libri di narrativa e altrettanti di saggistica, per un totale di 132. Sì, un libro al giorno, sì, ci riesco, ovviamente con più profondità per la narrativa e con occhio clinico, in cerca del senso generale e meno della voce e della lingua, per la saggistica. Lo faccio da anni, e ovviamente l’ho fatto di più in questi strani e tremendi mesi.
In genere, però, mi sono sempre ritagliata uno spazio, anche piccolo, per la lettura di puro diletto: ci ho provato, ma ho soprattutto riletto, salvo alcune piccole e leggere curiosità o antiche passioni (non posso non leggere l’ultimo King, per esempio). Voglio dire che sono riuscita senza sforzi a leggere professionalmente, anche provandone molto piacere in determinati casi, e sono riuscita con molta, moltissima fatica, a leggere con lo stato d’animo della tuffatrice che scivola dentro una storia (gli odiatori di trame possono sostituire “lingua” a “storia”, grazie) e dimentica tutto quel che ha intorno.
Le spiegazioni psicologiche per le difficoltà dei lettori forti sono state date più volte, e non è questo il punto. E’ che non mi stupisco dei dati AIE forniti ieri che sottolineano la perdita di 8 milioni di copie vendute nei primi quattro mesi dell’anno: con le librerie chiuse, gli editori bloccati, ma anche gli stipendi diminuiti o spariti, era difficile che andasse altrimenti. Semmai varrebbe la pena sottolineare il gran lavoro di rete fatto dalle librerie che si sono organizzate per le consegne a domicilio, creando nuove e importanti alleanze. Ma è chiaro che non basta. Inoltre, in quella mancata vendita ci sono anche i titoli che dovevano uscire e sono stati, giustamente, rinviati. Non c’è insomma, soltanto, disaffezione del lettore: anche se, certo, altrove sembra essere andata diversamente, ma questo fa parte della scarsa propensione alla lettura del nostro paese, che non nasce con la pandemia.
Infine, da vecchia blogger, ho qualche curiosità sulla parte della ricerca che riguarda la crescita di chi acquista dopo segnalazioni in rete: in maggioranza, il 55%, si informerebbe da “blog e siti dedicati”, mentre per il 51% da “opinioni sui social”. Se non erro, mancano i numeri che riguardano i giornali, la televisione, la radio, eccetera. Lo sottolineo da persona che tiene i piedi in vari mondi, e da titolare di un blog. Quali social, intanto? Più Facebook o più Instagram? E quali sono i “siti dedicati”? Parliamo di riviste on line? Di bookblog votati solo alla recensione o segnalazione? Di presentazioni su Zoom o altre piattaforme?
Nel 2012 un’altra ricerca Aie segnalava come influencer non i blog letterari con più accessi ma quelli più propensi a parlare di ogni libro uscito in termini positivi o quanto meno neutri.  L’ho già scritto a gennaio, quando scoppiò la polemica contro le bookblogger, ma vale la pena ripeterlo:  i book blog non spostano davvero le vendite e in Italia, checché se ne dica, i market movers sono ancora Che tempo che fa, o qualunque programma di prima serata che accolga un libro, e il Premio Strega, piaccia o meno.
O il vero passaparola dei lettori, che non necessariamente usa un “sito dedicato”, ma corre da lettore a lettore ANCHE attraverso i social, ma non nei siti dedicati di cui sopra, o non solo: e cito di nuovo I leoni di Sicilia di Stefania Auci, che ha conquistato un enorme successo sulle sue gambe, senza le famose decine e decine di recensioni del Colibrì di Veronesi, per esempio (e qui, per esempio, quanto hanno contato quelle recensioni cartacee? Perché sulle vendite hanno influito eccome).
E allora? Allora, come al solito, attenti alla formula magica: non c’è. Non sappiamo cosa faccia vendere un libro, non bastano le segnalazioni in rete e non bastano le recensioni sui giornali: servono tutte e due, ma non sono sufficienti. Certo, sarebbe interessante capire quanto l’assenza di festival e fiere abbia contribuito, per esempio, alla diminuzione delle vendite, ma magari ci sarà modo. Per ora, come al solito, prendete i numeri con le pinze: e, sì, comprate un libro, quando potete, e possibilmente in una libreria “fisica”.

Un pensiero su “I NUMERI DEI LIBRI E L'ANNOSA VICENDA DEL PASSAPAROLA

  1. Grazie per questa riflessione.
    Mi permetto di condividere la mia in questo suo spazio.
    Twitter cosí come instagram sono popolati da molti profili che parlano di libri e li contornano di addobbi che trasformano, a parer mio, il libro in oggetto di moda, elemento di stile. Qualcuno, oltre ai mille hashtag, osa aggiungere una frase tratta dal libro o un proprio pensiero/riflessione. Questo “sporca” il radar che uso per cercare nuovi titoli.
    Molti editori stanno adottando strategie di marketing di questo tipo. Quanta pubblicità ha accompagnato sui social le opere di Sally Rooney, al di là del valore dell’opera in sé? Si investe molto per pubblicizzare i libri che competeranno per lo Strega ma ci si dimentica delle perle nascoste nel proprio catalogo e che meriterebbero di ritrovar la luce.
    Leggo gli inserti dei quotidiani, ascolto la radio. Cerco consigli di chi legge per amore ed é libero da qualunque spinta delle case editrici ma non sempre é facile.
    Mi ritrovo ad apprezzare la strategia di Adelphi, che pubblica su twitter molte frasi emblematiche dei libri che usciranno. Moderazione, senso delle proporzioni, rispetto per il libro e per ció che si pubblica. Seguo i suoi consigli perché mi sembrano scevri da tutto ció che non é amore vero per il libro. Non mi importa dei consigli di Che tempo che fa o di chi vince lo Strega perché leggo tutto l’anno e cerco sempre cose nuove. La mia biblioteca di paese non consiglia nulla. Qualche libreria di catena e le indipendenti riescono meglio in questo. Infine, certi libri costano. Se qualcuno vuole avvicinarsi alla lettura o semplicemente vuole godersi una novità, deve pagare 20 € mediamente. Non é poco, soprattutto per chi non ha la possibilità economica di permetterselo. E spesso sono le novità, i libri di cui molti parlano, che invogliano le persone a recarsi in libreria.
    Voi di Fahrenheit potreste consigliare attraverso i social, rimandando ai podcast della trasmissione. Questo aiuterebbe chi, come me, non puó ascoltarvi proprio tutti i giorni. E un vostro consiglio, per me, vale moltissimo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto