AMBASCIATORI

Ce lo ricorda anche google, con il doodle odierno: è la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Fermo restando – e non sarà retorico sottolinearlo in queste ore – che il primo diritto è quello di vivere e crescere sani, accuditi, istruiti, c’è un punto su cui vorrei richiamare la vostra attenzione. Dunque, vi regalo un’anticipazione dal libro nuovo (esce il 20 febbraio 2013, ci sarà modo per riparlarne).
La bambina è bionda e non avrà più di quattro anni. Regge fra le mani un cartello, come quello che si usa nelle foto segnaletiche, con la scritta Very French Gangsters, il nome di una linea di occhiali da sole per piccoli. Il sito è pianetamamma.it, il post è evidentemente una pubblicità più o meno nascosta e il titolo non avrebbe bisogno di commenti: Very French Gangsters, gli occhiali per i veri duri e le sex bomb. Ai bulli e alle pupe della scuola dell’infanzia, dunque, si propongono tre linee “per un look piccante e moderno: Very Boss: il carisma che distingue il vero boss. Una linea chic e per bambini che sanno quello che vogliono. Very Bomb: Femminile, per bambine che sanno già come utilizzare il loro potere seduttivo e ipnotico. Very Panpan: Gli occhiali per bambini che amano un look un po’ retrò”. Qualche anno fa si cominciava a parlare di adultizzazione dei bambini e soprattutto delle bambine: il processo è non solo andato avanti, ma tocca in questi anni il suo picco.
Per esempio, proprio Pianetamamma ha anche una sezione bambini famosi, che è la versione in miniatura dei siti di gossip: la figlia di Tom Cruise che si mette le dita nel naso, il look del pargolo di Brad Pitt e altre infamie di questo tipo. Le fashion blogger non solo italiane, però, vanno in visibilio per la campagna degli occhiali, mentre le mamme – molte mamme – cercano di evocare lo stile belle e dannati negli scatti casalinghi, che casalinghi non sono più, perché i social network sono invasi da fotografie di bambini, anche non a scopo casting (perché più sono belli, più sei stata brava)..
In altri paesi, la blogosfera genitoriale viene sollecitata affinché invii le immagini dei figli per realizzare campagne “dal basso” per promuovere abiti per l’infanzia (cinque miliardi di euro il valore del mercato in Italia): ecco la ragazzina che fa bolle di sapone a New York per hideandgostyle.com e luoghi similari, ecco il bambino con ciuffo spettinato e sguardo truce. Bellissimi, ben vestiti, non un graffio sulle ginocchia, non uno sbaffo di gelato sulle labbra: non sono cuccioli, sono l’idea dell’infanzia così come è stata propagandata dalla pubblicità negli ultimi anni. Sono, insieme, bersaglio e freccia.
Funziona così: si sollecitano i bambini alla massima familiarità con i brand, fin da quando sono piccolissimi. Lo slogan della linea Baby Einstein di Disney è “mio figlio ha ora nove mesi e si diverte con i vostri prodotti da quando aveva tre settimane”: nel caso, video, cd, libri, card con cui si impara a contare o si ascolta musica o si scoprono i colori. Hanno nomi come BabyMozart, BabyBach, BabyVanGogh, BabyNewton, BabyShakespare: hanno colonizzato un mercato, quello dei neonati, in pochi mesi. In America li usava un bambino su tre: almeno fino a quando uno studio della Washington University ha suggerito che guardando i video della Disney i bambini fra 8 e 16 mesi accumulavano ritardi rispetto ai loro coetanei nell’apprendimento delle parole, per esempio. Alcuni genitori hanno formato un’assocazione, Campaign for Commercial-Free Childhood, che si batte contro l’ingerenza delle aziende nei primi mesi di vita, e non solo: basta con le pubblicità nei libri per l’infanzia, sugli scuola bus, sui social network, su Internet. Qui è più dura, però. Dubit, per esempio, è una compagnia inglese che lavora con le aziende per interloquire con “bambini e famiglie, qualunque sia il format”. Libri, giocattoli, giochi, educazione: al “mondo vituale” di Dubit partecipano marchi potentissimi come Diesel o la Nintendo: alla community i giovani iscritti segnalano le loro preferenze e iniziano a ricevere a casa prodotti omaggio, inviti a eventi e feste, e una paghetta, in alcuni casi, fino a 25 sterline a settimana. Vengono chiamati “brand ambassadors”. Consumatori alpha.

13 pensieri su “AMBASCIATORI

  1. Per questi motivi ho tolto il ‘Mi piace’ da Pianeta mamma ero stufa di essere sommersa da notizie quantomeno discutibili!!!

  2. I marketer hanno imparato ad aggredire nuovi e profittevoli segmenti di consumatori. La prossima frontiera saranno i messaggi subliminari chimici iniettati nel pancione della mamma in modo che appena nato il pupo possa già preferire pannoloni e latte della marca giusta. Ci resta tra le mani un’arma potente che si chiama educazione, però ho sempre più l’impressione che sia un combattere a mani nude contro le alabarde spaziali. Quando penso a queste cose, l’idea che prima o poi diventerò mamma anche io mi mette un pò in ansia.
    Grande Loredana: la tua è una battaglia davvero apprezzabile.

  3. Che tristezza…. E a volte mi pare che sia terribilmente difficile arginare questi impulsi dall’esterno, perché i bambini e le bambine vanno a scuola e assorbono anche altri input. E lì ricomincia il nostro lavoro: ascoltare, ragionare, aiutare a comprendere. La bambola per allattare è una cosa oscena secondo me (ne parlava tempo fa con entusiasmo una fanatica dell’allattamento che ha un blog molto discutibile sul corriere).
    Infine, qui parliamo spesso di bambine e ci mettiamo dalla loro parte. Ho notato però che anche i bambini non scherzano. I maschietti sono anch’essi oggetto di un bombardamento sessista sin da piccolissimi. Un compagnetto di mia figlia ne soffre moltissimo, per fortuna ha una madre molto comprensiva e intelligente. Ormai, mi pare, la questione di genere si sta divaricando in due sentieri non uno solo.
    E, comunque, grazie! Aspetto febbraio!! 🙂

  4. Grazie!
    Mi unisco ad Hottanta, il figlio maschietto torna a casa con delle perle di sessismo puro. E allora si ricomincia; destruttura e ripeti le stesse cose. Servirà?
    La bambola per allattare è oscena come tutte gli ammenicoli proposti solo ed esclusivamente alle bimbe, quindi anche i bambolotti con biberon accluso. Lasciamo che sia l’immaginazione a farla da padrone. Ho visto delle bimbe che imitavano la loro mamma che aveva da poco partorito.
    Facevano finta di allattare al seno, bastava la bambola e niente altro.

  5. Io trovo molto preoccupante questa sessualizzazione precoce dei bambini. Mi sembra, che si compiano due furti: il furto dell’infanzia e il furto della sessualità veramente goduta. Si mette la seduzione quando i bambini non sono ancora in grado di tollerarla, e in qualche modo si fa passare l’idea culturale che la pedofilia sia una cosa possibile e a ammessa socialmente. Diventa normale vedere la faccia di bambini sui poster con le labbra socchiuse e il cappelletto sulle ventitre. Questo aspetto della cosa mi pare ancora più grave della precoce imposizione di ruoli. I giocattoli di ruolo sono una moneta di scambio con i pari, e rappresentano piattaforme che possono essere scavalcate o usate come trampolino se intorno la famiglia e la scuola sanno fornire modelli e discussioni valide. Ma quando interviene la sessualizzazione dell’infanzia, la questione è peggiore, più invischiante più patogena. Io provo una pena inaudita per esempio per ste bambine con i tacchi e il trucco che ogni tanto mi è dato di vedere. Una pena preoccupata.

  6. Già. E mentre il discorso sulle donne è comunque arrivato al mainstream (sia pure senza ottenere enormi risultati, ma intanto è là), quello delle bambine (e dei bambini, concordo!) no. Anzi, peggiora.

  7. Riprendendo le notazioni, che condivido in toto, di Zaub, credo che il problema della sessualizzazione precoce non riguardi più solo le bambine per quanto sulle bambine la pressione sia esasperante e smaccata (lo so, il concetto l’ho già espresso prima in forma molto più primitiva). L’aspetto femminile della questione credo sia in certi consessi dibattuto e discusso, quello dei bambini maschi non mi pare: la pressione su di loro forse è più subdola, ma non meno devastante. Per cui lancio un’idea: dalla parte dei bambini? (non è una provocazione, sono seria)

  8. A mio avviso tra i dirittidegli adolescenti dovrebbe esserci di essere salvati da certe manifestazioni di bullismo come la “visita” in Toscana in cui la vittima è denudata in pubblico, pratica che poi si sposta alle università o altrove. E’una cosa di cui nessuno parla…..
    Ma in Francia : http://www.sos-bizutage.com

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